Gli architetti dicono no ad un nuovo condono

Una decisione “scellerata”, che rischia di compromettere il patrimonio paesaggistico e culturale italiano: così il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha accolto la decisione, da parte del Senato, di estendere il condono edilizio anche ad aree finora sottoposte a vincolo.

Non si tratta, inoltre, di un mero problema di scempio paesaggistico, perché spesso i condoni concessi con leggerezza mettono in pericolo la sicurezza dei cittadini.

Gli Architetti, a questo proposito, sono stati chiari, e vorrebbero al contrario, che si realizzasse “un vero e proprio progetto di salvaguardia ambientale e paesaggistica, basato sul principio imprescindibile che la cultura ed il paesaggio sono delle risorse fondamentali, anche di tipo economico, che vanno valorizzate attraverso progetti di sviluppo assolutamente non invasivi”.

Per questo, il Consiglio spera che il disegno di legge non diventi realtà e che Parlamento e Governo aprano gli occhi e boccino questa iniziativa, anche alla luce della politica intrapresa dai Ministri in fatto di legalità: estendere il condono anche alle aree protette, infatti, rappresenterebbe un clamoroso autogol.

Quello di cui il nostro Paese ha bisogno è di essere messo in sicurezza, tenuto conto della situazione di rischio sismico ed idrogeologico che riguarda gran parte delle nostre Regioni, per evitare ulteriori vittime e danni che, troppo spesso, si registrano”.

Vera MORETTI

Società tra professionisti: provvedimento sempre più necessario

I tempi lunghi, soprattutto quando si tratta di provvedimenti considerati urgenti, possono irritare, se non addirittura indisporre.

Questo è quanto ha evidenziato Leopoldo Freyrie a proposito del provvedimento riguardante le società tra professionisti, che dovrebbe coinvolgere anche il Consiglio nazionale degli architetti, del quale lui è presidente.

In particolare, il ritardo sembra in questo caso ingiustificato e ciò rischia di rappresentare un’occasione sfumata non solo per gli architetti, ma anche per la possibilità di organizzare gli studi in organismi interprofessionali, in grado dunque di rispondere in modo più efficiente alle richieste del mercato.
In un periodo di profonda crisi, infatti, saper fornire prestazioni professionali più articolate rappresenterebbe un vero e proprio valore aggiunto.

Freyrie, a questo proposito, ha dichiarato: “Occorre superare alcune incongruenze: l’obbligo di iscrizione, per le società multidisciplinari a un solo Ordine professionale, quello relativo all’attività prevalente della società finirà, ad esempio, per creare un pasticcio, in primis, sul fronte della individuazione della stessa attività prevalente e, conseguentemente, su quelli che riguardano la disciplina e i versamenti contributivi“.

Tra i provvedimenti dai quali non si può prescindere, inoltre, viene indicata la possibilità di istituire reti tra professionisti, opportunità già presente negli altri Paesi Ue.

Vera MORETTI