La fiducia non basta, otto famiglie su dieci in difficoltà economiche

I dati dell’outlook Confcommercio-Censis sul primo semestre 2014 fotografano la triste realtà delle famiglie italiane: otto nuclei familiari su dieci vivono «una sensazione di precarietà e instabilità», solo una su cinque «ritiene invece di essere in una situazione di solidità». Nonostante «un leggero miglioramento del clima di fiducia», legato ad «ottimismo sulle riforme Renzi»: emerge che «ben il 66% del campione ritiene che il Governo sia in grado di far superare al paese la lunga fase di crisi economica».

«Il protrarsi della crisi , la mancanza di lavoro, il peso delle tasse», evidenziano i dati forniti dall’indagine Confcommercio-Censis su consumi e clima di fiducia per il primo semestre di quest’anno, «continuano ad alimentare lo stato di forte difficoltà in cui si trovano le famiglie italiane che, rispetto alla propria situazione economica e alla propria capacità di spesa, avvertono nella maggior parte dei casi – quasi l’80% – una sensazione di precarietà e instabilità».

Jacopo MARCHESANO

Bankitalia: entrate in crescita, debito in calo

 

Secondo gli ultimi dati forniti da Bankitalia nei primi sette mesi del 2013 le entrate sono state pari a 225,0 miliardi, in aumento dell’1,4% rispetto a quelle dello stesso periodo del 2012. Il debito delle amministrazioni pubbliche è diminuito a luglio di 2,3 miliardi rispetto al mese precedente risultando pari a 2.072,9 miliardi. ).

Sul fabbisogno ha inciso per 8,7 miliardi il sostegno ai paesi dell`area dell`euro in difficoltà (comprendente la quota di competenza dell’Italia dei prestiti erogati dall`European financial stability facility – Efsf – pari a 5,8 miliardi e il versamento effettuato in aprile della terza tranche per la sottoscrizione del capitale dell`European Stability Mechanism – Esm – per 2,9 miliardi). Tale sostegno complessivamente ha raggiunto 51,3 miliardi.

Crisi senza fine, le partite Iva in calo nel 2012

 

Nonostante le ultime dichiarazioni del ministro Saccomanni su una possibile ripresa nel secondo semestre dell’anno per l’economia italiana, rimangono negativi gran parte dei dati di riferimento. Negativo il trend delle nuove aperture di partita Iva in questi primi mesi del 2013 rispetto all’anno precedente. Secondo quanto comunicato dall’Osservatorio del Tesoro, nel mese di giugno sono state aperte 39.353 partite Iva, il 3,8% in meno rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, confermando la tendenza in atto nella prima parte del 2013 quando i valori tendenziali si sono mantenuti negativi con l’unica eccezione di aprile (+0,77%).

La maggior parte delle aperture di partite Iva riguarda le persone fisiche (29.082 casi pari al 74% del totale), comunque in calo del 4,5% rispetto all’anno scorso.
A conferma di una ripresa che stenta, la forte diminuzione delle società di persone (-22,8%) mentre crescono le società di capitali (+7,4% a quota 7.545 aperture).

Nel 36% dei casi le partite Iva vedono come titolari persone giovani, inferiori a 35 anni di età, ma in questa fascia si registra anche la contrazione percentuale più consistente (-6,8%) rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il settore più vivace si conferma ancora una volta il commercio, con il 24% delle nuove aperture totali, seguito dalle attività professionali (12,9%) e dall’edilizia (9,7%). Segnali poco incoraggianti che allontanano sempre di più il miraggio di un’imminente ripresa economica nel prossimi mesi.

 

JM

Istat: produzione industria sale mentre il Pil scende

 

Notizie in chiaroscuro per la situazione economica del nostra Paese, al rialzo della produzione industriale risponde l’ormai sistematico calo del prodotto interno lordo.

Dati incoraggianti, come detto, sul fronte della produzione industriale a giugno, che sale dello 0,3% rispetto al mese precedente: si tratta di un lieve aumento che segue il +0,1% di aprile. Rispetto a giugno 2012, il dato, però, resta comunque negativo, -2,1%.

Per quel che riguarda il Pil, il secondo trimestre del 2013 è l’ottavo consecutivo in cui si registra un calo del prodotto interno . Lo comunica l’Istat ricordando che un’analoga situazione non si è mai registrata dal primo trimestre 1990, segno evidente di una crisi che non sembra avere fine . L’istituto di statistica evidenza anche come tutti i settori economici che contribuiscono al Pil siano col segno meno: in particolare vanno giù agricoltura, industria e servizi.

Jacopo MARCHESANO