Contributi QR-Code per aziende vitivinicole. Tutte le informazioni

Per i produttori di vino c’è un’importante novità in arrivo, si tratta di uno stanziamento in favore delle imprese che investono in innovazione e in particolare per l’inserimento di un QR-Code sull’etichetta.

Contributo QR-Code per aziende vitivinicole: cos’è

La normativa prevede un contributo che varia da 10.000 euro a 30.000 euro in favore di produttori di vino Dop, IGP e biologico che investono nelle nuove tecnologie e in particolare inseriscono sull’etichetta un QR Code (codice a barre bidimensionale). Si tratta del classico codice, ormai presente in molte etichette, e che, se scannerizzato con un lettore di Qr Code, fornisce informazioni sul prodotto.

Le informazioni che possono essere inserite sono numerose, ma per poter accedere a questo contributo devono essere obbligatoriamente contenute un insieme di informazioni minime che consentono di avere la tracciabilità del prodotto, quindi di individuare il vigneto e la data della piantumazione, la data della raccolta delle uve, le tipologie, insomma la filiera delle uve fino alla produzione finale di vino.

Lo schema di decreto attuativo è stato approvato di concerto tra Conferenza Stato-Regioni, Ministero del Turismo e Mipaaf e prevede uno stanziamento di un milione di euro. Come dichiarato da Gian Marco Centinaio, sottosegretario al Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, il contributo vuole favorire la promozione dei territori e valorizzare le antiche tradizioni legate alla cultura enogastronomica dell’Italia.

Perché si promuove l’inserimento del QR-Code sull’etichetta dei vini?.

Il QR- Code non sarà solo un modo per innovare e facilitare il rapporto tra consumatori e produttori, ma anche un modo per tutelare i nostri prodotti sul mercato mondiale, infatti il QR code consente di proteggere i prodotti anche dalle contraffazioni e identificare i vini che realmente arrivano dall’Italia.

Il QR Code si inserisce all’interno delle PAC (Politiche Agricole Comuni che saranno vigenti in Europa dal 2023 al 2027 e che hanno l’obiettivo, tra gli altri, di garantire una qualità della vita adeguata ed equa ai produttori agricoli attraverso la valorizzazione dei prodotti. Inoltre dal 2023 anche i vini dovranno recare in etichetta la lista dei valori nutrizionali, come gli altri prodotti alimentari. In base alla normativa anche queste informazioni saranno accessibili tramite Qr-Code, in questo modo i produttori di vino saranno esonerati dall’obbligo di creare lunghe etichette che in molti casi era necessario anche tradurre per l’esportazione.

Leggi anche: Aziende Agricole: reso noto il Piano Strategico Nazionale per la PAC

Come richiedere il contributo per il QR Code

I contributi in oggetto sono previsti dall’art. 1, comma 842, della legge 30 dicembre 2021, n. 234. Attualmente non è ancora possibile richiedere il contributo, infatti il giorno 8 giugno la Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera allo schema del decreto attuativo del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, ora spetterà proprio a tale dicastero procedere a rendere note le modalità operative, i tempi e i modi per accedere a tale contributo.

In base alle indicazioni fornite, il contributo è in favore di imprese produttrici di vini DOP, IGP e biologico che esercitino anche attività enoturistica.

Per produttori si intendono :

  • viticoltori;
  • trasformatori di vino;
  • aziende impegnate nell’imbottigliamento qualora però esercitino contestualmente anche l’attività di viticoltori o trasformatori.

Caratteristiche del QR-Code

In base all’articolo 3 dello schema di decreto le spese ammesse al contributo sono quelle concernenti moderni sistemi digitali che, attraverso un QR-Code veicolino il consumatore a un sito web multilingue nel quale sia presente una descrizione delle caratteristiche peculiari del territorio di riferimento dal punto di vista storico- culturale, devono inoltre essere presenti informazioni inerenti le tradizioni enogastronomiche. Sul sito devono essere inseriti collegamenti ipertestuali (link) a siti istituzionali di promozione del territorio. Il sito deve essere redatto in almeno due lingue oltre l’italiano.

L’apposizione del codice a barre deve essere conforme alle indicazioni previste nei seguenti atti:

  • regolamento (UE) n. 1169/2011 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 25 ottobre 2011, in materia di informazioni sugli alimenti;
  • regolamento (UE) n. 1308/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, regolamento del 17 dicembre 2013 e (UE) 2019/33 della Commissione, del 17 ottobre 2018, in materia di etichettatura e presentazione dei vini

Inoltre l’azienda per poter ottenere il contributo deve impegnarsi a mantenere tale QR- Code per almeno 3 anni.

Sebbene non siano ancora pubbliche le modalità operative, già ora è noto che le domande saranno vagliate e approvate in ordine cronologico, questo implica che le aziende interessate devono porre attenzione ai termini previsti per evitare di perdere questa importante occasione.

Ad ogni azienda, in base la progetto presentato, viene attribuito un punteggio e viene quindi formata una graduatoria, la percentuale massima del contributo erogabile non può comunque superare il 70% delle spese ammissibili.

Per ottenere maggiori informazioni, scarica il testo completo del decreto.

Schema decreto attuativo QR-Code etichetta vino

L’ enoturismo italiano cresce, ma…

L’offerta turistica italiana è ampia e variegata, non sempre all’altezza del prodotto che vende e quasi sempre incapace di fare sistema. Quest’ultimo è un punto dolente dell’Italia in generale, ancor più grave in settori che potrebbero dare al mercato turistico italiano una spinta importantissima. Come nel caso del cosiddetto enoturismo.

L’occasione per fare il punto su questo strepitoso segmento del turismo italiano è venuto dalla presentazione del 12esimo Rapporto sull’ Enoturismo, che si tenuta la scorsa settimana alla Bit di Milano, a cura delle Città del Vino.

I numeri dell’ enoturismo italiano nel periodo 2014-primo semestre 2015 sono incoraggianti e parlano di una crescita. Nel periodo considerato, infatti, il settore dell’ enoturismo ha fatto registrare una spesa per visite in cantina di circa 2,5 miliardi di euro, con un numero di turisti del vino superiore ai 10 milioni.

I dati del rapporto sono stati elaborati in base a un’indagine svolta su un campione di 80 aziende dall’Osservatorio Nazionale sul Turismo del Vino di Città del Vino, in collaborazione con l’Università di Salerno, e dicono che quando si parla di enoturismo è bene considerare non solo la visita e lo shopping in cantina, ma anche tutto l’indotto che intorno a esso ruota, in primis l’hospitality.

È questa, infatti, la ragione per cui il fatturato delle cantine legato all’ enoturismo e relativo al 2014 è di 214,5 milioni, con una proiezione a 242,5 per il 2015. Segno che il delta tra queste cifre e i 2,5 miliardi di cui sopra deriva in buona parte dall’indotto.

La spesa media dell’enoturista in Italia è di 193 euro, derivanti da acquisti di bottiglie, visite ai vigneti o alle cantine, degustazioni, pernottamenti ecc. Va da se che la spesa per l’acquisto di bottiglie è la voce più rilevante sul totale, pari a più del 70%, mentre le altre voci sono solo la parte residuale dell’indotto da enoturismo.

Il 12esimo Rapporto sull’ Enoturismo ha anche stilato un ritratto dell’enoturista tipo, del numero di arrivi e della capacità e propensione alla spesa di chi fa turismo per vino. A differenza dei fatturati i numeri degli arrivi sono meno aleatori: si parla infatti di oltre 10 milioni nel 2014, con una proiezione a quasi 14 milioni per il 2015. Numeri che tratteggiano un +31,7% per gli arrivi di turisti in cantina e un +32% per la spesa legata all’ enoturismo.

Si tratta quindi di un settore, quello dell’ enoturismo, dai numeri buoni ma dalle potenzialità di sviluppo illimitate, da spingere particolarmente in un periodo nel quale le tensioni geopolitiche in Paesi esteri a forte vocazione turistica, una generale ripresa dei consumi e l’amore degli italiani e degli stranieri per il vino di casa nostra sono condizioni ottimali per favorire l’afflusso enoturistico nel Paese. Tutto sta a intraprendere politiche di promozione efficaci e a imparare, almeno in settori chiavi per la nostra economia, a fare sistema. Fosse facile…

Le Confederazioni dell’Agricoltura e UniCredit insieme per esportare il vino italiano

Nell’ambito di Vinitaly, presso la Fiera di Verona, è stato presentato UniCredit International per il Vino, il progetto della Banca che mette a disposizione delle pmi del settore vitivinicolo un’offerta dedicata di servizi a supporto del processo di internazionalizzazione.
A presentare l’accordo erano presenti Ettore Riello, Presidente Veronafiere, e Giovanni Mantovani, Direttore Generale Veronafiere, oltre a Federico Ghizzoni, Amministratore Delegato di UniCredit, Gabriele Piccini, Country Chairman Italy UniCredit, Mario Guidi, Presidente nazionale Confagricoltura, Sergio Marini, Presidente nazionale Coldiretti, Giuseppe Politi, Presidente nazionale Confederazione Italiana Agricoltori.

Al fine di valorizzare il vino italiano all’estero, le tre Confederazioni dell’Agricoltura hanno sottoscritto un accordo con UniCredit, decise ad affiancare la Banca per poter cogliere le esigenze specifiche del settore vitivinicolo e per promuovere prodotti, servizi e iniziative che possano portare al successo questa importante iniziativa.
In questa ottica l’intesa vuole anche favorire la crescita dell’occupazione in Italia, in un settore, l’enoturismo, dalle tante potenzialità.

“UniCredit International per il Vino” nasce nel filone di “UniCredit per l’Italia”, l’iniziativa lanciata lo scorso anno dalla Banca per mettere a disposizione degli imprenditori italiani una serie di iniziative di sostegno nei percorsi di investimento e innovazione.
Per fare ciò, le imprese saranno accompagnate e guidate verso i mercati esteri, in particolare facendo leva sulla presenza consolidata su territorio internazionale delle banche del Gruppo.

Dopo aver internazionalizzato oltre 8mila imprese, UniCredit International per il Vino si pone lo stesso traguardo, grazie anche alla collaborazione di Confagricoltura, Coldiretti e Cia, che mettono a disposizione delle pmi del settore vitivinicolo una serie di servizi a supporto della crescita dell’operatività sui mercati esteri.

La Banca e le Confederazioni collaboreranno per selezionare le aziende che rappresentano l’eccellenza della filiera vitivinicola, dotate non solo di solide basi, ma anche di potenziale di crescita elevato, ovvero quelle che possono garantire maggior successo a livello internazionale.

UniCredit e le Confederazioni hanno anche intenzione di proporre iniziative B2B con buyer stranieri, nonché missioni estere e orientamento e formazione per le imprese, per accrescere le competenze degli imprenditori, in particolare verso lo sviluppo delle esportazioni.

Per completare l’offerta, già di per sé interessante, la banca ha anche introdotto WineCredit, ovvero forme di finanziamento per l’acquisto di attrezzature e messa a punto di impianti, ma anche per gli anticipi sulle vendite e sugli acquisti di prodotti agroalimentari, oltre, ovviamente, al supporto per le spese di promozione all‘estero.

Vera MORETTI