Confindustria si prepara ad Expo 2015

Anche Confindustria parteciperà ad Expo 2015.
Dopo la conferma dell’adesione del comparto agricolo e di quello artigiano, dunque, anche l’industria sarà presente all’evento su cui l’Italia sta puntando per rilanciarsi, dopo una forte e lunga crisi.

Alla firma erano presenti Giorgio Squinzi e Diana Bracco, a suggello della partecipazione all’interno del Padiglione Italia, in qualità di partner.

Ma come farà, l’industria italiana, a “far venire l’appetito al mondo“, come ha sostenuto il presidente di Confindustria?

I concetti chiave sono due: ricerca e innovazione, promosse attraverso una serie di iniziative legate alla promozione di produzioni industriali e tecnologie, ma anche attraverso la collaborazione a un progetto educativo-culturale sull’alimentazione sostenibile e l’allestimento di una mostra permanente, intitolata Il cibo dei desideri.

Lo spazio espositivo sarà di 900 mq, su due piani, realizzato dalla confederazione in collaborazione col Museo della Scienza e della Tecnologia di Milano, nel tentativo di ricreare la complessità dell’intera filiera alimentare, mettendone in luce gli aspetti legati alla tecnologia.

Ciò avverrà grazie al supporto delle associazioni partner: da Federalimentare (che avrà anche due padiglioni riservati) a Federchimica, passando per Assolombarda, Acimit (per il tessile), Anie (per l’elettronica), Anima (meccanica), Assica (carni e salumi), Assocomaplast (materie plastiche) e Ucimu (automazione).

Confindustria sarà attiva anche nell’organizzazione di incontri, meeting e riunioni, intercettando tutti i decisori pubblici e privati che passeranno per i saluti di rito alla nazione ospitante.

Il comunicato ufficiale ha diffuso che “Confindustria e le sue Associazioni contribuiranno alle iniziative di Padiglione Italia dedicate alle start up e all’innovazione e collaboreranno all’organizzazione di incontri bilaterali internazionali per promuovere affari con le delegazioni straniere che saranno ospitate”.

Contemporaneamente ad Expo, si terrà Ipack-Ima, la più importante mostra internazionale dedicata all’imballaggio, al confezionamento, alla logistica industriale e alle macchine per l’industria alimentare, che per l’occasione sarà affiancata da altre sei manifestazioni specializzate dedicate alle filiere della carne, casearia e ortofrutticola, alla stampa, alla grafica e alla movimentazione industriale.

Vera MORETTI

Agevolazioni per le pmi che devono registrare sostanze chimiche

Le piccole e medie imprese che devono registrare sostanze chimiche o richiederne l’autorizzazione all’impiego, possono approfittare di una serie di agevolazioni decise dalla Commissione Europea.

Sono state alzate di 5 punti percentuali le riduzioni già ora previste per le pmi in relazione agli obblighi stabiliti dal Reach, il sistema comunitario di catalogazione, informazione e registrazione delle sostanze chimiche in vigore dal 2007 e che a fine maggio inizierà alla sua terza fase, con l’obbligo di registrazione per le sostanze prodotte anche sotto le 100 tonnellate.
A seconda delle dimensioni, dunque, le pmi potranno beneficiare di riduzioni comprese fra il 35% e il 95% in relazione alle tasse di registrazione standard e fra il 25% e il 90% in relazione alle tasse standard per le domande di autorizzazione.

Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Ue e commissario responsabile per l’industria, e Janez Potocnik, commissario per l’ambiente, hanno commentato: “Riducendo le tasse a carico delle Pmi indotte dalla legislazione Reach, la Commissione risponde direttamente alle loro preoccupazioni. Ci stiamo adoperando per pervenire a una legislazione sui prodotti chimici che tuteli la salute e l’ambiente e aiuti le imprese europee a crescere e a creare posti di lavoro“.

La decisione è stata accolta positivamente anche da Federchimica, che mette in evidenza come “la riduzione dei costi, particolarmente nei confronti delle medie, piccole e micro imprese, è quanto mai opportuna, considerato il difficile momento di generale sofferenza economica e lo sforzo notevolissimo che queste aziende stanno sopportando per sostenere i costi di adeguamento al Reach“.

Da quando è stato introdotto l’obbligo di registrazione dei prodotti chimici presso l’Echa, l’Agenzia europea per le sostanze chimiche che ha sede a Helsinki, i produttori hanno l’onere della prova sugli effetti delle sostanze.
La Commissione Ue è ora intervenuta, anche a seguito di una vasta consultazione con Pmi e organizzazioni imprenditoriali da cui è emerso che il Reach sarebbe visto come uno fra i 10 atti legislativi dell’Ue più gravosi.
Da qui l’atto della Commissione, effettuato nella fattispecie sui costi delle registrazioni che, per dare un riferimento, variano in un range compreso fra i 5mila e i 50mila euro.

E questa è solo una parte dei soldi che le imprese devono sostenere per osservare gli obblighi previsti dal Reach, ai quali vanno a sommarsi i dossier di singola registrazione che possono arrivare a costare fino a 2 milioni.
Ciò significa che questa operazione sta constando all’industria chimica in Italia circa 280 milioni di euro.

Vera MORETTI