Nordest: la città più ricca è Padova

Tra i comuni del Nordest, quello che risulta essere il più ricco è Padova, poiché ha il reddito Irpef medio più elevato della zona, pari a un imponibile per contribuente di 29.915 euro: segue il Comune di Moruzzo (Udine), con 29.660 euro e quello di Treviso, con 29.645 euro.
Appena fuori dal podio troviamo Brunico (Bz), con un‘Irpef media di 29.065 euro, Noventa Padovana (Pd), con 28.715 euro e Monteviale (Vi), con 28.709 euro.

La Cgia ha fornito anche i dati delle località dove il reddito è, invece, minore.
Fanalino di coda è Dambel (Tn), con un imponibile Irpef di soli 14.344 euro per contribuente, al penultimo posto troviamo Drenchia (Ud), con 15.165 euro, mentre al terzultimo posto si piazza Velo Veronese (Vr), con 15.848 euro.

Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, ha dichiarato in proposito: “Seppur in calo, a seguito della crisi che ha aumentato il numero dei cassaintegrati e dei disoccupati, i dati medi riferiti all’imponibile Irpef rimangono ancora abbastanza elevati. Tuttavia, la crisi ha impoverito un po’ tutte le fasce sociali e gli effetti più negativi hanno colpito soprattutto le famiglie numerose e quelle che si sono ritrovate senza reddito o con una forte decurtazione dello stesso“.

Vera MORETTI

Consulenti del lavoro propongono modifiche al Durc

I Consulenti del lavoro chiedono alle istituzioni che vengano apportate alcune modifiche all’attuale quadro normativo “complesso e a volte contraddittorio” in materia di Durc. I Consulenti hanno inviato una lettera al Ministero del lavoro segnalando la necessità di modificare alcune parti del decreto ministeriale che ha istituito il Durc.

Tra le proposte, quella di inserire, tra le ipotesi in cui la regolarità contributiva comunque sussiste, quella di aziende che abbiano corrispettivi non ancora pagati dalle Pa e da aziende partecipate dallo Stato per somministrazioni, forniture e appalti. Questo a condizione che siano liquidi, esigibili e non caduti in prescrizione, sino ad ammontare corrispondente all’importo degli stessi corrispettivi.

Il testo integrale con le proposte di modifiche è visualizzabile a questo indirizzo.

Dichiarazioni dei redditi mutuo prima casa

Per il mutuo solo sulla prima casa, i contribuenti che devono redigere la prossima dichiarazione dei redditi possono richiedere la detrazione degli interessi passivi nella misura del 19% e su un massimale di 4mila euro.

Il Portale Idealista.it ha fatto emergere una realtà importante per chi si appresta alla detrazione del mutuo nella Dichiarazione dei Redditi, ovvero, che il tetto della detrazione Irpef sui mutui (che è appunto di 4mila euro) è rimasto fermo a un importo decisamente basso rispetto al totale che una famiglia deve pagare per l’acquisto della casa e  per il suo finanziamento immobiliare.

Detrazioni basse quindi, ma comunque benefici per il mutuo, che si possono applicare nei casi di

– interessi derivati da un tipico contratto di mutuo

– interessi derivati dagli oneri accessori

– interessi derivati da somme pagate alle cooperative o all’impresa costruttrice

– in caso di mutuo cointestato a due coniugi si possono sommare le due parti, purché non si superino i 4mila euro.

Il Portale ha sottolineato che ai coniugi è consentito portare in detrazione le somme sugli interessi passivi pagati lo scorso anno sul mutuo prima casa sempre a condizione che la somma delle parti non vada a superare la soglia dei 4mila euro.

In definitiva, il risparmio massimo sull’imposta sul reddito delle persone fisiche è pari a 760 euro e vale sugli interessi passivi pagati dalla famiglie nel 2009.

Come beneficiare allora della detrazione Irpef?

Per ottenere la detrazione è necessario presentare:

– un documento/prospetto della banca riepilogativo del piano di ammortamento e della rate saldate per il mutuo prima casa nel corso del 2009;

– consegnare il suddetto documento al Caf o all’intermediario abilitato

– se manca, è possibile richiederlo alla banca entro il termine della presentazione della dichiarazione dei redditi.

Fonte

Paola Perfetti

L’abbonamento dei mezzi pubblici è detraibile dalla Dichiarazione dei redditi

Una buona notizia per chi dispone di un abbonamento dei mezzi pubblici: sono state infatti prorogate le detrazioni sulle spese sostenute nel 2008 e nel 2009 per l’acquisto di abbonamenti ai servizi di trasporto pubblico locale (come bus, treni), regionale e interregionale.

Si considerano agevolate le spese sostenute nel 2008 e nel 2009 (cioè dal 1 gennaio al 31 dicembre), anche se l’abbonamento acquistato ha una scadenza successiva e siano spese sostenute non direttamente dai familiari a carico.

In sede di dichiarazioni dei redditi 2009 per l’anno 2008, e 2010 per l’anno 2009, la detrazione fiscale si applica per una quota del 19% delle spese per un massimo di 250 euro (quota detraibile 47,5 euro).

Ad esserne beneficiari: studenti, lavoratori, pensionati, pendolari ovvero tutti coloro tesserati a un servizio di trasporti pubblici che usufruiscano di un numero illimitato di viaggi, per più giorni, su un determinato percorso o sull’intera rete, e in un periodo di tempo specificato.

Con questa definizione di abbonamento si vanno a escludere biglietti orari, giornalieri o validi per periodi più’ lunghi come le tessere da 72 ore e le carte di trasporto turistiche integrate che includono altri servizi come musei o spettacoli.

Per godere di questa detrazione è necessario conservare – ed esibire a richiesta – :

– il titolo di viaggio con le indicazioni riguardo la ditta o società che rende il servizio (quindi ragione sociale, logos distintivo, partita IVA)
– descrizione delle caratteristiche del trasporto
– ammontare del corrispettivo dovuto
– numero progressivo
– data da apporre al momento dell’emissione o dell’utilizzo.

In particolare:

– la descrizione del tipo di trasporto e l’ammontare dovuto possono essere espressi anche con dei codici alfanumerici la cui decodificazione sia stampata sul biglietto stesso o comunque preventivamente comunicata all’Agenzia delle Entrate

– per i titoli nominativi occorre l’indicazione della durata dell’abbonamento, la spesa sostenuta e ogni documento che possa attestare la data di acquisto.

In caso dovesse mancare questa documentazione, la spesa si intenderà sostenuta rispetto alla data di inizio di validità dell’abbonamento mentre se si dovesse trattare di tessere magnetiche e biglietti elettronici, sarà necessario presentare una documentazione aggiuntiva che attesti tutte le informazioni necessarie quali:

– il soggetto utilizzatore
– il periodo di validità
– la spesa sostenuta
– la data di acquisto

Infine, l’Agenzia delle Entrate specifica che per i titoli non nominativi occorre un’autocertificazione del contribuente in cui si certifica che l’abbonamento è stato acquistato per sè o per un familiare a carico che a sua volta deve essere redatta con un’intestazione che faccia riferimento alla legge che la disciplina (Dichiarazione sostitutiva di atto notorio di cui al D.P.R. 28 dicembre 2000, n.445, art.47″) con una firma non autenticata se viene allegata una fotocopia del documento di identità del dichiarante.

Paola Perfetti