Il Made in Italy sbarca a L’Avana?

E’ avvenuta in questi giorni una missione imprenditoriale a L’Avana, promossa dai Ministeri dello Sviluppo Economico e degli Affari Esteri per capire cosa può offrire Cuba alle imprese italiane che puntano all’internazionalizzazione e quali vantaggi può trarre il Made in Italy dall’approdo sul mercato cubano.

Secondo le stime dell’Associazione Bancaria Italiana ammontano ad oltre 473 milioni di euro i fondi stanziati dal sistema del credito per gli imprenditori italiani che intendono avviare processi di internazionalizzazione a Cuba.

I dati sono stati diffusi da Guido Rosa, presidente del Comitato Tecnico per l’internazionalizzazione ABI, durante il Forum economico Italia-Cuba tenutosi a L’Avana organizzata da Ice, Confindustria, ABI, Unioncamere e Conferenza delle Regioni.

Per l’occasione, erano presenti aziende italiane produttrici nei comparti:

  • meccanica agricola e trasformazione alimentare,
  • ambiente ed energie rinnovabili,
  • infrastrutture e costruzioni,
  • biomedicale,
  • turismo.

Del plafond complessivo messo a disposizione dalle banche italiane, finora sono stati utilizzati 168 milioni di euro, lasciando ampi margini per sostenere le imprese che vorranno affacciarsi su questo nuovo mercato.

Anche SACE era presente al forum, con una delegazione guidata dal presidente Giovanni Castellaneta, il quale ha confermato i benefici di un investimento sul mercato cubano, che potrebbe crescere in maniera esponenziale nei prossimi anni.

L’ufficio studi di SACE stima che, nel caso in cui il programma di riforme messo in atto da L’Avana riuscisse a compiersi appieno, le imprese italiane potrebbero beneficiare di un guadagno di nuovo export pari a 220 milioni di euro entro il 2019.

Nel frattempo, si terrà dall’1 al 7 novembre la FIHAV 2015, la Fiera internazionale de L’Avana. La manifestazione, giunta alla 33° edizione, si concentra su settori strategici per lo sviluppo economico e industriale del Paese, quali:

  • edilizia,
  • arredamento,
  • meccanica,
  • energie alternative,
  • beni di consumo,
  • abbigliamento,
  • prodotti per la casa,
  • prodotti alimentari.

Vera MORETTI

Tag: Made in Italy, Sace, Cuba,

Con il crowdfunding si gira il mondo (a piedi)

 

Lo abbiamo intercettato, zaino in spalla, con in mano un biglietto aereo per Cuba, obiettivo: mappare i sentieri dell’isola. Lui è Fabio Zaffagnini, fondatore di Trail Me Up, la start up nata con l’obiettivo di ‘mappare’ macchina fotografica alla mano e rendere fruibili online i percorsi accessibili solo a piedi. Una sorta di Streetview per appassionati di walking.

Una laurea in geologia all’Università di Bologna e la voglia di girare il mondo, beninteso: a piedi. Ma come trasformare una passione in un’idea di impresa? Grazie al crowdfunding, Fabio ci è riuscito: attraverso il portale Eppela, il progetto di social financing online, Trail Me up è diventata una realtà, una start up per chi non ha voglia di restare fermo. Anche se la strada da percorrere è ancora lunga, almeno in Italia.

Quando e come è nato Trail me up?
TMU è nato nel febbraio del 2011 di ritorno da un viaggio in Patagonia. Facendo vedere un po’ di foto agli amici, ho pensato che sarebbe stato bello se Google avesse esteso Streeview ai posti accessibili solo a piedi. Visto che a quel tempo non c’era niente di simile, ho deciso di farlo io insieme ad un amico informatico. Non avendo competenze né meccaniche, né elettroniche ho coinvolto, o meglio, sfinito un po’ di amici e conoscenti e dopo 5 mesi di lavoro abbiamo realizzato un prototipo di acquisizione di immagini a 360° montato su uno zaino. Siamo poi andati a fotografare alcuni parchi americani, poi qualche villaggio di tribu indigene in Etiopia e a febbraio del 2012 abbiamo pubblicato il primo sentiero in rete. Da lì poi abbiamo visitato altri posti in giro per il mondo ed il progetto ha iniziato a prendere forma.

Per il progetto vi siete ispirati al virtual photo walk?
Assolutamente no, ho scoperto da te della sua esistenza!

Come vi siete avvicinati al crowdfunding e come avete scoperto Eppela?
Una mia amica è riuscita a finanziare le riprese di un suo cortometraggio (“Quell’estate al mare”), ho contribuito e poi ho deciso di provare anch’io…a lei è andata alla stragrande, a noi pure! Sia in termini di denaro recuperato, che in termini di visibilità.

Oltre al crowdfunding, avevate tentano altre strade per cercare finanziamenti (bandi regionali, bandi start up..)?

Abbiamo organizzato una serata di raccolta fondi e vinto un bando Spinner 2013 ed uno Changemakers for Expo 2015.

Qual è attualmente il vostro modello di business?
Il progetto ha preso molte diramazioni. Attualmente, il sito www.trailmeup.com conta pochi sentieri fatti negli States, in Etiopia ed in Tanzania, ma molti altri stanno per essere pubblicati ed un sistema di reclutamento via web ci permetterà di continuare ad acquisirne (chiunque infatti può proporsi come fotografo mappatore, noi gli forniamo l’attrezzatura e lui /lei acquisisce le immagini per noi…alla fine è divertente andare in giro con il nostro zainetto!). Appena il sito avrà un numero di sentieri sufficientemente elevato e i volumi di traffico lo permetteranno, inizieremo a cercare sponsor legati alle attività outdoor, tour operators, enti parco, ecc…Parallelamente abbiamo deciso di estendere la tecnologia che crea la realtà virtuale a varie attività legate a turismo, cultura, divertimenti, industria..queste attività potranno promuovere le loro aree ed i loro spazi attraverso la nostra tecnologia. Stiamo inoltre lavorando, con enorme sforzo, ad un’estensione importante del progetto, che al momento non possiamo divulgare … dobbiamo ancora depositare un brevetto!

Trail Me Up ha anche un’anima umanitaria e ha scelto a sua volta il crowdfunding come forma di sostegno a progetti di sostegno?
TMU collabora con la O.N.G. CEFA. Abbiamo finora mappato e fotografato gratuitamente alcune aree dove opera questa organizzazione in modo tale da mostrare come e a chi sono stati devoluti i soldi raccolti con le donazioni.

Secondo voi, oggi esiste in Italia una cultura del crowdfunding? O siamo lontani anni luce rispetto ad altre Nazioni?
E’ difficile dirlo, nel nostro caso specifico le donazioni sono giunte in buona parte da amici e conoscenti…e questo mi fa pensare che la cultura del crowdfunding sia ancora un po’ indietro. La vedo comunque in forte ascesa.

Ultima domanda: quali sono i vostri progetti per il futuro?
Ci piacerebbe organizzare qualcosa di molto eclatante così da farci conoscere anche al di fuori dell’Italia. Cercheremo di sfruttare al meglio le risorse e le opportunità che Spinner e Changemakers ci stanno offrendo e ci concentreremo molto sul marketing ed il fund raising. Abbiamo insomma intenzione di lavorare sodo…ma anche di divertirci!

Alessia CASIRAGHI