Nuovi record per Eni in Egitto

La minaccia dell’Isis non sembra frenare le attività esplorative ed estrattive di Eni in Nordafrica. La compagnia del cane a sei zampe è rimasta praticamente l’unico player internazionale pienamente attivo in Libia e anche in Egitto Eni macina un record dopo l’altro.

Nel deserto occidentale egiziano ha infatti toccato il livello top di produzione di 70mila barili di olio al giorno, raddoppiando in tre anni il livello produttivo nell’area. Un risultato ottimo per Eni, che deriva soprattutto dalla concessione di Melehia, località situata 290 chilometri a ovest di Alessandria d’Egitto, dove la produzione ha raggiunto quota 54mila barili al giorno in seguito ai successi esplorativi raggiunti nei temi geologici profondi.

La parte rimanente della produzione egiziana di Eni deriva dalle licenze di sviluppo di Ras Qattara, Raml e West Razzak, mentre lo scorso gennaio la società ha firmato un nuovo accordo di concessione per operare nel blocco Southwest Melehia. Entro il 2015, Eni avvierà nella zona l’attività esplorativa, poiché considera questa concessione come elemento chiave per la sostenibilità della crescita della propria produzione nel deserto occidentale egiziano.

Ricordiamo che Eni, attraverso la controllata International Egyptian Oil Company (IEOC), detiene il 76% nella concessione della zona di Melehia e che è presente in Egitto oltre 60 anno (dal 1954, per la precisione); nel Paese dove opera attraverso IEOC ed è il principale produttore con una produzione nel 2014 di circa 210mila barili al giorno.

Incontro il 9 luglio per scongiurare lo sciopero dei benzinai

Per scongiurare lo sciopero dei gestori di carburante, proclamato dal 16 al 19 luglio prossimi, l’Autorità di garanzia per gli scioperi ha convocato per il prossimo 9 luglio le sigle Faib Confesercenti, Fegica-Cisl e Anisa Confcommercio.

La chiusura delle aree di servizio nel bel mezzo del mese di luglio comporterebbe una serie infinita di disagi a viaggiatori, pendolari e turisti, e per questo le autorità competenti cercheranno fino all’ultimo di contrattare.

Ad oggi, sembra impossibile trovare un accordo, perché il comunicato emesso dai sindacati di categoria era stato piuttosto perentorio: “Non paghe di portare al fallimento, procurato ed imposto alle 400 imprese di gestione ed i relativi costi sociali derivanti dalla perdita del lavoro di oltre 5.000 addetti attualmente impiegati, di avere favorito il tracollo del comparto – che ha perso in pochi anni il 50 % delle vendite -, di praticare prezzi altissimi anche a causa delle ingenti royalties che gravano sui carburanti a favore dei Concessionari, di mettere fuori mercato le gestioni con azioni di pricing palesemente discriminatorie, ora le Compagnie Petrolifere – palleggiandosi cinicamente la responsabilità con le Società autostradali – fanno fioccare le disdette unilaterali dei contratti con i Gestori, espellendoli dal settore a forza, in esplicita violazione di accordi assunti sin dal 2002 con il Ministero dello sviluppo economico. La gravissima situazione del comparto aggiunge oggi un ulteriore elemento di incontrollabile escalation, senza che il Ministero dello sviluppo economico intervenga a mediare ed a contrastare lo strapotere dei colossi autostradali e petroliferi, anche a tutela dell’interesse collettivo e di un mercato soggetto a concessione pubblica“.

Staremo dunque a vedere se, nei prossimi giorni, si troverà un’intesa per evitare, o differire, lo sciopero dei benzinai.

Vera MORETTI

Un pieno di vantaggi con Carta voil@’

Nelle scorse settimane vi abbiamo introdotto nel mondo delle carte petrolifere, uno strumento utile che, dopo essere stato per molto tempo appannaggio di grandi aziende con grandi flotte, ora si trasforma ed entra nel portafogli di piccoli imprenditori, professionisti, possessori di partita Iva.

Un segmento di clientela molto attraente per le compagnie petrolifere, che hanno infatti pensato di realizzare prodotti studiati per chi utilizza auto o veicoli commerciali per lavoro e, spesso, è una ditta individuale.

Uno di questi prodotti è Carta voil@’ di TotalErg, della quale abbiamo già illustrato i vantaggi fiscali e che ci siamo fatti “raccontare” da un gestore della compagnia, che conosce bene la propria clientela, le sue esigenze e sa quanto questo strumento possa essere utile.

Pensiamo, quindi, che sia molto utile ricordare quali sono i vantaggi in termini di sconti e fidelizzazione per le aziende e i professionisti che sottoscrivono una  Carta voil@’ di TotalErg:

– sconto di 2 cent al litro sul prezzo esposto alla pompa nella stazione di servizio TotalErg scelta e associata alla Carta voil@’ dal cliente che la attiva (nelle altre stazioni di servizio TotalErg, il prezzo applicato è quello esposto alla pompa);
– plafond complessivo mensile di 1.200 euro, per tutte le carte associate a un’unica azienda o al professionista;
– richiesta massima di 3 carte, in modo da poter coprire più veicoli qualora l’azienda o il professionista abbiano un piccolo parco veicoli;
– eliminazione del contante e delle schede carburante all’atto del pagamento: il saldo avviene con addebito tramite RID bancaria;
– fatturazione mensile con dilazione di pagamento a 20 giorni data di emissione della fattura
– rendicontazione delle spese tramite fattura elettronica.

Per maggiori informazioni e per aderire, Carta voil@’.

C’era una volta la scheda carburante…

C’era una volta la scheda carburante. Utile, per carità, ma che lavoro! L’utilizzatore doveva ricordarsi, a ogni pieno, di toglierla dal cassettino portaoggetti dell’auto, portarla al gestore della stazione di servizio, farla timbrare, datare, sottoscrivere… E se poi a fine mese mancava un timbro? Panico. Vai a caccia dello scontrino, non lo trovi, aiuto, come giustifichi questo pieno di 3 settimane fa?

Ora sono arrivate le carte petrolifere e la vita di chi le utilizza è letteralmente cambiata, anche e soprattutto quella di chi, prima, non aveva un’offerta pensata ad hoc: piccole aziende, liberi professionisti, artigiani, possessori di partita Iva. Per loro, infatti, TotalErg ha studiato una carta specifica, Carta voil@’, che unisce i vantaggi dell’utilizzo pratico alla comodità di una rendicontazione fiscale chiara e semplice, necessaria per chi, come i liberi professionisti e i piccoli imprenditori, ha già tante incombenze cui far fronte ogni giorno. Alla gestione degli aspetti aziendali legati ai carburanti, pensa in toto Carta voil@’.

Si parlava di vantaggi: sconto di 2 cent/litro sul prezzo esposto alla pompa presso la Stazione di Servizio TotalErg scelta e associata alla Carta dal Cliente (prezzo esposto alla pompa sulle altre Stazioni di Servizio TotalErg); richiesta massima di 3 Carte; plafond complessivo mensile di 1.200 euro, per tutte le carte associate a un’unica azienda o al professionista; eliminazione del contante e delle schede carburante con addebito tramite RID; fatturazione mensile con dilazione di pagamento a 20 giorni data fattura e rendicontazione delle spese tramite fattura elettronica.

Ma la voce migliore che può raccontare vantaggi e utilizzi di Carta voil@’ è quella del gestore di una stazione di servizio TotalErg. Come, per esempio, Fabio Mastrogiovanni, 45 anni, titolare della stazione di servizio di via Toti a Lissone, a due passi da Monza. Una stazione storica, sul territorio dal ’69, prima con il padre di Mastrogiovanni e ora con lui. Una zona, quella della Brianza, nella quale la “densità” di artigiani, professionisti, piccole aziende è altissima; una zona fatta apposta per Carta voil@’. “Devo ammettere – dice Mastrogiovanniche da alcuni anni ‘spingo’ per l’utilizzo delle carte petrolifere da parte dei miei clienti, tra cui ci sono moltissimi artigiani e professionisti della zona. Ora che TotalErg ha lanciato Carta voil@’, mi viene ancora più facile questo lavoro di promozione“. Ma, si sa, l’artigiano spesso è sospettoso rispetto alle novità… “Non è il caso dei miei clienti – dice ancora Mastrogiovanni: una volta che spiego loro il funzionamento della carta, la comodità della rendicontazione, il fatto che non devono più usare timbri, ci mettono poco a passare a Carta voil@’“.

L’importante è spiegare bene tutto. “Sono del parere – continua Mastrogiovanniche bisogna far percepire ai clienti i meccanismi con cui funziona la carta, spiegarli con calma e chiarezza e, soprattutto, far capire loro che adesso, anche tramite call center e internet, la procedura di sottoscrizione e di gestione è facile e rapida. Una volta che lo capiscono, e non è difficile, i vantaggi di Carta voil@’ sono così tanti che la sottoscrizione arriva abbastanza facilmente“. Anche perché, un artigiano ha già molti aspetti legati al suo lavoro cui pensare tutti i giorni e magari non disdegnerebbe non avere pensieri almeno sui carburanti. “È quello che dico ai miei clienti – conclude Mastrogiovanni: se dai ogni mese la scheda carburante al tuo commercialista, deve fare le somme, calcolare Iva, detrazioni, deduzioni… Con la fattura di Carta voil@’ è tutto fatto in automatico: risparmiate tempo e soldi in due“.

Carta voil@’, il pieno è servito

Abbiamo visto nei giorni scorsi quali sono le carte petrolifere più diffuse in Italia. Una scelta, quella della carta petrolifera, vantaggiosa anche e soprattutto per chi ha una piccola impresa o è professionista a partita Iva: per questa tipologia di Clienti ci sono poche compagnie petrolifere che hanno pensato a prodotti ad hoc.

Una di queste è TotalErg, che propone la Carta  voil@’ per piccole aziende, Liberi Professionisti, possessori di Partita Iva.

La Carta voil@’ offre vantaggi immediati:

sconto di 2 cent/litro sul prezzo esposto alla pompa presso la Stazione di Servizio TotalErg scelta e associata alla Carta dal Cliente (prezzo esposto alla pompa sulle altre Stazioni di Servizio TotalErg); richiesta massima di 3 Carte ; plafond complessivo mensile di 1.200 euro, per tutte le carte associate a un’unica azienda o al professionista; eliminazione del contante e delle schede carburante con addebito tramite RID; fatturazione mensile con dilazione di pagamento a 20 giorni data fattura e rendicontazione delle spese tramite fattura elettronica.

Oltre a questi, anche i vantaggi fiscali che derivano a un professionista o a una piccola impresa dall’utilizzo di una carta petrolifera sono tanti, come conferma il Dott. Giovanni De Lorenzi, commercialista ed esperto contabile in Padova: “Le carte petrolifere consentono al soggetto che ha la partita Iva di evitare la compilazione della scheda carburante per la deducibilità del costo e la detraibilità dell’Iva. Con periodicità generalmente quindicinale, infatti, l’ente gestore della carta petrolifera emette la fattura relativa all’acquisto del carburante. Si tratta senz’altro di uno strumento molto più agevole rispetto alla scheda carburante, che deve essere compilata ogni volta che il soggetto con partita Iva deve fare rifornimento: si evitano errori nella somma degli importi e nello scorporo dell’Iva stessa“.

Uno strumento che offre maggior sicurezza anche in caso di verifiche fiscali: “Per l’Amministrazione Finanziaria – prosegue il dott. De Lorenzila fattura rappresenta un documento più attendibile rispetto alla scheda carburante, che può essere soggetta a false annotazioni di rifornimento“.

Tutto chiaro. Ma in che misura e con quali modalità il Professionista o la piccola impresa possono detrarre/dedurre Iva e costi dei rifornimenti effettuati? “La deducibilità del costo del carburante e la detraibilità dell’Iva – afferma il Dott. De Lorenzisono collegate all’utilizzo dell’automezzo come bene strumentale o  promiscuo nell’attività propria dell’impresa. Per un professionista o una piccola impresa le autovetture si considerano beni a uso promiscuo; pertanto la deducibilità dei costi inerenti all’autovettura e la detraibilità dell’Iva relativa è limitata, con percentuali che variano a seconda dei soggetti“.

Soggetti tutti, potenzialmente, utenti della Carta voil@’ di TotalErg. “Fino al 31 dicembre 2012 – dice il Dott. De Lorenzi, per un agente di commercio, con la logica che l’autovettura è dedicata prevalentemente all’attività lavorativa, i costi sono deducibili dal reddito per l’80% e l’Iva può essere detratta al 100%; per i liberi professionisti (ingegneri, geometri, architetti, avvocati, commercialisti…) i costi sono deducibili per il 25% e l’Iva può essere detratta per il 40%“.

Facciamo un esempio, per capire come funziona dal punto di vista pratico. “Un libero professionista – spiega De Lorenzimatura ricavi nell’anno 2012 per 10mila euro + 2100 di Iva e sostiene costi di acquisto per il carburante per 1000 euro + 210 di Iva. L’Iva sull’acquisto del carburante può essere detratta dall’Iva sulle vendite per 84 euro (210 x 40%). Il libero professionista, pertanto, versa allo Stato Iva per 2016 euro (2100 – 84). L’Iva sugli acquisti non detraibile, pari a 126 euro (210 – 84) diventa un costo che può essere dedotto dal reddito per la quota del 25%. I costi deducibili dal reddito ammontano a quindi 281,50 euro e sono dati da 250 euro (1000 x 25%) + 31,50 (126 x 25%). Il libero professionista paga così le imposte su un reddito di 9.718,50 euro (10mila – 281,50)”.

Oltre a essere pratica e vantaggiosa in termini di utilizzo, la Carta voil@’ di TotalErg è dunque un “pannello di controllo” fiscale per il Professionista e la piccola impresa, utile a tenere sotto controllo spese, detrazioni e deduzioni di una voce di costo importante quale quella di carburanti. E di questi tempi, non è cosa da poco.

Si ringrazia il dott. Giovanni De Lorenzi, dottore commercialista ed esperto contabile in Padova

Carte petrolifere, conosciamole meglio

Saremo anche in tempi di crisi nera, ma provate ad aprire il vostro portafogli: quante carte ci trovate? Ormai ne abbiamo di tutti i tipi: di credito, di debito, prepagate, revolving, fedeltà, servizi e, non ultime, le carte petrolifere, meglio conosciute come carte carburante.

Tecnicamente, una carta di pagamento petrolifera è una carta che può essere utilizzata dal titolare per pagare i rifornimenti effettuati nelle stazioni di servizio della società petrolifera convenzionata che l’ha emessa. Se abilitata dalla società, la carta può essere utilizzata anche per acquistare lubrificanti, accessori e servizi, sempre nelle stazioni convenzionate.

Diffuse ormai da parecchi anni in Italia come altrove, le carte petrolifere sono utilizzate specialmente dalle grandi aziende che hanno a disposizione flotte di medio-grandi dimensioni, ma si stanno anche “specializzando” progressivamente verso una clientela fatta di professionisti e piccoli imprenditori. Hanno poco alla volta soppiantato le vecchie schede carburante, meno pratiche nella gestione immediata e per la rendicontazione a fine mese. L’utilizzo delle carte petrolifere è molto utile perché consente la detrazione dell’Iva e la deduzione fiscale del costo dal reddito di imprese e professionisti nella misura forfettaria del 40%.

Tutte le maggiori compagnie petrolifere operanti in Italia emettono delle loro carte, anche se solo poche hanno a portafoglio delle soluzioni pensate per professionisti, artigiani, partitivisti e piccole imprese.

Eni, forte di una posizione di vantaggio sul mercato italiano che le deriva dalla storia e dal dimensionamento, emette quattro carte petrolifere, o meglio, una che si fa in due (la classica Multicard, destinata in una versione ai truck e nell’altra alle flotte leggere), una destinata a chi possiede una flotta di mezzi pesanti e una per chi ha partita Iva o usa l’auto o il furgone per lavoro.

TotalErg ha anch’essa a portafoglio una carta destinata alle piccole aziende e ai liberi professionisti possessori di partita Iva (Voil@) e una destinata alle flotte aziendali (TotalErg Card).

Shell suddivide invece la propria offerta tra una carta euroShell Card per le piccole aziende locali, una per auto e furgoni e una terza per camion e bus.

Q8 propone invece Cartissima Q8, studiata per le aziende che operano nel mondo del trasporto o che hanno in gestione flotte aziendali che totalizzano un consumo mensile non inferiore ai 1000 litri.

CartaMaxima di Api IP di rivolge invece alle aziende di trasporto conto terzi e conto proprio, leasing, autobus e flotte auto.

Essocard di Esso è disponibile per aziende e imprese che totalizzano consumi complessivi superiori ai 2000 litri annui.

Tamoil ha a portafoglio mycard Tamoil Corporate, a disposizione della flotta aziendale e di tutta la clientela commerciale dell’azienda.

L’ampiezza dell’offerta che le compagnie propongono è un segnale di quanto le carte petrolifere siano importanti nella loro strategia commerciale. Strette tra un’opinione pubblica che, spesso, non ha ben chiaro il loro ruolo nella determinazione (specialmente al rialzo) dei prezzi dei carburanti, e una crisi dei consumi che spinge gli italiani a usare sempre meno l’auto a beneficio di mezzi di trasporto alternativi, le compagnie puntano, con le carte petrolifere destinate alle imprese, a intercettare un segmento di clientela che dell’auto o del furgone non può fare a meno perché ci lavora, ci vive. Lo fanno offrendo uno strumento pratico e di facile utilizzo e collegandolo a vantaggi tangibili come sconti alla pompa, detrazioni e deduzioni fiscali: un modo per fare business aiutando l’economia.

La benzina sale, i benzinai protestano. Ma quali le ragioni?

 

Le file ai distributori di benzina per i maxi sconti del weekend si preparano a diventare l’immagine simbolo di questa estate italiana, soffocata tra crisi, spread, agenzie di rating e poche, pochissime vacanze. Per il prossimo fine settimana, il 4 e 5 agosto, quello in cui si concentrerà molto probabilmente l’esodo vacanziero, i distributori di benzina avevano annunciato una serrata di protesta. 

Protesta revocata in seguito, grazie ad  “accordo raggiunto” tra gestori, governo e aziende petrolifere in un incontro, venerdì scorso, al Ministero dello Sviluppo economico. Anche se il verdetto finale è rimandato al prossimo giovedì, giorno nel quale le parti in causa si incontreranno nuovamente per fare il punto sulle decisione del Decreto Liberalizzazioni.

Ma quali sono le vere ragioni della protesta, sottoscritta dalle maggiori associazioni italiane di categoria, aib-Confesercenti, Fegica-Cisl e Figisc-Anisa Confcommercio?

Infoiva lo ha chiesto a Roberto Di Vincenzo, Presidente di Fegica, per cercare davvero di capire come funziona il mercato del petrolio e quali sono le cause reali della continua giostra dei prezzi del carburante, tra aumenti, sconti e rincari, che grava sulle tasche degli italiani.

Se ne è a lungo parlato sui giornali, ma se dovessimo spiegare in poche parole ai consumatori le ragioni dello sciopero delle pompe di benzina che avevate indetto per il 4 e 5 agosto?
E’ presto detto, evitando inutili tecnicismi. Le compagnie petrolifere intendono approfittare del momento di grave crisi del Paese e di “distrazione” della politica per “regolare i conti” con un’intera categoria che per loro rappresenta un costo e soprattutto l’unico possibile e reale elemento di potenziale concorrenza, se e quando dovessero finalmente tradursi nel concreto i contenuti del recente decreto liberalizzazioni che Governo e Parlamento hanno trasformato in legge. A questo scopo, i petrolieri ricorrono ad ogni mezzo, compreso quello di disattendere e violare apertamente anche le leggi che regolano l’attività del settore, rifiutandosi da anni di rinnovare gli accordi collettivi e tagliando unilateralmente fino al 70% i margini già esigui dei gestori. Mi limito a ricordare che i gestori avrebbero diritto ad un margine che mediamente vale meno di 4 centesimi al litro, vale a dire 1 euro ogni 50 che l’automobilista spende per fare rifornimento: una mancia, insomma.

Nonostante gli avvertimenti del Garante, avete continuato a far valere le vostre ragioni, trovando però una mediazione,  rinunciando in un primo momento, prima della revoca di venerdì, alla serrata del 3 agosto. Perché così tanta resistenza? Quali sono i vostri obiettivi?
Il Garante, lungi dal “bacchettare” i benzinai – come qualcuno ha cercato strumentalmente di far credere – ha tenuto a dire due cose importanti: da una parte, aveva confermato la piena legittimità della proclamazione dello sciopero per sabato 4 e domenica 5; dall’altra, ha spiegato che, nell’ambito delle prerogative della Commissione che prevedono un tentativo di “raffreddamento” delle vertenze, intende convocare i petrolieri e persino arrivare a multarli, se dovesse arrivare alla conclusione che lo sciopero fosse da addebitare alla responsabilità diretta di un loro comportamento fuori delle regole. Una vera rivoluzione rispetto al passato, che restituisce un pizzico di equilibrio rispetto ad un luogo comune , sciopero = disagio, che ormai evita qualsiasi approfondimento circa le ragioni vere e le reali responsabilità che portano a conflitti sociali di tale rilevanza. La pretesa di trasferire forzatamente sulla collettività altri 120.000 disoccupati, come sta cercando di fare l’industria petrolifera italiana, Eni in testa, non può essere accolta senza contrasto. E questo è il nostro primo obiettivo.

Quali sono le conseguenze delle sempre più competitive campagne sconto del weekend sul singolo gestore di una pompa di benzina?
La prima è il taglio, come già detto, del suo margine: le compagnie impongono ai gestori di rinunciare fino al 70% di quanto dovrebbero avere, se non vogliono essere tagliati fuori dalle “promozioni”. La seconda è vedere concentrate le vendite della settimana solo nei weekend: il totale dei volumi venduti continua a contrarsi, a causa della crisi e dei continui rialzi dei prezzi dei carburanti decisi dalle compagnie, ma trasferire le vendite nel fine settimana significa ridurre sensibilmente il ricavo unitario del gestore, a vantaggio delle aziende. La terza è rappresentata dalla sostituzione forzata di chi lavora sull’impianto (ad un costo ridicolo per il “sistema”) con la macchinetta del self: le compagnie, dopo aver alzato i prezzi, dicono di praticare gli “sconti” solo alla macchinetta del self, di fatto costringendo i consumatori a servirsi con quell’unica modalità di vendita e creando le condizioni per mandare a casa i lavoratori. Un effetto che si consoliderà soprattutto a settembre, dopo la fine delle iniziative di sconto.

Quali sono le ripercussioni delle campagne aggressive praticate dalle grande compagnie petrolifere sulle più piccole e le pompe no logo?
Sono volate parole grosse in queste settimane: dumping, comportamento predatorio, abuso di posizione dominante. Tutte accuse -lanciate dalle compagnie più piccole, dai retisti indipendenti e dalle stesse pompe bianche all’Eni- almeno credibili e, con ogni probabilità, fondate. Quando un mercato non è dominato, ma letteralmente governato da un unico soggetto -l’Eni- peraltro controllato dallo Stato, con il quale intrattiene innumerevoli occasioni di “scambio” (compresi i contratti all’estero per ragioni geopolitiche) e che gli garantisce il monopolio di mercati ricchissimi (il gas), queste sono conseguenze da mettere in conto. D’altra parte, finché il “leader del mercato” se la prendeva solo con i gestori o i consumatori alzando continuamente i prezzi, tutti gli altri soggetti hanno largamente beneficiato del “sistema Eni”. Ma quando si accetta supinamente che un sistema si muova non in funzione di regole oggettive e uguali per tutti, ma della “liberalità del principe”, si rischia di avere un pizzico meno di credibilità nel denunciare le storture. In ogni caso, benvenuti ai ritardatari.

Scontoni nel weekend e repentini rialzi dei prezzi del carburante in settimana. E’ un po’ come se gli italiani alla fine ‘pagassero’ il proprio sconto?
E’ la triste verità che abbiamo denunciato – allora da soli, oggi potendo contare su qualche “alleato” in più – fin dalla conferenza stampa di Scaroni di presentazione di “Riparti con Eni”. In realtà, il nostro Paese, la collettività, oltreché ciascun singolo cittadino e consumatore, si è già pagato, in anticipo e in mille modi diversi, molto più del valore degli “sconti” di questi weekend. Solo nei primi 3 mesi di quest’anno, le compagnie hanno rialzato 34 volte consecutivamente i prezzi dei carburanti: una volta ogni tre giorni! Il fatto è che siamo nelle mani di pochi soggetti che controllano indisturbati il rubinetto del prezzo dei carburanti, a cui viene consentito di mettere in fila gli italiani alle macchinette del self nei fine settimana -come se stessimo in tempo di guerra, con la tessera del razionamento del pane in mano- facendogli credere di dare loro un vantaggio. Ma la verità è che, se fosse applicato quello che nel decreto liberalizzazioni è solo appena abbozzato, vale a dire se fosse data ai gestori la possibilità di svincolarsi dalle compagnie e di rifornirsi sul libero mercato, gli automobilisti avrebbero immediatamente, su tutti gli impianti, anche sotto casa, tutti i giorni e senza rinunciare al servizio e all’assistenza, un prezzo stabilmente più basso di almeno 10 centesimi.

Esiste un tetto massimo al rialzo dei prezzi del carburante? Lo Stato come interviene in tal senso?
Il regime di “libero mercato” non consente l’imposizione di un tetto massimo alla fissazione dei prezzi. E quindi lo Stato non ha alcuno strumento di intervento diretto sul fenomeno. Può (e dovrebbe) dotare il sistema di regole certe che consentano di ottenere un mercato meno ingessato dalla prepotenza di pochi soggetti e quindi maggiore concorrenza, efficienza e prezzi più contenuti. Ad ogni modo, la nostra categoria, fin dal 2002, ha ottenuti accordi (gli stessi che le compagnie petrolifere non voglio rispettare e rinnovare) che impongono negozialmente un prezzo massimo di rivendita al pubblico. Un esempio virtuoso di contrattazione a cui non è stato dato particolare rilievo dall’informazione e che perciò viene ora aggirato dai petrolieri senza nessuno scandalo.

Veniamo alla questione dei “platts”, quotazione fissata virtualmente dalle agenzie internazionali di rating. Quanto incide sul prezzo finale del carburante?
Al 16 luglio scorso la famigerata quotazione platts, cioè il valore convenzionale dei carburanti finiti, era 0,601 euro al litro per la benzina -il 34,20% sul prezzo medio al pubblico- , e a quota 0,650 euro al litro per il gasolio  -il 39,44% sul prezzo medio al pubblico. Come si evince, se non ci fossero imposizioni fiscali sensibilmente differenti per ragioni politiche, la benzina costerebbe molto meno del gasolio. Ciò detto, però, quel che agli italiani andrebbe detto è che dietro la quotazione platts viene impunemente nascosta la vera e ingentissima rendita dei petrolieri. Mentre la rivista Forbes inserisce ben 8 compagnie petrolifere tra le 10 aziende più ricche del mondo, i petrolieri nostrani denunciano margini industriali da fame e ridicoli: il 5,06% sul prezzo della benzina e addirittura il 3,76% sul gasolio. Ci si può credere? La verità è che i loro veri margini sono proprio dentro la quotazione platts che fissano “virtualmente” loro stessi (sono tutti soci della rivista del gruppo Standard&Poors che fissa la quotazione) e che non un solo litro di carburante viene “scambiato” al prezzo platts. D’altra parte, è assolutamente incontrovertibile che, ancora oggi, il costo (tutto compreso) di estrazione del greggio varia tra i 2 e i 10 dollari al massimo al barile, mentre la quotazione sui mercati internazionali è stabilmente sopra i 100 dollari: nelle tasche di chi va la differenza?

Accise e Iva quanto pesano sul prezzo finale del carburante? Cosa potrebbe fare lo Stato Italiano per andare incontro ai consumatori?
Sempre al 16 luglio, le tasse pesano il 58,57% sul prezzo della benzina ed il 54,56% su quello del gasolio. Non c’è dubbio che sia una imposizione pesantissima e particolarmente odiosa perché pesa indiscriminatamente su tutti i cittadini, indipendentemente dal loro reddito, e perché incide su un bene divenuto ormai essenziale alla vita quo diana di ciascuno. Allo stesso modo, va rilevato che questa imposizione concorre a “finanziare” una parte consistente della cosiddetta “spesa pubblica corrente” e che, se non fosse caricata sui carburanti, la collettività se la vedrebbe trasferita altrove. Fatte queste premesse, quel che appare davvero iniquo è che il Governo italiano, qualunque Governo, non trovi di meglio da fare che aumentare le accise dei carburanti, ogni qual volta abbia la necessità di “fare cassa”. Adoperare un intero settore produttivo e un prodotto essenziale come i carburanti alla stessa stregua di un bancomat, non è serio, oltreché profondamente ingiusto. Anche perché -nell’indifferenza della politica e nonostante lo “scontone”- i consumi continuano a far registrare un -8% abbondante nel primo semestre dell’anno.

La percezione è che ci sia una gran confusione tra i consumatori nel distinguere fra benzinai, petrolieri e compagnie petrolifere. Se volessimo fare un po’ di chiarezza?
Non c’è dubbio che, per tanto tempo, nella percezione comune si è fatto fatica a separare la “posizione” dei gestori da quella delle compagnie petrolifere. Un po’ come se si potesse ritenere che un banchiere e un bancario abbiano il medesimo grado di interesse nell’affare della banca. Una confusione di ruoli che comunque ha consentito proprio alle compagnie di defilarsi e di dissimulare le proprie responsabilità. Per un automobilista, del prezzo alto dei carburanti, è senz’altro più semplice incolpare il benzinaio che sembra sfilargli direttamente i soldi dal portafoglio. Oggi le cose sono un po’ diverse, c’è maggiore consapevolezza e affiora non raramente un certo spirito solidale tra consumatore e gestore, accumunati da uno stesso destino: essere vittima della lobby potente del petrolio.

Alessia CASIRAGHI

Benzina, tutti contro tutti: scattata la guerra dei ribassi

Come era prevedibile, la mossa di Eni di abbassare nei weekend il prezzo dei carburanti ha scatenato un “tutti contro tutti” a chi lancia la promozione migliore. Secondo quotidianoenergia.it, che ha monitorato un campione di stazioni di servizio che rappresenta la situazione nazionale, Eni ha fissato i nuovi prezzi di benzina e diesel in modalità Iperself rispetto all’andamento dei mercati: 1,580 e 1,480 euro/litro contro i precedenti 1,600 e 1,500. Ora si attendono le mosse delle altre compagnie, dopo che la scorsa settimana si erano mobilitate solo Esso e Q8, con sconti superiori ma su un numero più limitato di impianti. Shell e TotalErg starebbero pensando di adeguarsi – la seconda anche in orario di apertura con un taglio fino ad un massimo di -15 cent – così anche Tamoil.

Questa l’analiso puntuale di quotidianoenergia.it: “Raffica di ribassi per i prezzi raccomandati dopo l’intervento del market leader e sull’onda del trend di continua discesa delle quotazioni dei prodotti internazionali: Tamoil giù di 2 cent euro/litro su benzina e diesel, TotalErg -1,4 su entrambi i prodotti, Shell -1,5, Q8 -1 ed Esso -0,5 -continua la nota-. Prezzi praticati serviti non riflettono le iniziative sul self ma sono comunque in calo. Scendono pure le no-logo. Gpl, in particolare, con prezzi in forte calo. I prezzi medi nazionali sono oggi a 1,816 euro/litro per la benzina, 1,705 per il diesel e 0,808 per il Gpl. Punte massime tutte in calo per la verde a 1,898 euro/litro, il diesel a 1,742 e il Gpl a 0,832. Più nel dettaglio, a livello Paese il prezzo medio praticato della benzina (in modalità servito) va
dall’1,802 euro/litro di Eni all’1,816 di Tamoil (no-logo giu’ a 1,699). Per il diesel si passa dall’1,694 euro/litro di Eni all’1,705 di IP (no-logo a 1,564). Il Gpl infine è tra 0,769 euro/litro di Eni e 0,808 di IP (no-logo a 0,769)“.

Per una volta una guerra che fa bene a imprese e cittadini.

Caro benzina, uccisi dalle accise

di Davide PASSONI

Ci risiamo. Nuovo inizio di settimana e nuovo record per benzina e gasolio. Stavolta il primato (si fa per dire…) spetta a Shell dove, secondo le rilevazioni di Staffetta quotidiana, siamo a arrivati 1,865 euro al litro per la verde e a 1,780 euro per il diesel.

Dove vogliamo arrivare? Secondo qualcuno, a 2 euro al litro per la benzina nelle prossime vacanze di Pasqua. Come sempre, in occasione di ponti, esodi, ferie assortite. Ma non diamo la colpa ai petrolieri e ai gestori delle pompe; le loro responsabilità le hanno eccome, per carità, ma vogliamo parlare di quanto incidono le tasse sul costo di un litro di carburante?

Il 58% del prezzo della benzina e il 52% di quello del gasolio è formato da tasse, un mix mortale di accise e Iva, che, nel caso della verde, su 1,80 euro/litro vale circa 1,10 euro. Tutta ciccia che finisce in tasca al fisco, leggi lo Stato ladro.

E le compagnie? Pagano la materia prima circa 60 centesimi (il 35% del totale) e hanno un margine lordo (MOL, ovvero prezzo di vendita al netto delle tasse meno prezzo della materia prima al porto di destinazione) di circa il 12,5% per il gasolio e del 7,8% per la benzina. Che, in soldini, fanno 21 cent. per il gasolio e 14 per la verde. Peanuts, noccioline come dicono gli americani.

E allora? E allora torniamo al fisco, il vero assetato, il Signore delle accise. Già, le accise… Se non fossero un furto legalizzato ci sarebbe da ridere. 0,001 euro per contribuire alla guerra di Abissinia del 1935 (è un millesimo di euro, nulla, ma c’è, Santo Dio, c’è!), 0,007 per la crisi di Suez (anno di grazia 1956), 0,005 per il disastro del Vajont (1963). Ma pensate all’accisa più grande di 0,106 euro per la missione in Libano dell’83 (finita!!), a quella di 0,051 per il terremoto del Friuli del ’76 (ricostruito tutto, e meglio di prima), agli 0,039 euro per il terremoto dell’Irpinia dell’80 (e ancora c’è gente che sta nelle baracche) e agli 0,040 euro per gli immigrati della crisi libica del 2011… Vien quasi da dire che la botta di 0,082 euro infilata nel decreto Salva Italia di Monti sono soldi ben spesi. Quasi… Perché quello che invece diciamo è: Stato ladro, ladro, ladro!