Il caro benzina influisce anche sul caro spiaggia

Per quest’anno non cambiare, stessa spiaggia stesso mare? Dipende. Da cosa? Da chi se lo potrà permettere, ovviamente.

Con la bella stagione in arrivo c’è chi comincia a pensare alle vacanze e se già l’anno scorso il prezzo di una giornata al mare aveva segnato un consistente incremento, questo 2012 non è da meno. Sì perché secondo il Codacons, 24 ore tra sabbia, ombrelloni, paletta e secchiello costerà in media il 15% in più rispetto all’anno scorso.

Ma a cosa è dovuto questo rincaro? Il tutto è da attribuire al caro benzina che comporta costi maggiori in tutti i settori, con un conseguente aumento dell’affitto di ombrelloni, lettini e cabine, senza dimenticare costumi da bagno e creme solari. Costituisce un grosso problema in questo senso anche la pressione fiscale, con l’aumento dell’Iva e le nuove tasse, che determinano un incremento di spese, prezzi e tariffe.

Spiega così il presidente di Codacons Carlo Rienzi: “Una giornata al mare, comprensiva di spostamenti in automobile, affitto di lettino e ombrellone e consumazioni alimentari, costerà quest’anno mediamente il 15% in più rispetto al 2011. Basti pensare che allo stato attuale solo per la benzina occorre spendere oggi il 20% in più rispetto allo scorso anno. Non andrà meglio a chi deciderà di trascorrere le vacanze all’estero: per mete come Maldive o Messico si potrà arrivare a pagare fino a 50 euro in più a passeggero solo per l’incidenza dei carburanti.”

Veniamo agli aumenti stimati dal Codacons: il prezzo medio di un lettino vola da 9-12,50 euro a 9-13 euro, segnando una variazione fino a +4%; l’ombrellone da 10-13 euro aumenta del 7,7% (10-14 euro), mentre per l’abbonamento mensile (1 ombrellone e 2 lettini) si passa da 500-650 euro ai 500-670 euro, con un rincaro del +3%.

Per chi si potrà permettere ancora tutto questo, ecco la “stangata del bikini”: se l’anno scorso un costume da donna di marca costava tra gli 80 ai 110 euro, oggi le signore più alla moda dovranno sborsare fino a 119 euro, ben il 9% in più. Per gli uomini invece la variazione va da 5,7% a 7,6% in più, con 74-85 euro.

Sarà davvero il caso di dire “buone vacanze”?!

Giulia DONDONI

Codacons: estendere i blitz anti evasione

Nei primi quattro mesi del 2012 la Guardia di Finanza ha scoperto circa 650 milioni di euro di Iva evasa. Il Codacons plaude all’azione delle forze dell’ordine, ma è evidente che quello che è stato fatto finora non basta se si considera che per la Corte dei Conti sull’Iva vi è una evasione del 36%, di gran lunga la più elevata tra i grandi Paesi europei, con l’eccezione della Spagna.

Se si vuole combattere seriamente l’evasione, il Governo Monti deve cambiare il meccanismo che consente a professionisti ed artigiani disonesti di evadere con la complicità del consumatore, grazie allo sconto sulla prestazione. Innumerevoli le possibili soluzioni, a cominciare da un diverso sistema di detrazioni fiscali.

Il Codacons chiede, inoltre, che i blitz della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle entrate non si limitino agli esercizi pubblici come locali notturni, ristoranti e alberghi, ma si estendano anche ad idraulici, elettricisti, meccanici, gommisti, carrozzieri, architetti, avvocati …. insomma artigiani e professionisti vari. In particolare l’associazione di consumatori ricorda che, avendo il decreto Salva Italia codificato la prassi di eseguire “gli accessi in borghese”, è indispensabile che gli agenti si fingano normali clienti di questi artigiani.

Basterebbe recuperare il 10% dell’evasione sull’Iva per scongiurare l’aumento previsto ad ottobre.

Fonte: agenparl.it

L’aumento dell’Iva brucerà 38 miliardi di euro di consumi

Consumatori e commercianti per una volta sullo stesso fronte. Dopo l’allarme lanciato oggi da Confcommercio che ha denunciato come l’aumento dell’Iva brucerà 38 miliardi di euro di consumi, anche il Codacons denuncia gli effetti disastrosi che comporterà il nuovo rincaro dell’Iva previsto per ottobre.

L’aumento delle aliquote dal 21 al 23% e dal 10 al 12% – spiega l’associazione – determinerà una vera e propria stangata per le tasche dei cittadini, con aggravi di spesa su base annua che vanno dai 546 euro annui per la famiglia media (pari a 2,6 persone), agli 866 euro per una famiglia composta da 4 persone, fino ad arrivare ai 1.082 euro nel caso di un nucleo familiare composto da 5 persone. Tutto ciò senza considerare arrotondamenti dei listini e fenomeni speculativi che, come abbiamo avuto prova in passato, sono sempre dietro l’angolo in tali circostanze. La stangata prodotta dalle nuove aliquote Iva – prosegue il Codacons – determinerà una ulteriore contrazione dei consumi in tutti i settori con conseguenze pesantissime per il commercio al dettaglio e la chiusura di migliaia e migliaia di esercizi commerciali.

Per tale motivo il Governo Monti deve assolutamente fare dietrofront sull’incremento dell’Iva previsto per ottobre.

Fonte: agenparl.it

Record per il prezzo della benzina

Ancora record per il prezzo della benzina che oggi in alcuni distributori supera 1,9 euro al litro. Nuovo massimo anche per il diesel a 1,795 euro al litro. Come previsto – spiega il Codacons – con l’avvicinarsi delle feste di Pasqua i prezzi dei carburanti alla pompa rincarano. Le compagnie petrolifere, insomma, speculano sui viaggi di Pasqua e sulle gite di Pasquetta. Una tradizione orami consolidata, quella di spillare soldi approfittando dei grandi esodi, da Ferragosto all’Epifania.

Considerando 8 milioni di autovetture in movimento, infatti, è sufficiente un centesimo di euro in più al litro per incassare 4 milioni di euro aggiuntivi per ogni pieno di carburante. Se a questo si aggiunge che, rispetto allo scorso anno, un pieno costa già 18 euro in più, ecco che il salasso è completo.

La stangata complessiva del periodo pasquale per gli automobilisti italiani – prosegue il Codacons – sarà pari a 430 milioni di euro. Per questo l’associazione chiede al Governo, ed in particolare al ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, di convocare le compagnie petrolifere prima di Pasqua, e affrontare seriamente l’emergenza benzina”.

Lo si apprende da un comunicato del Codacons.

Fonte: agenparl.it

Guardia di Finanza contro il caro-benzina

La benzina vola e le Fiamme Gialle si muovono per capire come mai ha messo le ali. La procura di Varese ha infatti avviato un’indagine nella quale le compagnie petrolifere vengono assimilate a soggetti incaricati di un pubblico servizio; così, i militari del Nucleo di Polizia Tributaria della Gdf di Varese si sono recati nelle sedi delle principali compagnie petrolifere italiane per acquisire la documentazione necessaria a verificare l’esistenza di possibili manovre speculative sui prezzi dei prodotti petroliferi. L’indagine della procura varesina ha preso il via da un esposto presentato dal Codacons, riferito a possibili manovre speculative su prodotti petroliferi atte a determinare, indebitamente, il rincaro di benzina e gasolio al dettaglio sul mercato nazionale italiano

La denuncia fa riferimento alla “violazione delle norme che puniscono la condotta di chi pone in essere manovre speculative sulle merci“. “Negli ultimi anni – si legge nell’esposto – abbiamo dovuto assistere ad un continuo, elastico speculativo margine tra il prezzo del singolo barile di petrolio e le influenze dello stesso sul costo del carburante presso i vari distributori. In particolare, avviene di sovente che il prezzo del carburante per i consumatori aumenti immediatamente ogni qual volta si verifica un incremento del costo del petrolio mentre, viceversa, tale corrispondenza viene a mancare nel momento in cui il prezzo del petrolio scende“.

In quest’ultimo caso, infatti, la diminuzione del prezzo del carburante presso i distributori è molto lento, causando un ingiusto profitto a danno dei consumatori. Inoltre tali aumenti tendono a verificarsi sistematicamente in prossimità delle cosidette grandi partenze, incrementando il sospetto che in queste occasioni vengano scientificamente poste in essere delle manovre atte ad aumentare il prezzo del bene benzina, in danno ai consumatori“.

Questa azione della Gdf è un provvedimento innovativo, sotto il profilo dell’inquadramento giuridico, poiché assimila le compagnie petrolifere a soggetti incaricati di un pubblico servizio in quanto l’attività esercitata, rivolta a un pubblico indeterminato e caratterizzata da un prodotto di essenziale utilità per i cittadini e le imprese, è soggetta a norme di diritto pubblico ed a provvedimenti e interventi da parte dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato.

Nonostante l’apertura delle indagini, il presidente di Unione Petrolifera, Pasquale De Vita, si mostra sereno. Un’indagine di questo tipo “è una cosa seria e sarà fatta seriamente ed emergerà la verità. Sono molto tranquillo“.

Benzina sempre più su. E io pago…

Avreste mai pensato di pagare un litro di benzina di più che un chilo di broccoli? Eppure con gli ultimi rincari del prezzo dei carburanti è così. E basta! Perché i cittadini italiani devono essere sempre i più fessi d’Europa quando vanno alla pompa a fare il pieno? Il prezzo della benzina, infatti, non si ferma più e ha raggiunto un nuovo record. Eni ha ritoccato i prezzi con una media ponderata salita nel servito a 1,801 euro/litro (+0,6 centesimi), con punte sul territorio che – per via delle accise regionali – sfondano quota 1,9 euro/litro. Naturalmente sale anche il prezzo del diesel, giusto per non farsi mancare niente, con una media attorno a 1,74 euro/litro, con picchi al Sud oltre 1,77.

Furibonde le associazioni di consumatori, oltre che la gente in fila al distributore… La soglia di 1,90 euro al litro, sottolinea il Codacons, rappresenta “una stangata che per un pieno di benzina si traduce in 19,50 euro a pieno, considerato che il 20 febbraio 2011 si pagava mediamente, con servizio, 1,510 euro al litro. Un incremento del 25,8%“. Sempre secondo il Codaconsil ministro Corrado Passera deve convocare immediatamente, ad un unico tavolo di confronto, le associazioni di rappresentanza delle compagnie petrolifere, quelle dei gestori degli impianti e le associazioni di consumatori per stabilire regole ben più efficaci” sui carburanti rispetto a quelle previste nel decreto sulle liberalizzazioni.

Ci vanno giù ancora più pesanti Adusbef e Federconsumatori: “La situazione è gravissima, è urgente sterilizzare la tassazione applicando l’accisa mobile“. E l’Adoc si mette a far classifiche; con un costo medio di 1,80 euro al litro l’Italia è diventato il Paese più caro d’Europa dove fare il pieno, per il quale si spende in media il 12% in più che nel resto d’Europa, con una differenza di 350 euro. “Un anno di rifornimenti costa in media 3.240 euro a un italiano, il 12% in più della media europea, con un aggravio di spesa pari a circa 350 euro annui – dice Carlo Pileri, presidente dell’Adoc -. L’Italia è il Paese europeo con i costi più alti dei carburanti, si spende il 10% in più che in Francia, il 7% in più che in Germania, il 20% in più della Svizzera e poco meno del 30% in più che in Spagna. Un pieno oggi costa 90 euro, in Europa mediamente si spendono 80 euro, in Svizzera si spendono circa 15 euro in meno ad ogni rifornimento“.

Si diceva dei broccoli, all’inizio… Non ci siamo inventati il paragone, lo ha cavato dalle statistiche Coldiretti, che ha rilevato come il prezzo della benzina alla pompa ha raggiunto quello di un chilo di lattuga (1,90 euro al chilo) e superato quello di broccoli, appunto, (1,75 euro al chilo), dei finocchi (1,65 euro al chilo) e delle arance tarocco (1,60 euro al chilo) tartassate dagli effetti del maltempo delle ultime settimane. Secondo Coldiretti è l’effetto più evidente dei cambiamenti in atto nella distribuzione della spesa degli italiani, per i quali la spesa per trasporti, combustibili ed energia elettrica ha sorpassato quella per gli alimentari e le bevande. Potessimo far camminare le auto con il succo d’arancia… metterebbero le accise anche su quello.

Sciopero dei tassisti, la serrata il 23 gennaio

Di Paola PERFETTI

Si respira un’aria tesa nel sistema dei professionisti. La riforma Monti, che concede il via libero all’aumento del numero delle licenze e l’ok alle liberalizzazioni nel quadro delle nuove misure di rilancio della crescita, non è andato giù a molti, soprattutto ai tassisti che, riuniti in un Parlamentino nella rossa Bologna, hanno deciso di dare sfogo alla loro protesta.

Era già accaduto nel pomeriggio di martedì 10 gennaio all’aeroporto di Linate di Milano. Accadrà di nuovo, ed in formato nazionale, il 23 gennaio, quando i professionisti su quattro ruote incroceranno le braccia contro le misure annunciate dal governo Monti.

Ma non solo. Lunedì 16 gennaio, e non più sabato 14 come precedentemente stabilito, i tassisti fuori turno saranno al Circo Massimo a Roma per una grande assemblea nazionale per un’ assemblea generale chiamata a decidere eventuali altre iniziative.

In quell’occasione, una delegazione raggiungerà la sede dell’Antitrust per contestare, cifre alla mano, le inesattezze contenute nella relazione dell’Autorità: “La categoria in caso di decisione unilaterale da parte del governo si riserva di assumere tutte le iniziative ritenute più opportune” – dice il comunicato uffiicale del sindacato.

Ma non tutti sono d’accordo con la serrata dei taxi.

Contrario allo sciopero è l’Adoc (associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori), per il quale le liberalizzazioni dovrebbero essere adottate in tutti i settori considerato che un maggior numero di taxi porterebbe a una diminuzione dei prezzi a vantaggio dei consumatori e alla creazione di circa 20mila posti di lavoro in Italia.

E contrario lo è anche Codacons, che sulle pagine di Adnkronos ribatte:”Di questo passo ‘l’Italia non andrà da nessuna parte, e non si uscirà mai dalla crisi. La liberalizzazione nel settore dei taxi è un provvedimento atteso da decenni, che può realmente portare benefici non solo agli utenti, ma anche agli stessi tassisti, vista la possibilità di licenze compensative assegnate peraltro gratuitamente”.

Sempre per il Codacons i tassiti sono avvisati: “in caso di blocchi stradali e danni agli utenti in occasione dello sciopero del 23, non esiteremo a presentare una raffica di denunce in Procura, così come avvenuto nel 2007, quando un elevato numero di taxi bloccò per ore e ore la circolazione stradale a Roma, impedendo il passaggio di auto e mezzi pubblici. Protesta che è valsa a 500 tassisti un processo in Tribunale”.

A quel punto non è detto che caleranno i prezzi, perché sarà una oligarchia e i piccoli saranno schiacciati” – spiega Il Fatto Quotidiano – “Del resto, in paesi come Irlanda e Olanda, tra i pochi in Europa dove il servizio è stato deregolamentato, ad aumentare non sono stati solo i prezzi, ma anche i suicidi dei propri colleghi”.

Se un litro di gasolio costa più di un litro di latte

di Alessia CASIRAGHI

Nel 2012 ogni 1.000 euro di spesa per famiglia italiana, 191 se ne andranno in trasporti, combustibili ed energia elettrica mentre 190 in alimentari e bevande. E’ la prima volta che la spesa dell’energia supera quella alimentare. A renderlo noto un’analisi condotta da Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi all’aumento stimato del 2,8 % dell’inflazione nel 2011.

I dati relativi allo scorso anno hanno fatto registrare un aumento record dei prezzi per trasporti, combustibili ed energia – complice la benzina alle stelle – mentre l’aumento per gli alimentari e’ rimasto contenuto al 2,4 %, al di sotto dell’inflazione media registrata.

Nel solo mese di dicembre i prezzi del ‘fresco’, vale a dire frutta, carni e verdure, sono addirittura scesi dello 0,2%. Ad assorbire buona parte dei rincari, fa sapere Confagricoltura, i produttori agricoli, visto “il forte incremento tendenziale dei prodotti energetici, saliti nel 2011 dell’11,3%”.

Sempre a dicembre 2011, rispetto allo stesso mese del 2010, gli aumenti della spesa energetica sono stati del 15,8 % per la benzina, del 24,3 % per il gasolio da autotrasporto e del 16,8 % per il riscaldamento, mentre i trasporti aerei passeggeri sono lievitati del 18,3 % come quelli marittimi, seguiti da quelli ferroviari aumentati del 9,8 %.

In breve un litro di gasolio costerà di più di un litro di latte o di un chilo di pasta. E se nel 2012, come rende noto il Codacons, il costo della vita aumenterà di 1.059 euro per una famiglia media italiana, le previsioni sono tutt’altro che rosse: “Bisogna evitare il rischio reale che le famiglie italiane per far fronte ai rincari energetici – sottolinea Coldiretti – siano costrette a risparmiare con l’acquisto di cibo a basso prezzo, a cui può corrispondere anche bassa qualità e rischi per la salute”.

La stagione dei saldi è partita

di Vera MORETTI

I saldi, dopo le partenze scaglionate dei giorni scorsi, sono ormai arrivati in tutta Italia e, per far fronte alla crisi, sono partiti subito con ribassi del 50%.
I consumatori che ne approfitteranno saranno molti, e precisamente 7 italiani su 10, che, comunque, faranno spese contenute, non oltre i 200 Euro a testa.

I dati sono di Confcommercio e le previsioni dicono che, ad essere presi di mira, saranno, come sempre, cappotti, abiti, scarpe e maglioni, ovvero i capi di stagione, e se si riuscirà a portare a casa un modello griffato, tanto meglio.
Ciò che cambia realmente, dunque, è il budget che gli acquirenti mettono a disposizione per le spese, ridotti rispetto al passato, dal momento che solo il 25,9% sarà disposto ad arrivare a spendere 400 Euro, contro il 35,3% dello scorso anno.

Ma la novità, quest’anno riscontrata anche nei negozi “in” del quadrilatero milanese, è che, se la stagione ufficiale dei saldi ha aperto da poco i battenti, in realtà gli sconti “alla cassa” sono stati praticati anche prima del Natale.
Per questo, le previsioni non sono buone, come ha ammesso anche Mauro Bussoni, vice direttore generale della Confesercenti: “Le aspettative? Avere una buona affluenza nei primi giorni, poi si rischia di andare in depressione: la stagione natalizia, soprattutto per l’abbigliamento, non è andata bene, i cali di vendite sono stati tra il 10 e il 20% sul 2010, i saldi potrebbero quindi rappresentare una buona occasione, certo si partirà da percentuali di sconto più elevate“.

Le clienti più attese, quelle più attente ai ribassi, sono le donne tra i 25 e i 44 anni, soprattutto residenti al Centro, Sud Italia e aree metropolitane, mentre tra le tipologie di negozio più gettonate ci sono gli outlet, dove si attendono afflussi di massa e dove sono stati allestiti servizi di autobus.

A tutelare le spese degli italiani ci saranno gli ispettori del Codacons, che gireranno per le vie dello shopping in tutte le principali città italiane, non solo per monitorare l’andamento dei saldi, ma anche per denunciare irregolarità, truffe e raggiri.

Buoni saldi a tutti!

L’inflazione preoccupa i consumatori

di Giulia DONDONI

A lanciare l’allarme è l’Istat: nel 2012 le famiglie italiane dovranno sborsare 1.000/2.000 euro a testa. E il governo? Oltre a regalarci questa stangata di inizio anno, cercherà di bloccare le speculazioni e i rincari.

Da parte loro Adusbef e Federconsumatori dichiarano: “è indispensabile un serio intervento del Governo per eliminare ogni ombra di speculazione, attraverso verifiche sui prezzi e, se necessario, un vero e proprio blocco di prezzi e tariffe. Nel 2011, si è registrato il tasso di inflazione più alto dal 2008. Si tratta di un dato gravissimo, che appare ancora più allarmante se relazionato al contesto in cui si è registrato. L’economia italiana, infatti, attraversa una fase di profonda crisi dei consumi, dettata dalla caduta verticale del potere di acquisto delle famiglia”.

Così continuano i presidenti delle due associazioni, Elio Lannutti e Rosario Trefiletti: “rilevare un tasso di inflazione record in una situazione come questa è una vera assurdità. È evidente che le volontà speculative continuano a prevalere sulle sane logiche di mercato. Non vi è altra spiegazione, infatti, per una simile crescita dei prezzi nonostante il disastroso andamento dei consumi, in netto calo persino nel settore alimentare (-4%) e in occasione delle festività natalizie”.

Nel 2012 il potere d’acquisto delle famiglie italiane peggiorerà ancora, e, secondo le stime dell’O.N.F., ”si prevede una stangata di 2.103 euro a famiglia. A cui vanno aggiunte, inoltre, ulteriori ricadute delle manovre economiche. Le ripercussioni saranno disastrose, sia sul versante dei consumi che su quello della produzione”. Per Adusbef e Federconsumatori, ”è giunto il momento di aprire una nuova fase di sviluppo, rilanciando gli investimenti per lo sviluppo tecnologico e la ricerca, necessari per una ripresa della nostra economia”.

Per il Codacons, che chiede al governo di bloccare gli aumenti, si tratta di ”un fatto molto negativo, dato che ci si attendeva, dopo gli arrotondamenti dei prezzi verificatisi a settembre per via dell’aumento dell’Iva e proseguiti poi per tutto il mese di ottobre, che almeno a dicembre i prezzi rimanessero fermi. Invece l’inflazione permane al 3,3%, il che vuol dire, vale la pena ricordarlo, che l’inflazione sarà anche ‘stabile’ al 3,3% ma i prezzi sono tutt’altro che ‘stabili’ e anzi continuano a salire. Su base mensile si è verificato un incremento dello 0,4%.”

In questo 2012, dunque, “ci sarà una inflazione record, che potrebbe arrivare a toccare il 3,6%. Un valore che, tradotto in termini di costo della vita ed al netto dei futuri aumenti delle tasse introdotti dalla manovra Monti, dall’Imu all’Iva, significa una stangata da 1.059 euro per una famiglia media.” Lo stesso Codacons “aveva chiesto al Governo di stoppare tutti gli aumenti delle tariffe pubbliche. È inaccettabile, infatti, che gli stipendi dei dipendenti pubblici siano fermi per 3 anni, le pensioni non siano indicizzate, ma poi si adeguino all’inflazione tutte le tariffe pubbliche, da quelle autostradali al canone Rai, dalla luce al gas“.

Ed è per questo che l’associazione chiede al governo Monti “di fare qualcosa, invece di restare alla finestra ad assistere indifferente mentre le famiglie sono massacrate dal carovita.