Credito di imposta per pc, stampanti e software ai professionisti: scadenza 31 dicembre 2022

Il credito di imposta ai professionisti per l’acquisto di pc, stampanti e software sarà possibile solo fino al 31 dicembre 2022. Si tratta di agevolazioni per investimenti in beni strumentali nuovi rientranti nella misura del credito 4.0. Il beneficio fiscale del credito di imposta 4.0 è stata prorogato fino a tutto il 2025, ma non per queste tipologie di beni, indicati come “generici“. Tali beni possono beneficiare del credito di imposta per il loro acquisto e sono accessibili ai liberi professionisti, per l’appunto fino al termine del 2022.

Credito di imposta 4.0 per acquisto di pc, stampanti e software: cosa sono i beni generici?

Fino al 31 dicembre 2022 i liberi professionisti possono acquistare pc, stampanti e software rientranti nei beni generici. Si tratta di beni diversi da quelli ad alto contenuto tecnologico individuati dagli allegati a) e b) della legge numero 232 del 2016. Rientrano tra i beni generici, pertanto:

  • i computer;
  • le stampanti,
  • le altre macchine ordinarie per l’ufficio;
  • le attrezzature necessarie allo svolgimento della professione;
  • i programmi gestionali e software, programmi informatici. Sono da escludere i canoni periodici su questi prodotti;
  • gli arredi.

Rimane invariato, è ovvio, che i beni oggetto di credito di imposta debbano possedere il carattere della strumentalità. Ovvero devono essere utilizzati per svolgere l’esercizio della professione. Risulta di conseguenza escluso l’utilizzo personale.

Credito di imposta su beni generici, quali sono le spese ammissibili all’agevolazione fiscale?

L’acquisto di computer, stampanti, software e degli altri prodotti generici rientra negli investimenti differenti da quelli materiali e immateriali 4.0 dei prodotti ad alto contenuto tecnologico degli allegati a) e b) della legge numero 232 del 2016. La successiva legge numero 178 del 2020, al comma 1061, ha consentito ai liberi professionisti e a chi svolge l’attività di arti di poter beneficiare del credito di imposta legato all’acquisto dei beni generici. I professionisti risultano esclusi, tuttavia, dal poter beneficiare del credito di imposta sull’acquisto dei beni ad alto contenuto tecnologico. Si tratta dei beni materiali e immateriali 4.0 elencati negli allegati a) e b) della legge 232 del 2016.

Credito di imposta, in quale misura si beneficia per l’acquisto di computer, stampanti e software?

Di conseguenza, la legge di Bilancio 2022 non ha previsto delle modifiche per gli investimenti in beni generici. L’agevolazione sull’acquisto di pc, stampanti e software e degli altri prodotti generici risulta ridotta rispetto al 10% o al 15% del 2021.  Il credito di imposta per tutto il 2022 risulta fissato al 6%. L’utilizzo del credito di imposta si può fare in tre quote annuali di uguali importi. Non è consentito utilizzare il credito di imposta tutto in un’unica soluzione. L’acquisto dei beni generici può essere concluso anche entro il 31 dicembre 2023, ma a determinate condizioni. Infatti, entro la fine del 2022 l’ordine deve essere stato concluso dal venditore e deve essere stato versato un acconto pari al 20%.

Credito di imposta 4.0 su acquisto dei beni generici, c’è un tetto minimo di spesa?

Sul tetto di spesa minimo rientrante nella disciplina dell’acquisto dei beni generici (e in generale sui beni 4.0) è intervenuta l’Agenzia delle entrate con la circolare 9/E del 2021. Nel chiarimento fornito, l’Agenzia delle entrate ha stabilito che l’acquisto non richiede un investimento minimo in termine di spesa. È necessario tuttavia rispettare il carattere della strumentalità del bene rispetto all’attività esercitata dai professionisti. Per tale motivo, l’Agenzia ha chiarito che per i beni materiali strumentali dal costo unitario fino a 516,46 euro si può procedere con il credito di imposta, a prescindere dal fatto che il professionista abbia scelto di dedurre o meno l’intero costo sostenuto per l’acquisto nell’esercizio in cui abbia sostenuto il costo stesso.

PC Buster, il franchising della riparazione computer

Aprire un negozio e mettersi in proprio potrebbe anche essere un salto nel buio, ma, per evitare troppi rischi, si può ricorrere ad una soluzione in franchising in un settore di grande interesse.

Ad esempio, PC Buster si occupa di vendita e riparazione computer, e grazie alla professionalità e competenza di chi ci lavora, si pone come obiettivo quello di diventare punto di riferimento per la clientela di zona, anche attraverso interventi a domicilio.

PC Buster infatti offre assistenza computer in store, a domicilio e on line, è specializzata è organizzata è competente.

Tra i requisiti richiesti:

  • Conoscenze informatiche medio/alte
  • Mq minimi negozio: 20 – 30 mq
  • Orari di lavoro del punto vendita: 9:30 – 13:00 / 15:00 19:30
  • Servizi di consulenza aggiuntivi.

PC Buster offre ai suoi franchisee:

  • Negozio chiavi in mano;
  • Gestionale per seguire il negozio e le assistenze;
  • Market place interno alla rete
  • Arredamento locali: come da layout PcBuster

Per ricevere ulteriori informazioni, è possibile collegarsi al sito PC Buster.

Canone Rai alle aziende. Ma vogliamo dire basta?

di Davide PASSONI

Ah! Lo aspettavamo, lo aspettavamo! Ci mancava solo questo! Uno dei tributi più odiosi di questo Paese, il canone Rai (secondo, forse, solo al bollo auto), oltre a essere inviso a milioni di privati cittadini ora diventa uno spauracchio anche per i professionisti e i lavoratori autonomi, che in questi giorni si sono visti recapitare da mamma Rai la richiesta di pagamento del canone per il possesso di apparecchi come pc e simili, persino smartphone, normalmente non finalizzati alla ricezione di programmi tv. Perché? Perché in base a un Regio Decreto del 1938 sono sottoposti a canone tutti gli “apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle trasmissioni radiotelevisive indipendentemente dalla qualità o dalla quantità del relativo utilizzo”. Del 1938! Quando la tv era la fantascienza e internet l’inimmaginabile.

Eppure, professionisti e autonomi, già tartassati e additati dai più come sporchi evasori, si sono trovati nella cassetta delle lettere questo avviso: “La informiamo che le vigenti disposizioni normative impongono l’obbligo del pagamento di un abbonamento speciale a chiunque detenga uno o più apparecchi atti o adattabili alla ricezione di trasmissioni radiotelevisive al di fuori dell’ambito familiare, compresi computer collegati in rete indipendentemente dall’uso al quale gli stessi vengono adibiti”. Importo minimo: 200,91 euro. Per uno scherzetto che, secondo Rete Imprese Italia, costerà alle imprese stesse 980 milioni. E allora sul web (twittate? Seguite l’hashtag #raimerda) monta la protesta – giusta, giustissima -, il mondo delle imprese protesta, le associazioni dei consumatori s’incazzano e persino i parlamentari dei vari schieramenti (di cui la Rai è espressione ed estrusione malata – paradosso nel paradosso…) si dicono allibiti.

Una follia. Totale. Visto che, estendendo l’interpretazione del decreto, anche tablet e smartphone finirebbero nel gorgo. Visto che i computer in rete utilizzati da aziende e professionisti a tutto servono fuorché a guardare la tv (chi ha tempo di guardare le porcherie della Rai mentre lavora a un bilancio o a un armadio a 8 ante?). Visto che, di norma, un tributo si paga per avere in cambio dallo Stato servizi all’altezza e che, diciamolo senza essere qualunquisti, il servizio che Rai eroga è in media piuttosto mediocre.

E naturalmente, come al solito, se non si paga entro i termini sono more su more, minacce, sigilli, ganasce, pignoramenti. Come al solito. Come al solito in uno Stato che pretende da noi rigore e puntualità nei pagamenti ma che, quando è lui a doverci dei soldi (perché si è sbagliato e, di fatto, ce li ha rubati), si fa tempi, leggi e procedure da se stesso, per prendersela comoda, prendere tempo e persino di evitare di pagare. Chiedete a quelle imprese, poveracce, che vantano crediti inesatti nei confronti della PA.

Uno stato presunto etico che applica due pesi e due misure nel dare e nell’avere, che sanziona (giustamente) chi sbaglia ma non ammette di sbagliare, che si nasconde dietro al potere delle leggi per spremere i cittadini-sudditi nei modi più assurdi. Anche chiedendo loro i soldi con questa porcheria del canone e dei pc, con un decreto dell’anno di grazia 1938, XV E.F. Ma vogliamo dire basta una buona volta?

Lenovo presenta gli ultimi prodotti dedicati alle imprese

Cresce l’offerta di Lenovo dedicata alle imprese. L’azienda ha recentemente annunciato i nuovi monitor della serie LS, LS1951 wide (19”), LS2221 (21,5”) wide, LS2251 wide (22”) e LS2421p (23,6”) che offrono luminosità, grandi dimensioni, immagini brillanti e pulsanti a sfioramento capacitivo, adatti ad un pubblico business.

La tecnologia Led è utilizzata nella serie ThinkVision Ls che oltre ad immagini ad elevato contrasto offrono ottime prestazioni per quanto riguarda il rispetto ambientale superando i requisiti Energy Star e TCO 5.0. Eì garantito anche il supporto verso Vga oltre che DVI e HDMI (ultimi due solo su alcuni modelli).

Oltre ai monitor Lenovo propone anche il nuovo ThinkCentre Edge 71, disponibile nelle versioni tower e small form factor, è dotato di 1 TB di storage (HD o SSD opzionale) e fino a 8 GB di memoria DDR3; dispone di  processore Intel Core i7 (Quad) e scheda grafica integrata Intel o AMD Radeon fino a Caicos con 1 GB di memoria dedicata.