Bocca: “Non bastano 80 euro per combattere la crisi”

Come abbiamo specificato ieri, la crisi del commercio e del turismo continua ad attanagliare le aziende dei settori anche nei primi quattro mesi del 2014. Per quanto riguarda il turismo, un banco di prova di fondamentale importanza per l’imminente stagione estiva era rappresentato dall’appena trascorso ponte del 2 giugno che ha rispettato le previsione (nefaste) circolate nei giorni scorsi.

Secondo le previsioni dell’Istituto ACS Marketing Solutions la spesa media pro-capite, comprensiva di viaggio, alloggio, ristorazione e divertimenti, si sarebbe attestata sui 266 Euro di cui 236 Euro per chi è rimasto in Italia e 533 Euro per chi è andato oltre confine. Ciò avrebbe determinato un giro d’affari turistico di circa 1,5 miliardi di Euro, in netto calo rispetto agli anni scorsi.

“La speranza quindi che il bonus in busta paga di 80 euro, producesse un’immediata ripartenza dei consumi, non trova per il momento conferma nei fatti. Dobbiamo purtroppo ancora fare i conti con una crisi profonda – ha commentato a caldo il presidente della Federalberghi, Bernabò Bocca, alla lettura dei risultati – che continua ad incidere in maniera molto significativa sulle scelte economiche dei nostri connazionali e della quale non riusciamo ancora a vederne la via d’uscita, con un mercato che continua a mostrare un andamento a corrente alternata. La preoccupazione principale, a questo punto è rivolta allo stato di precarietà economica nella quale sempre più imprese del ricettivo si dibattono e che, se non dovesse rivelarsi più che positivo il trimestre estivo, rischierebbero di chiudere i battenti licenziando migliaia di lavoratori.

“Dopo l’annuncio una settimana or sono del Decreto Cultura e Turismo da parte dell’Esecutivo, -conclude Bocca- all’interno del quale sono state prefigurate forme di agevolazioni per la riqualificazione e la digitalizzazione delle aziende, è quanto mai necessario che le imprese, in debito di ossigeno a causa di un mercato interno da troppo tempo in stagnazione se non in contrazione, possano beneficiare di corsie preferenziali di finanziamento per accelerare quelle opere di ammodernamento strutturale comunque indispensabili per un rilancio complessivo dell’offerta turistica, anche in vista dei cospicui aumenti di turisti previsti, a detta di tutti gli osservatori, dal resto del mondo”.

Jacopo MARCHESANO

Turismo, vani gli sforzi regionali per la promozione

Un’analisi resa nota negli scorsi giorni da Confartigianato, avvalla di fatto la tesi già espressa e sostenuta  dall’ Associazione Italiana Confindustria Alberghi, ossia che la spesa regionale per la promozione turistica del nostro Paese ha mostrato tutti i suoi limiti.

A sostenerlo è Giorgio Palmucci il presidente dell’ associazione di cui sopra che ha dichiarato: “La promozione integrata della destinazione Italia è indispensabile per utilizzare con efficacia risorse pubbliche che le regioni destinano al turismo. Viviamo il paradosso di un Enit che potrebbe e dovrebbe promuovere efficacemente il nostro Paese sui mercati internazionali – forte di un marchio Italia riconosciuto e riconoscibile a livello internazionale – con risorse del tutto insufficienti, mentre le regioni spendono in promozione ben più dei paesi nostri principali competitor, ma generano ritorni bassissimi sul territorio. È una condizione – prosegue – che non possiamo più permetterci e che rischia di aggravarsi ulteriormente con quei comuni pensano di usare le risorse della tassa di soggiorno, in ulteriori attività di promozione in proprio. È necessario – conclude Palmucci – un coordinamento forte con una chiara distinzione di ruoli e funzioni, che eviti sprechi – non possiamo più permetterceli – e attivi a pieno quel potenziale di occupazione e ricchezza per Paese e territori che il turismo porta con sé”.

FR

L’Italia tornerà la numero uno nel turismo?

Nonostante l’estate sia cominciata da poco, c’è già chi si lecca le ferite: dati alla mano, infatti, anche il 2013 si sta profilando critico per quanto riguarda il settore del turismo.
E se gli stranieri, in giro per città, spiagge e montagne del Belpaese, sembrano sempre tanti, non sono ancora sufficienti per battere i più acerrimi concorrenti.

Se, infatti, fino agli Anni 80, era l’Italia il Paese più visitato del mondo, ora è solo quinto, superato soprattutto dalla Francia, ora prima in classifica.
Ma se i cugini d’oltralpe possono vantare città d’arte e paesaggi ameni quasi inimitabili, non si può dire lo stesso di Gran Bretagna e Germania, che non possono certo contare sulla ricchezza del nostro patrimonio culturale.

Ma tant’è. E i numeri, pur essendo dignitosi, non ci permettono di riprenderci uno scettro che spetterebbe a noi di diritto, considerando la moltitudine di proposte turistiche che l’Italia è in grado di offrire.
La presenza di turisti su territorio nazionale è in calo del 7%, e pari a 47,4 milioni di turisti stranieri (98 milioni se si aggiungono anche gli italiani), contro i 70 milioni della Francia.

Alla luce di questi risultati, Giorgio Squinzi ha dichiarato: “Il turismo deve essere trattato come una questione nazionale, una materia prima straordinaria da utilizzare per dare un contributo forte alla crescita del Paese“.
Così si è espresso il presidente di Confindustria durante la giornata dedicata alla rinascita competitiva del settore turistico, organizzata da Federturismo a Roma.

Ciò che Squinzi auspica è raddoppiare il contributo che il turismo dà al Pil (5,4% in via diretta e fino al 10% se si considera l’indotto): “Non è un sogno impossibile, ma un obiettivo raggiungibile“. Per far sì che ciò avvenga, occorrono interventi su più livelli: “Infrastrutture, trasporti, burocrazia, degrado del territorio, beni culturali“.

Renzo Iorio, presidente di Federturismo, ha aggiunto: “Serve innanzitutto la revisione del Titolo V della Costituzione. Le Regioni ora hanno troppi poteri e manca un progetto nazionale sul turismo“.
Per questo Federturismo, con un lavoro durato 15 settimane che ha coinvolto 350 imprenditori del settore, ha stilato un libro bianco sull’Italia turistica, che analizza i fattori che frenano la competitività e indica le possibili soluzioni per ridare slancio e crescita al settore e al Paese con ricette ad hoc per ogni territorio: “Uno strumento forte che va usato per pungolare i nostri interlocutori a livello locale“.

Una base di partenza, però, c’è, ed è quel piano strategico messo a punto dall’ex ministro del Turismo Piero Gnudi, e da prendere in considerazione, come ha dichiarato Marcella Panucci, direttore generale di Confindustria, la quale vede anche in Expo 2015 una grossa opportunità di crescita.

Un primo passo avanti verso un programma “non promozionale ma industriale”, come ribadito da Giorgio Squinzi, è il programma europeo Cosme, sulla competitività delle imprese che includerà per la prima volta dei fondi dedicati proprio alle imprese del turismo.

Vera MORETTI