750 milioni di euro risparmiati dalle Pmi grazie al Decreto Sviluppo

Il cosiddetto “Decreto sviluppo” (decreto legge n. 70 del 13 maggio 2011) segna un momento importante nell’azione riformatrice del governo. Grazie al nuovo decreto dovrebbero essere messe in pratica misure a costo zero che potrebbero finalmente rilanciare l’economia e migliorare la situazione dell’Italia rispetto alla situazione internazionale.

Nel dettaglio si stima che verrà ridotta la pressione regolatoria dello Stato garantendo un risparmio complessivo  di circa 750 milioni di euro all’anno per le piccole e medie imprese. Tra le novità spiccano:

Semplificazioni per le numerosissime imprese che trattano solo i dati sensibili del personale, dei collaboratori e dei loro familiari: una semplice autocertificazione sostituisce così il Documento Programmatico sulla Sicurezza.

Le amministrazioni sono chiamate all’obbligo di pubblicare sui siti istituzionali, per ciascuna procedura, l’elenco degli adempimenti e la documentazione necessaria. In caso di inadempienza, la Pa non può rifiutare l’istanza del cittadino o dell’impresa e può solo richiedere l’integrazione della documentazione.

È obbligatorio per le pubbliche amministrazioni predisporre i bandi di gara sulla base di modelli predefiniti e di richiedere l’utilizzo di moduli di autocertificazione.

Lo Sportello Unico per l’Edilizia è ora tenuto ad accettare le domande, le dichiarazioni, le segnalazioni, le comunicazioni e i relativi elaborati tecnici o allegati presentati dal richiedente con modalità telematica.

Vengono adesso estese anche alle Regioni e agli Enti locali la misurazione e riduzione degli oneri burocratici.

 

 

Confidi per i liberi professionisti

Il vicepresidente dei deputati della Lega, Alessandro Montagnoli, primo firmatario dell’emendamento approvato martedì sera dalle commissioni riunite Bilancio Finanza e Tesoro durante l’esame del decreto Sviluppo, passato mercoledì all’esame dell’Aula di Montecitorio ha commentato:  “C’era una ingiustizia che andava eliminata e lo abbiamo fatto: finalmente anche i liberi professionisti potranno costituire Confidi, mentre fino ad oggi questa opportunita’ era ad appannaggio solo delle piccole e medie imprese industriali, commerciali, turistiche e di servizi, nonche’ di imprese artigiane e agricole“.

Per il mondo dei liberi professionisti si tratta di una novità assoluta. L’intero comparto potrà infatti accedere al credito agevolato e alle garanzie che saranno poste in essere dai consorzi costituiti dalle stesse associazioni dei liberi professionisti.

Il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella testimonia felicità per la novità: “Fino a oggi il sistema dei Confidi ha coperto tutti i settori economici del Paese, ma non quello delle professioni“. I Confidi per i liberi professionisti rappresentano un importante incentivo contro la situazione di crisi che incide anche sugli studi professionali. La mancanza di questo strumento di sostegno al credito – osserva il deputato leghista – danneggia enormemente i liberi professionisti, anche perche’ dopo Basilea 2 la concessione del credito sulla base di ‘rating’, non favorisce, di fatto, l’accesso al credito di soggetti con minori capacita’ patrimoniali, rispetto ai gruppi industriali o commerciali o dei servizi.

Riscossione dei tributi: maggiore efficienza significa anche maggiori diritti

Giorgio Guerrini, Presidente di Rete Imprese Italia, interviene in merito all’esito positivo delle ultime riscossioni dei tributi da parte di Equitalia e la lotta ell’evasione:  “la maggiore efficienza messa in campo negli ultimi anni da Equitalia è frutto anche di un insieme di norme che, nel tempo, hanno dato maggiori poteri agli Agenti della riscossione. Poteri che devono essere rivisti e bilanciati assicurando ai contribuenti la tutela dei loro diritti”.

Il sistema di riscossione coattiva uguale in tutto il Paese ed efficiente è una garanzia importantea favore dei diritti dei cittadini. Il Presidente Guerrini auspica, sulla base delle prime indicazione fornite dal Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, una serie di interventi applicativi già in sede di conversione del Decreto Sviluppo. Si vuole ad esempio incrementare il numero di rate in funzione della sostenibilità del loro importo, considerando la grave crisi che il nostro Paese ha vissuto in fattispecie per quanto riguarda il mondo delle imprese per evitare il fermo amministrativo sui beni produttivi e ipoteche sulle abitazioni.

Secondo il Presidente di Rete Imprese Italia “bisogna evitare incrementi del debito insostenibili per le imprese attraverso una rimodulazione dell’aggio e scongiurando il rischio si crei una sorta di anatocismo, eliminando pertanto dal calcolo degli interessi di mora quelli per ritardata iscrizione come pure le sanzioni“. Sempre in tema di riscossione coattiva, Guerrini chiede inoltre “l’immediata esecutività degli accertamenti in vigore dal prossimo 1° luglio sia bilanciata dalla garanzia per i contribuenti che decidono di ricorrere al giudice tributario di non anticipare somme che si possono rivelare a posteriori non dovute“.

Bonus assunzioni: 50% di credito sui costi per le Pmi del Sud

Il decreto sviluppo prevede un credito del 50% sui costi per le piccole e medie imprese che, situate nel Sud Italia, assumeranno con contratti di lavoro a tempo indeterminato. Entro un anno dall’entrata in vigore del decreto, per ogni nuovo lavoratore svantaggiato o molto svantaggiato assunto in Abruzzo, Molise, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia, si potrà fruire di un credito d’imposta del 50% dei costi salariali sostenuti nell’anno successivo all’assunzione.

Sarà possibile anche richiedere un’estensione dell’aiuto fino ad un massimo di 24 mesi nel caso in cui il lvaoratore sia molto svantaggiato (lavoratore senza lavoro da almeno 2 anni). Il Bonus assunzioni vuole essere un incentivo alla ripresa economica e in particolare una manovra per favorire le assunzioni regolari in aree svantaggiate.

M.Z.

Decreto sviluppo: un tetto alla rata del mutuo per le famiglie in difficoltà e riforme edilizie

Il nuovo Decreto Sviluppo (manovra da 10-12 miliardi di euro), in fase di approvazione oltre a prevedere un piano casa rafforzato, maggiore possibilità di trattativa privata sugli appalti pubblici e accelerazione delle grandi opere, credito d’imposta per le assunzioni al Sud ma anche cancellazione della sanzione amministrativa del 30% sui versamenti omessi, ritardati o incompleti dovuti al fisco in seguito agli accertamenti.

La misura che più si attende è relativa al mondo dei mutui. Il decreto prevede che le famiglie con un Isee (indicatore del reddito fornito dall’Inps) non superiore a 30 mila euro che richiedono un mutuo di valore non superiore ai 150 mila euro possano chiedere l’introduzione di un “cap”, ovvero di un tetto massimo al tasso variabile del mutuo.  Per garantire maggiori sicurezze verrebbe introdotto anche un tetto massimo per quanto riguarda il tasso di interesse applicabile per prestare denaro più restrittivo di quanto è oggi (4%).

Confermati il credito d’imposta del 90% e la deducibilità dei costi per le aziende che commissionano la ricerca alle Università, con il decreto dovrebbe arrivare anche il credito d’imposta per le assunzioni a tempo determinato nelle regioni svantaggiate del Mezzogiorno. Al via anche il nuovo regime per i distretti turistico balneari, con agevolazioni fiscali per l’aggregazione delle attività esistenti o di nuova realizzazione.

Novità anche sul fronte delle costruzioni: il permesso di costruire passa sotto il regime della Scia, la segnalazione di inizio attività. Per le ristrutturazioni sarebbe previsto il principio del silenzio-assenso, mentre per ottenere le detrazioni del 36 e del 55% sui lavori di ristrutturazione anche ecologici, non servirà più la segnalazione all’Agenzia delle Entrate, ma l’annotazione sulla dichiarazione dei redditi. Ulteriori novità riguarderebbero poi alcune limitazioni alle compensazioni degli enti locali sulle costruzioni così come l’elevamento a 1 milione di euro la soglia per la trattativa privata in merito agli appalti pubblici.

Mirko Zago