Missione dell’ Ance in Ungheria

Se il mercato interno dell’edilizia è praticamente morto a causa della crisi economica e della tassazione folle sugli immobili, qual è la mossa più intelligente da fare per le imprese edili italiane? Farsi un giro all’estero. L’ Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili, ci ha pensato.

Dal 25 al 27 marzo sono infatti 50 le imprese italiane del settore costruzioni che partecipano alla Missione Budapest, in programma nella capitale ungherese. L’iniziativa è promossa dall’ Ance in collaborazione con l’Agenzia Ice e con il supporto dell’Ambasciata d’Italia in Ungheria.

La missione Ance è focalizzata sul settore delle infrastrutture (progettazione e costruzione), con particolare riferimento a quelle di trasporto (strade, ferrovie, ecc.), di base (acquedotti, fognature, ospedali, scuole, ecc.) e al real estate.

Il programma della missione Ance, oltre a riunioni istituzionali e a un seminario di approfondimento specifico dei programmi del governo ungherese per il settore delle costruzioni e delle infrastrutture, prevede incontri bilaterali tra imprenditori italiani e ungheresi, oltre ad approfondimenti con vertici del mondo finanziario e assicurativo.

La scelta dell’Ungheria da parte dell’ Ance non è casuale. L’incremento del Pil ungherese nel 2014 è stato del 3,2% e le previsioni dicono che la crescita dovrebbe proseguire nel prossimo quadriennio, con un aumento medio previsto del 2,6%. Inoltre, di recente il governo di Budapest ha adottato una serie di misure a favore delle imprese e degli investimenti produttivi, con un ciclo di fondi strutturali 2014-2020 da 34 miliardi di euro, parte dei quali sarà destinata a interventi urbanistici e infrastrutturali.

E’ una grande opportunità per le nostre aziende – sostiene il presidente del Gruppo Pmi Internazionale dell’ Ance Gerardo Biancofioree intendiamo coglierla, continuando un processo di integrazione del nostro settore in un’economia continentale, comunitaria in particolare, che va vista sempre più come un mercato domestico dalle notevolissime potenzialità di crescita”.

L’edilizia guarda a Made Expo

Alla fine, di Made Expo 2015, la rassegna internazionale di architettura, design ed edilizia apertasi ieri a Milano, si parlerà forse di più per l’inaugurazione, con contestazione nei suoi confronti, da parte del ministro delle Infrastrutture Lupi, nella bufera per presunti favori chiesti per il figlio, che per quello che è il suo reale valore. Specialmente in un momento nerissimo per l’edilizia italiana che si trascina dall’inizio della crisi.

E quello che davvero significa Made Expo lo possono spiegare solo i numeri. Intanto, i numeri dell’ultima edizione, quella del 2013 (Made Expo è infatti a cadenza biennale): oltre 211mila visitatori di cui 36mila stranieri, +14% rispetto all’edizione 2011. Cifre che, è bene ricordare, sono state messe insieme quanto Made Expo era una fiera ancora riservata agli operatori di settore.

Da quest’anno, invece, Made Expo è aperta al pubblico, con un biglietto d’ingresso da 13 euro, nella giornata finale del 21 marzo. Un’iniziativa nata dal fatto che, come ha ricordato l’amministratore delegato di Made Eventi, Giovanni De Pontinel mercato cresce il numero di privati che presentano domanda di agevolazione edilizia facendosi assistere da architetti. I professionisti potranno portare i loro clienti a conoscere tutte le novità in un evento che è un grande show-room”.

Made Expo ha infatti colto al volo quanto emerso dai dati del centro ricerche Cresme, secondo i quali il 28% della manutenzione straordinaria è residenziale, mentre le associazioni professionali degli architetti dichiarano una percentuale di domanda in crescita doppia da parte delle famiglie rispetto a quella delle imprese di costruzioni edili.

Se sarà una scelta azzeccata, lo diranno i numeri a consuntivo. Quello che è probabile è che Made Expo possa fare da volano per la ripresa dell’edilizia, in un magro mercato italiano che attualmente è sostenuto soprattutto dalle ristrutturazioni, grazie anche alle agevolazioni fiscali, e in un mercato estero nel quale si registra un deciso recupero delle esportazioni che dovrebbe portarlo a raggiungere i livelli pre-crisi.

Made Expo 2015 punta infatti forte sull’internazionalizzazione per spingere la ripresa delle esportazioni di prodotti per l’edilizia (si stima che il valore raggiunto a fine 2014 sarà di 633 milioni di euro) soprattutto sui nostri principali mercati, ossia Francia, Russia e Svizzera.

Made Expo 2015 si articola in quattro saloni tematici – Costruzioni e Materiali, Involucro e Serramenti, Interni e Finiture, Software, Tecnologie e Servizi – per consentire una sinergia più efficace tra prodotti e servizi utilizzati in edilizia per anticipare le dinamiche del mercato. E anche la scelta di mantenere la biennalità, ha ricordato De Ponti, è stata fatta per “razionalizzare l’offerta fieristica italiana, consentendo alle aziende di concentrare in un unico evento fieristico la presentazione delle novità al mercato nel primo trimestre e di pianificare le successive campagne di promozione e vendita”.

Edilizia, ma quando riparti?

Da quando è partita la crisi nera, 7 anni fa, il settore dell’ edilizia è forse quello che, in Italia, l’ha patita con maggior ferocia. E, mentre tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 l’economia ha provato a dare qualche segnale di risveglio, per l’ edilizia sembra ancora notte fonda.

Lo conferma un’analisi di Confartigianato, secondo la quale quello appena passato è stato l’ennesimo anno nero per l’ edilizia italiana. Il 2014, infatti, ha visto crollare il valore della produzione di quasi il 7% (6,9%), valore che, nella media dei Paesi Ue, è invece cresciuto dell’1,9%. Un dato su tutti che deve far riflettere, secondo Confartigianato, è quello della Spagna, dove il settore dell’ edilizia è sì sprofondato del 57,1% nel quinquennio 2004-2009, ma lo scorso anno si è impennato del 16%, mentre la locomotiva Germania è cresciuta del 2,4%.

La crisi dell’ edilizia ha portato nel 2014 alla chiusura di altre 13mila imprese artigiane (13111, -2,4%) in un settore dove le imprese artigiane sono quasi 550mila (536.814), danno lavoro a quasi un milione di persone (835.963) e cubano il 38,8% dell’artigianato italiano.

A commento dell’analisi sulla crisi del settore dell’ edilizia condotta da Confartigianato, le parole più autorevoli sono quelle di Arnaldo Redaelli, presidente di Confartigianato Edilizia: “Di fronte a questo scenario – emerge in modo evidente la necessità di misure strutturali per rilanciare le costruzioni e dare una scossa salutare a tutta l’economia italiana, assicurando una risposta alla domanda abitativa, infrastrutturale e di riqualificazione urbana. È necessario far ripartire gli investimenti in infrastrutture, sbloccando la realizzazione di opere pubbliche a livello locale e modificando le regole del patto di stabilità interno. Inoltre, non è più rinviabile il piano contro il dissesto idrogeologico e per la messa in sicurezza antisismica“.

Nonostante questo, però, la voglia di vedere positivo nella strage dell’ edilizia c’è. Secondo Confartigianato, infatti, il settore delle costruzioni ha mostrato “un timido segnale positivo alla fine del 2014”: tra novembre e dicembre, il valore della produzione ha segnato un +2,3% a fronte di una -0,5% nell’Ue a 28. Fiammella in fondo al tunnel della crisi per l’ edilizia?

2013 positivo per l’edilizia sostenibile

E’ stato pubblicato il rapporto “Il Partenariato Pubblico e Privato e l’edilizia sostenibile in Italia nel 2013“, come sempre curato da Unioncamere, e realizzato in collaborazione con CRESME Europa Servizi.

Presentato a Roma durante lo svolgimento di un convegno di Unioncamere, il rapporto ha confermato le difficoltà in cui versa il settore dell’edilizia, ed in particolare del mercato delle opere pubbliche.
Al contrario, il comparto relativo all’edilizia sostenibile sta attraversando un momento positivo e per questo rappresenta una concreta opportunità di occupazione e di investimenti.

Soffermandoci sulle opere pubbliche, in sofferenza sono sia quelle di sola esecuzione, sia quelle che riguardano il settore del Partenariato Pubblico e Privato, su cui tanto si punta per rilanciare la spesa infrastrutturale del paese.

Le difficoltà del PPP, dopo il crollo degli importi in gara del 2012 (-41%), persistono anche nel 2013 (-34%) e all’origine della frenata vi sono da un lato le difficoltà di accesso al credito, che hanno determinato il crollo del mercato delle grandi infrastrutture di importo unitario elevato, dall’altro permangono diverse criticità legate all’intero percorso decisionale, tecnico e realizzativo.

Parallelamente, nel 2013, al crollo del mercato delle grandi infrastrutture si contrappone una fase di crescita della domanda di interventi di importo medio-grande, trainato da interventi di riqualificazione urbana, con tassi di crescita degli importi in gara del 10% per l’intero mercato e superiori al 30% per le sole operazioni di PPP. Rientrano in questa fascia dimensionale il maggior numero di iniziative di PPP di riferimento per l’edilizia sostenibile.

Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere, ha commentato così i dati: “In un mercato come quello delle opere pubbliche, ancora fortemente in crisi, lo sviluppo sostenibile e la tutela dell’ambiente sono leve importanti per rimettere in moto investimenti e occupazione. E’ un ambito che coinvolge asset strategici del Paese e che riguarda interventi indispensabili per mettere in sicurezza i nostri territori: i beni culturali, il riassetto di comparti urbani, l’edilizia scolastica e sociale, le strutture dedicate al tempo libero, al turismo. E’ una strada da percorrere con convinzione mettendo insieme le forze di tutti. Il sistema camerale è oggi impegnato a promuovere la filiera dell’edilizia sostenibile attraverso Unionfiliere e vuole essere ancora di più protagonista di questa partita. Non solo come punto di osservazione del mercato, ma anche come soggetto facilitatore dell’incontro tra domanda e offerta e sostenitore di quella ‘cultura della realizzazione’ che da sempre è propria delle Camere di commercio”.

Vera MORETTI

Ecatombe edilizia, persi 41 mila lavoratori in sei mesi

 

Il Rapporto Formedil-Cresme 2013 delinea una situazione drammaticamente disastrosa per il settore edile del nostro Paese. L’edilizia nei primi sei mesi dell’anno ha perso 41 mila posti di lavoro e a crollare conseguentemente sono anche le ore lavorative, pari a 161 milioni, il 46% in meno rispetto allo stesso periodo del 2008.

Parallelamente alla contrazione occupazionale (-17%), crollano ovviamente anche le imprese ( – 7.000) in questo Annus Horribilis per l’edilizia italiana.

Nel rapporto, presentato nel corso della seconda delle Giornate della formazione organizzate da Formedil, l’Ente nazionale per la formazione e l’addestramento professionale nell’edilizia, si legge: “se il 2010 e il 2011 hanno rappresentato l’accettazione di un nuovo ordine di grandezza per il mercato delle costruzioni, il 2012 e il 2013 sono gli anni di una nuova grave fase critica. Solo il recupero e i nuovi mercati dell’energy technology tengono in piedi le costruzioni. Cresce chi è in grado di lavorare all’estero, chi è in grado di interpretare i nuovi segmenti emergenti del mercato, chi è in grado di migliorare prodotto e produttività di settore e di cogliere le spinte e le nuove dinamiche della domanda: nuovi materiali, impiantistica, partenariato pubblico privato, facility management e integrazione tra costruzioni e servizi”.

Gli italiani le fanno meglio. Le case

Non è certamente un dato nuovo: le imprese italiane che meglio resistono alla crisi sono quelle maggiormente esposte all’estero, quelle che esportano e che, all’estero, compensano l’asfissia del mercato interno, incapace di assorbire i loro prodotti.

A sorpresa, ma forse neanche tanto, scopriamo che il discorso vale anche per le imprese della filiera edile. Fatturato triplicato negli ultimi otto anni, 63 miliardi di euro di contratti di concessione nell’ambito di raggruppamenti internazionali di cui quasi 18 miliardi appannaggio delle imprese italiane, una presenza in una novantina di Paesi nel mondo. Sono alcuni dei numeri più importanti contenuti nell’ultimo Rapporto Ance sull’industria delle costruzioni italiane nel mondo, presentato nei giorni scorsi alla Farnesina.

I dati dell’Ance fotografano una crescita della presenza delle imprese italiane all’estero, a fronte della crisi del settore all’interno dei confini nazionali. E dal momento che, come si suo dire, Italians do it better, gli italiani lo fanno meglio, grazie all’altissimo livello di know how tecnologico, le imprese tricolori sono riuscite a penetrare in mercati competitivi e selettivi come Canada, Stati Uniti e Australia.

Il fatturato estero nel 2012 è stato di oltre 8,7 miliardi di euro, con una crescita dell’11,4% rispetto all’anno precedente. In più, dal 2004 al 2012, l’estero è cresciuto del 196,2%, con una media annua del 14,5% e nel 2012 le nuove commesse hanno raggiunto quota 12 miliardi di euro. Tra i primi 10 mercati dove sono localizzate le nuove commesse, 4 appartengono all’OCSE (Cile, Grecia, Messico, Usa) e un altro fa parte dei cosiddetti Paesi BRIC, la Russia.

Sono risultati incredibili – ha detto il presidente dell’Ance Paolo Buzzetti che consentono di mantenere in vita molte aziende che sul solo mercato interno non sopravvivrebbero. La maggior parte delle grandi imprese italiane di costruzione, infatti, consegue all’estero oltre il 50% del proprio fatturato”.

Buzzetti ha anche sottolineato l’importanza della stabilità e della continuità d’azione del Governo. “L’instabilità non deve compromettere la linea di politica economica intrapresa, a cominciare dall’approvazione della legge di stabilità, per scongiurare il commissariamento del nostro Paese. E’ fondamentale confermare la cancellazione dell’Imu sulla prima casa e convertire in legge i provvedimenti a sostegno dell’edilizia”.

Mattone su mattone, l’edilizia per ricostruire l’Italia

di Davide PASSONI

Si è tenuto nei giorni scorsi a Milano il Made Expo, la fiera internazionale dell’edilizia e dell’architettura che è stata l’occasione, tra le altre cose, per fare il punto sullo stato di salute della filiera edile italiana, una di quelle che ha maggiormente subito i colpi della crisi e che, negli ultimi anni, ha visto drasticamente calare addetti, fatturati, investimenti.

Ebbene, la musica non sembra cambiare più di tanto anche per il 2013, nonostante il piano di incentivi, soprattutto per la riqualificazione, messo in atto dal governo. Gli effetti positivi degli incentivi attenuano infatti di poco la negativa valutazione sull’andamento degli investimenti in costruzioni nel 2013. Secondo i dati Ance, a mitigare il calo dei livelli produttivi nel 2013 contribuiscono le ricadute positive che derivano dal pagamento alle imprese di una parte dei debiti pregressi della Pubblica Amministrazione.

Gli investimenti in riqualificazione del patrimonio abitativo, che rappresentano nel 2013 il 37,3% del valore degli investimenti in costruzioni, sono l’unico comparto che mostra un aumento dei livelli produttivi. Rispetto al 2012, si stima infatti una crescita del 5,3% in termini monetari e del 3,2% per le quantità prodotte, che produce un aumento estimativo pari a circa 2,4 miliardi di euro in valori correnti.

Naturalmente non basta. Alla base della crisi del mercato dell’edilizia c’è, come è facile immaginare il solito mix di fattori che deprimono buona parte dei mercati su cui si basa la nostra economia: stretta e soprattutto incertezza fiscale per quanto riguarda la tassazione sulla prima casa, contrazione della domanda interna e del potere d’acquisto delle famiglie, stretta creditizia da parte delle banche che, sempre più spesso, faticano ad erogare mutui,  maggiore costo del denaro sui mutui erogati, a causa delle fluttuazioni dei mercati internazionali.

Il tutto si traduce nel consueto bagno di sangue: chiusura di imprese, specialmente quelle artigiane emorragia di posti di lavoro, mercato stagnante.

Questa settimana Infoiva tornerà sull’argomento edilizia per capire se, al netto dei fattori sopra ricordati, quel barlume di ripresa che in tanti si ostinano a vedere c’è anche in questo settore chiave, flagellato da anni di crisi senza risposte. Vedremo se qualche risposta arriverà.

Formazione per le imprese sarde

Le aziende del Nord della Sardegna sono invitate a partecipare al progetto Exit promosso dalla Camera di Commercio di Sassari e che prevede un percorso di formazione e assistenza tecnica per l’internazionalizzazione d’impresa.

Potranno partecipare 15 pmi iscritte alla CCIAA di Sassari, purchè siano attive in uno dei seguenti settori: Agro-alimentare, Turismo, Artigianato, Terziario Innovativo, Edilizia.
Il corso si svolgerà tra ottobre e dicembre 2013 e sarà articolato in 3 moduli della durata di 2 giornate ciascuno per un totale di 6 giornate non consecutive:

  • La pianificazione strategica per l’avvio di un’azione di internazionalizzazione (14-15 ottobre);
  • La contrattualistica e la fiscalità internazionale (28-29 ottobre)
  • Trasporti e problematiche doganali e assicurative (7-8 novembre).

L’attività di assistenza tecnica si svolgerà nell’arco di 2 giornate per ciascuna azienda partecipante alla formazione in aula e consisterà in un check up aziendale con un focus su cinque fattori chiave per l’attività sui mercati esteri:

  • Motivazione dell’azienda e dell’imprenditore
  • Struttura e organizzazione aziendale
  • Esperienza specifica nel settore e/o sui mercati esteri
  • Gamma dei prodotti e servizi di supporto per l’export
  • Realizzabilità del progetto di internazionalizzazione.

C’è tempo entro oggi per presentare la domanda, o tramite posta elettronica certificata all’indirizzo promocamera@pec.it oppure tramite fax al numero 079/2638810.

Vera MORETTI

Funzionario commerciale, cercano te!

Un’azienda che opera nel settore dell’edilizia nella zona di Roma è alla ricerca di un funzionario commerciale che abbia maturato esperienza nel medesimo ruolo.

Tra i requisiti richiesti, infatti, il candidato deve dimostrare di essere capace di lavorare in completa autonomia, e quindi conoscere bene il settore nel quale si troverà ad operare.

Le zone di lavoro in cui la risorsa si troverà a svolgere la sua mansione sono Roma e provincia, Latina e provincia, Rieti, Viterbo e Frosinone.

Per saperne di più, InfoJobs.it.

Settore edile e detrazioni appalti

La recente sentenza rilasciata da parte della Cassazione ha stabilito che non si possono portare a detrazione i costi di lavori, soprattutto per importi ingenti e solo sulla base di fatture. D’ora in poi sarà necessario presentare il contratto di appalto.

Quindi, per applicare le deduzioni fiscali ai costi degli appalti è obbligatorio un contratto scritto.
La conferma arriva dall’ordinanza 7897 del 28 marzo 2013 approvato in merito a un ricorso dell’Agenzia delle entrate sul caso della costruzione di un capannone.

Tutto è iniziato con l’avviso di accertamento che il Fisco aveva inviato nel 1995 nei confronti di un’azienda, dove veniva richiesto di recuperare imposte Irpeg e Ilor, dichiarando non valide le detrazioni effettuate. Visto che l’importo delle detrazioni era considerevole, la Corte Suprema ha stabilito che è necessario presentare un atto scritto.
Poichè l’azienda in questione non aveva un contratto di appalto, la detrazione di imposta non sarà considerata valida. Inoltre davanti a una contestazione formale, il contribuente è tenuto a dimostrare la legittimità della detrazione.