Rate Equitalia: c’è la teoria ma manca la pratica

 

Quando si sente la parola Equitalia, si pensa sempre che porti guai, perché, quando si tratta di tasse, si teme sempre di non aver adempiuto a tutti i doveri o che qualche nodo venga sempre al pettine.
Per una volta che, invece, dal Decreto Fare era trapelata una buona notizia che riguardava la riscossione dei tributi, sembra che tutto si sia arenato.

Si tratta in concreto della possibilità, nei confronti di Equitalia, di dilazionare un debito con il Fisco in 10 anni (120 rate mensili, dalle precedenti 72) in caso di un peggioramento evidente delle condizioni economiche del debitori.
In più la rateazione non verrà sospesa prima che scattino almeno 8 rate non pagate dal precedente limite di 2.

Per ora si tratta di teoria, perchè dal punto di vista attuativo non è ancora accaduto nulla, anche se c’è da sperare.
Ecco quanto ha dichiarato Alberto Giorgetti, Sottosegretario all’Economia: “Sono in fase avanzata gli approfondimenti necessari alla stesura del provvedimento” mentre l’Agenzia delle Entrate ed Equitalia stanno collaborando con dipartimento delle Finanze e Ragioneria generale dello Stato per predisporre “una bozza di decreto che possa consentire, in un’architettura coerente con le altre disposizioni di settore, l’applicazione del nuovo meccanismo di rateazione nel più breve tempo possibile, al fine di tutelare i contribuenti in difficoltà“.

Vera MORETTI

Zanonato: “Taglio elettricità 3 mld per le imprese”

 

Parlando del decreto del fare 2 il ministro per lo Sviluppo Economico Zanonato ha confermato per la prossima settimana la riduzione del costo dell’energia per famiglie e imprese per tre miliardi, rimodulando il meccanismo di incentivazione alle rinnovabili. “Nel decreto del fare 2 ci saranno ulteriori iniziative” a favore delle imprese “a partire da significativa riduzione costo energia elettrica. Lavoriamo per allineare le condizioni di produzione a quelle di altri paesi europei. Siamo sicuri che le nostre aziende sono competitive. Ci sono segnali di ripresa. Nella prossima settimana si deciderà per abbassamento costo energia. Non è un miracolo ma rimoduliamo questo meccanismo per dare 3 mld a famiglie e imprese per riduzione costo energia elettrica”.

Il Governo impone il taglio degli stipendi ai manager Pa

 

Cattive notizie per i grandi manager Pa, la crisi forse, meglio tardi che mai, colpisce anche loro: è stato approvato dalla Commissione Affari costituzionali e bilancio del Senato il taglio del 25% degli stipendi delle Spa pubbliche, completando così l’esame del Dl del fare.

Tutti quelli che non rientrano già nel tetto introdotto con il decreto Salva-Italia (circa 300mila euro, il trattamento economico del primo presidente della Cassazione, non proprio una sciocchezza) al prossimo rinnovo si vedranno sforbiciare del 25% tutti i compensi, “a qualunque titolo determinati”. Si tratta dei manager delle società a controllo pubblico diretto o indiretto, quotate e non quotate in Borsa, come Eni, Enel, Finmeccanica, Poste e Ferrovie «che emettono esclusivamente strumenti finanziari, diversi dalle azioni, quotati nei mercati regolamentati».

Jacopo MARCHESANO

Ires estesa anche alle pmi energetiche

Le fonti rinnovabili sono state duramente colpite dal Decreto Fare, che porterà l’addizionale Ires a pesare pesantemente sulle pmi energetiche.
Come anche confermato dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, infatti, la Robin Tax è stata inserita nel Decreto Fare ed estesa alle piccole e medie imprese.

Si tratta sicuramente di un provvedimento che rischia di dare un duro colpo alle aziende che producono energia ma anche, più in generale, al mondo del fotovoltaico e delle fonti rinnovabili.

L’articolo 5 del Decreto Fare prevede che a pagare la tassa Ires siano anche i produttori di energia rinnovabile con un fatturato di almeno 3 milioni di euro annui (invece dei precedenti 10 milioni) e profitti di almeno 300mila euro lordi (invece di 3 milioni): “Al comma 16 dell’articolo 81 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, e successive modificazioni, le parole: volume di ricavi superiore a 10 milioni di euro e un reddito imponibile superiore a 1 milione di euro sono sostituite dalle seguenti: volume di ricavi superiore a 3 milioni di euro e un reddito imponibile superiore a 300 mila euro“.

Ora saranno molti gli impianti coinvolti in questo range, poiché vi rientreranno quelli a partire da 300 kW di potenza.

La tassa sarà pari al 10,3% per il 2013, per poi scendere al 6,5% nel 2014, producendo un gettito totale di 150 milioni di euro nel 2015, più altri 75 milioni nel 2016.

Vera MORETTI

All’Oua non piace il Decreto Fare

L’Organismo Unitario dell’Avvocatura, riunitasi in Giunta a Roma, ha redatto ed approvato una delibera che critica aspramente le norme della giustizia all’interno del Decreto Fare.

Le aspettative dell’OUA sono state fortemente deluse da decreto, che viene definito carente a causa di poca comunicazione e confronto con l’avvocatura.

Per questo, la Giunta dell’Oua ha deciso di chiedere al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano di non firmare il decreto, e di incontrare al più presto il ministro Cancellieri.
Nel frattempo, è stata fissata per domani, 25 giugno, un’Assemblea Nazionale Straordinaria dell’Avvocatura, invitando alla partecipazione il Cnf, le Unioni Regionali, gli Ordini territoriali e le Associazioni forensi.
Si tratterà di un’assise per promuovere le necessarie iniziative di protesta ma anche per presentare un pacchetto di proposte alternative.

Nicola Marino, presidente Oua, definito, “incomprensibile il ritorno all’obbligatorietà che nella sua esistenza ha dato risultati numerici insignificanti, invece che 1 milione di cause in meno, come annunciato da diversi ministri all’epoca, questo sistema nella sua applicazione concreta ne ha intercettato al massimo alcune decine di migliaia. Ma anche con esiti qualitativamente mediocri: di questa minoranza di cittadini che l’ha utilizzata, solo una parte ha raggiunto una conclusione positiva. Anche perché rimangono aperti diversi nodi come la dubbia qualità dei mediatori, nonché l’indipendenza e la terzietà degli organismi sorti sull’onda lunga dell’emersione di un nuovo e appetibile settore di mercato“.

Marino ha inoltre ritenuto “ingiustificato l’inserimento di questa norma in un decreto legge, mentre sarebbe stato più corretto un intervento condiviso e senza logiche emergenzialiste. È mancato del tutto il dialogo con l’avvocatura, che pur era stata incontrata qualche settimana fa, eludendo così la completa disponibilità degli avvocati italiani e le molte proposte avanzate anche in quella sede per una riforma complessiva del settore, al fine di raggiungere un miglior funzionamento della macchina giudiziaria“.

Anna Maria Cancellieri ha replicato spiegando che le scelte del Governo sono state fatte tenendo conto delle richieste dell’Unione Europea, ma questa risposta non ha convinto Marino: “Questo è un altro salto nel passato nel complesso rimane un sistema unico in Europa, dove, in generale, quando è prevista l’obbligatorietà è limitata a poche materie del contenzioso civile o di basso valore economico.
In questo senso, vogliamo ricordare un parere della Commissione Europea che poneva in evidenza l’incompatibilità tra obbligatorietà e onerosità. Infine la “nuova” norma ha solo piccole correzioni rispetto al passato, tra queste quella che va incontro alla richiesta delle compagnie assicurative che chiedevano l’esclusione dei sinistri stradali. E’ tutto da rifare! Altro tempo perso a scapito della nostra giustizia. Per tutte queste ragioni chiediamo al presidente Napolitano di non firmare il decreto legge
“.

Vera MORETTI

Il nuovo DURC del Decreto Fare

Tra le semplificazioni che sono state introdotte dal recente Decreto Fare, emanato la settimana scorsa dal Governo, alcune riguardano anche il Documento Unico di Regolarità Contributiva.

In particolare, la validità temporale del DURC è stata fissata a sei mesi, per i contratti pubblici di lavori, servizi e forniture.
Alla scadenza dei 180 giorni di validità, dunque, occorrerà chiederne uno nuovo, per il pagamento del saldo finale.

L’acquisizione del documento, da parte di stazioni appaltanti e degli altri enti aggiudicatori, avverrà per via telematica, alleggerendo le imprese dal peso burocratico dell’adempimento.
L’acquisizione d’ufficio del DURC riguarda sia gli accertamenti dei requisiti di ordine generale per l’affidamento di concessioni e appalti pubblici di lavori, forniture e servizi sia il pagamento delle prestazioni.

Il DURC deve essere dunque acquisito d’ufficio per via telematica per:

  • verifica della dichiarazione sostitutiva relativa al requisito del codice degli appalti pubblici (ossia per la verifica dell’assenza di violazioni gravi, definitivamente accertate, alle norme in materia di contributi previdenziali e assistenziali);
  • aggiudicazione definitiva del contratto pubblico;
  • stipula del contratto;
  • pagamento degli stati avanzamento lavori o delle prestazioni relative a servizi e forniture;
  • certificato di collaudo, il certificato di regolare esecuzione, il certificato di verifica di conformità, l’attestazione di regolare esecuzione, e il pagamento del saldo finale.

Grazie al supporto dei consulenti del lavoro gli adempimenti relativi al DURC diventeranno più semplici, con particolare riferimento ai DURC irregolari.
Questo perché, in caso di mancata regolarità contributiva, sarà compito dei consulenti del lavoro invitare le imprese a mettersi in regola.
Ciò significa che in caso di irregolarità, INPS, INAIL e Casse Edili prima di negare l’emissione o annullare il documento già rilasciato, contatteranno i professionisti tramite PEC, poi questi inoltreranno la richiesta di regolarizzazione entro 15 giorni alle imprese clienti.

Vera MORETTI

Le semplificazioni digitali del Decreto Fare

Tra le semplificazioni previste dal Decreto Fare, approvato in Consiglio dei Ministri lo scorso 15 giugno, ci sono alcune iniziative che riguardano Internet e l’Agenda Digitale.

Per quest’ultima, il Governo ha deciso di avvalersi di un Tavolo permanente, che sia composto da esperti e rappresentanti delle imprese e delle università.
Questo team sarà presieduto da Francesco Caio, nominato commissario per l’attuazione dell’Agenda Digitale.

Tra le novità che porteranno vantaggi ai cittadini c’è la possibilità di chiedere una casella di posta elettronica certificata nel momento in cui viene redatta la carta d’identità elettronica o il documento unificato. Così nascerà il Domicilio Digitale.

Il Decreto Fare prevede anche una razionalizzazione dei CED – Centri Elaborazione Dati – e stabilisce nuove scadenze per la presentazione del progetto Fascicolo Sanitario Elettronico da parte di Regioni e Province autonome.

Tra i provvedimenti previsti, inoltre, anche la liberalizzazione dell’accesso ad Internet, come già avviene in buona parte d’Europa.
La Wi-fi, dunque, sarà libera, ma rimarrà l’obbligo, da parte del gestore, di garantire la tracciabilità mediante l’identificativo del dispositivo utilizzato. L’offerta ad internet per il pubblico sarà libera e non richiederà più l’identificazione personale dell’utilizzatore.

A questo proposito, occorre però specificare che, in conseguenza dell’abrogazione del decreto Pisanu, la Wi-fi era già libera, ma il Governo ha voluto varare questa norma per fronteggiare i pericoli del terrorismo richiedendo l’identificazione univoca dell’utente.
E’ stato dunque ribadito che: ”l’offerta ad internet per il pubblico sarà libera e non richiederà più l’identificazione personale dell’utilizzatore”.
Risulta però ancora obbligatorio garantire la tracciabilità del dispositivo, operazione possibile ad esempio con l’invio all’utente di un SMS contenente un codice di accesso.

Il documento presentato dal ministro per lo sviluppo economico dovrebbe anche far chiarezza sui requisiti necessari per l’installazione di router o altri apparecchi.
L’attuazione della direttiva 2008/63/CE aveva infatti suscitato molte polemiche, poiché in quel contesto si stabiliva l’obbligo di una certificazione da parte dell’operatore che effettuava l’installazione di un router o altri dispositivi simili.

La controversia parrebbe risolta leggendo l’affermazione contenuta nel testo della normativa: “E’ stata inoltre prevista la liberalizzazione dell’accesso ad Internet, come avviene in molti Paesi europei”.

Vera MORETTI