Un premio al crowdfunding di Poste

Chi pensa a Poste come a un’azienda vecchia e un po’ elefantiaca, dovrà ricredersi di fronte a un riconoscimento che l’azienda ha appena ricevuto per un progetto legato a un fenomeno che più moderno non si può: il crowdfunding.

L’Associazione Italiana Financial Innovation (Aifin) ha infatti premiato PostepayCrowd, il progetto di Poste che supporta l’imprenditoria e la creatività attraverso il finanziamento raccolto con il concorso di diverse idee innovative. A Poste è andato il premio “Cerchio d’oro dell’Innovazione finanziaria 2014”.

Di fatto, PostepayCrowd è un modello di finanziamento collettivo attraverso il quale molte persone contribuiscono con differenti somme di denaro a un progetto di cui si fanno sostenitori in quanto lo sentono vicino ai propri principi e aspirazioni. In cambio queste persone ottengono il cosiddetto reward.

PostepayCrowd è stato realizzato da Poste in partnership con Eppela, la principale  piattaforma italiana di crowdfunding, ed è stato sostenuto da Visa Europe. Di fatto, la piattaforma di crowdfunding di Poste si basa su un meccanismo di co-finanziamento di alcuni progetti che riescono a raggiungere almeno il 50% del budget stabilito in partenza, tramite il coinvolgimento della rete.

PostepayCrowd ha ottenuto il primo posto nella categoria “prodotti e servizi di credito”. Poste Italiane ha poi anche ottenuto due menzioni speciali nell’ambito del premio, una nella categoria “Operations e IT” per PosteID, sistema di identità digitale integrato, e una nella categoria “Prodotti e servizi di pagamento” per SuperSim Nfc, la Sim di PosteMobile che trasforma lo smartphone in un portafoglio mobile.

Con il crowdfunding si gira il mondo (a piedi)

 

Lo abbiamo intercettato, zaino in spalla, con in mano un biglietto aereo per Cuba, obiettivo: mappare i sentieri dell’isola. Lui è Fabio Zaffagnini, fondatore di Trail Me Up, la start up nata con l’obiettivo di ‘mappare’ macchina fotografica alla mano e rendere fruibili online i percorsi accessibili solo a piedi. Una sorta di Streetview per appassionati di walking.

Una laurea in geologia all’Università di Bologna e la voglia di girare il mondo, beninteso: a piedi. Ma come trasformare una passione in un’idea di impresa? Grazie al crowdfunding, Fabio ci è riuscito: attraverso il portale Eppela, il progetto di social financing online, Trail Me up è diventata una realtà, una start up per chi non ha voglia di restare fermo. Anche se la strada da percorrere è ancora lunga, almeno in Italia.

Quando e come è nato Trail me up?
TMU è nato nel febbraio del 2011 di ritorno da un viaggio in Patagonia. Facendo vedere un po’ di foto agli amici, ho pensato che sarebbe stato bello se Google avesse esteso Streeview ai posti accessibili solo a piedi. Visto che a quel tempo non c’era niente di simile, ho deciso di farlo io insieme ad un amico informatico. Non avendo competenze né meccaniche, né elettroniche ho coinvolto, o meglio, sfinito un po’ di amici e conoscenti e dopo 5 mesi di lavoro abbiamo realizzato un prototipo di acquisizione di immagini a 360° montato su uno zaino. Siamo poi andati a fotografare alcuni parchi americani, poi qualche villaggio di tribu indigene in Etiopia e a febbraio del 2012 abbiamo pubblicato il primo sentiero in rete. Da lì poi abbiamo visitato altri posti in giro per il mondo ed il progetto ha iniziato a prendere forma.

Per il progetto vi siete ispirati al virtual photo walk?
Assolutamente no, ho scoperto da te della sua esistenza!

Come vi siete avvicinati al crowdfunding e come avete scoperto Eppela?
Una mia amica è riuscita a finanziare le riprese di un suo cortometraggio (“Quell’estate al mare”), ho contribuito e poi ho deciso di provare anch’io…a lei è andata alla stragrande, a noi pure! Sia in termini di denaro recuperato, che in termini di visibilità.

Oltre al crowdfunding, avevate tentano altre strade per cercare finanziamenti (bandi regionali, bandi start up..)?

Abbiamo organizzato una serata di raccolta fondi e vinto un bando Spinner 2013 ed uno Changemakers for Expo 2015.

Qual è attualmente il vostro modello di business?
Il progetto ha preso molte diramazioni. Attualmente, il sito www.trailmeup.com conta pochi sentieri fatti negli States, in Etiopia ed in Tanzania, ma molti altri stanno per essere pubblicati ed un sistema di reclutamento via web ci permetterà di continuare ad acquisirne (chiunque infatti può proporsi come fotografo mappatore, noi gli forniamo l’attrezzatura e lui /lei acquisisce le immagini per noi…alla fine è divertente andare in giro con il nostro zainetto!). Appena il sito avrà un numero di sentieri sufficientemente elevato e i volumi di traffico lo permetteranno, inizieremo a cercare sponsor legati alle attività outdoor, tour operators, enti parco, ecc…Parallelamente abbiamo deciso di estendere la tecnologia che crea la realtà virtuale a varie attività legate a turismo, cultura, divertimenti, industria..queste attività potranno promuovere le loro aree ed i loro spazi attraverso la nostra tecnologia. Stiamo inoltre lavorando, con enorme sforzo, ad un’estensione importante del progetto, che al momento non possiamo divulgare … dobbiamo ancora depositare un brevetto!

Trail Me Up ha anche un’anima umanitaria e ha scelto a sua volta il crowdfunding come forma di sostegno a progetti di sostegno?
TMU collabora con la O.N.G. CEFA. Abbiamo finora mappato e fotografato gratuitamente alcune aree dove opera questa organizzazione in modo tale da mostrare come e a chi sono stati devoluti i soldi raccolti con le donazioni.

Secondo voi, oggi esiste in Italia una cultura del crowdfunding? O siamo lontani anni luce rispetto ad altre Nazioni?
E’ difficile dirlo, nel nostro caso specifico le donazioni sono giunte in buona parte da amici e conoscenti…e questo mi fa pensare che la cultura del crowdfunding sia ancora un po’ indietro. La vedo comunque in forte ascesa.

Ultima domanda: quali sono i vostri progetti per il futuro?
Ci piacerebbe organizzare qualcosa di molto eclatante così da farci conoscere anche al di fuori dell’Italia. Cercheremo di sfruttare al meglio le risorse e le opportunità che Spinner e Changemakers ci stanno offrendo e ci concentreremo molto sul marketing ed il fund raising. Abbiamo insomma intenzione di lavorare sodo…ma anche di divertirci!

Alessia CASIRAGHI

Crowdfunding, il nuovo social business

 

Un’idea di business che diventa realtà grazie all’aiuto di una comunità, un gruppo di persone (crowd = affollare, e in questo caso bisogna proprio dirlo, “più si è meglio è”). E’ il teorema che sta alla base del crowdfunding, come viene definito quel processo di finanziamento collettivo che permette di dare luce a nuove start up.

Ma quali sono le potenzialità oggi del crowdfunding in Italia? Come si finanzia concretamente un progetto o un’idea di impresa solo tramite la sua visibilità sul web e nell’universo dei social? Infoiva lo ha chiesto a Eppela, il progetto di crowdfunding che permette di condividere le proprie idee di business on line e raccogliere fondi per la loro realizzazione. Che molto spesso non resta solo un miraggio: Eppela ha infatti all’attivo decine di progetti di impresa che hanno visto la luce, come Trail Me Up, la community di visite guidate virtuali, o Fattelo!, la lampada di design che si costruisce da un semplice cartone.

Ma facciamo un passo indietro: da dove si comincia? Ce lo racconta Fabio Simonelli, Project Manager Eppela. 

Quando e come è nata l’idea di dare vita ad Eppela?
Eppela nasce da un’intuizione di Nicola Lencioni nella primavera del 2011. Tornato da uno dei suoi viaggi scouting negli USA, e dopo aver scoperto la piattaforma KickStarter, Nicola decide che anche in Italia è il momento di cercare un nuovo modo di proporre e fare impresa.

Secondo quali criteri scegliete i progetti e le idee da condividere grazie alla vostra piattaforma?
Eppela e il suo team non danno giudizi di merito sull’eccellenza di un progetto. Ci limitiamo a valutare l’etica dello stesso ma sopratutto l’idea di base e la volontà del progettista di portare a termine il suo “sogno”.

Quanti sono i progetti che ad oggi siete riusciti a finanziare?
Su Eppela sono andati a buon fine numerosissimi progetti: dai già citati Trail Me Up e Fattelo!, ma anche cortometraggi, progetti artistici e una linea di t-shirt ecologiche.

Perchè un ‘investitore’ decide di puntare su un progetto virtuale che conosce solo attraverso il web?
Perché’ il crowdfunding crea un legame empatico tra progetto e “consumatore”. E’ come un amore a prima vista. Il crowdfunding segue le logiche dell’e-commerce: si scommette sulla riuscita di un progetto ma anche sulla reale voglia di diventare parte del progetto stesso (anche se non si diventa soci del progettista….ricordiamoci che Eppela si occupa di reward base crowdfunding).

Il crowdfunding rappresenta oggi una valida alternativa rispetto ai classici finanziamenti o ai meno accessibili venture capital per un’idea di impresa alla ricerca della spinta iniziale?
Il crowdfunding rappresenta una leva di sviluppo. Rappresenta una nuova dinamica di social business, dove l’idea viene validata e supportata dalla folla con le donazioni, non con dei semplici like.

A vostro avviso, oggi esiste in Italia una cultura del crowdfunding e del social financing?
Non ancora, anche se abbiamo passato il periodo della filosofia. Eppela ha lavorato e sta lavorando per far capire cosa è il crowdfunding. Ma adesso siamo passati alla pratica. Stiamo dimostrando che funziona!

L’esempio di alcuni politici (come Barack Obama che ha finanziato parte della campagna elettorale con i soldi donati dagli elettori tramite crowdfunding, o per restare in italia di Matteo Renzi e del suo camper finanziato dagli elettori) possono essere una spinta o un volano per la diffusione della pratica del finanziamento che viaggia in rete?
La politica rappresenta sempre un tasto dolente per la richiesta di sostegno economico, ma crediamo che se alla base della proposta esiste un movimento e delle persone pulite, il crowdfunding rappresenti il modo più efficace per valutare la performance di un candidato o di un movimento politico.

Alessia CASIRAGHI