Aumentato a maggio il fabbisogno statale

Il ministero dell’Economia ha comunicato che a maggio si è assistito ad un peggioramento dell’andamento dei conti pubblici.
Il fabbisogno del settore statale, infatti, è salito a circa 8,8 miliardi, cifra ancora provvisoria ma che stride pesantemente contro i 4,329 miliardi dello stesso mese dell’anno scorso, pur confermando le previsioni annuali.

Il motivo di questo aumento esponenziale è dovuto, come ha spiegato anche il Tesoro, al pagamento di “maggiori interessi per circa 2,2 miliardi, dovuti a una diversa calendarizzazione delle scadenze, e a maggiori prelievi per 1,2 miliardi da parte degli enti soggetti al regime di tesoreria, i cui effetti sono già considerati nelle stime annue. Fra le altre poste che hanno determinato questo risultato si segnalano maggiori rimborsi fiscali e l’anticipo di alcuni pagamenti minori. Levoluzione nel mese delle entrate fiscali risulta in linea con le previsioni annuali“.

Vera MORETTI

Venerdì il Cdm approva il dl sulle liberalizzazioni

”Finora il governo ha agito sul numeratore della crisi: i conti pubblici. Oggi – si legge nella relazione di accompagnamento alla bozza di decreto sulle liberalizzazioni, – è il momento di intervenire sul denominatore: la crescita. Che certo non si costruisce in laboratorio. La garantiscono, la assicurano, la realizzano i cittadini e le imprese”.

La bozza di 44 articoli prevede l’abrogazione di ”tutte le tariffe professionali, sia minime sia massime”, lasciando ”libera la contrattazione tra il professionista e il cliente”.

Un riduzione dei prezzi dell’assicurazione auto, annunciata ufficialmente anche dal ministro dello Sviluppo Corrado Passera, arriverà grazie allo sconto che dovrà essere applicato in caso di installazione sulla macchina della scatola nera (obbligo che sarà ora previsto per legge di una prassi in molti casi già adottata dal mercato).

Secondo le prime anticipazioni, inoltre, l’attesa Autorità per i trasporti viene fusa con l’Autorità per l’energia, dando vita ad una nuova Autorità per le reti incaricata, tra l’altro, di risolvere la delicata questione taxi, che appare ancora aperta. Al momento il testo prevede che sia proprio l’Authority (cui spetterà, come spiegato da Passera, anche il compito di decidere sullo scorporo o meno di Rfi da Ferrovie dello Stato) a determinare l’incremento del numero delle licenze e i nuovi orari più flessibili.Per il settore benzina, invece, si conferma lo stop ai contratti in esclusiva per i gestori degli impianti, cui viene garantita anche la possibilità di vendere prodotti non oil.

Ma sul fronte energetico arriva una novità ancora più sostanziosa: la bozza prevede infatti anche la separazione di principio di Snam da Eni.

Fonte: confesercenti.it

Rete Imprese Italia: per sanare i conti pubblici serve il pareggio di bilancio

Secondo il presidente di Rete Imprese Italia Casartigiani, CNA, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) Ivan Malavasi è necessario un pareggio di bilancio per poter sanare i conti pubblici: “Il pareggio di bilancio è un obiettivo fondamentale per il nostro Paese ma, senza la crescita, rischia di non garantire un equilibrio stabile dei conti pubblici“. Il commento si riferisce alle decisioni prese dal Consiglio dei Ministri per arginare la crisi economica.

Per la crescita – ha sottolineato Malavasi – sono necessari interventi mirati e accompagnati da un alleggerimento della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese. Appesantimenti del prelievo rendono meno competitive le aziende e più debole il Paese. Non può essere dimenticato che le piccole imprese oggi sono sotto sforzo nei cambiamenti organizzativi, nella realizzazione di nuovi prodotti, nella ricerca di nuovi mercati. L’aumento della pressione fiscale rischia di compromettere questo impegno“.

La decisione di ridurre le risorse per gli enti locali è stata duramente criticata da Malavasi: “Questa scelta, senza una riduzione strutturale dei  costi, potrebbe portare a  nuove imposte. Al contrario è necessario proteggere dai tagli tutte le politiche di sviluppo per le imprese. Politiche e investimenti che rappresentano leve fondamentali per modernizzare il Paese e sostenere la crescita. Sono da evitare  in ogni caso anticipi di imposte, come l’IMU, che contribuiscono ad appesantire la pressione fiscale. I risparmi devono essere realizzati attraverso lo snellimento della macchina burocratica“.

Anche per quanto riguarda la proposta di revisione degli studi di settore il Presidente di Rete Imprese Italia ha sottolineato che “saranno fermamente contrastate modifiche non concordate con le parti sociali”.

Assemblea 2011 dei Commercialisti, Siciliotti fa il punto della situazione

In occasione dell’Assemblea 2011 dei Commercialisti, il presidente della categoria Claudio Siciliotti ha presentato una relazione a tutto campo. Alla conferenza hanno partecipato anche i ministri della Gioventù, Giorgia Meloni, quello della Giustizia, Angelino Alfano e quello del Lavoro, Maurizio Sacconi. Oltre a loro, sono intervenuti anche il sottosegretario all’economia, Luigi Casero, il responsabile economico del Partito democratico, Stefano Fassina, il presidente dell’API, Francesco Rutelli e il presidente del Consiglio della Giustizia Tributaria, Daniela Gobbi.

Siciliotti a favore della lotta all’evasione, ha presentato un pacchetto di proposte che va dalla richiesta di un riequilibrio della tassazione tra redditi patrimoniali e da lavoro a quella di rimodulare, ad invarianza di gettito, gli effetti distorsivi per le imprese prodotti dall’Irap; da una richiesta di drastica riduzione delle detrazioni, deduzioni, regimi impositivi speciali e sostitutivi a una di utilizzo di redditometro e spesometro che preveda però un mediatore terzo nel contraddittorio tra Entrate e contribuente al fine di porre ordine.  E’ stata inoltre proposta l’istituzione di una piattaforma informatica che agevoli i contribuenti e che permetta il tracciamento dei pagamenti. Proposte, secondo Siciliotti “utili per poter impostare una lotta all’evasione che sia davvero efficace ed equilibrata, senza oscillare perennemente tra ricette repressive e ricette permissive, a seconda della vicinanza o lontananza alle scadenze elettorali e agli elettorati di riferimento della maggioranza politica di turno“.

Per quanto riguarda la giustizia tributaria, secondo Siciliotti “Nel bilancio previsionale dello Stato per il 2010 le somme stanziate per fare accertamento, ossia per far fronte agli oneri di gestione dell’Agenzia delle entrate, ammontano a circa 2.865 milioni di euro e quelle per fare riscossione, ossia per compensi ad Equitalia, ammontano a circa 325 milioni di euro. Le somme stanziate invece per la giustizia, ossia per compensi ai giudici tributari e per il funzionamento delle commissioni, ammontano solo a circa 70 milioni di euro. Una sproporzione clamorosa che impedisce in partenza alla Giustizia tributaria di lavorare al meglio“. Serve una riforma che non può più essere procrastinata nel tempo, visti i problemi urgenti da risolvere.

La proposta di riforma dei commercialisti punta molto sulla formazione di una magistratura tributaria più professionale e competente. I commercialisti propongono quindi l’apertura ai giudici non togati dei percorsi di carriera specifici in materia tributaria, attribuendo, sia per i giudici togati che non, valore abilitante ai soli titoli comprovanti una competenza specifica nella materia tributaria, anziché, come accade attualmente, nelle materie giuridiche in generale.

Secondo Siciliotti, il prezioso lavoro di front office telematico svolto dagli studi professionali è di estrema importanza per la pubblica amministrazione. Questo lavoro si traduce in costi diretti di strumentazione e indiretti di tempo. Un lavoro remunerato in maniera irrisoria dallo Stato che dovrebbe essere rivalutato. E’ stato toccato in seguito il problema dei ritardi dei pagamenti della PA: lo scorso anno il ritardo dei pagamenti del settore pubblico italiano, rispetto ai tempi previsti da contratto, è stato in media di 86 giorni, quasi il triplo dei 30 registrati nel settore privato. Una situazione che danneggia le imprese italiane e che aggrava il lavoro dei commercialisti che merita di essere risolto al più presto.

A conclusione dell’intervento si è parlato di conti pubblici. Per il raggiungimento del pareggio di bilancio alla fine del 2014, ha sostenuto, ci vorrà una manovra di oltre 40 miliardi. “Tra le righe del Documento Economico Finanziario si legge che la correzione dei conti pubblici per il biennio 2013 – 2014 dovrà essere all’incirca di mezzo punto di PIL per ciascuno dei due anni. Tradotto in numeri, questo significherebbe una manovra su base biennale da circa 17 – 18 miliardi di euro, o “forse qualcosa di più”, come ha detto a voce il Ministro Tremonti in sede di presentazione del Documento Economico Finanziario alla Commissione Finanze della Camera. In verità, i numeri che emergono dallo stesso Documento Economico Finanziario lasciano trasparire che quel “qualcosa di più” dovrà essere “qualcosa più del doppio”, perché appare ineludibile, per raggiungere un simile obiettivo, una manovra biennale di oltre 40 miliardi di euro”.

Per il Fondo Monetario Internazionale i conti pubblici dell’Italia sono in regola

Il Fondo Monetario Internazionale, il maggior organo sovranazionale in tema di finanza ha dato l’approvazione ai conti pubblici italiani. Tra i Paesi del G7 l’Italia riesce a conquistare una medaglia di bronzo, prima di noi Germania e Canada. Secondo le previsioni l’indebitamento del nostro Paese si attesterà al 4,3% del Pil nel 2011, per poi scendere al 3,5% nel 2012 e al 3,3% tra due anni. La media delle economie avanzate nel frattempo passerà dal 7,1% di quest’anno al 5,2% del prossimo, fino al 4,1% del 2013. Quella del G7 chiuderà invece il 2011 all’8,6% per poi calare al 6,4% nel 2012 e al 5% nel 2013.

L’Italia aspira a portare il suo debito al 3% (unica in Europa a piazzarsi ottimamente è la Germania che auspica di portare tale percentuale all’1%; la Francia si fermerà al 4%, mentre Spagna e Gran Bretagna si dovranno accontentare del 5%). Per quanto riguarda il debito, il Fondo stima che quello italiano chiuderà il 2011 al 120,3% del Pil, per poi ridursi al 120% nel 2012 e calare gradualmente negli anni successivi fino al 118% del 2016.

Secondo il Fondo l’Italia dovrebbe riuscire a ottenere un avanzo primario già da quest’anno dello 0,2% per salire l’anno prossimo all’1,2%. In questo caso neanche la Germania farà meglio, con un rosso pari allo 0,3% nel 2011 e un avanzo dello 0,5% nel 2012.

Mirko Zago