Moda donna col freno a mano

Abbiamo visto ieri come, in base alle stime di Mediobanca, i marchi top della moda italiana abbiano avuto un 2013 da incorniciare, performando meglio dei grandi gruppi industriali italiani.

Oggi un’analisi di segno diverso sottolinea che, per il terzo anno consecutivo, l’industria della moda donna italiana non brilla del tutto, nonostante segni un’inversione di tendenza. Un’analisi che arriva nei giorni in cui la moda donna italiana segna il proprio trionfo nella Milano Fashion Week.

Ebbene, secondo alcune stime preliminari elaborate da Sistema Moda Italia, il giro d’affari del settore della moda donna italiana nel 2014 non dovrebbe avere solo una lieve crescita, pari allo 0,7%, che significa una cifra di 12,3 miliardi di euro di controvalore. Secondo il Centro Studi di Sistema Moda Italia, su questo risultato ha pesato l’arretramento del mercato interno con una domanda asfittica.

Come spesso accade quando si parla di made in Italy, l’export della moda donna italiana ha dato più soddisfazioni, con le vendite fuori dai confini che hanno cubato circa il 60% del totale. Un risultato buono, che da solo non è bastato a “contagiare” quello del valore della produzione effettuata in Italia, che nel 2014 ha mantenuto il segno meno -0,8% rispetto al 2013.

Infatti, il Centro Studi di Sistema Moda Italia ha stimato in -3,6% il calo del mercato interno della moda donna italiana. Meglio degli anni precedenti, ma sempre un risultato negativo, a differenza di quanto accade sui mercati esteri, dove l’export della moda donna italiana ha continuato a crescere: +4,2% del fatturato estero rispetto al 2013, per un totale in controvalore di 7,3 miliardi di euro.

Segno più anche per l’import di moda donna, con un +8%. Un risultato che porterà il surplus commerciale del settore moda donna italiana intorno ai 3,4 miliardi, in linea con l’anno precedente.

Belli: “L’Expo fondamentale per il rilancio del tessile italiano”

 

Mentre la Settimana della Moda Donna milanese è entrata definitivamente nel vivo, continuiamo su INFOIVA il nostro approfondimento sulla filiera tessile con l’intervista ad Andrea Belli presidente di Confartigianato Tessili. L’’imprenditore terzista pratese, titolare dell’’Orditura GT2000 e già vincitore dello Stefanino d’’Oro 2011, è alla guida dell’’associazione ormai da 6 anni e nessuno meglio di lui può descrivere lo stato di salute del tessile italiano.

Dott. Belli, econdo i dati Istat, nel primo semestre del 2014 la produzione di tessuti italiana è cresciuta del 7,6% e il Centro Studi di Sistema Moda Italia prevede un andamento positivo anche per la seconda parte dell’anno. La ripresa della filiera del tessile può rappresentare il punto di partenza per la ripresa dell’intera economia italiana?
Ci sono alcuni fattori che, se almeno in parte si realizzeranno, potrebbero segnare il rilancio del tessile italiano e, più in generale, una ripartenza dell’economia italiana. Uno di questi è la manovra annunciata da Mario Draghi che dovrebbe portare 75 miliardi nelle casse delle banche e quindi, auspichiamo, messe in circolo perché le aziende possano tornare a investire. Soprattutto quando il tessile potrebbe ricevere una grande spinta dall’accordo di settore tra Ue e Usa sugli scambi commerciali: se come sembra si concretizzeranno in ottobre, il settore moda italiano potrà sfruttare una grande potenzialità di sviluppo. Ma, più in generale per l’economia italiana, credo nell’effetto positivo che può innescare un grande evento come l’Expo 2015 di Milano.

La filiera tessile nazionale, però, conta circa 50mila imprese, 10mila in meno dall’inizio della crisi…
Senza contare che anche le aziende che hanno resistito hanno in maggior parte ridimensionato la loro struttura e la loro capacità produttiva. Rimane il fatto che la selezione naturale fatta dalla crisi ha lasciato in vita lo zoccolo duro dell’imprenditoria, quelli che lottano e non si arrendono mai. Per questo sono fiducioso che se si confermasse il ritorno di lavoro di cui riceviamo i primi segnali, potremmo assistere a un ritorno degli investimenti e dello sviluppo. La tendenza alla decrescita non è affatto irreversibile.

A livello mondiale si assiste sempre più a una crescente attenzione nei confronti della qualità intrinseca dei tessuti italiani, quali sono i provvedimenti più urgenti per tutelare e valorizzare il nostro made in Italy?
In primo luogo spero in un’approvazione sollecita delle norme sulla tracciabilità: un traguardo che appare vicino e che rappresenterebbe un fattore non solo di tutela per il nostro tessile di qualità ma anche di civiltà in termini di informazione e tutela del consumatore. Un altro aspetto di cui oggi le aziende soffrono è la mancanza di certezze delle regole: per quanti denari e impegno si investano in sicurezza non esiste mai la garanzia che qualcuno, sulla base di un’interpretazione particolare, non possa sollevare contestazioni. Un aspetto che riguarda un po’ tutti gli ambiti dell’impresa e che rappresenta un deterrente forte alla vita di qualsiasi azienda. Noi imprenditori vogliamo rispettare le regole. Ma dateci regole certe con referenti certi.

Jacopo MARCHESANO

Giusti: “Il made in Italy è il futuro del nostro manifatturiero”

 

La filiera tessile costituisce senza dubbio uno dei punti di forza del manifatturiero made in Italy e, conseguentemente, la sua ripresa può costituire una valido punto di partenza per una più generale ripartenza dell’economia del nostro Paese, in particolare per quelle filiere che, insieme ad essa, costituiscono il più ampio “sistema moda” italiano. Continuiamo oggi il nostro approfondimento a riguardo intervistando Luca Giusti, presidente Unionfiliere, Associazione delle Camere di Commercio per la valorizzazione delle filiere del Made in Italy.

Dott. Giusti, secondo i dati Istat nel primo semestre del 2014 la produzione di tessuti italiana è cresciuta del 7,6% e il Centro Studi di Sistema Moda Italia prevede un andamento positivo anche per la seconda parte dell’anno. La ripresa della filiera del tessile può rappresentare il punto di partenza per la ripresa dell’intera economia italiana?
La crisi che le imprese hanno affrontato e da cui ancora non sono del tutto uscite è stata una crisi strutturale e non solo congiunturale. Questo ha comportato un rimodellamento della filiera e, purtroppo, la chiusura di molte aziende che non hanno saputo o non hanno potuto vincere questa dura sfida. La cosa importante, comunque, è che non si siano perse le competenze, cioè quelle capacità artigianali, creative e tecniche che hanno consentito al nostro made in Italy di affermarsi nei mercati internazionali.

Trasparenza è la vostra parola d’ordine, il consumatore deve sapere non soltanto che cosa mangia ma anche cio’ che indossa.
La richiesta di una sempre maggiore trasparenza anche nella filiera moda è la conseguenza naturale della globalizzazione dei mercati. Il consumatore, messo di fronte ad una moltitudine di offerte, comincia a porsi domande che vanno oltre l’estetica e la qualità del prodotto e riguardano anche l’impatto sociale ed ambientale del capo che acquista.
Per questo tipo di consumatore, la trasparenza delle informazioni è fondamentale perché fa la differenza tra l’acquistare o meno un prodotto.
La “trasparenza” è diventata, di conseguenza, un’esigenza per le aziende che vogliono conquistare il mercato e la tracciabilità del prodotto è la risposta a questa nuova esigenza. Per questo stiamo investendo, da alcuni anni, sul progetto TFashion: il sistema di tracciabilità volontario delle Camere di Commercio italiane, che attraverso un’etichetta consente di comunicare al consumatore la storia del prodotto.

Una sola etichetta che contiene piu’ informazioni, un vero e proprio passaporto del prodotto?
Esatto! TFashion racconta la storia del prodotto andando oltre gli obblighi di informazione previsti dalla legge.
Oggi, per restare competitivi, non è più sufficiente offrire un buon prodotto, occorre anche comunicare con chiarezza ulteriori informazioni: dall’origine all’assenza di sostanze nocive, al rispetto delle persone e dell’ambiente. Ben 240 aziende con il coinvolgimento di oltre 1.400 fornitori dei principali distretti italiani hanno aderito a TFashion. Un risultato estremamente positivo perché vuol dire che, nonostante la crisi, le imprese hanno intercettato i cambiamenti del mercato e stanno investendo su strumenti, come la tracciabilità TFashion, di qualificazione dell’intera filiera moda.

E’ più importante valorizzare o tutelare il made in italy ?
Il made in Italy va tutelato e ben vengano tutte le misure normative volte alla difesa delle nostre aziende da fenomeni di concorrenza sleale.
Ma non ci possiamo limitare a questo: la vera sfida è andare oltre la tutela e costruire un sistema innovativo e sempre più efficace di valorizzazione del made in Italy. Con TFashion le Camere di commercio vogliono promuovere nel mondo una filiera moda italiana più etica, autentica e trasparente per essere al fianco di quelle imprese e di quegli imprenditori che hanno intrapreso percorsi innovativi di sviluppo mostrando, al tempo stesso, attenzione al contesto in cui operano. Questo made in Italy va difeso ma anche sostenuto e valorizzato perché rappresenta il futuro manifatturiero del nostro Paese.

Jacopo MARCHESANO

Moda e cibo a braccetto durante la Fashion Week

Sono sempre più diffusi eventi che vedono il cibo, rigorosamente Made in Italy, protagonista, al pari di una star.

Gli ultimi appuntamenti ma solo in ordine di tempo, sono quelli di Berlino, durante il Festival del Cinema, e di Milano, in occasione della Fashion Week.
Lo slogan della settimana della moda è esplicito “La settimana della moda è tutta da gustare” ed introduce Good Food in Good Fashion, iniziativa che si svolge in concomitanza con Milano Moda Donna e porta negli hotel della città un aperitivo d’eccellenza.

Dal 19 al 24 febbraio, dunque, moda e cucina viaggeranno a braccetto, segnando un connubio che ha contribuito a far conoscere le nostre eccellenze al di fuori dei confini nazionali.
L’ora X sarà quella dell’aperitivo, quando si potrà brindare al Made in Italy e degustare i fashion appetizers proposti dagli chef.
Scenario di questi speciali eventi saranno alcuni dei migliori hotel della città, a cominciare dall’Armani Hotel Milano, anche se la lista è lunga: Hotel Boscolo Milano, Bulgari Hotel Milano, Hotel Château Monfort, Four Seasons Hotel Milano, Hotel Magna Pars Suites Milano, Hotel Principe di Savoia, The Westin Palace Milan

Questo progetto, innovativo ed intrigante, è promosso dall’Associazione Maestro Martino, rappresentata dallo Chef Carlo Cracco e istituita per promuovere il territorio lombardo e le sue eccellenze, attraverso la Cucina d’Autore e grazie al formati Milano Gourmet Experience mirato a promuovere l’offerta enogastronomica territoriale.

Ma gli appuntamenti non si esauriranno con la fine della settimana della moda, perché si ripeteranno fino ad arrivare ad Expo 2015, come ha confermato anche Gianni Fava, assessore all’Agricoltura Regione Lombardia: “Milano non è soltanto Design e Fashion, ma anche la capitale dell’Agricoltura e del Food che esporta nel mondo il Made in Italy”.

Partenr del progetto è la Casa Vinicola Ca’ del Bosco, chiamata a rappresentare le eccellenze lombarde in fatto di vini, che porterà durante gli aperitivi a degustare il Satèn 2009 Vintage Collection Ca’ del Bosco che ben si sposa con gli appetizers d’autore dei Grandi Chef di casa, che utilizzano ingredienti a filiera corta.

Vera MORETTI