Nuovo bonus Irpef 2022, quando spetta il trattamento integrativo per redditi da lavoro?

Quando spetta il trattamento integrativo nella nuova Irpef del 2022? Si tratta di un’integrazione di reddito, introdotto dal decreto legge numero 3 del 2020, meglio conosciuto come bonus 100 euro o bonus Irpef. La nuova soglia di reddito prevista per il 2020 riguarda i redditi prodotti fino a 15 mila euro. La misura deriva dal vecchio bonus 100 euro che era riconosciuto ai lavoratori in rapporto al numero dei giorni di lavoro. La condizione essenziale era rappresentata dall’ammontare complessivo del reddito che non poteva superare i 28 mila euro. Inoltre i lavoratori, per ottenere il bonus Irpef, dovevano avere una detrazione spettante per il lavoro alle dipendenze inferiore all’imposta lorda.

Trattamento integrativo Irpef, nel 2022 spetta per redditi entro i 15 mila euro

La situazione può essere rappresentata da un lavoratore dipendente a tempo indeterminato che, nel 2022, presume di ottenere un reddito complessivo non eccedente i 15 mila euro. Il contribuente lavora per tutto l’anno e non ha carichi di famiglia. In tal caso, essendo il reddito complessivo al di sotto dei 15 mila euro, il lavoratore avrà diritto al trattamento integrativo nella totalità. Infatti, la legge di Bilancio 2022 ha ridotto il tetto per ottenere il trattamento integrativo da 28 mila euro a 15 mila euro. Al di sopra di questa soglia, il trattamento può spettare ma solo in presenza di determinate condizioni. In ogni caso, il limite massimo è pari a 28 mila euro.

Quanto spetta di bonus Irpef per redditi fino a 15 mila euro all’anno?

Conti alla mano, la legge di Bilancio 2022 ammette, dunque, al trattamento integrativo i redditi annuali entro i 15 mila euro. Entro questo tetto di reddito spetta un bonus integrativo pari a 1.200 euro. È necessario che vi sia anche la capienza dell’imposta lorda derivante dal reddito da lavoro alle dipendenze in confronto alle detrazioni da lavoro alle dipendenze. Ciò deriva da quanto prevede il comma 1 dell’articolo 13 del Testo unico sulle imposte sui redditi (Tuir).

Come determinare l’imposta lorda ai fini del bonus Irpef?

Ammettendo che il lavoratore abbia un contratto a tempo indeterminato per 365 giorni all’anno e un reddito pari a 15 mila euro, l’imposta lorda si determina applicando il 23% al reddito lordo. Dunque, il risultato è pari a 3.450 euro. Ammettendo che il totale delle detrazioni sia pari a 1.900 euro, l’imposta netta sarà corrispondente alla differenza tra l’imposta lorda e il totale delle detrazioni. Dunque il risultato è pari a 1.550 euro. Affinché possa esserci il trattamento integrativo Irpef è necessario che la capienza risulti rispettata. Essendo l’imposta lorda superiore al totale detrazioni, al lavoratore spetterà il bonus Irpef per intero. Ovvero per 1.200 euro, costituiti da 100 euro per dodici mensilità all’anno.

Quale bonus Irpef spetta per redditi da lavoro da 15 mila euro a 28 mila euro?

Il bonus Irpef può spettare anche ai redditi da lavoro eccedenti la soglia dei 15 mila euro e non oltre i 28 mila euro. Ma devono verificarsi determinate condizioni:

  • innanzitutto che vi sia la capienza dell’imposta lorda derivante dal reddito da lavoro alle dipendenze in confronto alle detrazioni da lavoro alle dipendenze;
  • che la somma delle detrazioni per i carichi di famiglia; per il lavoro svolto alle dipendenze e assimilati; per gli interessi passivi sul mutuo contratto entro il 2021; sugli interessi passivi sui prestiti; sulle rate inerenti spese sanitarie effettuate entro il 31 dicembre 2021 o lavori di recupero del patrimonio edilizio o di riqualificazione energetica degli immobili e le detrazioni riguardanti altre norme siano di importo eccedente rispetto all’imposta lorda.

Redditi sopra i 28 mila euro, cosa succede?

Per poter beneficiare del bonus Irpef è necessario che si verifichino 3 condizioni:

  • la prima riguarda il reddito prodotto che deve essere da lavoro alle dipendenze o assimilato;
  • la seconda condizione riguarda la sussistenza dell’imposta a debito al netto delle detrazioni da lavoro;
  • l’ultima condizione è il reddito complessivo, che non deve eccedere i 28 mila euro.

Proprio in merito all’ultima condizione è necessario dunque che per il 2022 il contribuente abbia un reddito da lavoro non eccedente i 28 mila euro.

Cosa può fare il lavoratore che non prende il bonus 100 euro perché ha superato i 28 mila euro di reddito?

Se il lavoratore supera, come reddito da lavoro, il tetto dei 28 mila euro, può percepire, al posto del bonus 100 euro, l’ulteriore detrazione (Ud). Infatti, per redditi da lavoro tra i 28 mila euro e i 40 mila euro si applica l’ulteriore detrazione prevista dal comma 2, dell’articolo 1, del decreto legge numero 3 del 2020. Anche in questo caso, l’imposta lorda deve essere capiente. Tale detrazione ulteriore è stata prorogata al periodo di imposta del 2021.

Come viene versato al lavoratore il bonus Irpef in busta paga?

Nel caso in cui il lavoratore ne abbia diritto, il bonus Irpef deve essere versato dal sostituto di imposta. Il bonus Irpef è pertanto riconosciuto e pagato senza che il lavoratore ne faccia domanda. Il lavoratore, in ogni modo, può anche espressamente decidere (e dunque comunicare) al datore di lavoro di non volersi avvalere del bonus Irpef. L’ammontare del bonus Irpef deve essere ripartito sulle mensilità. La prima mensilità oggetto di versamento è stata quella a partire dal 1° gennaio 2022. In sede di conguaglio, spetta al datore di lavoro che agisce come sostituto d’imposta verificare che al lavoratore spettasse il bonus Irpef, e l’eventuale incapienza o capienza rispetto alle detrazioni spettanti. Il definitivo conguaglio va fatto quando si presenta la dichiarazione dei redditi.

Come va trattato il bonus Irpef in sede di dichiarazione dei redditi?

In sede di dichiarazione dei redditi, l’importo del bonus Irpef deve essere indicato nella certificazione unica dei redditi da lavoro dipendente ed assimilato. Nel caso in cui la remunerazione sia versata al lavoratore da un soggetto che non rappresenta il sostituto di imposta, il contribuente che ha diritto al bonus Irpef può chiedere che il totale del trattamento sia versato in sede di dichiarazione dei redditi inerente l’anno in corso.

 

Detrazioni familiari a carico 2021: a quanto ammontano e come si calcolano

Il legislatore italiano ha sempre riconosciuto particolare rilevanza sociale alla famiglia e per questo sono previste delle misure volte ad agevolare coloro che hanno un carico familiare. Tra le “agevolazioni” più conosciute vi sono le detrazioni per familiari a carico: ecco a quanto ammontano per il 2021.

Cosa sono le detrazioni familiari a carico

La prima cosa da capire è cosa sono le detrazioni e come funzionano: si tratta di importi che vengono sottratti alle imposte da versare. Per quanto riguarda le detrazioni familiari a carico, si tratta di somme sottratte dall’IRPEF, Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, quindi contribuiscono a ridurre le somme dovute all’erario e, per coloro che hanno il sostituto d’imposta, cioè quando l’IRPEF viene versata dal datore di lavoro, si materializzano attraverso delle restituzioni successive alla presentazione della dichiarazione dei redditi. Le detrazioni familiari a carico dipendono dalla misura stabilita per legge, questa varia di anno in anno e dipende anche dall’inflazione,  dal reddito prodotto, inoltre dipende dalla situazione concreta del singolo nucleo familiare.

Deve essere inoltre sottolineato che non spettano detrazioni per familiari a carico nel caso in cui il reddito annuale percepito superi i 95.000 euro.  Vedremo ora le diverse ipotesi che possono verificarsi e gli importi delle detrazioni familiari a carico 2021. Sottolineiamo fin da ora che le detrazioni per familiari a carico sono previste anche nel caso in cui i soggetti a carico siano maggiorenni, l’importante è che siano fiscalmente a carico, cioè non superino determinate soglie di reddito percepito. Occorre ricordare anche che nel prosieguo si parlerà di importi teorici, infatti gli stessi possono variare in funzione del reddito e comunque la copertura massima sono le imposte effettivamente dovute.

Detrazioni figli a carico minori di 3 anni

Le normative sulle detrazioni familiari a carico 2021 in linea teorica prevedono che per i figli legittimi, naturali, adottivi, affidatari, di età inferiore ai 3 anni l’importo massimo riconosciuto sia di 1.220 euro.

Detrazioni figli a carico maggiori di 3 anni

Nel caso in cui i figli abbiano un’età superiore a 3 anni, l’ammontare della detrazioni è di 950 euro. In questa sede è opportuno ricordare che, come già anticipato, anche i figli maggiorenni concorrono al maturare del diritto alle detrazioni, in questo caso però vi sono dei limiti. Per ottenere le detrazioni per familiari a carico in presenza di figli maggiori di età questi devono essere fiscalmente a carico del beneficiario (cioè il soggetto che ha un reddito soggetto a tassazione IRPEF e che si occupa di mantenere figli, coniuge e altri familiari)  e per rientrare in questa categoria vi sono dei limiti reddituali.

Il figlio maggiorenne, ma di età inferiore a 24 anni deve avere un reddito personale inferiore a 4.000 euro, mentre per i figli di età superiore a 24 anni, il limite di reddito è di 2.840,51 euro. Nel computo del reddito devono essere inseriti tutti i proventi delle varie attività condotte, ad esempio reddito da lavoro dipendente, collaborazioni, redditi agrari, d’impresa, da lavoro autonomo, reddito da fabbricati derivante da canone di locazione.

 Detrazioni familiari a carico disabile

Gli importi ora visti cambiano nel caso in cui il figlio sia disabile. In questo caso per ogni figlio disabile di età inferiore a 3 anni, le detrazioni familiari a carico 2021 ammontano a 1.620 euro, mentre per disabili di età pari o superiore a 3 anni 1.350 euro.

Detrazioni famiglie numerose

Le detrazioni ora viste sono aumentate di 200 euro per ogni figlio a carico nel caso in cui essi siano più di 3. Si faccia il caso di una famiglia con 4 figli di età superiore a 3 anni e non disabili, per ogni figlio riceverà 1.150 euro.

Detrazioni familiari a carico 2021: coniuge e unioni civili

Si possono ottenere le detrazioni anche per il coniuge fiscalmente a carico, anche in questo caso è previsto lo stesso limite reddituale, cioè il coniuge non deve avere un reddito superiore a 2.840,51 euro. In questo caso gli importi sono diversi rispetto a quelli visti finora. In particolare se il soggetto beneficiario:

  • ha un reddito inferiore a 15.000 euro spetta una detrazione di 800 euro;
  • se il reddito è compreso tra 15.000 euro e 80.000 euro l’importo è di 690 euro.

Quando si parla di detrazione per coniuge fiscalmente a carico deve comunque intendersi esteso anche alle parti dell’unione civile come disciplinata dal nostro ordinamento. Mentre l’estensione non è prevista per le unioni di fatto definite dalla legge Cirinnà “la condizione di due persone maggiorenni unite stabilmente da legami affettivi di coppia e di reciproca assistenza morale e materiale, non vincolate da rapporti di parentela, affinità o adozione, da matrimonio o da un’unione civile” . Le detrazioni comunque spettano per il coniuge non legalmente separato. Nel caso in cui il provvedimento di separazione avvenga nel corso dell’anno, ad esempio nel mese di giugno, comunque si può beneficiare della detrazione per familiari a carico per il periodo intercorrente tra l’inizio dell’anno e il momento della separazione.

Deve infine essere sottolineato che la normativa riconosce la possibilità di avere anche altri soggetti a carico fiscalmente, si tratta di genitori, nonni, fratelli e sorelle, nuore, generi, nipoti che però devono convivere con il soggetto che beneficia delle detrazioni, si deve quindi trattare di una situazione di fatto dove il soggetto che non ha redditi propri effettivamente è a carico del beneficiario.

Il calcolo delle detrazioni

Calcolare gli effettivi importi a cui si ha diritto è molto semplice, si può trovare la formula sul sito dell’Agenzia delle Entrate:

La formula è: detrazione teorica  X  (95.000 – reddito complessivo /95.000 euro).

Ad esempio se la detrazione teoria è 1.220 euro e il reddito 30.000 euro, occorre in primo luogo sottrarre 30.000 alla base di 95.000 euro. L’ammontare deve essere diviso per 95.000 e moltiplicato per 1.220. In questo caso l’importo effettivo è di 834,37 euro.

Le detrazioni per figli a carico possono essere usufruite da entrambi i genitori, in misura del 50% ciascuno. In alternativa, e su accordo delle parti, possono essere usufruite da uno solo al 100%.

Cosa succede se l’ammontare dell’IRPEF dovuta è inferiore rispetto alle detrazioni a cui si avrebbe diritto? Semplicemente nulla, le detrazioni sono calcolate sugli importi “maturati”, la parte rimanente è persa. Si faccia il caso di un lavoratore che paga 500 euro di IRPEF e avrebbe diritto a una detrazione di 950 euro, in questo caso otterrà il beneficio della detrazione di 500 euro, restituita nel caso le quote siano già versate dal sostituto d’imposta, mentre le restanti 450 euro restano “scoperte”.