Debiti Pa, ecco la guida alla certificazione dei crediti

 

A seguito degli impegni assunti nel Protocollo sottoscritto dal ministro Padoan, dalla Cassa Depositi e Prestiti e dai rappresentanti di regioni, province, comuni, imprese, ordini professionali, banche e chi più ne ha più ne metta, il Mef ha reso disponibile sul proprio sito (http://www.mef.gov.it/) una guida alla certificazione dei crediti, dal titolo Vademecum Breve guida alla certificazione dei crediti, affinché le imprese possano beneficiare, attraverso proprio la certificazione, della garanzia dello Stato.

Il processo di certificazione è totalmente gratuito (e ci mancherebbe anche…) ed è gestito tramite la piattaforma elettronica per la certificazione dei crediti predisposta dal Ministero dell’Economia e delle Finanze – Ragioneria Generale dello Stato e può essere presentata da chiunque vanti un credito nei confronti della Pa.

Nella malaugurata ipotesi che la Pa non provveda a rilasciare la certificazione entro 30 giorni, il creditore potrà rivolgersi all’Ufficio Centrale di Bilancio o alla Ragioneria Territoriale dello Stato, sempre tutto tramite web, per richiedere la nomina di un commissario ad acta che provvederà a rilasciare la certificazione.

A certificazione avvenuta, e in realtà è più semplice di quel che si pensi, il creditore ha tre opzioni: aspettare di essere pagato entro il termine stabilito; recarsi presso una banca o un intermediario abilitato ed effettuare la cessione, anche parziale, per chiedere un’anticipazione del credito o chiedere ad un Agente della riscossione o all’Agenzia delle Entrate la compensazione di tutto o di parte del credito certificato.

Jacopo MARCHESANO

 

Debiti Pa, è il momento della Cassa depositi e prestiti

 

La Cassa depositi e prestiti – la società per azioni finanziaria italiana, partecipata per il 80,1% dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, per il 18,4% da diverse fondazioni bancarie e il restante 1,5% in azioni proprie – ha ufficializzato il plafond da 10 miliardi di euro, finalizzato al saldo dei pagamenti dei debiti di parte corrente della pubblica amministrazione. Dopo la firma di una convenzione con l’Abi, l’Associazione bancaria italiana, la Cassa potrà acquisire i crediti dalle banche o dagli intermediari finanziari, ridefinendo in favore della Pubblica amministrazione termini e condizioni di pagamento dei debiti. Ed già un primo passo…

Inoltre, il plafond verrà inserito, insieme alle misure già varate in questi ultimi mesi nell’ambito del nuovo piano industriale varato dal Governo Letta, all’interno di una «Piattaforma Imprese» che racchiuderà i prodotti a sostegno dell’economia di Cdp dedicati a favorire l’accesso al credito delle pmi, mettendo a disposizione dell’economia italiana, attraverso il sistema bancario, ulteriori 5 miliardi.

Intanto, dopo il «pagheremo tutto entro fine settembre» di Renzi, anche Bruxelles sembrerebbe guardare con più ottimismo ai conti nostrani: «Con i rappresentanti europei stiamo registrando un dialogo costruttivo – hanno spiegato il sottosegretario agli Affari Europei Sandro Gozi e il commissario Ue all’Industria Ferdinando Nelli Feroci – soprattutto su come il governo sta affrontando e cercando di risolvere questo problema: ancora più che per ragioni giuridiche, riteniamo immorale non pagare i propri debiti alle imprese. E con la Commissione si è instaurato un confronto proficuo che lascia ben sperare sugli sviluppi della procedura d’infrazione».

Jacopo MARCHESANO

Debiti Pa, il malcontento esplode in Sicilia

 

Ormai da anni la Fondazione Art.4 è parte integrante della vita politica e sociale italiana. Richiamando il quarto articolo delle Costituzione, quello per cui ciascun cittadino ha diritto/dovere alla scelta del lavoro e allo sviluppo della propria professionalità per il benessere personale e sociale, l’associazione mette a disposizione le proprie competenze per consentire “ad un numero sempre maggiore di persone, di acquisire gli strumenti idonei a confrontarsi adeguatamente con la attuale società della conoscenza”.

Oggi la fondazione, attraverso il suo ideatore Nino Leanza, già vicepresidente della Regione Sicilia, ha espresso la propria opinione circa i debiti della Pubblica amministrazione: «Articolo 4 per primo oltre un anno fa lancio una mozione per sollecitare il saldo dei debiti nei confronti delle imprese. Ci siamo sempre impegnati per giungere all’approvazione del dl pagamenti, alla stipula del necessario mutuo, lavorando perché questo non comportasse un aumento della pressione fiscale ma si traducesse in una immissione di liquidità per dare respiro all’economia. Che ad oggi non sia stato erogato un solo euro è inaccettabile anche perché si rischia di vanificare tutto l’impegno fin qui profuso».

Dura presa di posizione anche di Confindustria Sicilia: «Il fatto che lo Stato non abbia ancora pagato un euro dei propri debiti mette a dura prova il sistema economico e sociale del Paese. Lo abbiamo detto e lo ribadiamo: avere la possibilità di rimettere liquidità in circolo e non farlo significa condannare in maniera deliberata le imprese, portandole al fallimento, e con esse i dipendenti che perdono il proprio posto di lavoro».

Jacopo MARCHESANO

Boccalini: “Debiti Pa? Azzerare e riscrivere le normative”

 

Come ricordavamo ieri, in una recente intervista al Corriere il premier Matteo Renzi è tornato ad affrontare il problema dei debiti della Pubblica amministrazione verso le imprese fornitrici, confermando la volontà del governo di porre rimedio al problema entro fine mese di settembre, spiegando anche che «la cifra totale da restituire sarà molto meno dei 60 miliardi fino ad ora presi a riferimento e sarà ricalcolata con esattezza entro i prossimi 10 giorni». In attesa di ulteriori sviluppi, oggi abbiamo incontrato Edoardo Boccalini, segretario nazionale INT,  già ascoltato a riguardo nel maggio scorso quando il Governo sembrava disposto a mettere a disposizione circa 1,8 miliardi di euro per i primi pagamenti.

Dott. Boccalini, a sentire il premier Renzi, entro il 21.9 i debiti della Pa dovrebbero, il condizionale è d’obbligo, essere saldati. Si tratta finalmente della tanto annunciata svolta buona?
Difficile dirlo adesso, visto il passato possiamo solo aspettare e sperare di poter dire “é stata la volta buona”. Nel frattempo, ma anche dopo, mi piacerebbe che la politica parlasse di tutte quelle imprese che per colpa di questa situazione sono fallite o sono state costrette a chiudere. E’ ora che ci si renda conto che dietro a quegli imprenditori che troppo spesso vengono considerati furbi e senza scrupoli, ci sono famiglie che hanno sofferto e che ancora stanno soffrendo. Non può essere che tutto venga sempre ricondotto ad un debitore e ad un creditore, dietro c’è un mondo del quale sistematicamente ci si dimentica e che causa gravi, gravissime situazioni e chi ne è responsabile per negligenza superficialità menefreghismo o interesse personale è giusto che paghi. E questo indipendentemente che si parli di pubblico o privato.

Come si possono cambiare le normative, da più parti definite complesse e farraginose, per evitare l’accumulo e i ritardi nei pagamenti dei debiti della Pa?
Per semplificare bisognerebbe azzerare tutto e riscrivere la normativa in modo semplicissimo, chiunque dovrebbe capire senza dubbi o equivoci. Non credo che il dover commissionare dei lavori e il doverli pagare debba comportare una complicazione tale da causare paura e incertezza da parte sia di soggetti pubblici sia privati. Si deve tornare alla certezza che si sta facendo la cosa giusta, non al perenne dubbio che ovviamente non può portare altro che ad uno sgravio o allontanamento di responsabilità. E nel caso qualche parametro dovesse essere superato si deve prevedere un meccanismo per il quale l’impresa committente non ne risenta minimamente non essendo la causa, le responsabilità andranno cercate e gestite all’interno della PA.

La quota d’interesse sul debito dovrebbe essere inferiore alle attese e il Governo dovrebbe ritrovarsi un “tesoretto” per guardare più serenamente al futuro...
Sarebbe triste pensare ad un Governo che guarda più serenamente al futuro per un tesoretto che deriva da differenti previsioni, queste situazione se mai si dovessero verificare dovrebbero avvantaggiare qualcosa di non previsto a vantaggio di tutta la collettività. Da questo momento basterebbe semplicemente rispettare le scadenze.

Jacopo MARCHESANO