Gli estetisti e l’abusivismo: oltre 30.000 professionisti sono senza albo

Se c’è un settore che non conosce la crisi è quello dell’estetica. Ogni anno si arriva a 100 milioni di trattamenti, per un giro di affari che supera i 10 miliardi di euro. Il periodo più caldo, in tutti i sensi, è proprio quello estivo. Gli operatori professionisti sono oltre 30.000, che però non sono regolati da un albo. “Sono grandi i numeri dell’estetica italiana – spiega a Labitalia Angelica Pippo, presidente nazionale Confestetica, Associazione nazionale estetisti, unicamente rappresentativa degli estetisti professionisti certificati – che però soffre di una grave carenza legislativa e del dilagante fenomeno degli abusivi, che operano in nero e con scarse condizioni igieniche”.

Non esiste – denuncia – un albo ufficialmente riconosciuto dallo Stato. La regolamentazione estetica poi è molto vecchia e non tiene conto dei passi fatti a livello tecnico-operativo nella realizzazione dei macchinari. Confestetica è nata proprio per sopperire a queste carenze. Abbiamo riunito i 3.000 iscritti in un albo, che, anche se non riconosciuto, rispetta un codice deontologico che ci siamo dati per la tutela della salute dei clienti”.

“Gli operatori del settore – fa notare Angelica Pippo – non sono artigiani, ma professionisti. Anche se il primo passo da fare per il riconoscimento della categoria è nella direzione di una formazione che alzi l’età per l’accesso ai corsi. Attualmente ci si può iscrivere al corso biennale, tra l’altro estremamente breve, dopo aver terminato la scuola dell’obbligo. A 18 anni non si ha la maturità e la coscienza professionale necessarie per un approccio con il cliente”.

“L’altro problema che mina il settore – continua la presidente nazionale di Confestetica – è l’abusivismo. In migliaia lavorano in casa evadendo le tasse e contravvenendo alle regole igienico-sanitarie richieste, con l’inevitabile conseguenza di una concorrenza sleale che danneggia i professionisti regolari”.

“Certo – osserva – il prezzo di un trattamento è fondamentale per capire la validità del prodotto offerto, ma non è sufficiente. Comunque sul portale (www.confestetica.it) abbiamo aperto la pagina delle segnalazioni, in forma anonima, delle estetiste abusive. Un modo per salvaguardare il lavoro delle professioniste che ogni giorno fanno i conti con le tasse, i contributi dei dipendenti e gli acquisti di prodotti di qualità”.

“L’utente-cliente – rimarca – merita un servizio di qualità che può essere fornito solo da chi può definirsi ‘professionista’. Da qui discende la necessità, non più procrastinabile, di riconoscere giuridicamente la categoria degli estetisti attraverso l’istituzione di un albo super partes, quale garanzia della formazione e della preparazione professionale degli estetisti. Per ora, infatti, sta al cliente considerare bene che risparmiare non ripaga di eventuali calvizie, ustioni, malattie infettive e, spesso, tumorali. Ma è ancora troppo poco”.

Nuove regole sulla potenza dei laser per i centri estetici, comparto a rischio

Angelica Pippo, presidente di Confestetica, Confederazione nazionale estetisti, commenta  i contenuti delle schede tecnico-informative ministeriali che a breve saranno pubblicate in Gazzetta ufficiale e che dettano una serie di requisiti che devono avere le apparecchiature utilizzate nei centri di bellezza, ma anche altre regole dalla durata dei trattamenti alla qualificazione professionale: “Abbiamo le norme attuative dopo 21 anni dalla legge sull’estetica, ma è un risultato ‘sporco’. Si sono scritte le regole tecniche sull’uso delle apparecchiature utilizzate nei centri estetici, ma imponendo standard diversi da quelli che si usano attualmente. E questo causa un danno enorme al comparto“.

Le schede infatti, per quanto riguarda le apparecchiature laser, stabiliscono una potenza più bassa rispetto a quella attualmente utilizzata nei 3.700 centri estetici italiani che offrono questo tipo di prestazioni e che ci garantisce l’efficacia del trattamento. E non è vero che a un dosaggio più basso il laser sarebbe meno dannoso. Ci deve quindi essere un range scientificamente dimostrabile e provare che il trattamento comunque funziona“.

Per il comparto si tratta di un adeguamento con costi significativamente elevati: “Quindi, significherebbe per noi rottamare tutti gli apparecchi attualmente in uso sul mercato, e affrontare un costo dai 10mila ai 25mila euro per adeguarli oppure addirittura tra i 50mila e i 70mila euro per ricomprarli. Per questo – annuncia- entro la fine del mese chiederemo un risarcimento danni per le apparecchiature laser di almeno 800 miloni di euro per l’intero comparto“.

Tra le rivendicazioni e necessità si trovano il diploma di maturità e corsi di qualificazione: in questo modo, evitiamo l’esercizio abusivo della professione che fanno molte giovanissime, scegliendo di lasciare la scuola per dedicarsi a questa attività in modo improvvisato. E proprio per questo facciamo fatica a reperire personale specializzato. Su questo, siamo impegnati a livello europeo per raggiungere un certo numero di diplomati che abbia un’età sopra i 19 anni.