Decalogo di modifiche giudiziarie proposto dal CNF

In un periodo di estrema difficoltà, che sta mettendo in crisi i cittadini e le piccole imprese, il Consiglio Nazionale Forense ha approvato, su proposta della Commissione per le questioni tributarie coordinata da Antonio Damascelli, un decalogo di modifiche legislative necessarie per ristabilire il rapporto tra fisco e contribuenti su un piano di parità e di maggiore efficacia.

Il documento è stato inviato al Presidente della Repubblica per segnalare il disagio che gli stessi avvocati provano nell’esercizio della difesa dei diritti dei cittadini, ma anche ai presidenti dei due rami del Parlamento, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Ministero dell’Economia, all’Agenzia delle Entrate, alla società Equitalia ed alle parti sociali.

Ecco nel dettaglio le proposte inviate alle maggiori cariche pubbliche ed istituzionali:

SANZIONI FISCALI. Ridurre l’entità soprattutto in relazione alle aliquote con cui esse sono calcolate e determinate ed attenuare il principio della loro moltiplicazione funzionale quando ad una violazione geneticamente unica le norme collegano ulteriori violazioni.

RISCOSSIONE COATTIVA. Impedire il cumulo dei mezzi di espropriazione ove non necessario e stabilire una relazione di congruità tra debito fiscale e gli strumenti di riscossione coattiva effettivamente posti in essere.

COMPENSAZIONE DEBITI. Razionalizzare la disciplina in modo che la compensazione tra crediti e debiti fiscali sia la più automatica possibile quando riguarda lo stesso tributo.

RATEAZIONE PAGAMENTI. Introdurre norme più flessibili nei rapporti tra contribuenti e agente della riscossione.

OPPOSIZIONI ESECUTIVE. Rivedere la disciplina consentendo al contribuente di avvalersi di tutti gli atti processuali di diritto comune oggi vietati.

ABUSO DEL DIRITTO. Fissare per legge i criteri applicativi dell’abuso del diritto e del concetto di antieconomicità sulla base dei quali valutare il comportamento effettivo del contribuente sì da favorire la certezza del diritto.

TERMINI DEGLI ACCERTAMENTI. Sopprimere le norme che raddoppiano i termini in caso di violazioni di leggi che comportino l’obbligo della denuncia penale, in modo da restituire l’azione accertativa ad un quadro di effettiva stabilità e di affidamento.

SPESE LEGALI. Prevedere la deducibilità o la detraibilità per i cittadini dei costi sostenuti per le spese legali, atteso il rilievo sociale della domanda dei servizi legali.

INTERESSI MORATORI. Agganciare la disciplina della quantificazione degli interessi ad un limite temporale non dipendente dalla durata del processo e, comunque, prevedere un tetto del tributo dovuto.

STRUMENTI PRESUNTIVI DI CALCOLO DELLA CAPACITA’ CONTRIBUTIVA. Modificare la disciplina introducendo l’espressa previsione normativa delle modalità di esercizio della prova contraria attraverso l’utilizzo della presunzione anche da parte della parte del contribuente.

SISTEMA PENALE TRIBUTARIO. Razionalizzare l’intero sistema sostanziale e processuale, limitando la sanzione penale agli illeciti di speciale gravità sociale, e rivedere il rapporto tra processo tributario e processo penale in modo da assegnare al giudicato tributario un valore dirimente sul processo penale.

Vera MORETTI

Liberalizzazioni forensi: il sì del CNF a Schifani

“Ciascuna categoria si lamenta. Io penso che qualche lamentela degli avvocati non sia del tutto infondata. Ma saranno l’aula e le commissioni ad affrontare la questione”. Con queste parole, il presidente del Senato Renato Schifani, ha espresso il suo interesse e il suo personale impegno in materia di liberalizzazioni e avvocatura.

Interessamento che è stato ben accolto e apprezzato dal Consiglio Nazionale forense, che, tramite il presidente Guido Alpa, riconosce come il presidente Schifani abbia manifestato grande attenzione alle ragioni di critica da parte dell’avvocatura riguardo alle previsioni normative in tema di riforma della professione.

Il CNF approva l’orientamento di Schifani nell’indicare il Parlamento come sede naturale dove discutere delle riforme della giustizia e della professione forense, dal momento che esse coinvolgono in prima persona tutti i cittadini e i loro diritti.

Grandi aspettative dunque da parte del Consiglio Nazionale Forense sul prossimo dibattito in Parlamento che dovrà discutere del decreto Cresci-Italia. Gli avvocati del consiglio si augurano che il confronto sia proficuo e costruttivo, e arrivi a soluzioni in grado di tenere conto sia delle ragioni economiche del Paese, che dell’ effettiva tutela dei diritti del singolo cittadino.

Il Cnf reclama una riforma già esistente ma mai approvata

di Vera MORETTI

Il Cnf prende atto della modifica, giudicata opportuna, dell’articolo 33 del decreto salva-Italia, che esclude l’abolizione degli ordinamenti professionali, circoscrivendola alle sole norme in contrasto con i principi di liberalizzazione. E la ferma richiesta al Parlamento che alla riforma dell’avvocatura si proceda per legge e non per regolamento, attesa la sua rilevanza costituzionale.

Per il Cnf, “l’emendamento dei relatori all’articolo 33 del decreto Monti è un atto dovuto del legislatore per evitare le conseguenze disastrose e senza senso di una abrogazione tout court degli ordinamenti professionali”.
E’ quindi considerato dalla categoria un atto dovuto ma insufficiente, poiché viene previsto che a disciplinare l’ordinamento forense sia un regolamento dello Stato e non la legge.

Per il Consiglio Nazionale Forense, infatti, l’aver delegificato le norme in materia di ordinamenti professionali, anche quelli che coinvolgono i diritti dei cittadini, è una palese violazione della Costituzione. E si fa riferimento ancora una volta alla riforma sull’avvocatura proposta in Parlamento due anni fa. Insomma, sarebbe già pronta, se solo il Governo l’approvasse: questo, in sintesi, è ciò che il Cnf sostiene.

Per il Cnf non c’è priorità per i diritti dei cittadini e da questo è impossibile prescindere.