Bitcoin: continua la discesa dei prezzi. Avviata indagine per insider trading

Crolla ancora il valore del bitcoin, la criptovaluta più conosciuta al mondo e nel frattempo partono indagini della SEC per un possibile caso di insider trading.

Bitcoin: non si arresta il ribasso: sfiorati i 20.000 dollari

Ne avevamo precedentemente parlato nel mese di maggio, quando il valore del bitcoin scese sotto i 33.000 dollari e a poco più di un mese è doveroso registrare che il calo del valore del bitcoin non accenna a fermarsi e naturalmente non c’è neanche un lieve rialzo, anzi. Nella giornata del 16 giugno si registra un nuovo record con il raggiungimento della soglia psicologica di 20.000 dollari, registrando così una perdita superiore a un terzo in un mese.

Per capire la gravità della situazione basti pensare che un anno fa il valore del bitcoin ha raggiunto il suo massimo livello a 72.000 dollari. Chi ha comprato i bitcoin all’inizio della loro “uscita” sicuramente può ancora avere un guadagno, ma chi ha investito negli ultimi due anni può davvero avere perdite molto gravose. Naturalmente questo provoca ansia negli investitori, soprattutto i meno esperti che avevano creduto di poter facilmente diventare ricchi comprando una moneta alternativa. Non va meglio per le altre criptovalute meno famose rispetto al bitcoin ma che comunque hanno generato molto interesse da parte degli investitori. L’ansia a sua volta porta fretta nel liberarsi e di conseguenza una disponibilità notevole di bitcoin che porta nuovi ribassi. Come un cane che si morde la coda.

Elon Musk e Bill Gates: dichiarazioni che fanno oscillare il mercato delle criptovalute

Non ha aiutato la risalita delle criptovalute Elon Musk con le dichiarazioni dei mesi scorsi, quando ha affermato di voler permettere l’acquisto delle auto Tesla con criptovalute. D’altronde lui dichiara di detenerne migliaia e le persone sono molto attratte dal suo successo.  Naturalmente non tutti i “grandi” del mondo sono così magnanimi con il mondo delle criptovalute, ad esempio è di contrario avviso Bill Gates magnate di Microsoft, il quale dichiara che il fenomeno delle criptovalute è “basato al 100% sulla teoria degli sciocchi“. Sembra che proprio le dichiarazioni di questi due personaggi stiano contribuendo alle oscillazioni, chi non ha esperienza tende infatti ad affidarsi alle azioni compiute dai big.

A parte detrattori e sostenitori, le perdite con la moneta virtuale attualmente sono molte e ancora nessuno ha realmente capito i potenziali sviluppi futuri e molti potrebbero trovarsi con carta straccia.

Le perdite sulle criptovalute non riguardano solo il bitcoin, ma anche Ethereum e Terra-Luna che hanno ribassi più contenuti ma comunque importanti.

Un’ulteriore preoccupazione è data dal fatto che nei giorni passati quantità elevate di bitcoin sono state trasferite dagli investitori sulle piattaforme di trading, segno che c’è desiderio di vendere, questo naturalmente potrebbe portare a nuovi ribassi.

SEC: sono necessarie indagini per insider trading per exchange criptovalute e bitcoin

In questo panorama incerto si inseriscono due nuovi fatti, cioè l’aumento dei tassi di interesse da parte della FED ( corrispondente americano della nostra BCE). Il primo dal 1994 e pari a 0,75 punti, il secondo fatto è la notizia che la SEC, Securities and Exchange Commission , corrispondente alla nostra Consob, avrebbe intenzione di aprire un’indagine inerente proprio il bitcoin per insider trading.

L’insider trading è una pratica scorretta che consiste nel fatto che operatori del mercato, a conoscenza di informazioni non ancora rese note al pubblico, intervengono nel mercato con acquisti o vendite al fine di alterare l’andamento o comunque avere dei guadagni. In Italia, ma non solo, questa pratica costituisce reato. La notizia dell’indagine è dovuta al fatto che, secondo quanto ipotizza o sospetta la SEC, le aziende del settore non tutelino in modo adeguato gli investitori.

Le attività di indagine poste in essere riguardano diversi exchange (operatori di scambi) di criptovalute che, secondo secondo le evidenze che stanno emergendo, sembra non abbiano tutelato, attraverso la loro vigilanza in modo corretto gli investitori. Il caso su cui si stanno concentrando le attività investigative muovono da alcune accuse di insider per l’acquisto grandi quantità di token al fine di portare il prezzo degli stessi ad aumentare, ma questo prima di rendere noto al pubblico che i token sarebbero stati collocati sul mercato, andando così ad alterare le contrattazioni sul mercato.

Dalle notizie che emergono nelle ultime ore sembra anche che Gary Gensler, presidente della SEC, abbia invitato alcun exchange a effettuare la registrazione presso le autorità di regolamentazione per evitare di essere puniti per la vendita di token non registrati.

Fondi pensione PEPP: dall’Unione Europea un nuovo strumento previdenziale

Il nostro ordinamento tende a favorire forme di previdenza complementare, soprattutto in seguito all’introduzione di nuovi sistemi di calcolo della pensione che prevedono di fatto importi minori. Proprio in forza di tale principio, il Consiglio dei Ministri n° 76 ha approvato la bozza di decreto legge per il recepimento della direttiva UE n 1238 del 2019 che prevede l’introduzione del PEPP, cioè un fondo previdenziale a contribuzione volontaria. Ecco nel dettaglio cosa sono i Fondi pensione PEPP.

Cosa sono i fondi pensione PEPP e quali vantaggi portano?

I Fondi PEPP vanno ad arricchire il panorama dei fondi previdenziali a contribuzione volontaria disponibili per gli italiani. Si tratta di piani individuali che permettono di ottenere anche deduzioni fiscali fino a un importo massimo di 5.164,57 euro . Tra le peculiarità vi è però l’impossibilità di versare nel fondo PEPP il Trattamento di Fine Rapporto. Trattandosi di un prodotto paneuropeo è caratterizzato dalla portabilità, cioè la possibilità di avvalersene in tutti i Paesi dell’Unione Europea. Questa caratteristica rende i fondi PEPP particolarmente interessanti soprattutto per i giovani che stanno sperimentando negli ultimi anni la mobilità nel lavoro.

In secondo luogo può essere distribuito da un’ampia platea di soggetti come compagnie assicurative, banche, società di investimento, fondi pensione professionali, gestori patrimoniali).

Caratteristiche dei PEPP

In base allo schema di decreto legislativo adottato dopo aver sentito Consob, COVIP, IVASS e Banca d’Italia, sarà il COVIP a dover ricevere le domande per la registrazione dei Fondi PEPP. In pratica gli enti prima visti, ad esempio le compagnie di assicurazione, che vogliono creare un fondo PEPP dovranno rivolgersi al COVIP ( Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione), presentare il loro progetto e attendere l’autorizzazione. Una volta ottenuta, potranno “lanciare” il prodotto e quindi accogliere i clienti, cioè i soggetti interessati al piano di previdenza complementare PEPP. Sempre il Covip condurrà le attività di monitoraggio.

Saranno i fornitori dei servizi ( ad esempio banche e compagnie di assicurazione) a delineare, nell’ambito dello schema delineato nel decreto di attuazione, le peculiarità del Fondo. Questo potrà prevedere l’erogazione di rendite, l’erogazione del capitale in unica soluzione, il prelievo dei fondi in base alle necessità oppure un sistema misto che preveda tali diverse opzioni, ad esempio l’erogazione di una quota iniziale e poi una rendita mensile.

Vantaggi dei fondi pensione PEPP

Si è già detto che è possibile portare in deduzione i versamenti effettuati dai redditi fino a un massimo di 5.164,57 euro, inoltre il rendimento dei fondi pensione viene tassato con un’aliquota agevolata al 20%. Ricordiamo che l’aliquota base Irpef è al 23% mentre l’aliquota per le rendite finanziarie è al 26% ( fanno eccezione i titoli di Stato ed equiparati con tassazione al 12,50%).

Tra i vantaggi offerti dai fondi pensione PEPP vi è la possibilità per il titolare di chiedere un anticipo sulle somme, questo però solo in casi stabiliti e in particolare per:

  • spese sanitarie straordinarie e improvvise ( può essere chiesto in qualunque momento e l’importo massimo è il 75%);
  • acquisto della prima casa per sé o per i figli, ma in questo caso si può chiedere l’anticipo solo trascorsi 8 anni dall’adesione e sempre nel limite del 75% degli importi maturati;
  • per ulteriori esigenze, anche in questo caso solo dopo 8 anni dalla sottoscrizione e nel limite del 30%.

Si può procedere al versamento nel fondo PEPP anche dopo aver raggiunto l’età pensionabile, ma solo nel caso in cui al raggiungimento della stessa il fondo sia già aperto da un anno. Inoltre i pensionati che entro 5 anni raggiungeranno l’età per la pensione di vecchiaia prevista dal loro regime di appartenenza, potranno richiedere una rendita integrativa anticipata  (RITA) fino al raggiungimento di tale età. Per accedere a questo beneficio, utile ad esempio nel caso di perdita del lavoro, è necessario aver versato almeno 20 anni di contribuzione nella gestione di appartenenza.

Consob e Unioncamere uniti per accrescere la cultura finanziaria

E’ stato siglato un protocollo d’intesa che ha visto come firmatari Giuseppe Vegas, presidente di Consob, e Ivan Lo Bello, presidente di Unioncamere.
Obiettivo principale di questo accordo è quello, importante, di accrescere la cultura finanziaria di cittadini ed imprenditori, al fine di permettere loro di compiere scelte economiche che siano del tutto consapevoli e responsabili, proteggendosi così da rischi, sempre in agguato.

Ciò significa che Consob e Unioncamere si impegneranno già da ora a realizzare programmi di informazione e sensibilizzazione dedicati ai cittadini e agli imprenditori, ovviamente in accordo con le Camere di commercio italiane, ma anche con il coinvolgimento anche di altri soggetti pubblici e privati, delle Università e delle Associazioni dei consumatori.

Le iniziative che ne deriveranno avranno quindi come scopo primario quello di accrescere la conoscenza delle nozioni economico-finanziarie di base, ma non solo, perché si cercherà anche di favorire l’acquisizione di una maggiore consapevolezza dei diritti e delle responsabilità di cittadini e imprenditori e anche di diffondere l’utilizzo delle forme di tutela oggi disponibili, come ad esempio l’Arbitro per le controversie finanziarie, lo strumento istituito dalla Consob di risoluzione delle controversie tra investitori retail e intermediari.

Unioncamere fornirà il proprio supporto progettuale, tecnico, logistico ed organizzativo alla Consob, per la realizzazione delle iniziative di Educazione Finanziaria presso le sedi delle Camere di commercio locali, nell’ambito di lezioni frontali o webinar, incontri seminariali interattivi, convegni, tavole rotonde, workshop.

Vera MORETTI

Crowdfunding e impresa in Italia

Quando in Italia prende piede una nuova tendenza, specialmente se legata al web e specialmente se con un nome inglese, in molti si fanno prendere dalla smania della novità e cominciano a cavalcare la moda. Con il fenomeno del crowdfunding, per esempio, succede così.

Ricordiamo che con crowdfunding si indica una formula che, attraverso il web, consente di raccogliere piccoli finanziamenti da parte di soggetti potenzialmente sterminati, il cui totale consente poi a chi ne beneficia di realizzare progetti di varia natura (imprenditoriale, politica, sociale…), ricompensando i donatori con riconoscimenti vari, i più significativi dei quali sono parte dei profitti o azioni della società finanziata, qualora si tratti di progetti del cosiddetto equity crowdfunding.

La raccolta dei fondi sul web avviene attraverso apposite piattaforme cui aderiscono i soggetti che hanno progetti da finanziare in crowdfunding. Per fortuna, in Italia non è possibile svegliarsi al mattino e implementare una piattaforma a questo scopo; quelle che ci sono, e quelle che vorranno esserci, sono sottoposte a normativa Consob, la società che vigila sulle operazioni di Borsa.

C’è infatti in Consob un apposito registro nel quale, tra le altre cose, i soggetti che vogliono attivare piattaforme di crowdfunding devono certificare la propria affidabilità e la qualità del servizio da loro reso. Fanno parte di questo registro i soggetti che ne fanno richiesta (accettata…), le banche e le società di investimento (Sim).

Come si diceva, quindi, anche l’Italia sta scoprendo il fenomeno del crowdfunding anche se i numeri in gioco sono per forza di cose minori che in altre realtà mondiali. Un po’ per il fatto di essere arrivati dopo, un po’ per le dimensioni non esagerate dei progetti finanziati nel nostro Paese. Stando alle cifre attuali, negli ultimi 12 mesi le piattaforme nostrane hanno raccolto circa 11 milioni di euro su un totale di 23, a fronte degli 1,6 miliardi di dollari del Nord America.

Eppure, specialmente per le start-up innovative, le realtà maggiormente inclini a ricorrere al crowdfunding per il proprio finanziamento, l’occasione è di quelle ghiotte. A maggior ragione se si sceglie di utilizzare la formula dell’equity crowdfunding (di cui abbiamo detto sopra) anziché quelle più classiche del crowdfunding per prestito o per donazione.

Anche perché la normativa Consob che regola la prassi dell’equity crowfunding è decisamente all’avanguardia in Europa e nel mondo, essendo stata varata in anticipo persino rispetto a quella americana.

Inoltre, i margini di sviluppo dell’equity crowdfunding sono decisamente più ampi delle formule in prestito o donazione: basti pensare che, a livello globale, questo tipo di formula cuba circa 116 milioni di dollari (30% annuo), contro i 1,2 miliardi di dollari del crowdfunding su prestito (+111% annuo) e degli 1,4 miliardi di quello su donazione (+85%).

Il crowdfunding che spinge l’economia

Quanto abbiamo scritto nei giorni scorsi in merito all’equity crowdfunding, al peer-to-peer lending e al crescente interesse che riscuotono tra gli investitori istituzionali e i semplici “prestatori” di denaro non è un fatto isolato né casuale.

Si tratta infatti di tendenze che sono emerse anche il 29 e il 30 ottobre scorso durante la quarta conferenza annuale della Equity Crowdfunding Network Association (Ecn) tenutasi a Parigi.

All’appuntamento hanno partecipato decine di esperti di diversi Paesi Ue, membri della Commissione Ue e rappresentati di alcune delle più importanti authority europee di vigilanza sui mercati finanziare, tra cui l’italiana Consob. Al centro della due giorni, il futuro e gli sviluppi del mercato europeo del crowdfunding, con un particolare focus sulle normative e sulle leggi che disciplinano la materia, che sono in costante evoluzione.

Ciò che per noi è l’evidenza più interessante emersa dall’assemblea di Parigi è proprio l’interesse crescente e condiviso che suscitano l’equity crowdfunding e il peer-to-peer lending specialmente tra gli investitori professionali, tipicamente i venture capitalist, e gli investitori istituzionali come i grandi fondi privati e le banche.

Si tratta di realtà ampiamente strutturate per aderire a questo tipo di investimenti in crowdfunding, poiché hanno gli strumenti per valutare il bilanciamento tra rischio e opportunità di guadagno. Proprio per questo, dunque, se il loro applicarsi a questa nuova tipologia di investimento diventasse una costante per diversificare il loro portafoglio di business, è facile che l’imprenditoria innovativa e l’economia tutta ne avrebbero giovamento.

Proprio in questo senso vanno gli accordi già in essere tra alcune banche e le piattaforme di lending crowdfunding, in virtù dei quali gli istituti di credito che coinvestono nel crowd completano con un proprio intervento i finanziamenti versati alle Pmi o alle start-up. E spesso non si tratta di somme risibili, dato che la copertura data dalle banche può arrivare anche al 50% della somma totale.

Allo stesso modo, i player dell’equity crowdfunding possono contare su gruppi di venture capitalist e di investitori non istituzionali che, come nel caso delle banche, co-investono insieme agli investitori individuali.

Si tratta di sinergie importanti, che possono davvero aiutare le realtà operanti nel peer-to-peer lending e nel crowdfunding a dare un impulso significativo all’imprenditorialità che, sempre più spesso, è ricchissima di idee ma povera di mezzi.

Crowdfunding e peer-to-peer lending

All’interno dell’articolato mondo del crowdfunding c’è una realtà tutta particolare che, come è d’obbligo in questi casi, ha anch’essa un nome inglese. Si tratta del cosiddetto peer-to-peer lending che, a differenza del crowdfunding classico, è un’offerta di credito online diretta e senza intermediari.

Gli attori sono gli stessi del crowdfunding – imprese, persone o enti che vorrebbero ricevere finanziamenti e investitori interessati a darne – che si muovono però per contatto diretto. Una modalità di raccolta fondi che, nel 2014, ha fatto registrare uno scambio di risorse per 11 miliardi di dollari a livello globale, pari dunque a oltre il 60% del totale del crowdfunding mondiale.

Una crescita importante, visto che nel mondo i volumi del peer-to-peer lending sono più che raddoppiati rispetto al 2013, con casi come quello americano ed europeo (+140%) o quello asiatico (+300%) che impressionano. Per il 2015 si prevede che il peer-to-peer lending possa arrivare a toccare i 34 miliardi di dollari

E nel nostro Paese? Sul fenomeno ha provato a fare luce la ricerca “Peer-to-peer lending: mito o realtà?”, commissionata da CRIF a SDA Bocconi, la quale ha rilevato che, anche se il crowdfunding in Italia sta conoscendo uno sviluppo importante, la componente del peer-to-peer lending è ancora un po’ indietro, con un valore complessivo dei progetti finanziati di poco superiore a 23 milioni di euro.

Nello studio si rileva che, tra il 2007 e il 2014, i volumi del peer-to-peer lending sono aumentati di oltre 40 volte rispetto alla situazione del 2007, così come è cresciuta la percentuale di accettazione delle richieste, dal 10% al 15%.

Ma qual è, in Italia, il profilo del possibile utilizzatore del peer-to-peer lending? Lo studio ha provato a capire anche questo. Intanto, l’assenza di una piattaforma di intermediazione per la raccolta dei fondi fa sì che il grado di fiducia – di trust, come si dice – tra chi offre un progetto e chi è disposto a finanziarlo deve essere molto più alto del consueto. L’identikit del possibile utilizzatore è uomo, con grado di istruzione, alta propensione al rischio e scarso livello di fiducia verso il sistema delle banche.

Invece, il possibile finanziatore di progetti tramite peer-to-peer lending è sempre maschio ma di età medio-bassa, inserito in nuclei famigliari medio-ampi e con una minore propensione a investire se la persona in questione costituisce la fonte principale di reddito familiare. In sostanza, i figli sono più propensi dei padri a finanziare questi progetti.

Quello che è certo è che, anche in Italia, chi usa frequentemente il web ha meno problemi, almeno potenzialmente, ad accostarsi al peer-to-peer lending, specialmente coloro i quali acquistano o vendono frequentemente attraverso siti di e-commerce.

Nuovi principi di Revisione obbligatori dal 2015

Arrivano i nuovi principi di Revisione la cui adozione, a partire dalle revisioni legali dei bilanci 2015, sarà obbligatoria. Con la determina della Ragioneria generale dello Stato si chiude formalmente l’iter della loro elaborazione, affidata alla Consob e ad associazioni e ordini professionali, fino all’adozione dei principi di Revisione da parte della Commissione europea.

I nuovi principi di Revisione sostituiscono quelli attualmente in vigore e sono corredati da un’introduzione illustrativa e da un glossario dei termini. Sono costituiti da:

  • 33 principi di Revisione internazionali (ISA Italia). Si tratta della rielaborazione degli International Standards on Auditing (ISA), nella loro versione Clarified 2009, emanati dallo International Auditing and Assurance Standards Board (IAASB) di IFAC (International Federation of Accountants) e già tradotti e pubblicati in lingua italiana dal Consiglio nazionale dei commercialisti nel corso del 2010, con la collaborazione di Assirevi e Consob. La rielaborazione effettuata ora dagli Enti convenzionati è finalizzata ad integrare il contenuto degli standard internazionali ISA con considerazioni specifiche che ne supportino l’applicazione nell’ambito delle disposizioni normative e regolamentari dell’ordinamento italiano;
  • 2 principi di Revisione nazionali, predisposti al fine di adempiere a disposizioni normative e regolamentari dell’ordinamento italiano non previste dagli ISA ed aventi ad oggetto: le verifiche periodiche in materia di regolare tenuta della contabilità sociale; l’espressione, nell’ambito della relazione di revisione, del giudizio sulla coerenza delle informazioni contenute nella relazione sulla gestione e di alcune informazioni contenute nella relazione sul governo societario e gli assetti proprietari.

Gli Enti convenzionati hanno inoltre elaborato il Principio internazionale sul controllo della qualità (ISQC Italia) n. 1, “Controllo della qualità per i soggetti abilitati che svolgono revisioni contabili complete e limitate del bilancio, nonché altri incarichi finalizzati a fornire un livello di attendibilità ad un’informazione e servizi connessi”.

Esso rappresenta un corollario e un presupposto per la corretta applicazione dei principi di revisione. Anche tale principio, che contiene direttive e procedure relative all’organizzazione interna del revisore implementate e attuate per garantire la qualità del processo di revisione, è una rielaborazione, secondo i criteri sopra esposti, del corrispondente principio internazionale già tradotto dal Consiglio nazionale dei commercialisti.

A Firenze si parla di crowdfunding

Si svolgerà domani, 22 maggio 2013, a Firenze, un importante convegno rivolto alle pmi innovative che desiderano informarsi sul crowdfunding.
L’iniziativa è di Unioncamere, che ha organizzato l’incontro in collaborazione con le Camere di Commercio di Firenze, di Pistoia, di Prato e l’azienda speciale Metropoli.

Il convegno, dal titolo “Crowdfunding e start-up innovative”, si terrà presso la Sala Ghiberti dell’Opera del Duomo, e tratterà i principi base del crowdfunding, il sistema di finanziamento collettivo basato sulla collaborazione tra più finanziatori, impegnati a sostenere lo stesso progetto e a far decollare la medesima idea di business utilizzando le risorse della Rete.

Ci si soffermerà anche sulle novità introdotte in Italia per regolamentare l’equity crowdfunding, ovvero la raccolta da parte delle neo-imprese di capitali di rischio attraverso la Rete Internet, limitatamente alle start-up innovative come sono state definite dal decreto crescita-bis.

All’evento prenderà parte anche la Consob, che avrà l’incarico di definire le disposizioni attuative sulla raccolta di capitali di rischio da parte di start-up innovative attraverso portali on-line.

Vera MORETTI

L’idea di business si fa in… Com-Unity

Ne avevamo parlato qualche mese fa, anticipandone la nascita, all’interno dello speciale che Infoiva ha dedicato al fenomeno del crowdfunding. Ora, il portale Com-Unity (www.com-unity.it) è una realtà. La piattaforma di crowdfunding voluta da Banca Interprovinciale di Modena e da Studio SCOA di Bologna, ha infatti esordito sulla rete con la sua prima campagna, destinata al finanziamento di un progetto di ricerca dell’Istituto Tethys onlus, associazione che si occupa di studiare i cetacei che vivono nei nostri mari.

La presentazione di Com-Unity è avvenuta giovedì 21 marzo al museo Casa Enzo Ferrari di Modena davanti a oltre 150 persone tra giornalisti, istituzioni e operatori. Al termine dell’incontro il sito è stato messo online e nel giro di poche ore ha superato i 600 contatti e sono già sono stati già inviati diversi progetti all’attenzione del Comitato Etico, una delle novità di questa piattaforma assieme al business coach.

Con quest’operazione Banca Interprovinciale ha voluto dare una scossa a un mercato che risulta fermo, ponendo al centro di tutto l’idea e la capacità d’inventare di un territorio, quello emiliano, ma non solo, che in quanto a creatività non è secondo a nessuno. Banca Interprovinciale vuole aprirsi alle altre realtà presenti nella rete, collaborando con esse per creare un ecosistema in grado di dare una opportunità in più al Sistema Italia.

Il primo progetto presente sul portale, proposto dall’Istituto Tethys, vuole scoprire le abitudini alimentari delle balene presenti nel mediterraneo, in particolare nel Santuario Pelagos, un’area protetta tra l’Italia e la Francia. I dati raccolti serviranno a creare una solida base scientifica, in modo da dare a chi è preposto alla tutela e salvaguardia di questi animali informazioni accurate per poter agire nei migliore dei modi. Per sostenere questa campagna o le altre che saranno online, è sufficiente registrarsi sul sito di Com-Unity e avviare la procedura di donazione. Le somme donate, tramite carta di credito, saranno restituite ai donatori qualora la campagna da loro prescelta non dovesse raggiungere l’obiettivo preposto.

Finmeccanica: stretta sulle società di consulenza

Il Consiglio di Amministrazione di Finmeccanica ha deciso di implementare e rafforzare le normative interne al Gruppo sull’individuazione e contrattualizzazione dei rapporti che le società operative intrattengono con consulenti e promotori commerciali.

Si tratta di “normative basate su criteri di trasparenza, tracciabilità e verifica dei requisiti soggettivi di professionalità e onorabilità”.
Durante questi processi, la Capogruppo rivestirà un ruolo di coordinamento e controllo ancora più intenso.

Nel frattempo, i fondi Egerton hanno limato lo scoperto sul titolo Finmeccanica all’1,79% dal 2% precedente, dopo che i giorni scorsi Ako Capital aveva ridotto lo scoperto su Finmeccanica al 3,83% dal 3,94%.

Vera MORETTI