Regime dei Minimi, che caos

Sul Regime dei Minimi si sta giocando un vero tira e molla a livello istituzionale. La novità è che il cosiddetto emendamento Zanetti sul nuovo Regime dei Minimi 2015 previsto in Legge di Stabilità per i possessori di partite Iva è stato bocciato dalla Commissione bilancio. Il motivo? Emendamento inattuabile.

L’emendamento in questione prevedeva due sostanziali e importanti modifiche al testo sul nuovo Regime dei Minimi: una soglia reddituale di accesso fissata per i professionisti a 30mila euro annui anziché 15mila e un’imposta sostituiva all’8% anziché al 15%.

In sostanza, se in Senato non sarà modificato il testo licenziato dalla Camera e non ci saranno quindi le modifiche che molti professionisti vorrebbero, chi vorrà aprire partita Iva accedendo al Regime dei Minimi 2015, a partire dall’1 gennaio 2015 dovrà mantenersi entro i 15mila euro annui e pagare un’imposta del 15%, oltre al 27% di contributi Inps.

Una situazione che snaturerebbe il Regime dei Minimi stesso. Bene ha detto, infatti, Armando Zambrano, coordinatore della Rete delle Professioni Tecniche, che si era battuto per la modifica proprio convincendo il sottosegretario Zanetti a introdurre quell’emendamento: “Il previsto abbassamento dagli attuali 30mila a 15mila euro annui escluderebbe un numero consistente di professionisti dal regime di vantaggio, ridimensionando lo spirito stesso della norma che intendeva sostenere una platea ampia di lavoratori autonomi con capacità reddituale contenuta e con difficoltà di crescita nell’attuale fase di crisi”.

Di fatto, quindi, la revisione del Regime dei Minimi come prefigurata dalla Legge di Stabilità capovolgerebbe lo scenario ottimale: il regime ordinario diventerebbe quello più conveniente praticamente per ogni categoria di autonomi e una partita Iva assoggettata a un Regime dei Minimi sarebbe quasi inutile, almeno quanto il Regime dei Minimi stesso.

Una notizia non buona, che lascia l’amaro in bocca a quanti speravano in una revisione del Regime dei Minimi per il 2015 e che fa passare in secondo piano anche una bella notizia come l’approvazione da parte del governo dell’Ordine del giorno a firma Misiani, Gribaudo, Bonomo e Ascani, che prevede il blocco dell’incremento dei contributi Inps per le partite Iva.

Legge di Stabilità: tutti contenti, tranne le partite Iva

Esclusi dal Jobs Act e discriminati dalla nuova Legge di Stabilità, il popolo dei partitivisti continua ad essere colpevolmente ignorato. La manovra Renzi-Padon prevede, infatti, l’innalzamento dell’aliquota Irpef forfettaria dal 5 al 15% (il cosiddetto Regime dei minimi), per i professionisti e i lavoratori autonomi con un basso giro d’affari. Un così brusco innalzamento potrebbe falcidiare, però, decine di migliaia di giovani professionisti e artigiani che, magari, hanno appena cominciato a lavorare o che, complice la violenza della crisi degli ultimi anni, hanno visto crollare il giro d’affari della propria attività. In sostanza: il passaggio ad una flat tax del 5% a quella al 15% significherebbe un’ulteriore mazzata per i professionisti che ogni giorno devono lottare contro l’oppressione del Fisco.

Coloro che accederanno al Regime dei minimi, inoltre, non potranno eccedere il limite dei 20 mila euro annui in beni strumentali, da escludere i beni di valore inferiore ai 516,46 euro, non calcolando gli investimenti nell’arco del triennio precedente ma ricomprendendo anche locazioni e noleggi. A partire dal 2015, salvo modifiche in sede parlamentare, comunque, potranno farne parte tutti coloro che rientrano nei limiti di reddito previsti con la nuova Legge di Stabilità: il nuovo limite sarà compreso in un range che andrà dai 15.000 € annui (per i professionisti) ai 40.000 € (per artigiani e commercianti).

Altro importante fattore di differenziazione rispetto alle norme attuali sarà il decadimento del limite di età a cui si doveva sottostare in precedenza: dal 2015, infatti, si potrà continuare a rimanere all’interno del regime anche qualora si siano superati i 35 anni di età e i 5 anni di apertura. L’aumento dell’aliquota, secondo il legislatore, sarà quindi compensato dalla maggior platea a cui si potrà aderire; resta il fatto che la differenziazione delle soglie appena introdotte potrebbe avvantaggiare alcuni titolari di partita Iva, ma risultare inevitabilemente penalizzante per altri.

Per fortuna ci sarà tutto il tempo in Parlamento per modifare alcuni particolari nelle prossime settimane. Sempre che qualcuno prenda a cuore le sorti del popolo dei partitivisti…

Jacopo MARCHESANO

Nuove partite Iva in calo

Guardando i dati sulle aperture delle nuove partite Iva, si possono capire tante cose sull’andamento dell’economia e sul cosiddetto “sentiment” degli operatori economici.

Secondo l’Osservatorio sulle partite IVA, i dati aggiornati al mese di aprile 2014 parlano di 45.879 nuove partite Iva aperte, con un moderato calo (-3,3%) rispetto al corrispondente mese del 2013. Dai dati resi noti dal Dipartimento delle Finanze, emerge che la quota relativa alle persone fisiche nelle nuove aperture è del 72,8%, le società di capitali sono il 20%, le società di persone il 6,4%, mentre la quota dei cosiddetti “non residenti” e le “altre forme giuridiche” sono solo lo 0,7% del totale.

Andando più nel dettaglio, rispetto ad aprile dello scorso anno, si registra un aumento di aperture dellesocietà di capitali (+12,6%) che, secondo il Dipartimento, è “legato verosimilmente alle recenti norme civilistiche che facilitano l’apertura di società a responsabilità limitata”. Giù le aperture di persone fisiche (-6,7%) e di società di persone (-7,1%).

Guardando la ripartizione territoriale, si nota che il 42,5% delle partite Iva avviate ad aprile è localizzato al Nord, il 22,6% al Centro e il 34,8% al Sud e Isole. Le regioni nelle quali si registrano le flessioni più evidenti sono la Puglia (-9,9%) e la Toscana (-9,8%).

Osservando la ripartizione per sesso, relativamente alle persone fisiche, si nota una certa stabilità: i maschi risultano intestatari del 64% di nuove partite Iva. Sul totale, il 48% delle aperture è avvenuta da parte di giovani fino a 35 anni e il 34% nella fascia 36-50 anni. La prima delle due fasce registra il maggiore calo di aperture anno su anno (-10,3%), mentre è in lievissima crescita la fascia over 65 (+0,5%).

Infine, un’occhiata ai settori produttivi. Ilcommercio si conferma al primo posto con un numero di aperture di partite Iva pari al 23% del totale; seguono le attività professionali con il 14% e l’agricoltura con l’11%. Rispetto all’aprile 2013, tra i principali settori, gli aumenti maggiori si notano nell’agricoltura (+4,9%), nei servizi informativi (+4,4%) e nell’alloggio/ristorazione (+3,7%), mentre i cali più consistenti si osservano nelle attività finanziarie (-38,6%, un vero crollo) e nell’edilizia (-9,2%).