Contratti di solidarietà: cosa sono e come funzionano

Soprattutto nelle aziende di dimensioni abbastanza grandi, il contatto di solidarietà è un argomento di cui spesso si parla. Si tratta di una particolare forma di ammortizzatore sociale, che presuppone un sacrificio da dividere tra gli operai e i lavoratori in egual misura. Utilizzato sovente da aziende in crisi e alcune volte da aziende che hanno nell’espansione il loro obbiettivo.

Meno ore di lavoro ma occupazione salvaguardata

Una azienda in crisi è la tipica azienda che apre ai contratti di solidarietà. Infatti una azienda in crisi prima di dichiarare bancarotta ha fondamentalmente due vie. La prima è la richiesta di aiuti allo Stato, con gli ammortizzatori sociali. Che però non possono essere certo perenni. La seconda è la via dei tagli di personale. Licenziamenti per giustificato motivo oggettivo, questa l’eventuale motivazione da addurre. Il contratto di solidarietà si inserisce come scialuppa di salvataggio. Riducendo l’orario di lavoro a tutti in modo tale da fare rimanere tutti al loro posto, senza tagli e penalizzando tutti.

Come funzionano i contratti di solidarietà e le differenze tra difesa ed espansione

A dire il vero c’è una formula di contratto di solidarietà, o meglio, un richiamo al contratto di solidarietà che non è collegato a crisi aziendali o a situazioni per forza critiche. C’è infatti il contratto di solidarietà espansivo. In questi casi le aziende che lo attivano lo fanno con l’intento di allargare l’organico dipendenti. Le riduzioni di orario che restano simili, non servono a preservare l’occupazione, ma ad implementarla.
Per fare in modo di assumere più dipendenti, si riduce l’orario a quelli già in forza. Questi ultimi poi hanno il vantaggio di un orario di lavoro e uno stress inferiore.

Cosa cambia sui contributi previdenziali

Per i datori di lavoro i versamenti contributivi obbligatori per i lavoratori sono inferiori. I contributi sono collegati allo stipendio che a sua volta è collegato all’orario di lavoro. Meno ore significa meno salario ma anche meno contributi versati. Al datore di lavoro quindi il vantaggio del pagare meno contributi durante i contratti di solidarietà. Naturalmente nei contratti di solidarietà difensivi. Che sono quelli che si attivano in attesa che passi il momento di crisi e che la produzione riprenda.

Cosa perdono o lavoratori durante il contratto di solidarietà

Durante l’applicazione di questi contratti di solidarietà, il datore di lavoro versa al lavoratore il cosiddetto trattamento di integrazione salariale. È il contributo che serve per tamponare la perdita di salario dovuta all’orario ridotto. L’Inps infatti erogherà l’80% delle perdite ai lavoratori interessati dai contratti di solidarietà, sempre per il tramite dei datori di lavoro.

Limiti e regole ai contratti di solidarietà

Va ricordato che le ore di lavoro tagliate non devono essere superiori al 60% di quelle ordinarie. Inoltre,  contratto di solidarietà non può essere attivato per in periodo superiore a 24 mesi in un quinquennio, anche discontinuamente. Limitazioni che vanno nella direzione di evitare le speculazioni da parte di aziende che possono usare questa soluzione per alleggerirsi il carico di spesa, senza passare da provvedimenti dal basso gradimento come lo sono i licenziamenti. Va anche detto che bisogna sempre passare da accordi coi sindacati per poter attivare il contratto di solidarietà. Infatti sono i rappresentanti dei lavoratori a dover accettare questa apertura da parte dell’azienda.

Le 10 novità del 2022 su lavoro, reddito di cittadinanza, pensioni e contributi

Lavoro, reddito di cittadinanza, contributi e riduzioni dei versamenti, pensioni, apprendistato, ammortizzatori sociali, riduzione dell’orario di lavoro, crisi aziendali e Cigs: ecco quali sono le novità che arriveranno con la legge di Bilancio e che saranno in vigore per tutto il 2020.

Reddito di cittadinanza: stretta sui rifiuti di lavoro e più controlli per i furbetti

La legge di Bilancio 2022 ha stanziato un miliardo di euro aggiuntivo per la misura del reddito di cittadinanza del prossimo anno. La dote complessiva andrà oltre gli 8,8 miliardi di euro. Ne beneficeranno 1,37 milioni di famiglie. Tra le novità della Manovra la stretta sui rifiuti delle offerte di lavoro: al primo rifiuto del fruitore scatterà una sottrazione di 5 euro al mese, al secondo il beneficio verrà revocato. La prima offerta può rientrare nel raggio di 80 km (oggi 100 km) dalla residenza del percettore del reddito di cittadinanza. La seconda offerta di lavoro può capitare ovunque, in tutta Italia. Ulteriore novità interessa la partecipazioni alle attività in presenza e ai colloqui. La partecipazione è su base mensile e se il beneficiario si assenta ingiustificatamente perde il sussidio. Più controlli sono previsti per i furbetti del reddito.

Per l’apprendistato arriva lo sgravio totale contributivo per le piccole e medie imprese

Tra le novità del lavoro, c’è quella dell’apprendistato formativo e dello sgravio totale dei contributi se svolto nelle piccole e medie imprese. Lo sgravio totale dei contributi alle Pmi fino a nove dipendenti verra riconosciuto per i contratti di apprendistato di primo livello relativi:

  • alla qualifica e al diploma professionale;
  • al diploma di istruzione secondaria superiore;
  • al certificato di specializzazione tecnica superiore.

Gli anni di sgravio totale dei contributi per le piccole e medie imprese saranno pari a tre. Negli anni successivi l’aliquota applicata è pari al 10%.

Cigs, per le crisi aziendali fino a 12 mesi in più

Per le crisi aziendali ci saranno 12 mesi in più di Cigs. In particolare, per i lavoratori che già si trovano in Cigs per processi di riorganizzazione o di crisi aziendali, scatterà il sostegno. Ne beneficeranno le imprese con oltre 15 dipendenti. Nei rapporti con i sindacati, le aziende dovranno definire i programmi volti alla rioccupazione oppure all’autoimpiego dei lavoratori in Cigs.

Con i contratti di espansione in pensione con 5 anni di anticipo

Confermato sia per il 2022 che per il 2023 il contratto di espansione che consente ai lavoratori di andare in pensione con cinque anni di anticipo. Dal 1° gennaio 2022 per l’accesso alla misura di scivolo pensionistico è necessario che l’impresa datrice di lavoro abbia almeno 50 addetti al suo interno, rispetto ai 100 previsti ad oggi. I lavoratori potranno ridurre i requisiti richiesti sia con obiettivo della pensione di vecchiaia (uscita a 62 anni anziché a 67 anni) o della pensione anticipata (uscita con almeno 37 anni e 10 mesi di contributi). Si potrà richiedere anche la riduzione dell’orario di lavoro fino a un massimo di 18 mesi utilizzando la Cigs.

Pensioni a 62 anni per le aziende in crisi: in attesa del decreto sulle modalità

In alternativa, le aziende in crisi potranno accedere al fondo messo a disposizione dal ministero per lo Sviluppo Economico (Mise) per l’uscita anticipata dei lavoratori a partire dai 62 anni di età. Il fondo avrà una dote di 150 milioni di euro per il prossimo anno, di 200 per il 2023 e di altrettanti per il 2024. Al momento è necessario attendere il decreto interministeriale dello Sviluppo Economico, dell’Economia e del Lavoro per conoscere le modalità di fruizione del fondo. Il provvedimento arriverà entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di Bilancio 2022.

Contratti di solidarietà, la riduzione dell’orario di lavoro sale all’80%

Sale fino all’80% la riduzione dell’orario di lavoro dei contratti di solidarietà. Si tratta di situazioni aziendali nelle quali si utilizzano i contratti di solidarietà per evitare gli esuberi del personale. Il minore impiego dei dipendenti attuale è del 60%, applicato all’orario giornaliero settimanale oppure mensile. Anche nel 2022 l’incremento all’80% di riduzione oraria dovrà essere confermato, come avviene attualmente, attraverso la contrattazione collettiva aziendale.

Ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori subordinati

Tra le novità previste per il 2022 c’è l’estensione degli ammortizzatori sociali alla globalità dei lavoratori subordinati. Saranno inclusi anche i lavoratori con un’anzianità ridotta di lavoro di trenta giorni, ma anche i lavoratori a domicilio e gli apprendisti. Il contributo salirà di importo a più o meno 1.200 euro mensili. Per la previdenza è prevista la contribuzione dello 0,90% della retribuzione (un terzo a carico del subordinato).

Aziende che delocalizzano, 90 giorni per la procedura di messa in sicurezza dei lavoratori

Per aziende che abbiano almeno 250 addetti arriva la procedura di 90 giorni per la delocalizzazione. Si tratta di chiusure anche di stabilimenti, di filiali, di uffici, di sedi, di reparti autonomi ubicate nel territorio italiano. Se il licenziamento coinvolge almeno 50 addetti, sarà necessario che l’azienda entro 60 giorni disponi un piano per gestire la crisi. Il piano deve essere inviato al ministero del Lavoro, alle regioni, all’Anpal e ai sindacati. Nei successivi 30 giorni enti e ministeri possono accettare il piano proposto dall’azienda. In caso di mancata presentazione del piano, all’azienda saranno comminate multe salate.

Riduzione dei contributi alle lavoratrici madri ed esonero giovani

In arrivo nel 2022 anche l’esonero dei contributi alle lavoratrici madri. La misura permetterà alle aziende dell’esonero del 50% dei versamenti contributivi previdenziali seguendo due regole:

  • la prima è la riduzione dei contributi della metà a decorrere dalla data del rientro della lavoratrice che ha utilizzato il congedo obbligatorio di maternità;
  • la seconda è la durata, fissata in un anno, delle decontribuzione, sempre a partire dal rientro della lavoratrice madre.

La legge di Bilancio conferma, anche per il 2022, l’esonero contributivo per le imprese che stabilizzano i giorni under 36. L’esonero avviene anche per la stabilizzazione con contratto di lavoro a tempo indeterminato dei lavoratori impiegati in aziende dove risulta attivo un tavolo negoziale di gestione della crisi aziendale. In quest’ultimo caso non vi è un limite di età.

Contributi ridotti anche per i redditi fino a 35 mila euro

La riduzione dei contributi interesserà anche i contributi delle imprese private per tutto il 2022. Lo sconto è dello 0,8% sulle 13 mensilità. Il massimo della retribuzione rientrante nello sconto è fissata a 2.692 euro mensili, corrispondenti a 35 mila euro all’anno lordi. La misura non verrà, tuttavia, applicata ai lavoratori domestici (colf, badanti, babysitter).