Incontro tra Cup e ministero della PA

Si sono incontrati a Roma, a Palazzo Vidoni, Gianpiero D’Alia, il ministro della Pubblica Amministrazione, e Marina Calderone, presidente del Comitato Unitario Permanente degli Ordini e Collegi professionali (Cup).

Il ministro ha illustrato le norme inserite nel decreto per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione della Pubblica Amministrazione, in particolar modo il passaggio che ha confermato la non applicabilità della spending review agli Ordini e Collegi professionali.

Si è parlato anche del decreto Semplificazione PA, ora in discussione al Senato presso la Commissione Affari Costituzionali.
A questo proposito, D’Alia ha proposto, riconoscendo l’importante ruolo sussidiario offerto dai professionisti, la costituzione di un tavolo tecnico con i rappresentanti delle professioni per poter arricchire il testo con reali e concrete proposte di semplificazione.

Marina Calderone ha dato piena disponibilità alla partecipazione ai lavori del tavolo tecnico, al quale parteciperà una delegazione che possa rappresentare tutte le aree di competenza.
La presidente del Cup, inoltre, ha ringraziato il ministro per l’apporto fornito per l’esclusione degli Ordini professionali dalle norme di Spending Review, posizione rafforzata anche dalla recente sentenza della Corte di Giustizia Europea sulla non applicazione del codice appalti per il comparto.

Il ministro D’Alia ha infine auspicato una apertura immediata del tavolo tecnico sulla semplificazione, chiedendo l’apporto dei professionisti per valutare e monitorare le circolari di applicazione delle norme sulla P.a. inserite nel decreto del Fare.

Vera MORETTI

Le semplificazioni del Decreto del Fare per l’edilizia

 

La principale novità riguarda la possibilità di ristrutturare un edificio da riqualificare attraverso la demolizione e successiva ricostruzione anche con sagoma diversa dalla precedente cioè modificandone l’aspetto esterno (ad esempio con l’aggiunta di un piano e la contestuale riduzione della pianta)  senza la  necessità di ottenere il permesso di costruire o la denuncia di inizio attività (DIA), che era prevista in precedenza, a parte ovviamente gli edifici sottoposti a tutela storico-artistica o paesaggistica-ambientale.

Per quanto riguarda gli interventi assoggettati alla sola comunicazione di inizio , ad es. i lavori per modifiche interne in edifici adibiti ad esercizio di impresa, cade l’obbligo di avvalersi di un tecnico indipendente e potrà essere la stessa impresa a occuparsi della pratica, come già succede nell’edilizia residenziale.

Dl Fare 2, accesso facilitato al credito per le Pmi

 

Tra le nuove misure inserite dal ministero per lo Sviluppo economico nel Dl Fare 2, ci sarebbero l’accesso facilitato al credito delle piccole e medie imprese anche attraverso canali non bancari, aiutandole quindi ad emettere obbligazioni ed estendere le compensazioni sia tra debiti e crediti commerciali sia tra debiti e crediti fiscali.

Il provvedimento, che sarà presentato nel prossimo Consiglio dei ministri da Zanonato, conterrà anche disposizioni mirate a far scendere il prezzo dell’elettricità per famiglie e imprese e a promuovere progetti di innovazione industriale in sinergia con la Banca europea degli investimenti, a rivedere il Sistri.

Decreto Fare: le novità per i professionisti

Sono tante le novità dedicate ai professionisti contenute nel Decreto del Fare.
A suscitare polemiche e sospetti, da parte di alcune categorie che si erano sentite attaccate, erano stati molti emendamenti ma sembra che molte controversie siano state risolte.

I più combattivi si sono mostrati gli avvocati, che hanno anche manifestato con uno sciopero durato una settimana, soprattutto a causa della reintroduzione della conciliazione obbligatoria che, di fatto, sviliva in maniera determinante l’Avvocatura.
Questa procedura, infatti, prevede l’obbligo di assistenza legale per tutta la durata del procedimento, che varia molto da caso a caso ma, se si conclude al primo tentativo, non prevede alcuna remunerazione per gli organismi di mediazione.

Incassano inoltre, oltre alla revisione di un periodo di quattro anni di sperimentazione ma con una verifica sostanziale già dopo due anni, il vincolo di sottoscrizione da parte degli avvocati coinvolti nell’accordo se si intende dare all’intesa forza esecutiva. Cancellata del tutto la norma che concentrava solo in alcuni tribunali le controversie che vedono parti le imprese senza stabile organizzazione in Italia, il decreto propone una versione notevolmente annacquata anche della conciliazione giudiziale, possibile senza limiti di materia.

Ora il giudice può formulare una proposta transattiva, ma solo prima tenendo conto della natura del giudizio, del valore della controversia, della complessità delle questioni di diritto. Sparisce poi la possibilità per il giudice di valutare ai fini del giudizio l’ingiustificato rifiuto alla proposta del giudice.

Tra le discipline accolte positivamente dalla categoria, la possibilità di nomina non più per gli avvocati a riposo ma solo per quelli che hanno cessato la professione da non più di tre anni e l’estensione delle incompatibilità all’assistenza in giudizio anche ai soci dell’avvocato/giudice ausiliario.

Gli altri professionisti sono interessati da due principali novità. Quella che spicca è la proroga dell’assicurazione obbligatoria, che però solo le professioni sanitarie.
La scadenza del 15 agosto, come termine ultimo per attivare un’assicurazione, resta quindi valida; gli unici a non doverla rispettare sono: medici, infermieri, ostetriche, farmacisti e veterinari.

Un’altra importante novità è il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, esteso anche ai professionisti iscritti agli ordini e a quelli aderenti alle associazioni professionali iscritte nell’elenco tenuto dal ministero dello Sviluppo economico.

Vera MORETTI

Rete Imprese Italia contro il Decreto del Fare

Il Decreto del Fare sembra aver disatteso le aspettative di chi sperava in una svolta, soprattutto per le imprese.

Ivan Malavasi, presidente di Rete Imprese Italia, ha infatti denunciato il malcontento degli imprenditori, categoria che, per poter assistere ad una vera e propria ripresa, ha assolutamente bisogno di un’apertura al credito.

Per questo, le il Governo è chiamato a dimostrare coerenza con le esigenze del Paese, bisognoso di rimettersi in gioco e far riprendere al più presto il settore produttivo, in una grave situazione di stallo.

Per prima cosa, le imprese hanno chiesto a gran voce un provvedimento che possa alleggerire la burocrazia, ma anche l’abolizione della responsabilità solidale negli appalti, ma, per ora, hanno assistito all’introduzione di altri adempimenti, Durt in testa.

Malavasi ha inoltre ricordato: “Volevamo un potenziamento del Fondo centrale di garanzia e abbiamo ora uno stravolgimento delle finalità del Fondo stesso, piegato alle esigenze di banche e di grandi imprese. Reclamavamo l’esigenza di interventi volti a sburocratizzare la sicurezza sul lavoro e sono state introdotti invece ulteriori oneri e complicazioni, che non incidono sulla sicurezza sostanziale dei lavoratori e aggravano i costi per le imprese”.

La parola passa ora al Governo, dal quale si aspettano provvedimenti diversi rispetto a quelli emersi negli ultimi giorni, caratterizzati da maggior burocrazia e minori facilitazioni: “Il Parlamento sembra operare come se l’Italia non fosse un Paese in crisi che solo le imprese possono cercare di risollevare. Ci pensi il governo a rimettere il timone sulla giusta rotta”.

Vera MORETTI