A Fieragricola le prime etichette per pasta e riso

In occasione della Fieragricola di Verona sono state presentate giovedì 1 febbraio le prime etichette di pasta e riso con l’obbligo dell’indicazione di origine, dopo l’entrata in vigore del decreto che impone appunto l’indicazione dell’origine del grano o del riso utilizzati nelle confezioni acquistate.

Nello stand allestito da Coldiretti, quindi, sono state presentate le prime confezioni con le indicazioni obbligatorie a disposizione dei consumatori, che a questo punto devono essere attenti e leggere attentamente, per non farsi ingannare e per capire la provenienza di ciò che mangiano.

Si tratta dunque della prima occasione per imparare a leggere le etichette con le nuove informazioni, e per fare acquisti sempre più consapevoli, come conseguenza di un provvedimento che è stato fortemente voluto dalla Coldiretti per poter fermare le speculazioni e garantire maggiore trasparenza nel commercio.

All’interno della manifestazione, i visitatori hanno potuto recarsi nel padiglione 9, nello spazio “Coltiviamo soluzioni” creato da Coldiretti per le imprese agricole.
Gli agricoltori hanno potuto beneficiare di una serie di importanti servizi, e tutti nello stesso padiglione, a cominciare dall’assistenza per i bandi del Psr, fino alla consulenza su credito e opportunità di finanziamento, dalle indicazioni sui fondi della Pac alle ultime novità fiscali, fino ai consigli utili su pensioni e welfare, trattati ed illustrati dagli esperti dell’Organizzazione.

Inoltre, i presenti hanno anche potuto ammirare, esposti per la prima volta in pubblico, i giornali murali del primo dopoguerra che raccontano le storiche conquiste sociali del mondo contadino, dalle pensioni alla cassa malattie, fino al video racconto delle ultime battaglie a difesa delle produzioni agricole Made in Italy.

Vera MORETTI

L’Italia importa prodotti alimentari da 140 Paesi

Quando si tratta di etichettatura alimentare, al fine di salvaguardare i prodotti venduti, occorrerebbe indicare sempre lo stabilimento di produzione, non solo perché è un dovere fornire informazioni sugli alimenti messi sul mercato, conformemente alla normativa europea emanata a garanzia della corretta e completa informazione al consumatore e della rintracciabilità dell’alimento da parte degli organi di controllo, ma anche a tutela della salute.
Inoltre, con l’aumento e la globalizzazione dei flussi di prodotti alimentari sui vari mercati, questa indicazione diventa ancora più rilevante.

A testimonianza di questo incremento, i dati che riguardano gli ultimi dodici mesi: da giugno 2016 a maggio 2017 l’import di prodotti per alimentazione umana è pari a 25.687 milioni di euro, pari all’1,5% del PIL.

L’Italia, nel dettaglio, importa prodotti da ben 140 Paesi, con una predilezione per Pesce, crostacei e molluschi lavorati e conservati da 91 Paesi, Carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne da 85 Paesi, Frutta e ortaggi lavorati e conservati da 84 Paesi, Oli e grassi vegetali e animali da 77 Paesi, Prodotti della lavorazione di granaglie, amidi e prodotti amidacei da 73 Paesi, Prodotti da forno e farinacei da 65 Paesi, Prodotti delle industrie lattiero-casearie da 36 Paesi.

Un quarto dell’import, il 25,4%, relativamente ai primi cinque mesi dell’anno, proviene da Paesi extra UE. In particolare la quota di import da Paesi extra UE per Pesce, crostacei e molluschi lavorati e conservati sale al 51,1%, per Oli e grassi vegetali e animali al 44,7% e per Frutta e ortaggi lavorati e conservati al 28,0%; quote più contenute per Prodotti della lavorazione di granaglie, amidi e prodotti amidacei con il 19,8%, Altri prodotti alimentari con il 16,2% e Carne lavorata e conservata e prodotti a base di carne con l’11,3%, Prodotti da forno e farinacei con il 2,8% e Prodotti delle industrie lattiero-casearie con l’1,8%.

Vera MORETTI