Rete Imprese Italia: per sanare i conti pubblici serve il pareggio di bilancio

Secondo il presidente di Rete Imprese Italia Casartigiani, CNA, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti) Ivan Malavasi è necessario un pareggio di bilancio per poter sanare i conti pubblici: “Il pareggio di bilancio è un obiettivo fondamentale per il nostro Paese ma, senza la crescita, rischia di non garantire un equilibrio stabile dei conti pubblici“. Il commento si riferisce alle decisioni prese dal Consiglio dei Ministri per arginare la crisi economica.

Per la crescita – ha sottolineato Malavasi – sono necessari interventi mirati e accompagnati da un alleggerimento della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese. Appesantimenti del prelievo rendono meno competitive le aziende e più debole il Paese. Non può essere dimenticato che le piccole imprese oggi sono sotto sforzo nei cambiamenti organizzativi, nella realizzazione di nuovi prodotti, nella ricerca di nuovi mercati. L’aumento della pressione fiscale rischia di compromettere questo impegno“.

La decisione di ridurre le risorse per gli enti locali è stata duramente criticata da Malavasi: “Questa scelta, senza una riduzione strutturale dei  costi, potrebbe portare a  nuove imposte. Al contrario è necessario proteggere dai tagli tutte le politiche di sviluppo per le imprese. Politiche e investimenti che rappresentano leve fondamentali per modernizzare il Paese e sostenere la crescita. Sono da evitare  in ogni caso anticipi di imposte, come l’IMU, che contribuiscono ad appesantire la pressione fiscale. I risparmi devono essere realizzati attraverso lo snellimento della macchina burocratica“.

Anche per quanto riguarda la proposta di revisione degli studi di settore il Presidente di Rete Imprese Italia ha sottolineato che “saranno fermamente contrastate modifiche non concordate con le parti sociali”.

Ripresa del settore artigiano nel bergamasco

Le imprese artigiane di Bergamo hanno registrato timidi segnali di ripresa nell’anno: in netto calo le cessazioni. Secondo l’Associazione Artigiani di Bergamo nel secondo trimestre dell’anno il numero di nuove imprese ha superato nettamente quello delle aziende che hanno cessato l’attività.

Secondo i dati forniti da Movimprese al 30 giugno le nuove iscrizioni artigiane sono in crescita di 699 unità (+12,7% su base annua), a fronte di una decisa riduzione delle cessazioni (-11,9% tendenziale).

L’Associazione, che cita i dati di Movimprese, spiega come al 30 giugno le nuove iscrizioni artigiane sono in crescita di 699 unit (+12,7% su base annua), a fronte di una decisa riduzione delle cessazioni (-11,9% tendenziale). Risultano registrate 33.967 aziende artigiane, mentre lo stock delle imprese artigiane attive raggiunge le 33.884 unità, in crescita dello 0,3 per cento su base annua.

La provincia di Bergamo fa quindi registrare un saldo positivo tra nuove iscrizioni (1.862) e cessazioni (933) , a cui corrisponde un tasso di crescita trimestrale che sfiora l’1 per cento, il sesto più alto tra tutte le province d’Italia. Al termine del secondo trimestre del 2011 risultano registrate in provincia di Bergamo 96.049 imprese.

 

Donne: coraggio e voglia di intraprendere. Il 23,4% delle imprese italiane sono rosa

La voglia di fare non manca, le idee nemmeno e se l’occupazione è un problema e la crisi si fa ancora sentire, le donne italiane guardano con sempre più interesse alla via dell’impresa. E fanno da sole. Alla fine di marzo ai registri delle Camere di Commercio si sono contate 14.688 imprese femminili in più rispetto alla stessa data del 2010, un aumento che corrisponde ad una crescita relativa dell’1% su base annua, decisamente meglio della media del totale delle imprese cresciute, nello stesso periodo, dello 0,6%. La regione con il maggiore incremento di imprese rosa è stata la Toscana, regione leader in cui l’aumento di imprese rosa è stato doppio della media (+2%). Spirito imprenditoriale accentuato anche per le donne del Lazio (+1,9%) e della Puglia (+1,7%).

Un po’ più lenta la spinta che si registra nelle due regioni tradizionalmente più rosa d’Italia in termini assoluti: in Lombardia e Campania (dove hanno sede 340mila imprese femminili, un quarto del totale), la crescita si è fermata a +0,9% nel primo caso e a +0,5% nel secondo.

A sostenere la crescita dell’esercito rosa sono le forme d’impresa più strutturate, con le società di capitale che avanzano in media del 4,6% in dodici mesi (con le performance migliori al Sud) e le cooperative (+3,4%). Al disotto della media l’aumento delle imprese individuali (+0,7%) mentre in leggera riduzione le società di persone (-0,5%).

Ma in che settori investono le donne? I settori più attraenti per le neo-imprenditrici – in termini relativi – sembrano essere quelli dei servizi a persone e imprese, con in primo piano l’Istruzione (+5,9%), la Sanità e assistenza sociale (+4,9%), le Attività artistiche sportive e di intrattenimento (+3,3%) e Attività professionali scientifiche e tecniche (+3%). In valore assoluto, la crescita maggiore si è registrata nelle Attività dei servizi di alloggio e ristorazione (2.988 le imprese in più in dodici mesi) e nelle  Altre attività dei servizi (+2.403 unità). Unici settori  a registrare un decremento di imprese rosa sono stati l’ ‘Agricoltura, silvicoltura e pesca’  (-5.225 unità) e le ‘Attività manifatturiere’ (-591).

Alla fine di marzo, le imprese femminili fotografate dall’Osservatorio sull’Imprenditoria femminile di Unioncamere risultano pertanto essere il 23,4% del totale delle imprese esistenti.

fonte: Unioncamere

È tempo di previsioni: cosa ci aspetta nel 2011? Ecco a voi quelle di Unioncamere

Certo stiamo alla fine dell’anno ed in questo periodo si affollano in edicola ed in tv gli almanacchi astrologici per il nuovo anno. C’è chi preferisce Branko, chi Paolo Fox, chi Haruspex…. Noi preferiamo Unioncamere che assieme a Prometeia (il principale gruppo italiano per la consulenza e la ricerca economica e finanziaria attivo sull’intero territorio nazionale) ci fornisce una dettagliata previsione economica sul nostro Paese per il prossimo anno.

Secondo gli scenari elaborati, nel 2011 crescerà il Pil in Italia e ancora una volta a fare da traino c’è il Nord-Ovest che incrementerà il Pil dell’1,6%, contro una media nazionale prevista dell’1,3%.

Mentre nel 2010 il risveglio dalla crisi sembra aver interessato prima e con maggior intensità il Nord-Est (+1,8% l’aumento del Pil atteso per il 2010 a fronte di un incremento medio dell’1,2%), nel 2011 saranno infatti le regioni del Nord-Ovest quelle che, nel complesso, dovrebbero registrare le performance migliori, tallonate a brevissima distanza da quelle del Nord-Est (+1,5%).

La regione che dovrebbe crescere più delle altre pare debba essere la Lombardia, che dovrebbe arrivare ad un +1,8%, la seconda regione dovrebbe essere l’Emilia Romagna con l’+1,6%. Quindi, a pari merito, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia-Giulia, dove il Prodotto interno lordo dovrebbe crescere dell’1,5% nel 2011.

Decisamente più lenta la ripresa al Centro (+1,1%), dove solo le Marche potrebbero arrivare a superare, sebbene di poco, la media nazionale (+1,4%).

Passo lento e pesante, invece, quello del Mezzogiorno (+0,8%), con la Sicilia (+1,1%) che spinge più delle altre e la Campania (+0,5%) che invece fatica di più.

Ma come crescerà il Pil nel 2011? A spingere l’economia nostrana verso l’uscita dalla crisi saranno soprattutto le esportazioni, che, dopo il sensibile recupero atteso per quest’anno (+7,3% il dato stimato per il 2010), dovrebbero proseguire la loro corsa nel 2011, mantenendo un ritmo di crescita ancora consistente (+5,2%). Le attese migliori si confermano quelle del Nord-Ovest (+6,1%), seguite da quelle del Nord-Est (+5,7%). Più debole la dinamica, invece, del Centro (+3,8%) e del Sud (+2,6%).

Sarà la Lombardia a proseguire e irrobustire il percorso di recupero delle sue esportazioni rispetto al 2010: +7% l’aumento atteso nel 2011 dopo il 4,2% con il quale dovrebbe chiudersi il 2010. Alle spalle di questa regione e su valori superiori alla media nazionale si dovrebbero posizionare il Veneto (+6,3%), l’Emilia Romagna (+5,9%), la Calabria (+5,4%). Molise (0%) e Valle d’Aosta (+0,5%) mostreranno invece una sostanziale staticità.

A frenare un po’ la crescita però ci saranno i consumi interni che in tutte le ripartizioni dovrebbero registrare nel 2011 incrementi piuttosto modesti (+0,7% il dato medio). Sopra la media si dovrebbero collocare soprattutto le regioni del Centro (+0,9%), seguite da quelle del Nord-Est (+0,8%). Tra le regioni, gli andamenti migliori sono attesi in Trentino-Alto Adige, Lazio ed Umbria (+1,0%). Sul fronte opposto, la classifica regionale vede Sardegna, Molise e Abruzzo nelle posizioni di retroguardia (+0,3%).

Continueranno invece la salita già intrapresa quest’anno, gli investimenti fissi lordi (+2,5% atteso nel 2011), rafforzando così il recupero previsto per il 2010 (+2,2%). Più sensibile la propensione ad investire delle regioni del Nord (+2,7% in entrambe le ripartizioni) seguite da quelle del Centro (+2,5%). Sempre distaccato invece il Mezzogiorno (+2,0%). A livello territoriale, emerge lo sforzo dell’Emilia-Romagna (+3,0%), inseguita da vicino da Piemonte e Lombardia (+2,8%). Sul fronte opposto si collocano invece Molise (+1,5%) e Calabria (+1,6%).

Insomma, le previsioni per il 2011, dopo questi due anni terribili, sembrano riaccendere la luce sull’economia del nostro Paese. Noi, ottimisti di natura, siamo fiduciosi e restiamo a guardare ed ad incoraggiare la crescita. Avanti Italia, dalla crisi si può uscire!

Bologna mette la freccia e si prepara a sorpassare la crisi: cresce il Pil e cala la disoccupazione

Nei giorni scorsi vi avevamo raccontato del formidabile risultato conseguito nel corso dell’anno dalle imprese parmensi per quanto riguarda i dati relativi all’export, specie nel settore agro-alimentare. Oggi, vi proponiamo un altro importante dato sull’economia emiliana. Infatti non è solo Parma a crescere e sorprendere, ma anche Bologna, ce la sta mettendo tutta per lasciarsi alle spalle la crisi degli ultimi tempi. Infatti, secondo le rilevazioni effettuate dalla Camera di Commercio, il PIL del capoluogo emiliano punterebbe a chiudere il 2010 con una crescita del 2,1%: vale a dire il doppio dell’economia nazionale (+1,1%). Questo significa che il sistema produttivo locale ha dimostrato di avere la giusta solidità per fronteggiare la crisi.

La crescita dell’economia bolognese è ancora di più confermata se si va a dare un’occhiata ai dati relativi alle previsioni sul tasso di disoccupazione per il 2010: 4,9% contro il 6,2% della regione e il 9% della media italiana. A Bologna quindi potrebbe finalmente materializzarsi un’inversione di tendenza ed una ripresa del mercato del lavoro.

Tra i settori trainanti per l’economia bolognese un ruolo di primo piano lo ricopre senz’altro il settore manifatturiero, in cui le esportazioni sono cresciute del 4%, mentre produzioni, ordini e fatturato si riportano su valori positivi vicino al 3%.  In recupero anche il settore metalmeccanico che, duramente colpito dalla recessione, da aprile a giugno registra un incremento medio del 4%. Bene anche il comparto carta ed editoria, anche qui è stato fondamentale il peso dell’export. Ad oggi, l’unica nota stonata in questo contesto di ripresa, sembrerebbe essere l’artigianato manifatturiero, ad esclusione delle costruzioni, mentre il commercio al dettaglio risente pesantemente del calo dei consumi, per quanto, dall’inizio dell’anno si intravedano primi segnali di recupero. Ma si sa, se inizia l’economia riprende il ritmo giusto, dopo l’industria la risalita per l’artigianato ed il commercio al dettaglio è d’obbligo. Toccherà quindi solo pazientare ancora per qualche mese e poi tutta l’economia bolognese dovrebbe tornare a sorridere.

In crescita le imprese del settore manifatturiero.

L’Indice destagionalizzato Pmi (Purchasing Managers’ Index) Markit/Adaci, (un indicatore composito creato per fornire con un unico valore un’immagine dello stato di salute del settore manifatturiero), ha registrato a giugno il valore di 54,3, in salita da 54,0 di maggio, indicando un forte miglioramento delle condizioni operative in generale. I livelli della produzione del settore manifatturiero italiano sono aumentati a giugno per il nono mese consecutivo e con un tasso di espansione in accelerazione rispetto all’indagine di maggio.