Stretta sulle delocalizzazioni: sanzioni più pesanti per le imprese

Il decreto legge 144 del 2022, anche conosciuto come decreto Aiuti Ter ha previsto una serie di misure volte non solo ad aiutare le famiglie e le imprese a far fronte al caro energia, ma anche misure sanzionatorie nei confronti di coloro che decidono di delocalizzare le imprese. Ecco i dettagli della stretta sulle delocalizzazioni.

Delocalizzazioni: la procedura per trasferire all’estero l’azienda

Le delocalizzazioni sono il fenomeno per cui le imprese decidono di lasciare le sedi in Italia per delocalizzare l’attività all’estero cercando di sfruttare le migliori condizioni, soprattutto di tipo fiscale. L’Italia però mai come in questo momento ha bisogno di rilanciare il lavoro e le imprese, proprio per questo ha probabilmente scelto, all’interno del decreto Aiuti Ter di inserire anche una norma per il contrasto alle delocalizzazioni.

Per capire cosa cambia con il decreto Aiuti ter è necessario fare una brevissima premessa sulla norma attuale sulle delocalizzazioni. Questa prevede che le aziende che hanno registrato più di 250 dipendenti nell’anno precedente e intendono chiudere uno stabilimento, una sede o una filiale, un ufficio o un reparto autonomo localizzato in Italia con un licenziamento non inferiore a 50 unità di personale devono darne comunicazione almeno 90 giorni prima di iniziare la procedura a:

  • rappresentanza sindacale aziendale o rappresentanza sindacale unitaria;
  • sedi territoriali delle associazioni sindacali di categoria comparativamente più rappresentative sul piano nazionale ;
  • Regioni interessate;
  • Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ;
  • Ministero dello Sviluppo Economico;
  • Anpal (Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro).

Inoltre l’azienda deve redigere un piano da presentare nei successivi 60 giorni agli stessi soggetti visti in precedenza che abbia l’obiettivo di limitare le ricadute economiche e sociali dovute alla chiusura.

Il piano deve essere discusso entro 90 giorni, in passato erano 30.

Cosa prevede il decreto Aiuti Ter sulle delocalizzazioni?

Le norme viste continuano ad applicarsi ma con il decreto Aiuti Ter aumentano le sanzioni. In caso di accordo sindacale sul piano, lo stesso viene sottoscritto dalle parti, in caso invece di mancata firma da parte delle organizzazioni sindacali vi sono invece le sanzioni. Qui c’è la novità importante infatti il contributo di licenziamento che il datore di lavoro è tenuto a pagare viene aumentato del 500%. In passato era il 50%.

Per conoscere la base del calcolo per le delocalizzazioni, leggi l’articolo: Stretta antidelocalizzazioni per evitare i licenziamenti collettivi

Stretta antidelocalizzazioni per evitare i licenziamenti collettivi

Trovato l’accordo sulla stretta antidelocalizzazioni tra il ministro per lo Sviluppo Economico Giorgetti e il ministro del Lavoro Orlando, con la partecipazione ai lavori del ministro dell’Economia Daniele Franco. Il testo è frutto soprattutto del lavoro del vice ministro dello Sviluppo Economico Alessandra Todde.

Ratio della stretta antidelocalizzazioni

Le norme antidelocalizzazione hanno l’obiettivo di “punire” le imprese sane che decidono di delocalizzare le loro produzione e non presentano un piano per il reiserimento lavorativo dei lavoratori che a causa di tale delocalizzazione perdono il posto di lavoro. La delocalizzazione purtroppo è una pratica molto odiata dai lavoratori, dai sindacati e anche dai vari governi che si sono succeduti, infatti produce disoccupazione, espone il welfare a dover corrispondere indennità e sussidi a lavoratori che spesso è difficile ricollocare nel mondo del lavoro, la delocalizzazione va ad incidere negativamente sul PIL, riduce le entrate tributarie, di fatto impoverisce il Paese. Allo stesso tempo è una pratica molto usata dalle imprese per tenere sotto controllo il costo del lavoro anche per quanto riguarda l’aspetto contributivo e assicurativo.

Gli incentivi offerti alle aziende d’altronde non hanno fatto molta breccia nel cuore degli imprenditori, infatti non sono serviti molto gli sgravi per le assunzioni degli under 36 e allora si procede alla stretta sulle delocalizzazioni.

Cosa prevede la stretta antidelocalizzazioni

L’accordo raggiunto dai ministri Orlando e Giorgetti si applica alle PMI che hanno oltre 250 dipendenti e che sono sane, di conseguenza si tratta di aziende che non hanno particolari difficoltà e di conseguenza possono restare in Italia.

La stretta antidelocalizzazioni si applica alle imprese viste in precedenza che decidano di chiudere una:

  • sede;
  • filiale;
  • ufficio;
  • stabilimento;
  • reparto autonomo.

La chiusura deve determinare la perdita di lavoro per oltre 50 dipendenti.

Procedura per una corretta delocalizzazione

Al verificarsi di ciò l’azienda è obbligata a compiere determinati passi preventivi, cioè:

  • darne comunicazione per iscritto alle rappresentanze sindacali, aziendali o territoriali;
  • comunicare la decisione sempre per iscritto alle Regioni interessate, al ministero del Lavoro, al ministero dello Sviluppo Economico e all’ANPAL (Agenzia Nazionale Politiche Attice del lavoro).

La comunicazione deve essere inviata almeno 90 giorni prima rispetto alla data prevista per il licenziamento/dismissione e deve essere dettagliata. Se non si rispettano questi primi passi, i licenziamenti sono nulli.

Fatta la comunicazione vi sono ulteriori 60 giorni di tempo per l’impresa/datore di lavoro per elaborare un piano volto a limitare le ricadute occupazionali di tale scelta imprenditoriale. Il piano deve essere presentato a sindacati, Regioni e Ministeri prima visti e deve essere discusso e alla fine sottoscritto con i sindacati (naturalmente questi possono ritenerlo non conveniente e non sottoscriverlo).

Stretta sulle delocalizzazioni: cosa succede se non si rispetta la procedura?

Nel caso in cui le procedure viste non siano rispettate, saranno applicate sanzioni. In particolare, viene si applica il raddoppio del contributo del 41%  a carico del datore di lavoro sul sussidio NASPI. Se non si procede alla sottoscrizione dell’accordo sindacale, il contributo per i licenziamenti collettivi aumenta di un ulteriore 50%. Questo quanto emerge dalla bozza dell’accordo sottoscritto.

Giudizi positivi sulla bozza sono stati espressi da Enrico Letta, Segretario del PD, l’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Maggiormente critico è invece Fratoianni segretario nazionale di Sinistra Italiana perché in questo modo diventa acquistabile il diritto di licenziare, inoltre la norma andrebbe a ledere le medie imprese, ma non le multinazionali per cui questi “costi” sono irrisori. Non molta soddisfazione è stata espressa anche da Emilio Miceli, segretario confederale della Cgil.

La stretta sulle delocalizzazioni è frutto di recenti fatti di cronaca che hanno visto molti lavoratori perdere il lavoro come i dipendenti di GKN, Embraco, Whirlpool e Saga Coffee.

Occorre ricordare che anche il decreto Dignità prevede sanzioni a carico delle imprese che decidono di delocalizzare la produzione, questo provvedimento stabilisce l’obbligo di restituire eventuali aiuti pubblici ricevuti in misura raddoppiata.