Imprese artigiane: bilancio 2016 quasi positivo

Ora che il 2016 è stato archiviato, ed è possibile fare un bilancio della salute di cui godono le imprese artigiane, si può dire che, ahimè, non si può ancora parlare di ripresa vera e propria.
Al 31 dicembre 2016, infatti, le imprese artigiane registrate sono 1.342.389 con una dinamica demografica nell’anno data da 82.995 iscritte, pari ad un tasso di iscrizione del 6,1% e 98.806 cessate non d’ufficio, pari ad un tasso di cessazione del 7,3%.
La nati-mortalità di impresa determina un saldo negativo di 15.811 unità, equivalente ad un tasso di variazione del -1,2%, in leggero miglioramento rispetto al -1,4% del 2015 e che rappresenta la dinamica migliore degli ultimi cinque anni.

Si spera che quest’anno in corso vada ancora meglio, ma intanto non si può negare che le nuove imprese del settore hanno portato nuova linfa e contribuito alla crescita dell’occupazione. Se, infatti, si tiene conto dei 260 giorni dell’anno in cui è possibile registrare un’impresa, nel 2016 sono nate 319 imprese al giorno.

Per quanto riguarda la sopravvivenza di quelle già nate, il 50% delle imprese fondate nel 2010 sono ancora attive, con un notevole contributo alla crescita dell’occupazione, poiché se nel 2010 contavano 193.541 addetti, dopo quattro anni ne contano 341.375, con un incremento di 147.834 unità, pari al 76,4%, con una accentuazione (+100,6%) proprio nel settore manifatturiero, maggiormente esposto alla concorrenza internazionale.

La percentuale negativa deriva in particolare dai settori delle Costruzioni (-1,8%) e quello Manifatturiero (-1,5%), mentre i Servizi sono riusciti a contenere al minimo le perdite (-0,3%).

Nel dettaglio regionale, tutti i territori presentano una dinamica negativa, ma in dieci regioni si registra un miglioramento rispetto al calo osservato nel 2015. Flessioni meno intense ed inferiori al punto percentuale si rilevano per Trentino-Alto Adige con un tasso di variazione del -0,2%, Lombardia con il -0,7%, Calabria con il -0,8% e Liguria con il -0,8%. All’opposto tassi di variazione superiori alla media si osservano per Abruzzo (-2,1%), Marche (-2,0%), Molise (-1,9%) e Umbria (-1,8%).
Anche a livello provinciale è diffusa la selezione dell’artigianato, ma nel 56,2% delle province (59) si osserva una attenuazione della flessione registrata nel 2015 (era 52,4% un anno prima).

In controtendenza, con un tasso di variazione positivo, Milano che registra una crescita dell’artigianato del +0,4% e Bolzano con il +0,2% mentre a Imperia l’artigianato è stabile.
Le diminuzioni meno accentuate a Grosseto con il -0,1%, Trieste con il -0,2%, Matera, Reggio Calabria e Vibo Valentia tutte con il -0,3%, Caltanissetta e Prato entrambe con il -0,5%.
Di contro le diminuzioni più ampie si osservano a Chieti con il -2,9%, Ascoli Piceno con il -2,8%, Rieti, Isernia e Caserta tutte con il -2,6% e Rovigo con il -2,5%.

Vera MORETTI

Le costruzioni italiane vanno forti all’estero

Se le cifre e i trend delle costruzioni in Italia sono ormai un pianto greco, le imprese di casa nostra continuano ad andare forte all’estero.

È il quadro che emerge dal Rapporto Ance 2016 sulla presenza delle imprese italiane di costruzioni all’estero, che nel 2015 hanno aperto oltre 230 nuovi cantieri, per un totale di 17,2 miliardi di euro e un fatturato oltreconfine di 12 miliardi, +14,5% rispetto al 2015.

Le cifre elaborate dall’Ance sulle imprese di costruzioni italiane parlano anche di una crescita che si consolida per l’undicesimo anno consecutivo e che vede le aziende italiane delle costruzioni attive in 89 Paesi, con contratti di costruzione per oltre 87 miliardi di euro.

Il Rapporto Ance 2016 sottolinea anche la forte presenza delle imprese italiane di costruzioni nei mercati più sviluppati al mondo. Una presenza che, lo scorso anno, ha portato 7 miliardi di commesse acquisite in 21 Paesi Ocse, che rappresentano circa la metà del totale dei contratti sottoscritti nel 2015.

L’indagine Ance 2016 non manca di sottolineare come l’attività estera è ormai un business stabile e significativo per le imprese delle costruzioni. Di certo, l’intraprendenza e la caparbietà degli imprenditori gioca un ruolo fondamentale ma, ricorda l’Ance, molto di questo successo per le costruzioni made in Italy si deve all’intenso lavoro di diplomazia economica svolto da ministero degli Esteri, Mise, all’Agenzia Ice, Sace e Simest.

Non caso, la presentazione del Rapporto Ance 2016 è avvenuta nei giorni scorsi alla Farnesina congiuntamente con il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, presente il ministro Paolo Gentiloni, insieme al Direttore Generale per la Promozione del Sistema Paese della Farnesina, Vincenzo De Luca, e al Presidente del Comitato Estero e Vicepresidente Ance, Giandomenico Ghella.

Estate nera per le imprese

Il bimestre estivo è stato nero per le imprese, dal momento che, nei soli mesi di luglio ed agosto ben 41mila aziende hanno cessato la loro attività.
Ma, nonostante si tratti del dato peggiore da qui al 2009, sembra che il numero di imprese che aprono sia ancora superiore a quelle che chiudono.

Il bimestre appena trascorso, infatti, ha chiuso in positivo, con un +9.668 unità, che corrisponde a un tasso di crescita dello 0,16%, come è stato confermato anche da una rilevazione effettuata da Unioncamere sui dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio, elaborati da InfoCamere.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha commentato in negativo queste cifre: “La crisi sta progressivamente erodendo la capacità di resistenza di tantissime nostre imprese, anche se non spegne la voglia d’impresa di tanti italiani. L’elevato numero di cessazioni e, soprattutto, il rallentamento della dinamica espansiva registrato nelle regioni settentrionali nel periodo estivo, suona come un campanello d’allarme delle condizioni difficili in cui sta vivendo il Paese e dello stato d’animo di incertezza dei nostri imprenditori. In questo contesto, si rendono ancora più urgenti le misure per la crescita che il Governo ha in programma di attuare”.

Le aree maggiormente colpite dalla crisi sono state, negli ultimi due mesi, quelle più sviluppate, dal punto di vista produttivo.
Il Centro Nord, infatti, ha registrato tassi di crescita più contenuti rispetto all’anno scorso e la zona più “sofferente” è proprio il Nord-Est, dove la crisi si misura anche dall’indicatore della natività-mortalità, ora allo 0,07%.
La situazione non cambia di molto neppure al Nord-Ovest e al centro, dove il tasso di crescita nel bimestre è pari allo 0,11%, in riduzione rispetto al +0,17% e +0,25% del 2011.
In controtendenza solo il Mezzogiorno, dove l’indicatore della crescita (+0,28%) segna un aumento rispetto a quanto registrato nel bimestre estivo 2011.

Considerando le province, sono Napoli, Palermo, Aosta e Salerno ai vertici della classifica per tasso di crescita mentre, tranne Macerata ed Oristano, sono tutte al Nord le sedici province in cui le cessazioni arrivano a superare le iscrizioni, generando così un saldo negativo che, in valore assoluto, è massimo a Vicenza (-86 imprese).

Le nuove imprese, per fronteggiare la crisi, optano per una forma giuridica più strutturata: +0,42% l’incremento delle società di capitali (in diminuzione comunque rispetto a quanto registrato lo scorso anno), +0,52% le Altre forme giuridiche, in crescita invece al confronto con il 2011. Modesti i tassi di incremento delle Ditte individuali (+0,09%) e delle società di persone (0,05%).

Il settore che perde il maggior numero di imprese è l’agricoltura, anche se la riduzione maggiore, almeno per quanto riguarda il trend attuale, è quello manifatturiero.

Le costruzioni chiudono il bimestre in positivo, pur avendo subito un consistente rallentamento che ha portato a 83 nuove imprese, contro le quasi 2mila dello stesso bimestre dello scorso anno.

Risente della congiuntura negativa anche il settore dei servizi, finora l’unico a non aver risentito della crisi, anche se le nuove attività che riguardano attività professionali, scientifiche e tecniche sono state 736, contro le mille del 2012.

L’eccezione è rappresentata da Sanità e assistenza sociale, in cui il saldo di 201 unità corrisponde a un tasso di crescita dello 0,59%, in aumento rispetto allo 0,41% del bimestre luglio-agosto 2011.

Vera MORETTI

Imprese a terra? C’è chi ancora vuole investire

 

 

Saldo in attivo per le imprese italiane, da Nord a Sud dello stivale: le aziende che aprono i battenti superano ancora nel numero quelle che cessano l’attività. La conferma viene dal saldo del bimestre luglio-agosto: saldo positivo e pari a +9.668 unità, con un tasso di crescita dello 0,16%.

E la crisi? Se da un lato, secondo quanto emerge da una rilevazione di Unioncamere sui dati del Registro delle imprese delle Camere di Commercio, le iscrizioni sono state lievemente più numerose dello scorso anno (quasi 51mila a fronte di poco meno di 50mila di luglio-agosto 2011), dall’altro però hanno superato quota 41mila le cessazioni registrate nel bimestre estivo 2012, il dato peggiore dal 2009.

Bilancio positivo, ma l’ombra inquietante della crisi continua a oscurare le aziende italiane.

La crisi sta progressivamente erodendo la capacità di resistenza di tantissime nostre imprese – ha sottolineato Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, – anche se non spegne la voglia d’impresa di tanti italiani. L’elevato numero di cessazioni e il rallentamento della dinamica espansiva registrato nelle regioni settentrionali nel periodo estivo, suona come un campanello d’allarme delle condizioni difficili in cui sta vivendo il Paese e dello stato d’animo di incertezza dei nostri imprenditori”.

Ma qual è la mappa da Nord a Sud delle imprese che decidono di aprire?

Strano a dirsi, ma il rallentamento della crescita delle imprese ha colpito  le aree produttive maggiormente sviluppate: dal Centro-Nord, che presenta tassi di crescita più contenuti rispetto all’anno scorso, al Nord-Est la crisi sembra “raffreddare” l’anima imprenditoriale dei suoi abitanti. Anche se, va sottolineato, cresce l’indicatore della nati-mortalità di solo lo 0,07%, in contrazione dallo 0,18%  del 2011. Analoga sorte interessa Nord-Ovest e Centro, il cui tasso di crescita nel bimestre è pari allo 0,11%, in riduzione rispetto al +0,17% e +0,25% del 2011.

Segna un punto positivo invece il Mezzogiorno, dove l’indicatore della crescita (+0,28%) è in aumento rispetto a quanto registrato nel bimestre estivo 2011. A Napoli si contano addirittura quasi 2mila imprese in più rispetto a giugno 2011, mentre Palermo, Aosta e Salerno spiccano al vertice della classifica per tasso di crescita.  Maglia nera invece a Vicenza, con -86 imprese nel 2012, mentre in 16 province del Nord le cessazioni hanno superato le iscrizioni, generando così un saldo negativo.

Alla crisi le nuove imprese rispondono optando per una forma giuridica più strutturata: +0,42% l’incremento delle società di capitali, +0,52% le altre forme giuridiche, mentre modesti sono i tassi di incremento delle Ditte individuali (+0,09%) e delle società di persone (0,05%).

Dal punto di vista dei settori più svantaggiati, l’Agricoltura è in assoluto il settore che perde il maggior numero di imprese nel periodo (-416 imprese), mentre meno consistente è la riduzione che interessa il settore manifatturiero (-275 imprese). Saldo positivo ma in deciso rallentamento rispetto a luglio-agosto 2011 quello delle Costruzioni, settore che nel bimestre estivo 2012 aumenta di sole 83 unità, mentre frena la dinamica espansiva di tutti i settori dei servizi, in particolare delle Attività professionali, scientifiche e tecniche (736 le imprese nell’estate 2012 a fronte delle oltre 1000 registrate lo scorso anno). Fa eccezione la Sanità e assistenza sociale, in cui il saldo di 201 unità corrisponde a un tasso di crescita dello 0,59%, in aumento rispetto allo 0,41% del bimestre luglio-agosto 2011.

Alessia CASIRAGHI

Vicenza: missione del sistema camerale in India

La Camera di Commercio di Vicenza promuove la prima missione nazionale del sistema camerale del 2012 che si svolgerà in India dal 14 al 21 aprile 2012.

La missione ha quale soggetto camerale capofila Made in Vicenza, azienda speciale per l’internazionalizzazione dell’ente camerale.

I settori interessati dalla missione sono:
– Infrastrutture, Edilizia e Costruzioni
– Energie Rinnovabili e Ambiente
– Macchine utensili
– Tecnologie Agro Alimentari

L’iniziativa mira a sostenere le PMI italiane nella ricerca di nuove opportunità commerciali in India, facilitando il contatto tra operatori attraverso l’organizzazione di incontri d’affari e/o visite aziendali con potenziali controparti locali.

La missione prevede l’organizzazione di un’agenda personalizzata di incontri d’affari con imprese indiane individuate sulla base delle specifiche esigenze di ogni singola azienda partecipante.

Le adesioni devono essere effettuate entro il 15 marzo 2012.

Fonte: camcom.gov.it

Architetti e Stati Generali delle Costruzioni insieme

Il Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori – CNAPP ha deciso di aderire agli Stati Generali delle Costruzioni con l’obiettivo di dare il proprio contributo affinché le diverse componenti del Sistema Italia lavorino insieme “nell’intento comune di aiutare il Paese ad uscire dalla crisi e nella realizzazioni di progetti veri sui quali costruire il futuro delle nuove generazioni“.

Una novità importante per il mondo delle professioni: per la prima volta una categoria professionale si siede al tavolo di confronto con organizzazioni sindacali e associazioni delle imprese artigiane, delle cooperative e di tutta la filiera delle costruzioni. “Il momento di così grave crisi del settore – sottolinea in un comunicato il Consiglio Nazionale degli Architettirende sempre più necessaria la condivisione di strategie per il rilancio e lo sviluppo”.

Le difficoltà politiche e strutturali dell’Italia hanno reso immediato e necessario il confronto: “A causa delle prospettive incerte per il futuro è ormai ineludibile il confronto – sia pure nel rispetto delle singole specificità – tra le diverse componenti del sistema dell’edilizia, per identificare delle strategie finalizzate al miglioramento della qualità progettuale e costruttiva“.

A.C.

Persiste la crisi nel settore delle costruzioni

Nei giorni scorsi in occasione dell’incontro del Consiglio direttivo di Anaepa è stato presentato in anteprima il Rapporto annuale Confartigianato che contiene alcuni dati significativi del comparto delle costruzioni registrati nei primi mesi del 2011, a cura dell’Ufficio Studi Confederale.

Secondo lo studio nonostante la produzione abbia registrato una timida ripresa a marzo 2011, nel settore dell’edilizia persiste una crisi ormai triennale con una flessione dell’occupazione del 4,6% nell’ultimo biennio. La crisi colpisce in particolare le micro e piccole imprese incidendo pesantemente sull’allungamento dei tempi di pagamento dalla Pubblica Amministrazione, il triplo rispetto alla media europea, che nell’edilizia sono aumentati di 27 giorni, passando dai 90 di un anno fa ai 117 di oggi.

Il panorama del settore costruzioni presenta questa situazione:  nel 2009 le costruzioni hanno generato un valore aggiunto di 85.932,2 milioni di euro, pari al 6,3% del totale economia, nel 2010 contano 1.929.594 occupati. Le imprese artigiane registrate al primo trimestre 2011 sono 581.681 e gli occupati dell’artigianato nel 2008 sono 1.094.956.

Gli ingegneri lavorano tutti, ma pochi hanno il coraggio di mettersi in proprio

In Italia ci sono circa cinquecentomila ingegneri (di cui più di duecentomila sono iscritti all’Albo) e tutti – o quasi – possono dormire sonni tranquilli. Infatti secondo alcuni dati presentati dal Corriere della Sera, sembrerebbe che solo il 4% dei neolaureati in ingegneria resterebbe senza occupazione, ma se si tiene conto della negatività congiunturale dell’anno, la cifra è pari a zero.

Ma nonostante tutti siano pazzi per gli ingegneri, questi guadagnano ancora troppo poco e sono pochi quelli che trovano il coraggio per mettersi in proprio aprendosi una partita iva (soltanto circa il 18% ha una partita iva). Sono finiti i tempi in cui bastava aprire uno studio e aspettare che arrivassero i clienti. Specialmente al Sud dove gli ingegneri oggi si sentono ai margini della società e non adeguatamente valorizzati, perché in sovrabbondanza rispetto alle esigenze del territorio. E allora che fare? molti ingegneri del Sud-Italia, si trasferiscono al Nord dove scelgono un lavoro da dipendente in società o compagnie di costruzione (circa il 75% degli ingegneri ha un lavoro come dipendente).

Questa situazione comporta una remunerazione ancora troppo bassa per una professione che, sebbene basata su logiche imprenditoriali, conserva un intrinseco carattere intellettuale. Così oggi un giovane ingegnere al primo impiego riesce a guadagnare non più di 1.300 euro al mese, che dopo cinque anni si tramutano in appena 1.680 euro. Chi si accontenta resta in Italia, magari al Nord, e chi invece vuole provare a guadagnare di più, si sposta all’estero dove i livelli retributivi sono in media superiori del 25-30%.

Ma chi sono gli ingegneri a partita Iva?
Si tratta prevalente di ingegneri operanti nel settore delle costruzioni (circa il 90% degli ingegneri a partita Iva), organizzati perlopiù in piccoli studi singoli o associati (massimo cinque associati).

I grandi studi associati in Italia sono pochi, ma riescono comunque ad avere la meglio nei grandi appalti, riuscendo a ribassare anche di molto i costi delle performance lavorative. A discapito della qualità del lavoro complessivo. Secondo i colleghi piccoli professionisti.