Contributo unificato 2022: cos’è e come funziona

L’ammontare delle tasse da versare per un procedimento civile è noto come contributo unificato. Andiamo, in questa rapida ma esaustiva guida, a vedere cosa c’è da sapere in merito a questo contributo, nel 2022 e nello specifico come esso funziona.

Contributo unificato: di cosa si tratta

Il contributo unificato è stato introdotto il 1° marzo 2002, con l’intenzione di semplificare il pagamento delle spese indispensabili per aprire una causa di tipo penale, civile, od anche amministrativa.

Precedentemente era necessario pagare alcune tipologie di tributi in modalità separata, invece allo stato attuale, queste sono state inglobate in un’unica tassa. Il tributo unificato al suo interno prevede:

  • le imposte di bollo da pagare sugli atti giudiziari;
  • diritti di cancelleria;
  • la tassa di iscrizione a ruolo;
  • i diritti di chiamata in causa dell’ufficiale giudiziario.

Va ricordato, che il contributo unificato va versato per ciascun grado di giudizio e il rispettivo costo cambia in base al valore della controversia.

Di norma, aumenta per ogni grado di giudizio, il suo costo.

Come deve essere pagato il contributo unificato 2022

E’ bene sapere che per il pagamento del contributo unificato, vi sono diverse modalità, sia telematiche che fisiche. Vediamo di seguito le opzioni:

  • si può pagare presso gli uffici postali con il bollettino postale, effettuando il versamento sul conto corrente dello Stato;
  • il pagamento può essere effettuato acquistandolo nelle tabaccherie sotto forma di valore bollato, od anche attraverso gli agenti di riscossione;
  • attraverso l’uso del modello F23 in banca;
  • con i sistemi di pagamento telematici PagoPa che permette ai cittadini e alle imprese di effettuare pagamenti digitali verso la pubblica amministrazione accedendo all’apposita sezione, quando il pagamento è collegato al deposito degli atti in modalità telematica;
  • previa pagamento telematico anche attraverso l’applicazione “processo tributario telematico”, in caso di pagamento durante l’operazione di costituzione in giudizio.

Cosa accade se non si paga il contributo?

Nella eventualità in cui il pagamento del contributo unificato venga omesso, oppure risulti insufficiente o non corrispondente alla causa avviata, si andrà incontro a delle sanzioni.

Il non pagamento del contributo unificato equivale al mancato pagamento delle tasse, infatti.

Se l’avvocato si dimentica del pagamento ci si troverà di fronte a un’irregolarità fiscale, la quale però non avrà ripercussioni sul piano giudiziario, non andando ad intaccare la causa, ma evolvendosi in contravvenzione.

In tal caso, dunque sarà necessario pagare il contributo unificato, e una maggiorazione che varia dal cento per cento al duecento per cento della maggiore imposta dovuta.

Va aggiunto che nell’importo iscritto al ruolo devono essere calcolati gli interessi al saggio legale, con inizio di decorso dalla data in cui è depositato l’atto a cui il pagamento si collega o l’integrazione del contributo.

Esenzioni dal contributo unificato, quali casi

Occorre sottolineare che vi sono casi di esenzione in merito al pagamento del contributo unificato.

Tra questi casi rientrano anche le situazioni in cui si può beneficiare del gratuito patrocinio.

Tra le casistiche in cui non si è tenuti al pagamento vi sono i ricorsi per violazione della ragionevole durata del processo, noti anche come ricorsi legge Pinto.

Si tratta di quei processi per controversie di previdenza e assistenza obbligatorie, od anche processi individuali di lavoro o concernenti rapporti di pubblico impiego.

Se un lavoratore dipendente di fatto vuole agire in tutela dei propri diritti, a causa del mancato pagamento dello stipendio, può fare causa al datore, rivolgendosi in modo gratuito al giudice del lavoro, a patto che il suo reddito complessivo compreso quello del coniuge, non superi i 34.481,46 euro annui.

Questo, dunque è quanto vi fosse di più utile ed esaustivo da sapere in merito al contributo unificato 2022, tra funzioni, esenzioni e modalità di pagamenti.

Contributo per genitori con figli con disabilità: via alle domande. Guida

L’INPS con il messaggio 471 del 2022, pubblicato il 31 gennaio 2022, rende noto che dal primo febbraio è possibile inoltrare le domande per ottenere il contributo per genitori con figli con disabilità che siano monoreddito oppure non abbiano reddito.

Contributo per genitori con figli con disabilità: dal 1° febbraio via libera alle domande

Il contributo per famiglie con disabili è previsto dall’articolo 1, commi 365 e 366, della legge 30 dicembre 2020, n. 178 (legge di Bilancio 2021) ed è rivolto ai nuclei familiari in cui sia presente una persona con una percentuale di invalidità riconosciuta almeno del 60%. Tale beneficio è rivolto però alle famiglie con disabili che si trovano in particolari condizioni di reddito, cioè con genitore disoccupato oppure famiglia monoreddito che percepisca un reddito inferiore a 8.145 euro annuali se lavoratore dipendente e 4.800 euro se autonomo. Viene naturalmente riconosciuto anche alle famiglie in cui sia presente un unico genitore.

Affinché si possa ottenere questo aiuto sono però necessari anche ulteriori requisiti, in particolare il genitore che presenta la domanda deve:

  • essere residente in Italia;
  • avere un ISEE di valore non superiore a 3.000 euro (abbiamo quindi il doppio requisito, reddito e ISEE);
  • avere uno o più figli a carico con una disabilità non inferiore al 60%. Si considera come figlio a carico colui che, se inferiore a 24 anni ha un reddito non superiore a 4.000 euro e se di età superiore a 24 anni ha un reddito non superiore a 2.840,51 euro. Ricordiamo che coloro che hanno ottenuto il riconoscimeto della disabilità possono comunque lavorare e di conseguenza avere un reddito.

A quanto ammonta il contributo per famiglie con disabili?

L’ammontare del contributo dipende dal numero di figli con disabilità presenti in famiglia. Nel caso in cui ci sia un solo figlio disabile l’importo è di 150 euro al mese. Se in famiglia ci sono due disabili l’importo è di 300 euro, per famiglie con più di due disabili, si potranno percepire 500 euro mensili.

Come si può notare la percentuale di disabilità che permette di maturare il diritto a percepire il contributo per genitori con figli con disabilità è del 60%, cioè molto più bassa rispetto a quella richiesta per poter accedere all’indennità di invalidità.

Questo beneficio può essere cumulato con altri strumenti del welfare, ad esempio è compatibile con la percezione del reddito di cittadinanza. Un altro dettaglio molto rilevante è dato dal fatto che le domande possono essere presentate dal primo febbraio 2022, ma in realtà il contributo per famiglie con disabili è previsto per il triennio 2021-2023, quindi una volta inoltrata la domanda, seguendo la procedura che a breve vedremo, si potranno ottenere anche gli arretrati del 2021 e dei primi mesi del 2022. Questa operazione può essere eseguita spuntando semplicemente la voce “Dichiaro di voler presentare domanda anche per l’anno 2021”.

Come inoltrare la domanda?

La prima cosa da fare è collegarsi al sito dell’INPS e accedere con le proprie credenziali, cioè SPID, CIE o CNS. A questo punto è necessario andare alla voce “Prestazioni e servizi”. Da qui si deve raggiungere la voce “Contributo genitori con figli con disabilità”. Per poter inoltrare a domanda è necessario inserire i dati del figlio disabile per il quale si chiede il contributo in favore di famiglie con disabili e monoreddito o monoparentale e il codice IBAN dove effettuare l’accredito. La domanda deve essere presentata una volta l’anno e quest’anno deve essere presentata anche per ricevere gli arretrati maturati dal 1° gennaio 2022.

La domanda può essere inoltrata anche attraverso i patronati, gli stessi entrano nella pagina INPS e possono accedere alla piattaforma per l’inoltro attraverso la voce “Portale dei Patronati” .

Una volta inoltrata la domanda, la ricevuta della stessa è disponibile alla voce “Ricevute e provvedimenti” con il relativo numero di protocollo. Si dovrà quindi attendere l’esito dell’istruttoria. L’INPS fa sapere che ci sarà una seconda comunicazioen avente ad oggetto le modalità di riscossione degli importi e degli arretrati.