Pmi e camere di commercio uniti contro il rinvio della mediazione obbligatoria

Le camere di commercio, le imprese e i professionisti chiedono all’unisono al governo che non vi sia alcun rinvio della riforma della mediazione civile e commerciale (come previsto dal decreto legislativo28/2010). Le parti scese in campo in particolare sostengono che la “condizione di procedibilità”, ovvero l’obbligo di tentare una conciliazione delle controversie in modi “alternativi”, prima di appellarsi al giudizio di un tribunale ordinario dovrebbe essere applicata con una certa urgenza. Viene inoltre chiesto che a un anno dall’entrata in vigore del provvedimento sia compiuta una analisi per valutare l’introduzione di eventuali manovre correttive favorendo la realizzazione di iniziative di promozione della cultura della mediazione.

La “condizione di procedibilità” dovrebbe diventare efficace a partire dal 20 marzo prossimo, un suo rinvio causerebbe  di vanificare un importante sforzo riformatore perseguito dal Governo, come ricordato in una nota. Le parti schierate a favore di una applicazione immediata della norma ricordano il loro impegno  e gli investimenti compiuti per realizzare strumenti di giustizia alternativa al fine di ridurre i costi e i tempi della giustizia.

Il Documento è stato inoltrato al Ministro di Giustizia, Angelino Alfano, sottoscritto dai vertici di Unioncamere, di tutte le Confederazioni imprenditoriali (Cia, Coldiretti, Compagnia delle Opere, Confagricoltura, Confapi, Confcooperative, Confindustria, Lega delle cooperative, Rete Imprese Italia) e degli Ordini professionali (Consiglio nazionale degli Architetti, Consiglio nazionale dei Dottori commercialisti ed esperti contabili, Consiglio nazionale dei Geometri e dei Geometri laureati, Consiglio nazionale degli Ingegneri).

Mirko Zago

Cibi Made in Italy per le Feste e gli italiani risparmiano

Feste all’insegna della tradizione quelle che stanno caratterizzando questo periodo a cavallo fra 2010- 2011.

Da Natale a Capodanno, e in anticipo su quanto verrà proposto nel menù delle famiglie italiane per la prossima Festa della Befana, il Made in Italy e i suoi prodotti enogastronomoci più tipici sono quelli più gettonati per pranzi e cenoni.

A stabilirlo, la ricerca della Cia-Confederazione italiana agricoltori, che ha compiuto un’indagine sulla base dell’andamento della compravendita nei vari passaggi della filiera agroalimentare e dei dati relativi al commercio estero. In accordo con i dati emersi, infatti, la crisi ha scoraggiato le spese folli per manicaretti troppo complicati; sulle tavole italiane sono diminuiti salmone, ostriche, caviale e frutta esotica; lo spumante nostrano ha trionfato sullo champagne e gli italiani si sono dimostrati più attenti al bilancio familiare.

Come a dire: meno soldi, più made in italy e circa 5 miliardi di euro spesi per celebrare le festività del Natale (lo 0,5 per cento in più rispetto ai dati del 2009). Pochi sono coloro che hanno degustato, nei giorni delle Feste, i cibi di ‘fascia alta’; in molti invece hanno scelto il prodotto tipico legato al territorio e maggiore è stata l’attenzione rivolta ai tantissimi mercatini allestiti dagli agricoltori nei giorni delle feste, al punto che è stata segnata una crescita delle vendite del 5 per cento rispetto allo scorso anno per un risparmio complessivo tra il 10 e il 15 per cento.

Una seconda indagine, questa volta della Coldiretti, ha poi rilevato che gli italiani hanno acquistato per Natale e fine anno prodotti alimentari tipici per un valore di più di 2 miliardi di euro e che il regalo enogastronomico è stato tra gli adulti quello più gradito e soprattutto meno riciclato.

Insomma, sembra proprio che in Italia si sia affermato uno stile di vita attento alla riscoperta della tradizione a tavola e siamo tornati alla preparazione ‘fai da te’, quella fatta di ricette personali per serate speciali o omaggi per gli amici che ricordano i sapori e i profumi della tradizione del territorio. Quello italiano, che orgogliosamente possiamo definire il migliore e più ricco al mondo.

Paola Perfetti

86.000 lavoratori extracomunitari pronti ad entrare in Italia: al via le domande per i lavoratori stagionali

Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 91 del 20 aprile 2010 il Dpcm (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) 1° aprile 2010, anticipato dalla circolare n. 14 del 19 aprile 2010 del Ministero del Lavoro, concernente la programmazione transitoria dei flussi d’ingresso dei lavoratori extracomunitari stagionali e di altre categorie nel territorio dello Stato per l’anno 2010.

Il Decreto consente l’ingresso in Italia di 80.000 lavoratori non comunitari residenti all’estero per motivi di lavoro subordinato stagionale e l’ingresso di 4.000 cittadini non comunitari per lavoro autonomo.

Oltre agli 84.00 lavoratori subordinati e autonomi, viene concesso l’ingresso a 2.000 cittadini non comunitari che abbiano completato programmi di istruzione e formazione nel Paese di origine (art. 23, D.Lgs. n. 286/1998).

La presentazione delle richieste di nulla osta al lavoro stagionale avviene esclusivamente con modalità informatiche, utilizzando il sistema accessibile dal sito internet del Ministero dell’Interno. L’invio delle richieste è iniziato lo scorso 21 aprile 2010 e sarà possibile inviare richieste fino alle ore 24:00 del 31 dicembre 2010. Nei primi giorni, circa il 27% delle richieste è arrivato da aziende agricole iscritte alla Coldiretti. Infatti sono circa 20.000 le domande nominative inviate per via informatica nelle prime 36 ore dal via libera alla presentazione delle domande di ingresso da parte delle aziende di Coldiretti. Secondo le stime dell’associazione, le aziende agricole che dovrebbero beneficiare di manodopera stagionale extracomunitaria saranno circa 30.000.