Gli emendamenti proposti al DPR professioni dai commercialisti

Tante le proposte di emendamenti al DPR attuativo della riforma delle professioni predisposte dal Consigliere con delega alla riforma delle professioni, Andrea Bonechi, che lo ha successivamente portato alla discussione del CUP. Dal testo dei commercialisti sono derivate le posizioni che lo stesso Comitato unitario dei professionisti ha sottoposto alle Commissioni Giustizia di Camera e Senato per la redazione dei rispettivi pareri. Proprio in queste ore è atteso quello della Camera, che sarà depositato dal relatore Maria Grazia Siliquini e che, secondo anticipazioni di stampa, dovrebbe recepire gran parte dei rilievi critici e delle conseguenti richieste di modifica avanzate da commercialisti e CUP. D’altro canto, un giudizio complessivamente negativo sul DPR era già stato espresso nelle scorse settimane dal Consiglio di Stato, con una pronuncia su molti temi anch’essa collimante con le posizioni espresse dai professionisti. Riserve di metodo e di merito erano state anche espresse dai presidenti degli Ordini professionali direttamente al Ministro della Giustizia, Paola Severino, che li aveva convocati nelle scorse settimane.

I temi caldi

Osservazioni critiche vengono mosse dai commercialisti innanzitutto sulla definizione di professione regolamentata. il DPR, fanno notare,è destinato unicamente agli Ordini e non occorre affatto richiamare una definizione comunitaria che comprende tutte le possibili fattispecie esistenti nella UE. In Italia, poi, tutte le professioni sono organizzate in Ordini o Collegi, ragion per cui la definizione non può allargarsi oltre

A giudizio del Consiglio nazionale, il DPR trasforma poi il tirocinio in un percorso ad ostacoli per i giovani. I commercialisti chiedono che sia dato rilievo al principio per cui il tirocinio deve svolgersi in studio e che il corso di formazione post laurea, previsto dal DPR; non sia obbligatorio e che comunque si integri con l’effettiva frequentazione dello studio, giudicata fondamentale. Ciò per evitare che si crei un’ulteriore fase di studio che si aggiungerebbe al già lungo percorso universitario e per di più con anche  test intermedi o finali, la cui previsione è giudicata dalla categoria “incomprensibile”, inutile ulteriore ostacolo all’iscritto per sostenere l’esame.

Sulla formazione professionale continua, l’idea del Consiglio nazionale è che la validazione dei corsi e degli eventi formativi debba essere mantenuta in capo agli Ordini, gli unici in grado di garantire che non vi sia “commercio” della formazione. Si deve garantire all’iscritto di potersi formare anche senza oneri. Così come occorre che sia mantenuta l’uniformità di valutazione delle offerte formative

Modifiche vengono richieste anche in materia disciplinare. Il provvedimento governativo, a parere del Consiglio nazionale, tradisce la volontà del Dl138/2011 di puntare su un’effettiva separazione tra funzioni amministrative e disciplinari per garantire terzietà e indipendenza nei giudizi. I commercialisti chiedono di rendere possibile l’accesso di un magistrato alla guida dei collegi di disciplina. Secondo la categoria, non può essere un consigliere di altro Ordine a comporre i collegi di disciplina, dal momento che l’incompatibilità è di ruolo e non solo territoriale. E’ il caso di prevedere, invece, la designazione di colleghi disponibili a far parte dei consigli di disciplina a cura del Consiglio dell’Ordine, ma se del caso anche da un organismo terzo (tribunale). L’ importante è che i colleghi designati da un Ordine vadano a comporre i Collegi di disciplina di altri Ordini così che vi sia massima terzietà.

Di specifico interesse dei commercialisti è infine che il tirocinio sia ritenuto valido per l’iscrizione al registro dei revisori legali e che sia del pari ritenuta valida anche la formazione professionale continua svolta in ambito della materia di revisione legale.

 

 

Semplificazione fiscale: le nuove regole per IMU, IRPEF e IVA

Un decreto legge e una nuova delega fiscale in arrivo nei prossimi giorni. I punti all’ordine del giorno del governo Monti riguarderanno lotta all’evasione, IMU, aliquote IRPEF e IVA e riscossione dei debiti tributari.

Il tutto volto all’obiettivo di una semplificazione in materia fiscale e di adempimenti tributari. Occhi puntati sulla lotta l’evasione fiscale, dopo l’ultimo blitz della Guardia di Finanza a Courmayeur dello scorso weekend.

Punto primo: aliquote fiscali e IVA

Un pacchetto di emendamenti saranno contenuti nel nuovo disegno di legge, che andrà a riscrivere la delega fiscale del precedente governo Berlusconi.
Fra le manovre previste la riduzione delle aliquote fiscali IRPEF ( che attualmente si aggirano attorno al 23% e al 27%). Nessun aumento previsto per le aliquote IVA, come paventato dall’ultima manovra correttiva, che tramite la clausola di salvaguardia prevedeva invece un aumento dell’aliquota di mezzo punto percentuale dal 2014. Occorrerà attendere un “decreto regolamentare” per quanto concerne invece le agevolazioni fiscali, che ad oggi sono più di 700.

Punto secondo: IMU

Un punto caldo della riforma varata dal governo Monti riguarda l’esenzione riservata alla Chiesa e ai suoi immobili dalla nuova tassa chiamata IMU (Imposta municipale unica), che la manovra finanziaria ha sostituito alla vecchia ICI. L’esonero, secondo quanto previsto dal nuovo decreto, dovrebbe riguardare esclusivamente gli immobili non commerciali.

Insieme all’IMU dovrà essere presentata entro il 30 giugno 2013, la dichiarazione per gli immobili e pertinenze, ovvero la dichiarazione IMU. La dichiarazione dovrà altresì essere presentata entro l’anno successivo anche qualora sussista un cambio rilevante nella situazione del proprietario (es. la vendita dell’immobile in oggetto).

Punto terzo: lotta all’evasione fiscale

Una pioggia di nuove sanzioni in arrivo per chi non emette scontrini o fa dichiarazioni false. Il nuove decreto Monti prevederà anche che tutti i contribuenti soggetti agli studi di settore, incorsi in errori od omissioni, dovranno essere sottoposti ad accertamenti analitico – induttivi. In breve, non basterà più pagare una semplice sanzione pecuniaria come invece accade oggi.

La lotta all’evasione fiscale è al centro della nuova manovra allo scopo di alleggerire la pressione fiscale che grava sulle imprese e sui singoli cittadini.

Punto quarto: Equitalia

Nel nuovo decreto di semplificazione fiscale saranno previste norme volte ad alleggerire le modalità di riscossione dei debiti tributari da parte di Equitalia. Lo scopo è quello di evitare il blocco dell’attività per tutte le imprese morose nei confronti dello Stato per una dichiarata circostanza di difficoltà economica conseguente alle crisi.

Avvocati contro la “liberalizzazione selvaggia”

Il Cnf esprime dure critiche agli emendamenti al dl 98/2011 depositati in commissione bilancio al senato alcuni giorni fa. “Vi è abuso della decretazione d’urgenza”. Appello ai parlamentari avvocati: “Non votate norme incostituzionali”. Il Consiglio ha raccolto già circa 90 adesioni alla protesta contro l’abolizione dell’esame di Stato.

Viene criticata in particolare la volontà di liberalizzare la professione legata all’avvocatura: “Siamo sdegnati e preoccupati per le iniziative di cui abbiamo appreso in queste ore, di supposte liberalizzazioni che si vorrebbero introdurre artatamente nella manovra. E’ scorretto il metodo e tanto più il merito: tali norme minerebbero la difesa tecnica e provocherebbero la demolizione del sistema ordinistico e del controllo deontologico, a scapito dei cittadini e dei professionisti più giovani che sarebbero mandati allo sbaraglio in un mercato saturo e senza sbocchi effettivi“.

Secondo Guido Alpa, presidente del Cnf, i testi relativi alla riforma della professione forense sarebbero incostituzionali e contrari alla Carta europea dei diritti fondamentali. Contro l’abolizione dell’esame di abilitazione e il testo attuale di riforma, questo il commento di Alpa: “Se confermata, sarebbe una manovra vergognosa che umilia la professione forense ma sopratutto colpisce gravemente i cittadini. Fa strame della Costituzione non solo per contrarietà all’articolo 33 ma anche per all’articolo 24, che garantisce l’accesso alla giustizia e il diritto di difesa”.

Fisco e procedure ipotecarie, i limiti? Eccoli!

Tre emendamenti a favore delle imprese entreranno nel Decreto Sviluppo.

Tra questi, un limite alle procedure ipotecarie da parte del fisco.

Ipoteche

Il limite del credito verso il contribuente al di sotto del quale il fisco non può accendere un’ipoteca su beni immobili, né può procedere a espropriazione, sale da 8.000 a 20.000 euro. La novità vale però solo quando il giudizio è pendente o l’iscrizione a ruolo è contestabile, altrimenti il tetto resta fissato a 8.000 euro.

Mutui

Un altro emendamento prevede di portare da 150mila e 200mila euro il tetto dei mutui immobiliari a tasso variabile che potranno essere rinegoziati e aumentare da 30mila a 35mila euro il limite del reddito Isee che consente di fruire dell’agevolazione.

Turismo

Un ultimo emendamento prevede che i distretti turistico-alberghieri previsti dall’articolo 3 del decreto diventino settori turistici.