Cup e Rpt presentano Professionisti per l’Italia

Il Comitato unitario delle professioni e la Rete delle professioni tecniche, a seguito dell’approvazione della norma sull’equo compenso ai professionisti, hanno costituito Professionisti per l’Italia, ovvero un’alleanza fra le due rappresentanze degli ordini e dei collegi, aperta anche ad altre organizzazioni del mondo professionale.

Si tratta di una collaborazione nata per valorizzare l’asset strategico che le professioni tendono a realizzare in termini di cultura, competenze, garanzia di legalità e tutela dei diritti dei cittadini, che entro le prossime tre settimane elaborerà un Manifesto per la modernizzazione del Paese, che verrà sottoposto alle diverse forze politiche candidate per le prossime elezioni.

Ciò accadrà il 21 febbraio durante l’assemblea programmatica che si terrà a Roma. In quell’occasione, verranno presentati i dati raccolti e le misure pensate dai Professionisti per l’Italia per investimenti pubblici, sussidiarietà, semplificazione fiscale, percorsi formativi, gestione del rischio e sicurezza, tutela dei diritti dei cittadini, integrazione e accoglienza sociale, ingresso e permanenza nel mercato del lavoro, ruolo della rappresentanza e sussidiarietà degli Ordini professionali.

I rappresentanti di Cup e Rpt hanno detto: “I professionisti ancora una volta vogliono dimostrare che restando uniti possono mettere insieme energie e progetti per il bene dell’Italia. Insieme per il futuro del nostro Paese è, infatti, il motto che ispira l’azione della nostra Alleanza, con la quale vogliamo rappresentare unitariamente esigenze, sensibilità e aspettative dei nostri iscritti. Dopo aver vinto la battaglia per l’equo compenso, che ha visto il riconoscimento del valore economico e sociale della prestazione professionale, vogliamo potenziare l’interlocuzione con la politica puntando sull’attuazione della nostra funzione sussidiaria. Il Manifesto sarà lo strumento con cui valorizzare l’apporto dei professionisti in termini di proposizione di misure legislative che possano favorire l’occupazione e la ripresa dell’economia, ma anche rendere più moderno e attrattivo il Paese, orientare gli investimenti, promuovere l’acquisizione di competenze adeguate ai cambiamenti socio-economici e migliorare la qualità della vita e dei servizi offerti ai cittadini”.

Vera Moretti

Cup e Rpt uniti in favore dell’equo compenso

Il Comitato unitario delle professioni e la Rete delle professioni tecniche, che sono rispettivamente guidati da Marina Calderone e Armando Zambrano, ritengono che sia sempre più urgente una legge sull’equo compenso ai professionisti italiani.
Per questo motivo, entrambi hanno organizzato una conferenza stampa alla Camera dei deputati svoltasi ieri, lunedì 15 novembre, durante la quale è stata ribadita questa necessità, che serve a tutelare le prestazioni professionali degli iscritti agli ordini e agli albi.

In quell’ambito è stato presentato il nuovo sito web Equocompenso.info, in cui vengono dettagliatamente spiegate le ragioni che hanno portato il Cup, la Rpt ma anche i Consigli nazionali aderenti ai sue organismi e le rappresentanze territoriali a riunirsi il prossimo 30 novembre al Teatro Brancaccio di Roma, dove si manifesterà per l’ottenimento dell’equo compenso, che come conseguenza salvaguarda la professionalità di chi svolge determinate mansioni.
Obiettivo della manifestazione sarà, infatti, garantire una retribuzione proporzionata alla qualità e quantità del lavoro svolto e sufficiente ad assicurare loro un’esistenza libera e dignitosa, così come previsto dall’art. 36 della Costituzione.

Marina Calderone, presidente del Comitato unitario delle professioni, ha definito questa iniziativa come una vera e propria battaglia di civiltà giuridica, in particolare dopo la decisione del Consiglio di Stato che, con la sentenza 4614/2017, ha legittimato gli enti pubblici a promuovere bandi senza compenso per il professionista e con la sola previsione di un rimborso spese simbolico.

Si legge nella nota che questo atteggiamento è stato condannato “anche da Papa Francesco, che nelle scorse settimane ha definito gli appalti al massimo ribasso, proposti dalle amministrazioni pubbliche, una prassi sempre più diffusa che lede alla dignità del lavoro e favorisce il lavoro sommerso”.

Vera MORETTI

Il Cup accoglie favorevolmente la proroga all’assicurazione dei professionisti

La notizia del nuovo emendamento contenuto nel Decreto del Fare che riguarda la proroga di un anno per l’obbligo di una polizza assicurativa da parte dei professionisti è stata accolta molto positivamente da Marina Calderone, presidente del Comitato unitario delle professioni (Cup) e del Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro.

Calderone, come presidente del Cup, aveva sollecitato questo provvedimento, anche perché, se fosse entrato in vigore l’obbligo alla data precedentemente fissata, ovvero la metà di agosto, si sarebbero verificati inconvenienti tecnici e una conseguente difficoltà ad assicurare un alto livello di protezione e un costo conveniente.

Ecco le parole di Marina Calderone: “Lo sforzo di tutti i Consigli nazionali è infatti quello di definire le convenzioni migliori per tutelare in primis i giovani. E i contenuti dell’emendamento vanno proprio in questa direzione. In discussione, ovviamente, non c’è la validità dell’obbligo, che va nella direzione di tutelare cittadini e professionisti. Ma è altrettanto evidente la necessità di un’ulteriore proroga di alcuni mesi per consentire a tutti i Consigli nazionali di poter fare le scelte migliori in base ai nuovi criteri previsti”.

Vera MORETTI

Gli architetti escono dal Cup

Il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, con una lettera indirizzata al Cup e al Pat, ha annunciato la sua decisione di uscire, con decorrenza immediata, dal Comitato Unitario delle Professioni.

Le motivazioni che stanno alla base di questa scelta vanno a ricercarsi nei profondi cambiamenti che, negli ultimi anni, hanno caratterizzato le professioni, non ultima la Riforma delle Professioni: “La realtà dei nostri mestieri è profondamente cambiata, non solo nel grande incremento del numero dei professionisti e nella varietà delle prestazioni professionali che offriamo, ma soprattutto nella richiesta di servizi integrati, di mobilità sul territorio, di uso di tecnologie avanzate, di maggiore responsabilità etica. I principi di inter-disciplinarietà e di rete, formalizzati solo in parte nelle Società tra professionisti e società multiprofessionali, sono la risposta alle esigenze del presente e del futuro, sulla quale ognuno dei nostri Consigli Nazionali ha compiti importanti per promuovere un cambiamento profondo nella realtà organizzativa e di lavoro dei nostri iscritti, nella stragrande maggioranza ancora legata ad una tradizione micro-professionale e solitaria“.

Questa profonda trasformazione, anche dal punto di vista culturale, deve comunque salvaguardare l’etica professionale, ma anche riflettersi negli approcci e nelle strategie degli organismi interprofessionali, facendone dei fondamentali nodi di un coordinamento capace di guidare il cambiamento.
Ma, secondo gli architetti, i comitati interprofessionali non agiscono per integrare le conoscenze, piuttosto per “rappresentare in sede politica una mera somma di numeri delle cosiddetta categoria delle professioni liberali, in funzione di proposta o resistenza a norme che regolano il mercato”.
La distanza che si è creata, dunque, non aiuta ad unire i cittadini e i professionisti, che si trovano sempre più emarginati dal mercato.

Non a caso, negli ultimi mesi, si è evidenziata l’incapacità da parte dell’insieme delle professioni, peraltro divise in due diversi coordinamenti, di affrontare con proposte davvero innovative e integrate la crisi che colpisce l’Italia; di mettere in mora chi ha responsabilità di Governo con progetti strutturati, realizzabili e sostenibili; di collegarsi stabilmente con tutti i soggetti economici e sociali del Paese; di organizzare servizi integrati di sostegno ai cittadini e ai professionisti. La volontà di alcuni di noi di perseguire questa via è rimasta isolata.
I coordinamenti si sono accontentati, più o meno bene, di trattare la Riforma delle Professioni sui tavoli governativi, con posizioni spesso diverse, in una difficile opera di equilibrismo: hanno in sostanza svolto un’opera di mediazione tutta interna, avulsa dalla realtà, salvo poi rappresentare, anche arbitrariamente, posizioni opposte a quelle di parte degli associati, per esempio le nostre
”.

Vera MORETTI

Calderone: la riforma sulle professioni non deve diventare uno spot

“Negli Ordini c’è un problema di eccesso e non di accesso. E’ realmente difficile immaginare come si possa pensare di aumentare la produttività con la mera redistribuzione dei redditi. Credo che la riforma delle professioni sia una cosa seria che vada affrontata in modo organico, non con spot o slogan”. Con queste parole Marina Calderone, Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, esprime il suo scetticismo nei confronti delle affermazioni del segretario generale dell’Ocse, Angel Gurria, che ha quantificato nel 4% l’incremento che dovrebbe derivare dalle liberalizzazioni delle professioni ordinistiche.

“Sarebbe interessante comprendere come viene calcolato l’aumento della produttività proveniente dalla riforma delle professioni – continua la Presidente del Cup, il Comitato Unitario delle Professioni. – E’ errato individuare il comparto dei professionisti come un sistema chiuso considerato che negli ultimi dieci anni vi hanno avuto accesso oltre un milione di under 45enni”.

Poco efficace, a suo avviso, il metodo scelto per intervenire sull’annosa questione della riforma degli ordini professionali in Italia. La Calderone ci tiene poi a sottolineare “la differenza di trattamento tra lavoratori aventi la medesima rilevanza costituzionale”, che calpesta l’articolo 1 della Costituzione Italiana, che sancisce come l’Italia sia una Repubblica fondata sul lavoro, autonomo o subordinato. Due pesi e due misure, in sostanza, per gli ordini professionali, per i quali una nuova legge sembra imminente, e per la riforma sul lavoro, per la quale invece la stesura di una nuova legislazione appare sempre più lontana da venire.

“Non comprendo la differenza di trattamento riservata alle riforme relative al lavoro autonomo e a quello dipendente – precisa la Calderone. – Con i professionisti si è scelta la decretazione d’urgenza, mentre per le riforme del lavoro quella del percorso parlamentare ordinario. Per quale ragione?”