Dagli ingegneri una scossa al ddl corruzione

Il ddl corruzione in questi giorni sta facendo un gran parlare di sé, soprattutto per i tira e molla e le strategie da prima repubblica che si stanno giocando intorno al suo testo. Intanto, la corruzione in Italia non si ferma, specialmente in un campo, quello dell’edilizia e delle grandi opere, nei quali gli ingegneri sono impegnati ogni giorno.

Proprio il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, a modo suo, fa capire al governo che la conversione in legge del ddl corruzione non è più rinviabile con un convegno il cui titolo parla chiaro: Open Government e Agenda Digitale: Trasparenza e Anticorruzione. Appuntamento per domani, 26 marzo, alle 16 nella Sala del Refettorio della Camera dei Deputati. Accreditamento obbligatorio cliccando qui.

Le parole chiave del convegno con il quale gli ingegneri, oltre a informare e sensibilizzare sulle tematiche in questione, cercheranno di dare una mossa al ddl corruzione sono sintetizzate negli obblighi per le amministrazioni: diritti per i cittadini; strumenti per il monitoraggio; sanzioni per gli inadempienti.

Con questo incontro – commenta il Presidente del CNI, Armando Zambranovogliamo ribadire il ruolo di vera e propria ‘sentinella della legalità’ che gli ingegneri italiani assumono oggi nel contesto nazionale. Intendiamo dare un forte segnale alla politica ed alla pubblica amministrazione, affinché trasparenza e rispetto delle leggi siano la bussola dell’agire nel rispetto della correttezza e della moralità. In questo senso le nuove tecnologie possono essere uno strumento essenziale per favorire la crescita della cultura della legalità nel nostro Paese”.

Critiche dei commercialisti al ddl corruzione

Il ddl corruzione attualmente in Commissione Giustizia al Senato sta avendo un iter molto travagliato e tempi di approvazione per la conversione in legge fin troppo lunghi, visto soprattutto quanto è sentito in Italia il problema corruzione.

Oltre alle tempistiche, però, il ddl corruzione presente dei gravi ed evidenti vizi di forma e di sostanza, almeno stando a quanto denunciano i commercialisti italiani per bocca del consigliere nazionale dell’Ordine delegata alla funzioni giudiziarie, Maria Luisa Campise: “L’emendamento governativo al disegno di legge Grasso sulla corruzione, presentato presso la commissione Giustizia del Senato e relativo ai beni confiscati e sequestrati alle mafie, è del tutto sbagliato. Lo dicemmo quando era stato inserito nel pacchetto giustizia dell’agosto 2014 e lo ripetiamo oggi: questa è una norma ‘ammazza amministratori giudiziari’, che disincentiva i professionisti ad avvicinarsi ad un ruolo e a una funzione così determinanti per una gestione realmente efficace dei beni sequestrati alla malavita”.

Nello specifico, quello che non lascia sereni i commercialisti è l’emendamento al ddl corruzione che, coordinando alcune disposizioni del Codice antimafia, introduce un comma che, puntando a garantire una rotazione degli incarichi, impedisce all’Amministratore giudiziario di gestire contemporaneamente più aziende sequestrate. “La nostra idea – aggiunge ancora Campiseè che una rotazione dei professionisti nella gestione dei compendi sequestrati debba essere ovviamente assicurata (ed in tal senso la previsione normativa già esiste), rimettendo però siffatta valutazione al magistrato che conferisce l’incarico”.

Una presa di posizione dura, alla quale Campise aggancia altre recriminazioni: “A questa norma si aggiunge purtroppo anche l’incredibile ritardo nell’attuazione dell’Albo e nell’emanazione del tariffario degli amministratori giudiziari”. Senza contare che l’emendamento al ddl corruzionedi fatto disincentiva qualificati professionisti a lavorare nel settore investendovi tempo, risorse umane e finanziarie”, dice ancora Campise.