L’estate 2012 degli agenti di viaggio

 

di Alessia CASIRAGHI

Quanto ha influito su chi, del mestiere di realizzare i sogni estivi degli italiani, ne ha fatto un business la crisi che ha attraversato il settore turistico questa estate? Parliamo degli agenti di viaggio, ultimo tassello mancante al nostro viaggio di questa settimana tra i diversi attori impegnati nel comparto turistico italiano. Infoiva ha intervistato Fortunato Giovannoni, Presidente nazionale di FIAVET, al Federazione Italiana delle Associazioni e Imprese di Viaggi e Turismo.  Per conoscere l’umore di chi ha scelto di accompagnare i propri clienti nella scelta di un bene che, in un momento di tagli al portafogli, è sempre più considerato voluttuario.

Un primo bilancio a caldo sull’andamento del turismo in Italia nell’estate 2012.
E’ andata male, le previsioni, viste le scarse prenotazioni di marzo e aprile, non erano delle più rosee. C’è stato un forte calo di turisti perchè la metà degli italiani che gli anni scorsi decideva di partire per le vacanze quest’anno è rimasta a casa.  I cali registrati, a seconda dell diverse regioni d’Italia, hanno superato comunque le due cifre, quindi oltre il 10% stimato da Federalberghi. In alcune zone, come la Sardegna, Liguria e il Veneto, hanno toccato punte anche del -20%.

Quali sono state le Regioni più frequentate dal turismo italiano quest’estate?
La Sicilia, la Puglia e la Campagna, il meridione in generale.

Quali tipologie di strutture hanno privilegiato i turisti? 
Le strutture che meno hanno sofferto del calo delle prenotazioni sono stati gli Hotel dalle 4 stelle in su, mentre a essere maggiormente penalizzati sono stati gli alberghi da 2 e 3 stelle. Un dato che ad una primo sguardo potrebbe apparire strano, ma che ad una lettura più approfondita mette in evidenza come a soffrire maggiormente della crisi sia la fascia medio-bassa della popolazione, che si trova stretta nella morsa di tasse, rincari benzina e calo del potere d’acquisto: il primo bene a cui si rinuncia è un bene considerato voluttuario, come il turismo e le vacanze.
Gli agriturismi hanno tenuto,  anche se con un calo accertato: a risultare più penalizzata è stata la Toscana, la Regione più forte come numero di strutture e anche la più ricercata in passato.

Qual è stata la durata media del soggiorno vacanza?
Chi ha scelto di partire per le vacanza ha ridotto il periodo di permanenza: chi prima si concedeva una settimana, è sceso a 6 giorni, partendo la domenica e rientrando il sabato successivo, chi prima stava fuori 2  settimane è sceso a 10 giorni oppure ha optato per weekend lunghi. A risentire di questa contrazione temporale sono stati in larghissima parte i ristoratori: parliamo di un calo significativo per le attività di food&beverage che si aggira attorno al 30%.

I sistemi di prenotazione online in che misura penalizzano chi possiede un’agenzia di viaggi?
Si tratta di un fuoco di paglia. Molti siti di prenotazione online sono gestiti da agenzie di viaggio, quindi il mercato resta circoscritto. Semmai potremmo parlare per assurdo di un vantaggio che l’agenzia di viaggio trae dal mondo del web: il cliente arriva in agenzia più informato, con le idee già chiare sulla meta  per le proprie vacanze. Ha già visionato pacchetti, prezzi, offerte, strutture, mezzi di trasporti, ma poi sceglie comunque di prenotare in agenzia. Perchè? L’online è un sistema di prenotazione considerata da molti clienti a rischio, dove ci sono più probabilità che venga perpetrata una truffa, mentre l’agenzia di viaggio, grazie al contatto diretto e la presenza fisica di punto di riferimento, rassicura maggiormente l’acquirente, che in un momento di ristrette economiche preferisce non ‘mettere a rischio’ il proprio budget, già esiguo.  E’ una conseguenza della crisi: gli italiani sono diventati più oculati nello spendere e la sicurezza è diventata determinante.

Com’è attualmente l’umore dei vostri associati? Pessimista o ottimista?
L’umore è preoccupante, la fiducia scarseggia. Ma soprattutto ci sentiamo stretti nella morsa di un Governo che perpetra nell’introdurre nuovi adempimenti e richieste nei confronti di chi si trova a gestire un’agenzia di viaggio: l’ultima novità riguarda lo Spesometro.  Per legge siamo tenuti a rendicontare a fine anno all’Ufficio delle Entrate ciascun acquirente che spende più di 3.600 euro presso la nostra agenzia nell’arco di un intero anno ( e non di un solo viaggio!). E ancora il divieto di incassare contanti sopra i 1000 euro per acquirente. Tutto diventa più difficile in un momento in cui l’umore generale non è dei migliori.

Se potesse fare un appello al ministro Gnudi, che cosa chiederebbe come priorità per il turismo in Italia e per la vostra categoria?
Creare un sistema turismo valido, efficiente e moderno. Chiediamo solo una cosa al Governo: di essere adeguati alle stesse condizioni in cui operano i nostri colleghi europei. A cominciare dalla tassazione: non mi spiego perchè in alcuni Paesi Ue l’Iva applicata  alla vendita dei viaggi sia al 18%, se non addirittura al 14%, mentre da noi continua ad essere al applicata la tassazione al 21%.
Al Ministro abbiamo già richiesto una legge quadro che uniformi tutte le le ggi regionali: con la modifica dell’art.5 della Costituzione, la possibilità di legiferare nel settore turismo è stato demandato alle Regioni, trasformando il Paese  in macchia di leopardo: occorre equiparare le condizioni di gestione e adempimento delle procedure, che oggi variano da regione a regione e ancora, equiparare le diverse categorie di agenti di viaggio (incoming, outgoing, tour organizer etc).

Come vedete il vostro futuro?
Una ripresa ci sarà ma non nell’immediato. La vacanza è ancora considerata un bene voluttuario e le tasche degli italiani sono vuote. Confidiamo nell’Estate 2013, Natale e Capodanno sono dietro la porta.

Confturismo Veneto: investire nel settore, via tasse e rigidità

di Davide PASSONI

Continua il “giro di tavolo” di Infoiva tra i vari operatori regionali del turismo per avere un commento sulla stagione estiva ormai agli sgoccioli. Dopo il presidente di Federalberghi Emilia Romagna, Alessandro Giorgetti, oggi tocca al collega veneto Marco Michielli, presidente anche di Confturismo Veneto. E anche all’ombra della Serenissima, la situazione fa riflettere…

Un primo bilancio a caldo sull’andamento, in Veneto, della stagione turistica che si sta concludendo.
Partiamo dicendo che non commento i dati di partenze e arrivi, in quanto non danno la vera fotografia della situazione. Parlando sotto il profilo aziendale posso dire che, tutto sommato, se sono corretti i dati che leggo provenienti dal resto d’Italia, il Veneto complessivamente ha tenuto più di altre regioni. Il dato di fondo è che negli ultimi 3 anni la forbice tra incassi e margini operativi si sta divaricando paurosamente. Se, come è vero, fare buoni margini operativi significa avere buone capacità d’investimento, l’apertura della forbice è un grosso problema.

Ovvero?
Una volta le banche, per concedere un finanziamento a una struttura turistica guardavano prima di tutto il valore dell’immobile. Oggi non basta più, oggi le banche guardano la produttività dell’azienda e se questa cala o è quasi nulla il finanziamento non viene erogato. Se poi lo spazio per l’autofinanziamento è azzerato, diventa fondamentale il ricorso alle banche, che però non erogano: è un cortocircuito che mi preoccupa.

Nonostante un’offerta di prim’ordine…
Nel panorama nazionale la nostra offerta turistica è buona, per qualità e varietà. Certo, negli ultimi anni la clientela italiana ha alzato il proprio target perché ha cominciato a viaggiare all’estero, in Paesi nei quali trova strutture di dimensioni e livello molto alto, con decine di addetti e pensa, una volta che va in vacanza in Italia, di ritrovare gli stessi standard. Non sapendo che, per esempio, costruire o pagare del personale in Egitto costa infinitamente meno che da noi.

Com’è l’umore dei vostri associati? C’è ottimismo, pessimismo…
Basso, perché guardiamo con terrore al prossimo anno. Prevediamo già che a giugno 2013 avremo le strutture. Austriaci e tedeschi, che costituiscono buona parte della nostra clientela, faranno le vacanze a maggio, per cui prevediamo un buon maggio, ma con i prezzi di maggio. Se a giugno non arrivano loro e gli italiani non avranno soldi per andare in ferie – come è prevedibile -, chi verrà in quel mese? Rischiamo di trovarci con grosse problematiche da gestire a livello territoriale.

Chiusure…
Certo. Pensi che ci sono alberghi a Venezia che hanno chiesto di diventrare stagionali. A Venezia! Senza contare che, per esempio, la nostra montagna è incastrata tra Trentino Alto Adige e Friuli, regioni a statuto speciale che hanno finanziamenti e norative diverse e più vantaggiose rispetto alle nostre, non solo in ambito turistico.

Capitolo Imu. Che impatto ha avuto e avrà sul settore alberghiero regionale?
Secondo un calcolo che abbiamo fatto, a noi in Veneto ha portato in media un aumento dell’80% rispetto all’Ici. Dico io, abbiamo le tasse sugli utili più alte del mondo: peccato che le paghiamo su utili che non facciamo più.

Se potesse fare un appello al ministro Gnudi, che cosa gli chiederebbe come priorità per il turismo in Sicilia?
Il turismo è l’unica azienda che può dare immediata occupazione e immediata risposta alla crisi. Bisogna investire sul turismo ma abbiamo delle rigidità allucinanti e dei non senso come la tassa di soggiorno: ovunque sia stata applicata, non è mai finita a finanziare iniziative legate al turismo ma solo a tappare i buchi delle amministrazioni comunali.

Per non parlare delle tasse di stazionamento per le barche, dei controlli sui pagamenti in contanti…
Personalmente posso non essere d’accordo con un certo modo di ostentare la ricchezza, ma se ho, poniamo, un magnate russo che viene nel mio porto con lo yacht e mi lascia sul territorio qualche decina di migliaia di euro, mica lo faccio scappare con tasse assurde: faccio di tutto per farlo tornare, magari con gli amici. O se la stessa persona mi stappa 80 bottiglie di champagne in una notte, lo faccio perquisire dalla Finanza così non lo rivedo più nel mio locale? Ecco alcune delle rigidità che danneggiano il settore.

C’è dell’altro per Gnudi, vero?
A livello strategico è necessario un ripensamento della delega del turismo alle regioni. Si è trattato di un errore clamoroso. Abbiamo il marchio piu prestigioso al mondo che è il made in Italy, rispolveriamolo per il turismo, trasferiamo le competenze a livello centrale, basta al turismo degli assessori che vanno a far promozione all’estero alle proprie città: si vada alle fiere internazionali promuovendo centralmente l’Italia. Poi ciascuna regione o ciascun comune, se vuole, anche vada per conto suo. Poi chiederei anche una forte integrazione del sistema aeroportuale: è necessario trasferire su ala almeno il 30% del nostro turismo nei prossimi 10 anni, o saremo fuori mercato. Vuole un esempio? Noi come Veneto sosteniamo che il 60% della nostra clientela è tedesca, ma in realtà è bavarese. Perché in poche ore d’auto e di autostrada sono qui. Gli altri tedeschi vanno in Spagna o in Egitto: in aereo ci mettono meno e sono direttamente in spiaggia.

Italia.it, un’occasione persa?
Italia.it, una cosa vergognosa. Ci è costata 179 milioni e la sua efficacia è pari a zero. Dovrebbe essere il sito che fa entrare gli stranieri in Italia, dalla presentazione del Paese alla prenotazione dell’hotel, e invece per le prenotazioni ci siamo fatti superare da siti da come Booking o Expedia che fanno margini e profitti alle spalle dei nostri hotel. Se questi siti fossero italiani, almeno i soldi delle commissioni che incassano resterebbero qui, ma se un hotel deve arrivare a lasciare loro tra il 18 e il 40% e più di commissione, come fa a far crescere il fatturato? Più percentuale di incasso ti lascio, più persone mi mandi… Un sistema malato, a dispetto dei numeri.

Federalberghi Emilia: lasciateci liberi di fare impresa

di Davide PASSONI

Noi di Infoiva abbiamo tenuto un occhio vigile per tutta l’estate sull’andamento del turismo in Italia. Un’industria dalle enormi potenzialità, fatta quasi solo da piccole e piccolissime imprese e che, in quanto tale, non può che godere di un trattamento di sfavore da parte del governo e del fisco. Avevamo incontrato a luglio il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca, e ci eravamo fatti raccontare i primi mesi del 2012 visti dalla parte di chi opera nel campo dell’hospitality. Ora che, come cantavano i Righeira (miti assoluti) “l’estate sta finendo”, facciamo il punto con alcune Federalberghi regionali per capire che stagione si è lasciata alle spalle chi fa dell’accoglienza una professione. Cominciamo da Federalberghi Emilia Romagna e dal suo presidente, Alessandro Giorgetti.

Un primo bilancio a caldo sull’andamento, in Emilia Romagna, della stagione turistica che si sta concludendo.
La stagione è stata difficile, un po’ per tutte le regioni ma, credo, per noi più che per altri per via della comunicazione che è stata fatta sul terremoto di maggio, che ha rallentato le prenotazioni in due mesi cruciali come maggio e giugno. Da quello che si raccontava sui media sembrava che il terremoto avesse investito tutta la regio ma, naturalmente, non era così; da questo è derivata per noi la difficoltà a stare sul mercato e tante vendite non sono andate a buon frutto. Nonostante questo abbiamo mantenuto numeri importanti, un po’ in calo a luglio e ad agosto.

Cifre?
In termini spannometrici, non avendo ancora dati certi e completi, stimo un -10% di presenze e -15% di fatturato come media.

Tanta della vostra clientela storica è straniera: che ne è stato?
Trovo positivo che gli stranieri siano tornati: è sinonimo di un appeal sul mercato internazionale che non abbiamo perso.

E gli italiani?
Abbiamo pagato la crisi che coinvolge il ceto medio, che era la clientela base della nostra zona; impiegati, artigiani, piccoli commercianti hanno subito e subiscono la pressione delle manovre economiche del governo, la riduzione del loro potere d’acquisto e in tanti hanno tagliato le spese superflue, tra cui le vacanze. Non è solo una mia impressione, è un punto di vista suffragato da molte relazioni che vengono dal territorio.

Quali tipologie di strutture hanno privilegiato i turisti? Il piccolo albergatore tipo “Pensione Marisa” riesce ancora a trovare il suo spazio?
La “Pensione Marisa” della situazione lavora perché ha clienti abituali che mantengono nel tempo una relazione di fiducia quasi familiare. Più difficile la situazione di altre realtà, dove magari le persone pretendono di pagare meno degli anni scorsi per avere gli stessi standard di servizio alti che avevano in passato. La qualità va pagata, se non posso mantenere i prezzi non posso dare servizi all’altezza. Spesso, invece, la gente vorrebbe avere i servizi che ha, che so, a Sharm o sull’altra sponda dell’Adriatico, con schiere di camerieri al proprio servizio, ma non si rende conto che là il costo della manodopera è nettamente incomparabile al nostro.
Tornando alla “Pensione Marisa”, il suo rischio è che quando la sua clientela non ci sarà più, sarà fuori mercato. Come Federalberghi stiamo lavorando proprio per dare a questo tipo di imprese gli strumenti per evitare che ciò accada e che possano emergere: investiamo molto sulle capacità delle imprese e degli imprenditori, vogliamo resistere con capacità e passione per andare avanti.

Com’è l’umore dei vostri associati? C’è ottimismo, pessimismo…
Basso, c’è pessimismo perché si sentono compressi da normative e burocrazia, specialmente per quanto riguarda l’obbligo di segnalare all’autorità fiscale i pagamenti in contanti di somme ingenti, le spese per vacanze superiori a 3600 euro e via dicendo. Pressioni e verifiche fiscali stanno minando l’equilibrio dei nostri imprenditori, che già combattono in una stagione difficile come questa. Per fortuna almeno il tempo ci ha assistito, ci ha aiutato, ma il clima di sfiducia nel futuro e le difficoltà di tante imprese a rivedere la propria mission rimangono.

Capitolo Imu. Che impatto ha avuto e avrà sul settore alberghiero regionale?
In alcuni comuni abbiamo scambiato il tetto massimo dell’Imu al 10,6 per mille in cambio del non pagamento della tassa di soggiorno. Capiamo le esigenze di cassa dei comuni e la necessità di rispettare i patti di stabilità, ma vogliamo che i comuni turistici abbiano un trattamento diverso. In questo senso va la nostra alleanza con gli enti turistici per far capire alle istituzioni che il meccanismo va cambiato; pensi che in alcuni casi con il passaggio all’Imu è stato raddoppiato l’importo che si pagava con la vecchia Ici: aspettiamo la seconda rata per capire la mazzata che ci arriverà. Hotel, pensioni eccetera sono come edifici industriali, che danno lavoro e occupazione: perché devono essere tassati così?

Se potesse fare un appello al ministro Gnudi, che cosa gli chiederebbe come priorità per il turismo in Emilia Romagna?
Soprattutto di migliorare la logistica. Qui in regione abbiamo un problema di logistica oggettivo; aeroporti, autostrade, siamo indietro di decenni: il passante di Bologna che da 4 corsie passa a 2, siamo tagliati fuori dalla Tav… Nei Paesi vicini in pochi anni le infrastrutture cambiano il volto di città e regioni, qui non ce la facciamo mai. Sappiamo che alcune volte queste cose non dipendono direttamente dal ministro, così come i fondi che abbiamo chiesto per riqualificare le imprese, vediamo… Poi sarebbe necessario un regolamento diverso, a livello nazionale, sulla tassa di soggiorno. Insomma, logistica, tasse, fondi per la riqualificazione sono
elementi importantissimi per poter competere e restare sul mercato. Su questo vogliamo che si lavori, con basi di programmazioni serie in una nazione che sta ai primi posti nel mondo per patrimonio e potenzialità turistiche: dimostri con i fatti e non con le chiacchiere di essere all’altezza di questo ruolo.

In una parola…
Vogliamo essere liberi di fare impresa.

Solo 1 italiano su 3 partirà per le vacanze

 

Pronti al weekend di esodo vacanziero che ogni anno corrisponde con il primo fine settimana di agosto? Non proprio. Quest’estate infatti, secondo le stime rese note da Federconsumatori, a fare le valigie per una settimana, o più, di vacanze lungo lo stivale o all’estero sarà solo 1 italiano su 3 .

Solo il 34% degli italiani partirà per le vacanze estive (di almeno una settimana) – si legge nell’indagine condotta da Federconsumatori sull’Osservatorio Internazionale. – Appena un cittadino su tre: il resto degli italiani, costretto soprattutto per ragioni di budget a rimanere in città, non rinuncerà però a trascorrere qualche giornata fuori dal comune, per divertirsi e per sfuggire alla calura estiva“.

Le attività più gettonate per chi non può raggiungere una spiaggia nelle vicinanze saranno la giornata in piscina, un trattamento in una spa, un giro in bicicletta o a cavallo, una giornata in un parco divertimento. L`Osservatorio – continua Federconsumatoriha monitorato i costi di queste attività e ha rilevato un incremento notevole negli ultimi 5 anni: dal 2007 ad oggi, ad esempio, l`ingresso al museo è aumentato mediamente del 56%. Alla luce di tali costi, una giornata tipo per una famiglia di 4 persone (2 adulti e 2 ragazzi) in un parco divertimento (portandosi ovviamente il pranzo da casa) può costare 90 euro, il 25% in più rispetto al 2007. Anche trascorrere una semplice giornata in un parco cittadino, con l`affitto di biciclette e consumazione al bar, ha i suoi costi: mediamente 86 euro per una famiglia tipo, ovvero il 16% in più rispetto a 5 anni fa“.

Le piccole imprese del Trentino Alto Adige puntano in alto

 

Le Dolomiti non bastano. Quando si parla di offerta turistica il Trentino Alto Adige punta sempre più in alto per rappresentare il meglio i termini di ospitalità, strutture alberghiere, delizie della tavola, novità sul marketing turistico e ovviamente industria dell’accoglienza, quella che nella stragrande maggioranza dei casi si compone di piccole imprese a conduzione famigliare.

Lo sanno bene gli organizzatori di Fiere Bolzano 2012 che dal 1976 ad oggi propongono uno degli appuntamenti cruciali del settore, una kermesse interessante quanto coinvolgente con le sue tavole rotonde, esposizioni, workshop e convegni.

Appassionati ed addetti ai lavori si sono già dati appuntamento al 22-25 ottobre 2012, così da confermare due aspetti di cui il Presidente di Fiere Bolzano va fiero: che Bolzano è capitale dell’ospitalità italiana, e  questo è un punto di partenza per raccontare l’eccellenza italiana, fatta in piccolo ma espressa in grande.

Nell’edizione 2011 sono state 550 le aziende che hanno partecipato all’esposizione da 250 mq dedicati alle piccole imprese “dell”arte” dell’ospitalità, quella che sempre più rappresenta il punto di riferimento nazionale per il mondo dell’hotellerie”. Senza contare i curiosi, arrivati in 18 mila, ovvero “Numeri da record per una manifestazione di settore”,  dicono orgogliosi gli addetti ai lavori. Ma cosa dovremo attenderci tra qualche mese? In mezzo ai castelli, alle chiese antiche, ai residence moderni, ai conventi, rifugi, agriturismi e alle innumerevoli piacevolezze che il territorio offre, in che modo l’organizzazione ed il marketing turistico renderanno ancora più ricca l’offerta trentina?

Lo abbiamo chiesto nel lancio meneghino della kermesse a Reinhold Marsoner, dal 1992 Direttore di Fiera Bolzano.

Dottor Marsoner, uno dei vostri obiettivi di questa Fiera Bolzano 2011 è quello di mostrare e supportare le eccellenze del vostro territorio. Perché la scelta ad ottobre, periodo in cui bene o male le vacanze sono finite per la maggior parte degli italiani?
La manifestazione si tiene in questa data perché gli espositori sono ancora in loco. La nostra stagione estiva, infatti, dura sette mesi. Tenendo conto dell’esigenza di qualche giorno di ferie anche per loro, e che gli albergatori partono intorno al 3 di novembre per un po’ di vacanza, allora il 20 ottobre ci sembava una buona data per non congestionarli durante la già “alta” stagione.

Come sarà questa nuova edizione di Fiere Bolzano?
Noi vogliamo aprire la fiera agli ospiti per mostrare i nuovi prodotti e le novità in fatto di tecnologia, cucina, arredamento, decorazione, bevande, alimenti; insomma, tutto quello che un albergatore deve offrire, con un particolare focus su quello che offre il nostro turismo turistico, quello che si trova in Trentino, in Alto Adige e in Sudtirol.

Una regione di eccellenza…
Sì, un’eccellenza. Consideri che la nostra regione conta un milione di abitanti e vanta cinquantotto milioni di pernottamenti, in Italia. Per questo motivo possiamo parlare di eccellenza: nonostante la crisi globale, questo settore economico ha tenuto bene. Forse, c’è stata una piccola flessione durante l’ultimo periodo invernale, ma quello è stato dovuto ad fattore naturale,  mancava la neve. Tolto questo, abbiamo confermato le cifre dell’anno precedente, che già allora erano un record.

Un record in assoluto o un record rispetto alla situazione contingente? Non avete sofferto della crisi, qui in Trentino?
Un record circa il numero di pernottamenti da quando esiste questa industria alberghiera. La crisi non si sente più solo quotidianamente su radio e giornali, purtroppo è arrivata anche in Italia, lo abbiamo visto nella stagione turistica invernale che ha registrato un calo degli italiani del 30% circa. Un dato che pesa.

Il turismo turistico in Trentino è una prerogativa del turista italiano oppure ha un target internazionale?
Direi che è una scelta soprattutto mitteleuropea. In Alto Adige contiamo quasi un 50% di turisti tedeschi, 38% di turisti italiani, e poi svizzeri, belgi, olandesi, cechi, polacchi, lussemburghesi e russi, questi ultimi in percentuale minima.

“Dare impulso all’economia” è il pay off di Fiera Bolzano 2012: in che modo ci riuscirà?
La fiera si tiene in un territorio dove il settore economico comunque va molto bene in relazione ad altri. Fiera Bolzano è sempre una vetrina di questa realtà, una vetrina di quello che i nostri lavoratori compiono per soddisfare le esigenze dell’offerta dell’hardware. Quello che ruota attorno all’arredamento dell’hotel ma anche sui fattori più soft: la comunicazione, gli shopper, il ristorante. E’ un concentrato perfetto per l’offerta dell’albergatore: qui si trovano tutti i rami aziendali e tutto quello che serve per  rendere una struttura turistica efficiente. E’ evidente che il successo non stia solo in questo: la personalità dell’albergatore e dell’albergatrice sono ugualmente fondamentali.

Ci saranno prodotti italiani ?
Assolutamente sì: abbiamo un 30% di espositori esteri e quello ovviamente il meglio di ciò che si trova sul mercato.

Rispetto alla scelta degli albergatori: lei ha riscontrato una presenza più forte di nomi storici, di “grossi nomi” oppure in questo momento di crisi, le start up hanno funzionato e c’è chi si è buttato in questa realtà imprenditoriale per cui, a distanza di un anno, è riuscito a resistere e “ad essere dei vostri”?
Oggi per fare l’albergatore si può prendere un albergo in affitto e andare avanti, ma normalmente “fare l’albergatore” vuol dire avere a disposizione una bella somma di denaro e disporne in investimenti di ristrutturazione, personale… Parliamo di somme importanti per cui è molto difficile parlare di start up nel settore dell’accoglienza.

Cosa si aspetta da questa stagione turistica che verrà?
Credo che subirà un po’ gli effetti di questa realtà economica. Tutto è in dubbio, nel senso che la crisi non si ferma davanti a niente e a  nessun settore economico. Mi auguro, però, che non arrivi forte anche dalle nostre parti ma credo che così non sarà, visto ce ci troviamo vicini ad un territorio che, per fortuna, non è stato investito da questa crisi, come quello svizzero.

Insomma, una sfida ed un invito ad una nuova edizione di Hotel 2012 che sarà riccadi eventi collaterali, workshop, convegni, mostre, giornate a tema architettura, cultura, gastronomia, agriturismi, con dimostrazioni di gusto ed iniziative legate alle associazioni di categoria. Per ulteriori informazioni:www.hotel.fierabolzano.it

Paola PERFETTI

Il gelato non conosce crisi

Panna e cioccolato? Banale. Ora il gelato è al formaggio caprino o al Parmigiano Reggiano, al vino di visciole o al geranio selvatico, e ancora al carciofo e agrumi, o alla zucca da servire con la pasta all’uovo, o al sapore di ricotta e pere, da mangiare con il pane.

Il settore non sembra conoscere crisi, anzi, registra un aumento medio dei consumi pari al 7%, dato che ha bilanciato i costi delle materie prime sempre più alti, consentendo di mantenere i prezzi inalterati.
Confermata la tendenza a consumare il gelato in sostituzione del pasto, ma la novità dell’estate 2012 è l’abbinamento con il pane: questo prodotto sta diventando sempre più un alimento usato dagli chef e finisce quindi abbinato a piatti di alta cucina e pane. A rilevarlo è l’Osservatorio Sigep, il salone internazionale della Gelateria, Pasticceria e Panificazione Artigianali di Rimini Fiera.
Sperimentazione, innovazione e valorizzazione dei prodotti tipici del territorio stanno quindi ripagando il settore, che non registra flessioni economiche: il comparto in Italia conta oltre 36 mila gelaterie e vanta più di 93 mila addetti.

“Non abbiamo timore di essere smentiti se diciamo che dal settore gelateria arrivano solo notizie positive – afferma Giancarlo Timballo, presidente Cogel/Fipe e della Coppa del Mondo di Gelateria, rimarcando che – la crescita annua si aggira tra il 3 e il 4 %, mentre non si rilevano neppure aumenti sul prezzo del prodotto finale al consumatore”.
In gelateria, Timballo trae ispirazione dalla sua terra, il Friuli, inventando così il gusto ai fiori di sambuco, quello ai fiori di tarassaco, ai petali di rosa e di papavero. Ma sono centinaia i nuovi gusti che troveremo questa estate: tra le nuove tentazioni ci sono il mielarancio, ricotta pere e fichi, cioccolato e amaretto e i gusti a base di cereali, oltre naturalmente a tutta la frutta di stagione. Per la colazione si propone un gelato al malto d’orzo con cialda di riso soffiato al cioccolato, oppure al pomeriggio, per la merenda il gelato servito con il pane di segale o all’uvetta.

Vantano un marchio registrato alcuni gelati ideati dal gelatiere Sergio Dondoli di San Gimignano, che tra i suoi 40 gusti annovera il Gelato curva Fiesole, un gelato ricotta e mirtilli dal colore viola, così come il gelato di caprino erborinato, che è un gelato a base di un formaggio gorgonzola di capra, che consigliamo di abbinare a un gelato alla noce con sorbetto di pera. Il tutto accanto alla famosa crema di Santa Fina, ossia il gelato con lo zafferano Dop di San Gimignano; altra delizia è il gelato al cioccolato Amedei, e poi i sorbetti, ossia gelati senza latte.

Francesca SCARABELLI