Farmacie: pronta serrata per il 26 luglio

Pronti a calare la serranda in segno di protesta contro i nuovi tagli decretati dalla spending review. I farmacisti si preparano a scioperare il prossimo 26 luglio come annunciato da Annarosa Racca, Presidente di Federfarma. “I tagli previsti sono insopportabili e vanno al di là della possibilità che ha una farmacia del servizio sanitario nazionale di rimanere aperta” ha sentenziato la Racca  “se le cose non cambiano, siamo pronti ad altre giornate di protesta da parte delle farmacie, con la conseguenza che la gente potrà rimanere senza i farmaci necessari”.

“Non si possono fare continuamente provvedimenti sulle farmacie – ha continuato la Racca – i tagli previsti dal decreto, 40 mila euro a farmacia circa, è il costo per dipendente” tenendo ad aggiungere “se poi calcolate l’abbassamento del tetto dal 13.3 all’11.5. Che vuol dire? Che a ottobre finiranno i soldi. E poi che si farà? Spiegatemelo. Finirà che la gente potrà rimanere senza i farmaci necessari”.

Quello che le farmacie chiedono a gran voce è “un nuovo sistema di remunerazione“, rifiutando apertamente il nuovo decreto di revisione della spesa e criticando duramente le scelte del Governo Monti.

Nel frattempo, il bilancio annunciato dal ministro della Sanità, Renato Balduzzi, sui tagli a ospedali e sanità pubblica non fa altro che accrescere il sentore di allarme sociale : “I posti letto pubblici diminuiranno di circa 7 000 unità dal 2013” come conseguenza di tagli “per un totale di 7,9 miliardi sommando gli effetti della spending review a quelli della manovra estiva 2011”. A conti fatti parliamo di 4,3 miliardi in meno nel 2013, 2,7 in meno per il 2014 e 900 milioni per quest’anno.  Cifre da cardiopalma.

Alessia CASIRAGHI

 

ACE: cos’è e come si calcola

di Vera MORETTI

L’articolo 1 del Decreto Monti prevede, tra le altre cose, un’agevolazione fiscale che intende premiare gli imprenditori “virtuosi” e la capitalizzazione dell’azienda in proprio.
Tale agevolazione si chiama ACE, ovvero aiuto alla crescita economica, ed introduce la deducibilità dall’imponibile di parte dell’incremento di capitale proprio dell’impresa (calcolato rispetto al patrimonio netto alla chiusura dell’esercizio in corso al 31 dicembre 2010) moltiplicato per un coefficiente fissato annualmente dal governo.

Si tratta di una norma retroattiva, poiché si applica sulle ricapitalizzazioni realizzate nell’anno passato, ed è destinata a società di capitali, cooperative, enti commerciali, società che, pur non essendo residenti in Italia, hanno nel Belpaese la propria organizzazione. Sono comprese, inoltre, anche società di persone ed imprenditori individuali la cui contabilità sia ordinaria, ma per quest’ultima categoria occorre attendere un decreto specifico sulle modalità di calcolo, anche se non saranno molto differenti.

Per quanto riguarda le imprese soggette a IRES, il premio fiscale è dello 0,825% nel primo anno di applicazione e la deduzione si ripete negli anni successivi con una moltiplicazione del premio in caso di ulteriori incrementi di capitale.
Questa agevolazione è stata introdotta al fine di rafforzare il patrimonio delle imprese italiane con capitale netto cresciuto, nel triennio 2007-2010, più del 15%.

Con questo provvedimento, dunque, si mira a detassare le ricapitalizzazioni in una misura pari ad una percentuale di interesse simile a quella del mercato finanziario “per equiparare la deducibilità degli oneri finanziari di chi utilizza i prestiti con quella di chi si autofinanzia, con l’ulteriore beneficio della riduzione degli oneri finanziari che deriverebbero dall’utilizzo di capitali esterni“.

Come si calcola l’ACE?
Per il primo triennio, l’aliquota è stata fissata, per le società di capitali ed enti commerciali, al 3%, dopodiché verrò fissata dal MEF ogni anno entro il 31 gennaio, ed è da considerarsi coefficiente di riduzione del capitale proprio reinvestito, determinato alla chiusura dell’esercizio come differenza sull’anno precedente.
L’incremento di capitale su cui si deve applicare l’aliquota percentuale è dato dalla somma algebrica di variazioni in aumento e in diminuzione di capitale proprio rispetto a quello esistente al 31 dicembre 2010.

Le variazioni in aumento riguardano i conferimenti di denaro ai soci ma non quelli in natura, che corrispondono a aumenti di capitale sociale, versamenti di sovrapprezzo di azioni o quote, versamenti in conto capitale o a fondo perduto, conversione in azioni di prestiti obbligazionali, gli utili non distribuiti ma accantonati a riserva ( dalla data della delibera di accantonamento, tipicamente la data di approvazione bilancio).
I versamenti dei soci come finanziamento non rientrano in queste categorie perché si tratta di debiti e non di poste del patrimonio netto.

Per quanto riguarda le nuove imprese, si considera incremento l’intero patrimonio conferito con l’inizio attività.

Nel caso delle COOP gli accantonamenti a riserva legale come tutte le riserve indisponibili non vengono considerati incrementi patrimoniali ai fini ACE. Sono da considerarsi decrementi di capitale l’attribuzione ai soci di utili, gli acquisti di partecipazione, gli acquisti di aziende e i conferimenti ai soci in natura a partire dal 1 gennaio dell’anno in cui sono stati effettuati.

Le perdite di esercizio, poiché non vanno attribuite a soci, ai fini ACE non sono rilevanti.