Nato il primo distretto digitale del micro lusso

Due giovani italiani, agli antipodi per lavoro e provenienza, si sono messi insieme per creare qualcosa che prima di loro non c’era.

Si chiamano Filippo, 26 anni, micro-imprenditore artigiano di Milano, e Giorgio, 29 anni, esperto del web di Crotone e sono i due fondatori del Primo Distretto Digitale del micro lusso, rigorosamente Made in Italy.
Inizialmente, nell’ottobre 2012, hanno fondato l’Associazione Giovani Gioiellieri d’Italia, il Primo Network Relazionale dedicato alla Nuova Generazione di Artigiani e Professionisti delle Micro, Piccole e Medie imprese del settore Gioielleria, Orologeria e Accessori, che opera per valorizzare e promuovere le eccellenze creative, l’artigianato artistico e le produzioni di lusso Made in Italy.

Pur occupandosi di una tra le eccellenze italiane che maggiormente si ispira alla tradizione, si tratta si un’associazione che guarda al futuro, specialmente alle seconde generazioni, ovvero quei nativi digitali che, godendo di una certa dimestichezza col web, possono guidare le imprese familiari verso nuove opportunità.

Questa svolta è fondamentale, soprattutto considerando la situazione stagnante dell’economia attuale, perché, se da una parte la gioielleria Made in Italy è caratterizzata dalla micro dimensione delle imprese (3,3 addetti per azienda), è pur vero che deve i suoi bilanci più che positivi all’export (€5,6 miliardi a valore nel 2012.

L’Associazione Giovani Gioiellieri ha individuato, come elementi indispensabili per il comparto, costituire un network di imprese, per valorizzare ulteriormente le esportazioni, ma anche una sempre maggiore digitalizzazione.
In quest’ottica è nata Lux Made In, una innovativa piattaforma di Social Commerce, B2B e B2C, che consente agli orafi, agli artigiani, ai designer emergenti e alle micro, piccole e medie imprese di avere un catalogo internazionale multilingua e vendere online prodotti di pregio, senza intermediari.
Lux Made In gestisce centralmente le Transazioni, le Spedizioni, il Customer Service e il Marketing Digitale a fronte di una fee sulle vendite effettivamente concluse.

Attraverso questa piattaforma, i consumatori stranieri possono venire a contatto con le maggiori realtà orafe italiane, dall’alta gioielleria di Valenza ai cammei di Torre del Greco, dall’oro di Sicilia all’arte orafa etrusca di Arezzo, ma anche condividere esperienze, scambiarsi informazioni ed acquistare oggetti di lusso a condizioni vantaggiose, ma soprattutto certificate.

I due giovani hanno effettuato una ricerca su Google, e si sono resi conto che Made il Italy è il terzo brand più conosciuto al mondo, dopo Coca Cola e Visa, e che tra le ricerche più digitate, “moda e accessori” viene prima di “food and wine”.
Cosa significa ciò? Semplicemente che l’eccellenza manifatturiera italiana ha un potenziale sui mercati esteri ancora inesplorato, che potrebbe dare un’insperata notorietà anche ai settori “di nicchia”, grazie proprio al web.

Lux Made In mette in rete le economie territoriali, i distretti produttivi e le eccellenze artigianali del Made in Italy, valorizzando la cultura, le tradizioni locali e l’expertise manifatturiera delle micro imprese, degli artigiani orafi e dei designer che costituiscono il 94,6% del tessuto produttivo italiano.
Un modello innovativo di aggregazione imprenditoriale per le pmi, che conferisce dignità contemporanea al progetto anni ’90 (mai decollato) del Polo del Lusso Italiano, per salvaguardare la tradizione artigianale e la cultura dei nostri territori dalla campagna di acquisizioni delle conglomerate d’oltralpe.

Prossimo obiettivo dei fondatori della piattaforma è “un processo di internazionalizzazione che consenta ai nostri affiliati di raggiungere i mercati emergenti: Russia, UAE, Cina, Brasile, Sud Africa. I consumatori di questi paesi sono sempre più giovani, benestanti e innamorati dello stile italiano. Li conquisteremo online, grazie all’e-commerce e ai social network”.

Vera MORETTI

E’ Ferrari il marchio più potente al mondo

Il brand per eccellenza di fama mondiale? Non è Google, né Coca-Cola, ma Ferrari, un marchio tutto italiano simbolo di lusso, design e potenza, qualità che la Casa di Maranello riesce da sempre a condensare nelle sue autovetture.

A decretare che è proprio quello del Cavallino Rampante il marchio più potente al mondo è stata Brand Finance, azienda leader nella valutazione dei marchi, che ha stilato la classifica annuale dei brand più potenti.
Dietro Ferrari, nella lista dei 500 marchi più famosi al mondo, ci sono i colossi Google, Coca-Cola ed Hermes.

Il risultato è di quelli insperati e prestigiosi, soprattutto se si considera che nella classifica dei marchi con più valore in assoluto Ferrari è al 324° posto ed è molto distante da Apple, il brand più “ricco” in assoluto con un valore di 87,3 miliardi di dollari, contro i 3,64 mld del Cavallino Rampante

Che cosa, dunque, ha fatto balzare il Gruppo modenese in cima alla classifica dei marchi più potenti?
Brand Finance, nella sua analisi, ha tenuto conto di una serie di fattori, come il margine netto, il ricavo medio per cliente, la spesa in marketing e pubblicità ma anche la simpatia e la fedeltà al marchio.
E secondo questi valori, Ferrari si è mostrata imbattibile, ancora di più di tante multinazionali internazionali.

Stephen Bayley, critico d’arte di fama mondiale, dimostra di essere d’accordo con questa classifica: “Penso spesso che il genio italiano per il car design si trovi soprattutto nel linguaggio del loro saper fare. Il loro è un vocabolario fatto di parole che sulle caratteristiche di una vettura e altri dettagli semplicemente non esistono in inglese. Se si dispone di una parola per designarlo è una sola: la bellezza“.

La notizia ha fatto piacere anche a Luca Cordero di Montezemolo, presidente del gruppo: “È sempre un piacere essere in vetta a una classifica e lo è ancora di più quando la concorrenza è rappresentata dalle aziende più note al mondo, a testimonianza che l’Italia, anche in un momento economico così difficile, è in grado di presentare realtà d’eccellenza“.

Vera MORETTI

Obiettivo Unioncamere: l’internazionalizzazione

Il nuovo obiettivo di Unioncamere? Portare, nei prossimi tre anni, circa 40mila imprese ad accettare la sfida dell’internazionalizzazione. Ad affermarlo è il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello, che ha ricordato che “il brand del Made in Italy resta pur sempre il terzo conosciuto al mondo dopo CocaCola e Visa, ma in questo momento il sistema camerale italiano ha oltre sei milioni di imprese impegnate su un asfittico mercato interno e solo duecentomila stanno affrontando un processo di internazionalizzazione. Abbiamo la consapevolezza che il mercato interno ben difficilmente potrà riprendere velocemente. Esistono invece migliaia di microimprese che lavorano per la mondializzazione magari anche senza saperlo e sono protagoniste indirette”.