Accesso ai dati sensibili da parte dei professionisti

Il Garante della Privacy, rinnovando le autorizzazioni al trattamento dei dati sensibili e giudiziari, ha autorizzato i liberi professionisti al trattamento di tali dati.
Le nuove autorizzazioni riguardano infatti tutti i liberi professionisti iscritti all’Albo, tranne quelli della sanità.
Per questi ultimi, infatti, rimane in vigore il precedente provvedimento autorizzativo.

Il provvedimento mira comunque a contenere al massimo il trattamento dei dati sensibili, inclusa l’esclusione quando l’attività può essere espletata anche con dati anonimi e non identificativi del soggetto-cliente.

Ma cosa si intende per dati sensibili? Sono da definirsi tali “i dati personali idonei a rivelare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche, l’adesione a partiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale, nonché i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale“.

Gli esercenti di professioni sanitarie e gli organismi sanitari pubblici “possono trattare i dati personali idonei a rivelare lo stato di salute anche senza il consenso dell’interessato se il trattamento riguarda dati e operazioni indispensabili per perseguire una finalità di tutela della salute o dell’incolumità fisica di un terzo o della collettività“.

Vera MORETTI

Tablet e smartphone mettono a rischio la sicurezza delle aziende

di Vera MORETTI

Dispositivi mobili aziendali: un bene o un male?
Una nuova ricerca internazionale condotta sui rischi della mobilità, infatti, sembra far emergere alcune problematiche, soprattutto per quanto riguarda sicurezza e policy aziendale, spesso sconosciute ai più.

Tra i 304 professionisti intervistati per la ricerca, ben il 92% considera tali dispositivi importanti per raggiungere gli obiettivi di business, ma, tra gli intervistati, l’88% ne riconosce la pericolosità, anche se solo il 34% utilizza policy rinforzate e il 17% mette in atto i controlli di sicurezza necessari per evitare questi rischi.

La contraddizione è palese, soprattutto considerando che, negli ultimi anni, l’IT si è molto dedicato alla sicurezza dei desktop, cercando di prevenire la perdita di dati via web o e-mail. Se non che, con l’avvento dei nuovi dispositivi mobili, che stanno sostituendo i notebook, non si stanno seguendo le stesse accortezze. E il rischio è grande, perché la perdita dei dati sensibili è molto più che una remota possibilità.

A confermarlo è una ricerca effettuata dal Ponemon Institute, i cui intervistati IT hanno dichiarato che il 63% delle violazioni si è verificato a causa di dispositivi mobili. Solo il 28% ha dichiarato che i computer dei dipendenti erano la causa.

Inoltre, ben il 75% degli interpellati ha dimostrato di essere al corrente che i dipendenti aggirano o disattivano le funzionalità di sicurezza, come le password e il blocco tasti, sui dispositivi aziendali e personali.
Ma, cosa ancora più importante, è che il 58% delle aziende coinvolte ha ammesso di aver subito una perdita di dati causata dall’uso non protetto dei dispositivi dei dipendenti, tra cui notebook, smartphone, device USB e tablet.
Il 45%, inoltre, ha riscontrato un incremento delle infezioni malware a causa dei dispositivi mobile non sicuri, utilizzati sul posto di lavoro.