Natale in rosso… per i consumi

Lo abbiamo visto all’inizio della settimana e le voci che abbiamo ascoltato non fanno altro che ripetercelo: il Natale che ci aspetta tra meno di tre settimane sarà uno dei meno allegri della storia recente, almeno sul fronte dei consumi. Sondaggi, inchieste, voci fanno a gara a spingersi nel terreno del pessimismo. E allora sentiamo anche che cosa dice Confesercenti con il suo sondaggio commissionato a Swg.

In realtà, nulla di nuovo rispetto a quanto già sentito da consumatori e commercianti: per questo Natale, gli italiani spenderanno 36,8 miliardi, ossia il 3% in meno rispetto al 2011 (allora spesero 38 miliardi). Un dato che, secondo il sondaggio, è soprattutto frutto di un tira e molla emotivo: da una parte la crescita della speranza nelle prospettive del Paese, dall’altra l’aumento del numero di coloro i quali temono che quello del 2012 sarà il peggior Natale del triennio di crisi nel quale siamo immersi. Entrando nelle cifre, sono il 54% del totale quelli che provano ad affidarsi alla speranza (comunque in calo rispetto al 2011, quando erano il 51%), mentre sono il 38% (19 milioni) quelli che vedono il Natale alle porte come il peggiore dal 2010: e qui l’impennata rispetto allo scorso anno è più sensibile, visto che si arriva al 38% da un 25%.

Ma che cosa c’è alla base di questa caduta di fiducia? Soprattutto, dice il sondaggio, una forte diminuzione del cosiddetto “effetto Natale“, quel mix di leggerezza nella spesa e ridotta attenzione al budget che, di solito, caratterizza gli acquisti natalizi: un mix che ha portato la spesa prevista dagli 11 miliardi di euro del 2011 ai 10,7 di quest’anno.

Sempre restando ai freddi numeri, sono venti milioni gli italiani che non vedono differenze con l’anno passato, mentre poco più della metà (11 milioni) prova a vedere rosa. A conferma del fatto che le donne salveranno il mondo (se non l’economia), tra gli ottimisti prevalgono le rappresentanti del gentil sesso.

Pressoché unanime in tutti gli studi effettuati in questo periodo l’analisi sulla destinazione (magra…) delle 13esime. Le italiche formiche destineranno 11 miliardi e 739 milioni al risparmio, accantonandoli per cercare di tappare le falle aperte nel loro bilancio familiare dalle manovre e dalle tasse di questo scellerato 2012. Risultato, la quota destinata agli acquisti calerà di circa 2 miliardi rispetto allo scorso anno, attestandosi a 17 miliardi e 787 milioni. Certo, perché restano da pagare mutui, bollette, tasse, debiti, Imu e balzelli vari: un salasso per il quale serviranno circa 12 miliardi (+641 milioni rispetto al 2011), oltre ad altri 13 per

Circa 12 miliardi provenienti dalle tredicesime, invece, verranno usati per far fronte ai mutui e pagare i debiti (+641 milioni sul 2011), mentre quasi 13 miliardi e mezzo saranno destinati ad affrontare le necessità familiari e della casa di abitazione.

Caro Babbo Natale, quest’anno durante il tuo giro fai pure a meno di fermarti in Italia: ci piacerebbe tanto poter ricevere i tuoi regali ma, scusaci, non ne abbiamo più per pagarti il disturbo. Per cui, magari, limitati a chiamare la tua amica Befana e a farle scaricare una camionata di carbone di fronte a Palazzo Chigi; sempre ammesso che il ministro Clini non ti denunci per disastro ambientale…

Scade il 30 novembre la seconda rata per i soggetti iscritti alla Gestione Separata

Ci sono pochi giorni di tempo per presentare il versamento della seconda rata d’acconto dei contributi previdenziali dovuti per il 2012 da parte dei soggetti iscritti alla Gestione IVS (Invalidità, Vecchiaia e Superstiti), ovvero alla Gestione separata INPS.

L’appuntamento, infatti, è per il 30 novembre, e il calcolo dei contributi avverrà facendo riferimento ai dati indicati nel modello UNICO PF 2012 relativo ai redditi 2011.

Artigiani e commercianti iscritti alle gestioni dei contributi previdenziali IVS sono chiamati a versare, per ogni periodo d’imposta, i contributi propri, nonché a favore dei loro collaboratori.
Fino al minimale di reddito, che per il 2012 è pari a € 14.930, i contributi IVS sono dovuti in misura fissa, applicando a tale importo minimale le seguenti aliquote contributive:

  • per gli artigiani: 21,30% per i titolari di qualunque età ed i collaboratori di età superiore a 21 anni; 18,30% per i collaboratori fino a 21 anni di età;
  • per i commercianti: 21,39% per i titolari di qualunque età ed i collaboratori di età superiore a 21 anni; 18,39% per i collaboratori fino a 21 anni di età.

Se la quota di reddito supera il minimale di € 14.930, e fino al al massimale di € 73.673, i contributi da versare sono calcolati in modo proporzionale applicando le suddette aliquote a tale quota di reddito eccedente.

L’acconto dei contributi 2012 eventualmente dovuto sulla quota di reddito eccedente il minimale deve essere versato in due rate di pari importo entro i termini previsti per il pagamento delle imposte sui redditi delle persone fisiche, pertanto:

  • entro il 9 luglio 2012 (o 20 agosto 2012 con maggiorazione dello 0,40%) a titolo di 1° acconto 2012 (50% dell’acconto totale);
  • entro il 30 novembre 2012, a titolo di 2° acconto 2012 (restante 50% dell’acconto totale).

L’importo derivante dalla somma del contributo calcolato sul minimale di reddito e del contributo calcolato sul reddito eccedente il minimale costituisce l’acconto delle somme dovute sulla totalità dei redditi d’impresa prodotti nel 2012 (non solo sul reddito derivante dall’attività che dà titolo all’iscrizione nella gestione di appartenenza) sulla base del dato storico del 2011.

Se tale somma risulterà poi, in sede di UNICO PF 2013, inferiore a quanto dovuto sulla totalità dei redditi d’impresa effettivamente realizzati nel 2012, sarà dovuto un ulteriore contributo a saldo 2012 da corrispondere entro i termini di pagamento delle imposte sui redditi delle persone fisiche derivanti da UNICO PF 2013 e, quindi, entro il 16 giugno 2013.

I righi di UNICO PF 2012 da prendere in considerazione per individuare il reddito utile ai fini del calcolo dei contributi sono:

  • RF51 ed RG34 per il titolare;
  • RH14 per il socio di società di persone, il socio di Srl trasparente ed il collaboratore di impresa familiare;
  • RG29 per i soggetti che adottano il regime delle nuove iniziative produttive;
  • CM6 (eventualmente ridotto delle perdite pregresse, CM9) per i contribuenti minimi.

Per quanto riguarda gli iscritti alla Gestione Separata Inps, che riguarda, ad esempio, i professionisti senza cassa, le aliquote contributive applicabili per il 2012 sono pari a:

  • 27,72% per i soggetti privi di altra copertura previdenziale;
  • 18% per gli altri soggetti (titolari di pensione o provvisti di altra tutela pensionistica obbligatoria).

L’acconto per il 2012 è pari all’80% del contributo dovuto sul reddito così come dichiarato nel modello UNICO PF 2012 al rigo RE25 o al rigo RE21 (nuove iniziative produttive), ovvero al rigo CM6 ridotto delle eventuali perdite pregresse (regime dei minimi). A tale reddito si applica l’aliquota contributiva di cui sopra.

L’acconto (80%) dovrà essere versato in due rate di pari importo (40% ciascuna) entro i termini dell’acconto IRPEF, ovvero:

  • la prima rata andava versata entro il 09.07.2012, ovvero il 20.08.2012 con la maggiorazione dello 0,40%;
  • la seconda rata va versata entro il 30.11.2012.

Vera MORETTI

Novità da INPS per artigiani e commercianti

In arrivo novità da INPS e rivolte in particolare a artigiani, commercianti e per il settore agricolo, soprattutto in termini di telematizzazione e gestione delle deleghe.

E’ previsto, infatti, il lancio di un nuovo servizio telematico da utilizzare in via esclusiva per la presentazione delle istanze per la riduzione contributiva per l’assicurazione dei lavoratori agricoli prevista dalla legge 247/2007.
In questo caso, la riduzione non può superare il 20% dei contributi dovuti e comunque deve rientrare nel limite annuo di 20 milioni di euro.

Per quanto riguarda, invece, le modalità di gestione delle deleghe, i lavoratori autonomi iscritti alle gestioni degli artigiani e commercianti possono delegare qualsiasi soggetto di propria fiducia, che si occuperà di adempiere agli obblighi contributivi.

Vengono poi fornite le necessarie istruzioni operative nei casi di delega diretta per i lavoratori autonomi iscritti alle gestioni degli artigiani e commercianti, delega indiretta per soggetti ex legge 12/79 e per i soggetti aderenti agli organismi che hanno sottoscritto un accordo operativo con l’Istituto, delega indiretta per i soggetti che non hanno sottoscritto gli accordi con l’Istituto e non soggetti alla legge 12/79, delega indiretta per le Associazioni di Categoria.

Unico vincolo è rappresentato dall’obbligo di presentazione, da parte del delegato, del PIN rilasciato dall’INPS, senza il quale non è possibile accedere ai servizi on-line dell’Istituto.

Vera MORETTI

Nel 2013 moneta elettronica per le spese superiori a 50 euro

Da alcune indiscrezioni sembra che il Governo stia pensando di inserire nel dl crescita, che contiene alcuni provvedimenti per l’Agenda digitale italiana e le start up innovative, l’obbligo dal 1 luglio del 2013 di accettare i pagamenti con moneta elettronica, bancomat e prepagate, per gli importi superiori ai 50 euro.

Ma pare che, con un successivo regolamento del ministro dello Sviluppo Economico, in accordo con il ministero dell’Economia e delle Finanze, oltre alla Banca d’Italia tale misura sarà estesa anche ad importi inferiori e a strumenti di pagamento con tecnologie mobili.

Le novità che sarebbero trapelate, però, si estenderebbero anche ad una serie di contributi di 1000 euro per l’anno 2013 riservati alle pmi che si apprestano ad avviare una attività di commercio elettronico inteso come transazioni via internet di beni e servizi realizzate in proprio o attraverso la costituzione di consorzi o raggruppamenti di imprese.

Confesercenti ha voluto commentare in una nota il suo parere a proposito e, pur essendo favorevole all’utilizzo della moneta elettronica, viene richiesto che “lo si faccia abbattendo i costi di utilizzo e di gestione del POS, come si era previsto per l’acquisto di carburanti, e non imponendo un onere aggiuntivo per gli imprenditori più deboli”.

Le banche, infatti, non si erano dimostrate disposte a sostenere i costi relativi al servizio proposto dall’esecutivo, che prevedeva, per l’acquisto di carburante con moneta elettronica, nessun costo per la transazione e il Governo non era intervenuto.

Ora, tutta la procedura sarebbe a carico dei commercianti e degli imprenditori, molti dei quali stanno vivendo un momento di grande difficoltà.

La nota continua: “Siamo d’accordo nell’incentivare la moneta elettronica, il cui utilizzo più esteso fungerebbe da ottimo deterrente contro furti e rapine e garantirebbe una gestione meno onerosa. Per perseguire questo obiettivo, però, il Governo dovrebbe rispolverare il provvedimento inizialmente progettato per i benzinai, abbattendo i costi di gestione e utilizzo di dispositivi POS. Così come sarebbe opportuno incentivare le nuove imprese a dotarsi di tecnologia evoluta – compreso il POS – prevedendo adeguati crediti di imposta”.

Vera MORETTI

I saldi: una boccata d’ossigeno per le piccole imprese? Parla il Presidente di Federmoda, Renato Borghi

Sabato 7 luglio sono cominciati i tanto attesi saldi estivi 2012, con data unificata pressoché in tutte le Regioni d’Italia. Un evento interessante del quale Infoiva si occuperà nel corso della settimana perché, se da un lato i saldi rappresentano una boccata d’ossigeno per i consumatori, oppressi da IMU, dichiarazione dei redditi di fine anno e pressione fiscale alle stelle, dall’altro piccoli e medi imprenditori ed esercenti del settore abbigliamento possono sperare in qualche vendita in più rispetto a un anno che è stato a dir poco imbarazzante per fatturato e giro di affari.

Per chi è riuscito a rimanere aperto, Confcommercio ha stimato che la stagione dei saldi estivi porterà ai commercianti un indotto pari a 250 euro per nucleo familiare, ovvero un esborso complessivo di 3,7 miliardi di euro (il 12% del fatturato annuo del comparto).

Diversa la previsione di Codacons: la spesa pro capite non sarà superiore agli 80 euro e le vendite in saldo saranno un vero e proprio flop, meno 20% rispetto allo scorso anno, con punte del 30% in alcune città.

Per provare a fare un po’ di chiarezza, ci siamo rivolti a Renato Borghi, Presidente di Federazione Moda Italia e di FederModaMilano, nonché Vice Presidente di Confcommercio Milano, che ci ha dato il suo parere su come andrà nella capitale della moda e del fashion business per eccellenza: Milano.

1. Quali sono le vostre aspettative sull’andamento dei saldi per l’estate 2012, a Milano e in tutta la Penisola?
Le stime delle vendite in saldo sono inferiori rispetto all’anno precedente, sia a Milano, sia in Italia. Si stima un calo di circa il 9%. A Milano, dove si può contare su un potere di acquisto superiore rispetto alla media e su un turismo che raggiunge apposta nei periodi di saldo la capitale della moda, il valore complessivo dei saldi estivi sarà di 450 milioni di euro, con uno scontrino medio a persona di 154 euro. A livello nazionale, il valore dei saldi estivi è di 3,8 miliardi di euro, con uno scontrino medio di 103 euro a persona.

2. I dati diffusi da ConfCommercio quest’oggi parlano di una spesa media prevista da ogni famiglia italiana di 250 euro: questo dato è da considerarsi in linea con il trend degli scorsi anni oppure è da intendersi come un segnale ugualmente negativo per gli esercenti?
La spesa media per famiglia a livello nazionale è di 248 euro, rispetto ai 274 euro a famiglia dei saldi estivi del 2011. Come si vede, la proporzione è la stessa: – 9%. Si tratta evidentemente di un segnale negativo per gli esercenti ovviamente preoccupati anche dalla ormai endemica crisi dei consumi, dalle liberalizzazioni sulle aperture domenicali che portano ad aumentare i costi di gestione, dalla incrementata pressione fiscale.

3. Quanto influiranno sull’incasso effettivo di fine stagione dei piccoli medi commercianti i saldi anticipati? Cioè l’impressione di vendere di più, ma a minor prezzo, determinerà comunque una riduzione notevole dell’incasso finale?
Se si riferisce alla Legge regionale della Lombardia che ha sospeso – raccogliendo le nostre sollecitazioni – il divieto di effettuare vendite promozionali nei trenta giorni prima dei saldi, allora occorre fare subito una premessa: una cosa sono i saldi di fine stagione ed un’altra sono le vendite promozionali. Si tratta di due formule di vendita diverse. Mi spiego meglio: le promozioni servono per promuovere uno o più prodotti anche sotto forme diverse (es. uno sconto generalmente contenuto del 10/20% su uno, due o più prodotti di una stessa gamma merceologica; un’iniziativa compri 3 paghi 2; un buono di 10 euro su una spesa minima di 80 euro) oppure il negozio stesso. I saldi invece sono le vendite di fine stagione che hanno una sola formula: lo sconto. Non credo si possa fare un calcolo sull’incidenza delle diverse iniziative di marketing avviate in tempi e modi diversi e neanche da tutti gli operatori sugli incassi dei saldi. Tuttavia, credo che il fatto che in Lombardia sia stato possibile effettuare “legalmente” le promozioni nel mese precedente l’inizio degli sconti ufficiali sia un fatto positivo. E’ stata un’opportunità in più offerta ai dettaglianti per affrontare questa difficilissima situazione di mercato e non certo un obbligo. Il provvedimento ha permesso a tutti, soprattutto ai negozi tradizionali multimarca, di operare con le stesse regole, evitando sanzioni.

4. Il fenomeno dei saldi anticipati, per il quale già da un mese alcuni piccoli negozi ed altri indirizzi della grande distribuzione hanno applicato sconti più o meno elevati sulla merce in vendita, danneggerà in termini di indotto i saldi veri e propri? In soldoni; i saldi servono ancora alla pmi dell’abbigliamento?
Secondo un’indagine commissionata da Federazione Moda Italia ad AstraRicerche, su un universo di 41,1 milioni di italiani tra i 18 ed i 69 anni, a giugno il 61% degli italiani e milanesi ha dichiarato che acquisterà in saldo. Quindi, pur non prevedendo una stagione particolarmente entusiasmante, causa la perdurante crisi dei consumi, soprattutto sui beni che noi vendiamo e che rappresentano acquisti di certo differibili, ritengo che i saldi rappresentino per i consumatori un’opportunità unica. Inoltre stiamo parlando di uno straordinario rito collettivo, un evento di costume capace di attrarre anche moltissimi turisti a livello internazionale. Mai come in questo periodo, si potrà trovare nei saldi qualità, profondità di assortimento, taglie e colori a prezzi decisamente interessanti. Per gli operatori commerciali, i saldi sono da sempre ed ora più che mai una boccata di ossigeno perché permettono di avere liquidità necessaria per far fronte alle nuove forniture per la stagione autunno/inverno. Inoltre è un’occasione essenziale per vendere prodotti di moda di fine stagione, soggetti – se non venduti – a notevole deprezzamento.

5. Sempre sul fenomeno dei saldi anticipati: hanno favorito maggiormente la grande distribuzione (grandi magazzini, catene franchising) danneggiando il piccolo negozio e il piccolo commerciante?
Premesso sempre che non sia corretto parlare di saldi anticipati, ma di possibilità – e quindi non obbligo – di effettuare promozioni nei 30 giorni prima dei saldi, non comprendo come si possa pensare che questo provvedimento abbia privilegiato chi – come i grandi magazzini, catene, grandi griffe, outlet, ecc… che già anticipavano le offerte – poteva avvalersi di strumenti di marketing come cartoline, sms, e-mail per offrire alla propria clientela prima dell’inizio dei saldi prodotti a prezzo ribassato. Questo provvedimento ha avuto il merito di offrire a tutti, anche al dettaglio indipendente, l’opportunità di agire con le stesse regole, alla luce del sole e senza dover incorrere in sanzioni amministrative. Nei primi giorni hanno aderito in pochi all’iniziativa, ma con il passare dei giorni questa possibilità è stata colta da un numero crescente di operatori ed il bilancio è sicuramente positivo.

6. Veniamo alle cifre. A Milano è cambiato il numero dei negozi che aderiranno ai saldi rispetto all’estate 2011? Ovvero, si è assistito a un aumento degli esercizi commerciali costretti a chiudere negli ultimi 12 mesi?
Non è che sia cambiato il numero dei negozi che aderiranno ai saldi. Quello resterà come sempre elevatissimo. Purtroppo possiamo dire che dal primo trimestre di quest’anno hanno chiuso 79 negozi di moda, abbigliamento, tessile per la casa, pelletterie ed accessori, articoli sportivi, a fronte di sole 34 aperture con un saldo di 45 negozi in meno in soli tre mesi, pari al 50% del saldo sempre negativo dell’intero 2011 (il saldo 2011 della nati-mortalità dei negozi del settore moda era di – 91 aziende).

7. Con la diffusione di numerose catene di abbigliamento low cost, gli sconti anticipati, i siti di vendita online a prezzi scontati, i saldi veri e propri possono ancora essere considerati una strategia d’impresa per la pmi?
I canali distributivi del settore moda sono numerosi e variegati. Con questo, la distribuzione commerciale in Italia ha una tradizione di qualità e di servizio, oltre che di prezzo. Sono convinto che la varietà di negozi presenti nei nostri comuni possa soddisfare tutte le esigenze dei consumatori, da chi cerca il made in Italy, a chi la griffe, a chi il rapporto qualità prezzo, fino anche a chi cerca solo il prezzo. I saldi sono per definizione una modalità di vendita che rientra nella strategia d’impresa degli operatori commerciali, proprio perché si tratta di vendite di fine stagione. Si fanno al termine della stagione, per avere la liquidità necessaria per rinnovare il magazzino e far fronte alle forniture per la nuova stagione. E poi, si perderebbe per i consumatori quel piacere, quella soddisfazione di poter fare un buon affare.

Alessia CASIRAGHI e Paola PERFETTI

Crisi, quando il commercio ci dà un taglio

Vendite al dettaglio in calo ma tanta voglia di fare per i commercianti milanesi. Anche da soli.

Senza consumi non c’è crescita. Ma qual è la temperatura che si registra in questo momento nel mondo del commercio al dettaglio, a Milano? Se l’ultima indagine Istat ha reso noto un calo dello 0,2% per quanto riguarda le vendite del marzo scorso, che fa registrare però un aumento del’ 1,7% rispetto allo stesso periodo del 2011, i commercianti sembrano non essere proprio d’accordo.

Dati troppo ottimistici destinati a scontrarsi con i numeri reali degli scontrini battuti in cassa? ‘Le vendite sono in calo, in media del 30%’ sembra essere il refrain che corre sulle bocche dei commercianti milanesi, da nord a sud della città. In giro per quartieri della ‘capitale della moda’ li abbiamo intervistati, per raccogliere critiche e impressioni. Ma soprattutto abbiamo chiesto loro cosa le istituzioni – governo, banche, Camera di Commercio e Comune – hanno fatto per loro. O forse potrebbero fare.

E alla fine il ritornello, sembra sempre più suonare così ‘Sapessi com’è strano, comprare oggi a Milano…’. Guardate il video e giudicate voi.

Alessia CASIRAGHI

L’Imu sta per colpire

La Cgia di Mestre lancia l’allarme, anche se nessuno sembra molto stupito.

L’Imu, la nuova tassa sulla casa introdotta dal Governo Monti, sta davvero diventando una spada di Damocle per molti italiani, soprattutto, a quanto pare, per commercianti, liberi professionisti, artigiani, imprese industriali e albergatori.

Le previsioni infauste dovrebbero avverarsi se davvero i sindaci decidessero di aumentare l’aliquota massima dell’Imu sui beni strumentali fino al 10,6% consentito.
Qualora, infatti, ciò dovesse accadere, “un laboratorio artigiano si troverà a pagare un importo medio nazionale pari a 801 euro l’anno, un negozio 1.017 euro, un ufficio 2.047 euro, un capannone industriale 3.844 euro ed un albergo ben 11.722 euro”, recita la Cgia in una nota.
E dal 7,6 dell’aliquota ordinaria, queste attività passeranno al 39,5% in più da pagare. Una assurdità.

Uffici e laboratori artigiani che operano a Roma saranno quelli più penalizzati, perché in questo caso , se l’aliquota dovesse arrivare al valore massimo, il gettito medio si aggirerebbe intorno a 5.960 euro per i primi e a 1.830 euro per i secondi.
La situazione più critica si sposta a La Spezia per quanto riguarda i capannoni, con la cifra esorbitante di 19.731 euro.
Cremona, invece, diventerà critica per i negozianti, con la spesa a livelli record di 2.327 euro e Bari registrerà la situazione più difficile per gli albergatori, poiché, in caso di aliquota al 10,6 ‰ il costo medio annuo di un’attività ricettiva sarà pari a 46.011 euro.

Vera MORETTI

L’aumento dell’Iva brucerà 38 miliardi di euro di consumi

Consumatori e commercianti per una volta sullo stesso fronte. Dopo l’allarme lanciato oggi da Confcommercio che ha denunciato come l’aumento dell’Iva brucerà 38 miliardi di euro di consumi, anche il Codacons denuncia gli effetti disastrosi che comporterà il nuovo rincaro dell’Iva previsto per ottobre.

L’aumento delle aliquote dal 21 al 23% e dal 10 al 12% – spiega l’associazione – determinerà una vera e propria stangata per le tasche dei cittadini, con aggravi di spesa su base annua che vanno dai 546 euro annui per la famiglia media (pari a 2,6 persone), agli 866 euro per una famiglia composta da 4 persone, fino ad arrivare ai 1.082 euro nel caso di un nucleo familiare composto da 5 persone. Tutto ciò senza considerare arrotondamenti dei listini e fenomeni speculativi che, come abbiamo avuto prova in passato, sono sempre dietro l’angolo in tali circostanze. La stangata prodotta dalle nuove aliquote Iva – prosegue il Codacons – determinerà una ulteriore contrazione dei consumi in tutti i settori con conseguenze pesantissime per il commercio al dettaglio e la chiusura di migliaia e migliaia di esercizi commerciali.

Per tale motivo il Governo Monti deve assolutamente fare dietrofront sull’incremento dell’Iva previsto per ottobre.

Fonte: agenparl.it

‘Falsa’ partita Iva: non basta la monocommittenza

Con la riforma Fornero sono in arrivo nuove regole per chi lavora con la partita Iva, un esercito composito e sempre più numeroso. In Italia sono infatti circa 6,5 mln le partite Iva attive, di queste un milione sono di società di capitale, più di un milione di professionisti, oltre un milione di artigiani e commercianti e tre milioni e mezzo di professionisti non regolamentati con attività individuale. Ogni anno si aprono circa 200 mila nuove partite Iva mentre, secondo l’Isfol, le false partite Iva sono attorno alle 400 mila unità.

In questo universo convivono, dunque, sotto lo stesso regime fiscale, il giovane designer e il fotografo, l’organizzatore di eventi e il musicista, l’autotrasportatore e l’odontotecnico.

“Anche per questo -dice a LABITALIA Gabriele Rotini, coordinatore nazionale di Cna Professioni, che si occupa delle attività non ordinistiche- per individuare una falsa partita Iva occorre distinguere il discorso sulla monocommittenza da quello che riguarda l’aspetto legato a un’attività più prettamente imprenditoriale piuttosto che professionale”. Insomma, per Rotini, quello che distingue una vera da una falsa partita Iva “è anche la natura del committente: il professionista ha un rapporto diretto con il cliente, la falsa partita Iva sta dentro una ‘triangolazione’, in cui il rapporto tra fornitore e cliente passa attraverso il datore di lavoro”.

Rotini ha una lunga esperienza nel settore perché per oltre 10 anni è stato componente della commissione regionale del Lazio sull’artigianato.”Quando dovevamo valutare un caso -ricorda- la base che prendevamo in considerazione era quella dell’autonomia imprenditoriale e cioè vedere se il lavoratore in oggetto veramente era autonomo nel decidere i tempi di lavoro, mentre se i tempi di lavoro venivano fissati e decisi da altri, cioè dal committente, quello poteva essere lavoro subordinato”.

Insomma, dice Rotini, “la monocommittenza non può essere il solo indicatore che ci dice che il lavoro è subordinato, è un ragionamento piuttosto complicato”. “Come Cna professioni -conclude- difendiamo la sopravvivenza delle partite Iva, necessarie in un sistema economico dove il 96% delle aziende è fatto da piccole imprese sotto i 10 addetti”.

Fonte: adnkronos.com

Approvato il modello di deroga per commercio e turismo

di Vera MORETTI

In data 23 marzo 2012 l’Agenzia delle Entrate ha approvato il modello di comunicazione di adesione alla disciplina di deroga alle limitazioni di trasferimento del denaro contante.

Si tratta di un provvedimento conseguente al decreto sulle semplificazioni fiscali che stabilisce, per gli operatori del settore del commercio al minuto e agenzie di viaggio e turismo la possibilità di vendere beni e servizi a cittadini stranieri non residenti in Italia, a condizione che inviino apposita comunicazione preventiva all’Agenzia delle Entrate.

La procedura che l’operatore interessato dovrà seguire è semplice: dopo aver acquisito la fotocopia del passaporto dell’acquirente non italiano né europeo, dovrà ottenere una autocertificazione in cui si attesta che non possiede la cittadinanza italiana né di uno dei Paesi dell’Ue o dello Spazio Economico Europeo e che non è residente in Italia.
Solo dopo aver ottenuto questa documentazione, l’operatore, che può essere commerciante, tour operator o agenzia turistica, verserà il contante sul proprio conto corrente, consegnando all’operatore finanziario la fotocopia del documento di riconoscimento del cliente e la copia della fattura emessa.

Per le operazioni effettuate fra il 2 marzo e il 10 aprile 2012, la comunicazione deve essere inviata entro il 10 aprile 2012. Se, invece, l’operazione è avvenuta prima della comunicazione, in quest’ultima deve essere indicata, al posto della data di sottoscrizione, la data di effettuazione di tale operazione.

Questo provvedimento è stato introdotto in Europa al fine di evitare il riciclaggio e il finanziamento del terrorismo. Per questo, in Italia è stata abbassata la soglia massima per l’utilizzo del denaro contante e dei titoli al portatore, abbassando il totale da 2.500 a 999,99 euro, consentendo dunque le transazioni in denaro contante fino a mille euro.