Fipe contro le agromafie in difesa dei ristoratori

Lino Stoppani, presidente di Fipe, Federazione Italiana Pubblici Esercizi, ha voluto esprimere la sua opinione sull’ultimo rapporto sulle Agromafie, che minacciano seriamente il mondo della ristorazione.

Queste le sue parole: “Il rapporto sulle Agromafie informa sulle illegalità diffuse nell’Agricoltura, confermando la gravità e la resilienza di un fenomeno che produce caporalato, manipola la formazione dei prezzi, commercializza prodotti di illecita provenienza e inquina il mercato, oltre che gravemente l’ambiente”.

Non si usano quindi giri di parole, poiché il settore della ristorazione risulta davvero essere vittima di un sistema malavitoso fatto di ricatti ed estorsioni, colpevole non solo di rovinare un comparto che potrebbe essere in ottima salute, ma anche distorcendo le dinamiche concorrenziali e producendo danni aggiuntivi relativi alla reputazione di tutto il settore. E questo è il rischio maggiore, poiché chi lavora nella ristorazione è, per la maggior parte, mosso da passione e dal desiderio di valorizzare la filiera agro-alimentare, non senza fatica e sacrificio, e certo non è disposto a mettere in discussione la sua credibilità.

I dati non sono incoraggianti perché, nonostante si tratti comunque di un numero esiguo rispetto alla totalità dei Pubblici Esercizi Italiani, si contano 5.000 ristoranti ad oggi in mano alla criminalità. Per questo motivo, occorre effettuare azioni di prevenzione e di denuncia, sempre in collaborazione con le Forze dell’Ordine, che ovviamente sanno come e quando intervenire.

Per ovviare a questa problematica davvero delicata e critica, e per evitare che altri ristoranti diventino vittime della mafia, vanno sicuramente rafforzati i controlli su tutto il territorio, ad esempio monitorando lo sviluppo delle imprese e individuando indici di allerta (socio effettivo, importo degli avviamenti pagati, corrispettivi incassati, concentrazione di attività) che evidenzino anomalie sulle quali intervenire, arrivando così a proteggere gli imprenditori del settore che sicuramente meritano di poter svolgere il loro lavoro senza dover subire ricatti ed estorsioni.

Vera MORETTI

Fipe si prepara a smascherare le sagre estive fasulle

Ora che la stagione estiva è ufficialmente partita, Fipe ha annunciato di essere particolarmente agguerrita in favore della legalità, che in estate viene sempre minacciata dall’abusivismo commerciale, a cominciare dalle sagre fasulle che in questi mesi sono presenti più o meno in tutte le località turistiche da Nord a Sud.
Si stima, infatti, che si tratti di 27.300 iniziative, per un fatturato di 558.909.000 euro, secondo i dati dell’Ufficio Studi della Federazione Italiana Pubblici Esercizi.

Ma i numeri di chi esercita attività di ristorazione senza però sottostare ai vincoli previsti dalla legge sono sicuramente molto complessi e riguardano in primis falsi agriturismi, ma anche circoli culturali e sportivo-ricreativi, che fatturano 5,2 miliardi di euro.

Ha detto Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe, a proposito: “Numeri davvero impressionanti che corrispondono ad una perdita di imposte dirette e contributi pari a 710 milioni di euro. Il proliferare incontrollato di queste attività e in particolare delle cosiddette finte sagre, che non promuovono prodotti tipici e non hanno legami con il territorio di riferimento, è un grave danno per l’erario e per tutti quei bar e ristoranti che operano nel pieno rispetto della legalità dando i propri servizi ogni giorno e non solo quando è più conveniente. Auspichiamo che almeno sul tema della regolamentazione e del contrasto dei finti circoli privati il decreto legislativo di riforma del terzo settore ora all’esame delle Camere possa dare un importante contributo di chiarezza”.

Per quanto riguarda le sagre, Fipe chiede che le istituzioni diano però la priorità ad eventi gastronomici con una riconosciuta valenza di tradizione, dunque che coinvolgano soprattutto gli operatori del territorio, magari creando collaborazioni con i ristoranti della zona per proporre menù tipici.

Esempio positivo di questo scambio è la Regione Lombardia, che, quando si tratta di commercio su aree pubbliche e sagre, si procede con l’invio ai Comuni di linee guida per riconoscere le sagre autentiche e che introduce un calendario annuale delle manifestazioni con multe per chi opererà senza esservi stato inserito.

Vera MORETTI

Fipe ribadisce l’errore dell’eliminazione dei voucher

Quello che si presagiva sta purtroppo accadendo: l’eliminazione dei voucher sta generando non poca confusione, e, dopo le aspre critiche dovute alla loro abrogazione, poiché considerati strumenti indispensabili in vista di collaborazioni a scadenza o stagionali, ora prevale l’incertezza, poiché, in vista dei lavori estivi, le aziende non sanno come comportarsi, senza la possibilità di usufruire di valide alternative.

Questo è quanto ha ribadito Lino Enrico Stoppani, presidente Fipe: “L’abbiamo detto e ripetuto: la cancellazione dei voucher è stata un grave errore e un grande danno per le nostre imprese. A questo si aggiunge che, a distanza di due mesi dall’abolizione dei voucher, nulla di concreto è stato fatto per permettere a tutte le imprese di avere uno strumento legale per regolamentare le prestazioni di lavoro occasionali. L’ipotesi che prevede uno strumento normativo soltanto per le imprese fino a 5 dipendenti e per soli 5 mila euro all’anno è non solo limitante, ma anche non risolutiva”.

Ma non è tutto, perché il presidente della Federazione Italiana Pubblici Esercizi ha rincarato la dose: “Il voucher rappresentava per il nostro settore e non solo, uno strumento indispensabile per mantenere nei confini della legalità prestazioni occasionali caratterizzate da alta flessibilità e stagionalità. E’ necessario, perciò, trovare al più presto uno strumento che permetta a imprese di tutte le dimensioni di tracciare queste prestazioni evitando che si alimenti il nero”.

Vera MORETTI