Benzina? Altro che sconti, è sempre più cara

Pensavamo di averla fatta franca, vero? Tutto sommato, tra scontissimi al self service nel weekend, spread che attanaglia il Paese, Olimpiadi, partenze “scoglionate” più che scaglionate per via della crisi, sembrava che i classici rialzi agostani della benzina, in concomitanza con i weekend dell’esodo estivo, fossero scongiurati o quanto meno passati sotto silenzio.

Ecco invece che, subito dopo Ferragosto, i prezzi dei carburanti si impennano di nuovo. Eccome. Per il cruccio di quanti cominciano ora le loro ferie e di quanti, già nervosi per dover chiudere le valigie e tornare a casa, si beccano anche la prospettiva di un pieno sensibilmente più caro.

La benzina si avvicina infatti spedita alla soglia dei 2 euro al litro: in autostrada, dove i prezzi sono storicamente più alti (dateci una ragione vera per questo fenomeno, please…), un litro arriva a 1,98 centesimi. Come al solito, la denuncia viene dal Codacons: “Parte malissimo la seconda metà di agosto sul fronte dei carburanti – tuona il presidente Carlo Rienzi. – Con i prezzi di benzina e gasolio a questi livelli per un pieno occorre spendere 18,6 euro in più rispetto al 16 agosto del 2011“.

Chi si è messo in viaggio quest’oggi – prosegue – ha dovuto pagare una bella cifra. Una vera e propria sciagura per gli italiani che si accingono a partire per le vacanze e per quelli alle prese col rientro“. Una mazzata che il Codacons stima attualmente in 560 milioni di euro, “ma la cui entità si aggrava di giorno in giorno“.

E allora lo ripetiamo: a che servono gli scontoni per due giorni quando, di fatto, li paghiamo con gli interessi e oltre durante la settimana? La trovata di Scaroni ha ben presto trovato proseliti (forzati, altrimenti i concorrenti sarebbero morti), ma alla fin fine siamo sicuri che ci guadagna siano imprese e cittadini?

Niente ferie per 6 italiani su 10

Le partenze da “bollino nero” sembrano essere un vago ricordo: quest’anno le autostrade italiane non sono state intasate da milioni di partenti e, quasi dovunque, raggiungere la località di villeggiatura è stato piuttosto agevole.

Merito delle partenze intelligenti? Solo in parte perché il vero motivo è dato dalle “non partenze”.
Sono il 29,5%, infatti, gli italiani che quest’anno, rispetto ad agosto 2011, hanno rinunciato alle vacanze.

E non certo per potersi godere le città deserte, che, al contrario, con il solleone e le temperature record di questi giorni, sono diventate ancora più inospitali.
La causa che ha costretto 15,4 milioni di italiani a rimanere a casa è una e una sola: la crisi.

Partire, in questo clima di recessione, avrebbe significato grattare un barile già da tempo vuoto e quindi, dopo aver rinunciato a tutto, la spada di Damocle è caduta anche sulle ferie estive.

Non si tratta, inoltre, del solo esodo agostano, perché, facendo una stima dell’intera stagione, Federalberghi ha rilevato un preoccupante -19% di partenze e un conseguente crollo d’affari del 22%, pari a 15,3 miliardi rispetto allo scorso anno.
Sono ben 6 italiani su 10, più della metà, a non andare in vacanza e Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi ha chiesto lo stato di crisi del settore, per “non aver mai visto un calo così generalizzato e devastante”.

Il 44,7% degli italiani si appresta a fare le valigie, o è già a godersi il meritato riposo, e questo dato, già allarmante di per sé, si accompagna ad un calo del 21,5% di partenze di giugno, al -13% di luglio e al -27,7% di settembre.

Bocca ha commentato: “Il segnale a questo punto è inequivocabile: la crisi dopo aver falcidiato la classe medio-bassa, adesso sta colpendo il ceto medio che in Italia ha sempre costituito la struttura portante del sistema dei consumi e la situazione ci obbliga a richiedere a Governo e Parlamento lo stato di crisi del settore, unico strumento tecnico-giuridico per mettere in moto, auspichiamo, quella scossa indispensabile per definire mezzi e misure dei quali il turismo non può più fare a meno”.

La povertà turistica ha colpito su larga scala, e ha ridotto le ferie anche dei fortunati partenti, che, generalmente, hanno ridotto a 11 le notti fuori casa, quando, nemmeno tanto tempo fa, si stava fuori anche 3 settimane.

E la meta è sempre più vicina, poiché per il 76,6% la scelta rimane l’Italia.
Le località esotiche sembrano, in questa torrida estate 2012, ancora più lontane.

Vera MORETTI