Le famiglie comprano di meno? Colpa di tasse e bollette

Pochi giorni fa a Roma, presso la sede nazionale di Confcommercio, è stato presentato l’Outlook dei Consumi, realizzato in collaborazione con il Censis, sul clima di fiducia e le aspettative delle famiglie italiane. Stando ai dati rilevati cresce la quota di famiglie che hanno aumentato i consumi nel primo semestre 2011 (il 54,3% rispetto al 48,3% del secondo semestre 2010) anche se l’incremento è dovuto prevalentemente alla spesa per benzina e parcheggi (per due famiglie su tre). Dato allarmante è che oltre la metà del campione  per far fronte ai consumi ha utilizzato l’intero reddito e quasi il 20% ha speso addirittura di più andando ad intaccare i risparmi  (soluzione adottata dal 65%). Solo il 7% è riuscito ad accantonare risorse per affrontare spese importanti come l’acquisto di una casa.

Per il futuro c’è cautela: quasi il 66% del campione che prevede di mantenere stabili nei prossimi sei mesi le spese. Secondo quando evidenziato quindi, d’innanzi ad un accrescimento delle spese degli italiani, c’è poco da rallegrarsi per una seria ripresa “sana” dei consumi. Sono infatti le spese “incomprimibili”  a gonfiare la spesa. Si tratta perlopiù di tariffe, utenze e bollette varie che vanno a gravere ancor più sulla testa delle famiglie. Il ricorso ai risparmi e il calo del potere d’acquisto non lasciano grandi spiragli di luce per il breve periodo.

SPECIALE VENDITE AL DETTAGLIO – Lo stato dell’arte

SPECIALE VENDITE AL DETTAGLIO – Il punto di vista della Federdettaglianti

Analisi delle vendite al dettaglio: il punto di vista della Federdettaglianti

Federdettaglianti ha diffuso i dati relativi ad una rilevazione delle vendite di preziosi nel nostro Paese. L’indagine è stata condotta a partire dalla seconda metà di Maggio 2011 su un campione di 300 questionari raccolti in tutto il territorio nazionale.

Il 30% degli intervistati dichiara che le vendite sono diminuite fra il 5 e il 10% rispetto al primo quadrimestre del 2010, mentre il 28% ha denunciato una flessione fra l’11 e il 30%.  Sarebbe il 14% a ritenere che il mercato sia stabile mentre per l’8% ci sarebbero segni di crescita. Gli oggetti di oreficeria a peso hanno perduto altri punti nella classifica del gradimento. Per il 22% la domanda è considerata stabile ma gli altri denunciano cali sensibili tra meno cinque e meno trenta.

Per quanto riguarda l’oreficieria fine si registrano contrazioni tra l’11 e il 30% e addirittura il 40% indica un calo tra il 5 e il 10%. per il 14%. Nonostante ciò la domanda sarebbe rimasta invariata. Solo il 2% avrebbe visto salire le vendite. Vendita stazionaria di gioielleria no branded per il 22% dei dettaglianti, ma la cifra è fronteggiata dal 40% che ha lasciato per strada tra il 5 e il 20% del fatturato. Meglio la gioielleria firmata: per il 38% non vi sono state flessioni, anzi, per il 16% vi è stato un aumento fino al 10% per il 16% degli operatori.

Continua invece la perdita per quanto riguarda l’argenteria per la casa: riduzioni delle vendite per oltre il 30% sono state rilevate dal 28% degli interessati. Mentre proficuo sarebbe il mercato dell’argento da indossare, il 34% degli intervistati afferma che la domanda è aumentata anche fino al 20%.

 SPECIALE VENDITE AL DETTAGLIO – Lo stato dell’arte

SPECIALE VENDITE AL DETTAGLIO – Le famiglie comprano di meno? Colpa di tasse e bollette

Analisi delle vendite al dettaglio

Secondo gli ultimi studi resi noti dall’Istat le vendite al dettaglio sarebbero in calo. Il mese di maggio nello specifico avrebbe visto un rallentamento dello 0,1% mentre su base annua il rallentamento sarebbe dello 0,6%. Le vendite di prodotti alimentari sono diminuite dello 0,5 per cento e quelle di prodotti non alimentari dello 0,8 per cento.

Rispetto ad aprile 2011 le vendite di prodotti alimentari sono diminuite dello 0,4% e quelle di prodotti non alimentari registrano una variazione nulla. Nel confronto con il mese di maggio 2010 si è registrata una riduzione del 2,1% per le vendite della grande distribuzione ed un incremento dello 0,2% per quelle delle imprese operanti su piccole superfici.

Se si considera il periodo da gennaio a maggio l’indice grezzo è diminuito dello 0,3%. I dati Istat considerano l’indice destagionalizzato del valore corrente che incorpora la dinamica sia delle quantità sia dei prezzi.

SPECIALE VENDITE AL DETTAGLIO – Il punto di vista della Federdettaglianti

SPECIALE VENDITE AL DETTAGLIO – Le famiglie comprano di meno? Colpa di tasse e bollette