Patto per valorizzare l’ oreficeria made in Italy

La tradizione e l’artigianalità dell’ oreficeria made in Italy sono state rafforzate da una partnership strategica stretta siglata tra Arezzo Fiere e Congressi e Fiera di Vicenza. Le due realtà leader fanno così squadra per sostenere il settore dell’ oreficeria made in Italy che conta, ad oggi, 9mila imprese, 32mila addetti e un export pari a 6 miliardi di euro all’anno. Per livelli di fatturato l’ oreficeria made in Italy risulta infatti la quarta voce del comparto moda e accessori.

A siglare questo accordo chiave per l’ oreficeria made in Italy sono stati Fiera di Vicenza Spa e Arezzo Fiere e Congressi Srl, che organizzano rispettivamente Vicenzaoro e Oroarezzo, gli appuntamenti più importanti per gli operatori di settore e i buyer che puntano sull’eccellenza dell’ oreficeria made in Italy. L’annuncio è stato dato in occasione della giornata inaugurale di Vicenzaoro January.

L’intesa vuole potenziare in primo luogo il sistema fieristico italiano del settore orafo e argentiero e rientra nel piano straordinario di sviluppo per il Made in Italy predisposto dal ministero dello Sviluppo Economico. L’intesa e l’attività delle due società fieristiche riceveranno il supporto istituzionale ed economico ed del Mise e di Confindustria Federorafi.

Ad OroArezzo, un convegno dei compro oro

Durante la manifestazione fieristica OroArezzo, dedicata ad oreficeria e tutto ciò che riguarda l’oro, svoltasi nella città toscana dal 13 al 16 aprile, è emersa l’urgenza di regole efficaci e chiare per disciplinare il fenomeno del “compro oro”.

Se ne è discusso durante il convegno, avvenuto all’interno dell’evento, “Il commercio dell’oro”, organizzato da Confindustria Federorafi in collaborazione con Banca Etruria, al quale hanno assistito molti operatori e rappresentanti delle istituzioni locali, del Parlamento e delle Amministrazioni.

Oltre ad un’analisi approfondita dei numeri che riguardano il fenomeno e i comportamenti fiscali relativi a tutta la filiera orafa, è stata denunciata l’assenza, nonostante qualche tentativo nella precedente legislatura, di una normativa ad hoc che possa fare finalmente chiarezza per i quasi 40.000 operatori dell’intera filiera, compresi i circa 9.000 “compro oro” specializzati.

Negli ultimi dieci anni l’offerta mondiale di oro usata è quasi raddoppiata, passando da 875 a 1.661 tonnellate, con una quota pari al 37%.
In Italia, anche a causa della crisi economica, l’attività dei “compro oro” è ora stimata in oltre 3 miliardi di euro e la produzione nel Belpaese di “nuova gioielleria” con oro recuperato è passata in 10 anni dal 9% al 46,7%.
La stima è di decine di milioni di pezzi per 180 tonnellate di oro all’anno.
Se si considera che, solo fino a cinque anni fa, si trattava di un’attività quasi sconosciuta, i dati sono davvero impressionanti.

Purtroppo, come sappiamo, l’apertura di tanti negozi “compro oro” ha favorito anche la proliferazione di trattative non sempre trasparenti tra clienti e compro oro, tanto da alimentare molto dubbi circa la liceità delle operazioni poste in essere da alcuni “compro oreficeria” e confusione sull’impatto fiscale delle operazioni, a danno del consumatore e dei moltissimi operatori “compro oreficeria” che, invece, svolgono con professionalità e dedizione un servizio che, visti i tempi, ha grande rilevanza anche sociale.

Queste problematiche sono state discusse al convegno, sottolineando in particolare gli aspetti controversi della normativa dando indicazioni operative circa il migliore comportamento fiscale e il rispetto della normativa di Pubblica Sicurezza e di antiriciclaggio a seconda della tipologia di operatore e di operazione ponendo l’accento sulle sanzioni penali ed amministrative.

Per risolvere le criticità che caratterizzano questa professione, Parlamento e Governo sino stati inviati a dar vita ad una normativa che possa regolamentare l’attività dei “compro oro”, seguendo alcuni punti cardine:

  • istituzione di uno specifico codice ISTAT;
  • istituzione di un elenco dei “compro oreficeria” (specializzati e non) presso le Camere di Commercio;
  • obbligo dei requisiti previsti per gli Operatori Professionali in oro anche per i compro oreficeria specializzati, ovvero forma giuridica di società di capitali, capitale sociale non inferiore a 120.000 euro e requisiti di onorabilità degli amministratori e dei dipendenti investiti di funzioni di direzione tecnica e commerciale;
  • obblighi stringenti di “tracciabilità” dei prodotti acquistati/commercializzati;
  • istituzione di una piattaforma informatizzata e digitalizzata di registrazione delle operazioni di acquisto dai privati (in sostituzione del Registro di P.S.) e a disposizione delle Autorità di controllo;
  • assoggettamento alla normativa antiriciclaggio;
  • obblighi di pubblicità sui prezzi all’acquisto praticati.

Vera MORETTI

“Made in”, bene da tutelare

Le rappresentanze delle eccellenze italiane si ribellano alle decisioni europee in materia di tutela dei brand nazionali. Tocca a Federorafi aprire le danze, a nome e per conto di un settore che è riconosciuto da sempre tra le eccellenze del made in Italy.

La decisione della Commissione Ue di togliere il dossier ‘Made in…’ dall’agenda 2013 ci lascia senza parole e rappresenta uno schiaffo alle imprese manifatturiere e ai cittadini – afferma Licia Mattioli, presidente di Confindustria Federorafi. Il settore orafo, colonna portante del made in Italy nel mondo con oltre il 70% di prodotto esportato, è da tempo ‘sotto attacco’ da parte dei principali Paesi competitor, in particolare asiatici, che sono sempre più aggressivi anche sul mercato domestico. La decisione del Commissario De Gucht, motivata dal pericolo che la proposta di regolamentazione potesse risultare in contrasto con il quadro giuridico dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, è incomprensibile se teniamo presente che in altre aree del mondo, come gli Usa, la Cina e il Giappone, sono da tempo in vigore regole simili che non ci risultano siano state mai messe in discussione dalla WTO“.

Le fanno eco i principali distretti orafi-gioiellieri-argentieri attraverso i loro massimi rappresentanti: Ivana Ciabatti, Presidente della Sezione Orafi di Confindustria Arezzo, Francesco Barberis, Presidente Associazione Orafa Valenzana, Giuseppe Corrado, Presidente della Sezione di Confindustria Vicenza, Romano Sagni, presidente dell’Associazione Argentieri.

Bene ha fatto – conclude Mattioliil Ministro Passera nell’inviare alla Commissione la ferma protesta dell’Italia per la decisione presa e speriamo di avere un primo riscontro nel Consiglio UE del 29 p.v. dedicato al commercio. Auspichiamo un ripensamento o la presentazione di una proposta su nuove basi giuridiche e, soprattutto, un maggiore sostegno anche dagli altri Paesi dell’Unione Europea. In questa direzione non mancherà certamente il supporto delle forze di impresa agli Europarlamentari e all’Esecutivo per una soluzione positiva ed in tempi brevi che rimetta al centro dell’attenzione il rispetto nei confronti del consumatore e la tutela delle imprese“.

Meno tasse per i gioielli

Riduzione dell’IRAP sui contratti di prestito d’uso per i metalli preziosi, con diminuzioni relative alla base imponibile.

Risposta positiva da parte dell’Agenzia delle Entrate all’istanza dello scorso 31 maggio di FederOrafi riguardante i contratti di prestito d’uso per i metalli preziosi. D’ora in poi le somme che gli operatori corrispondono alla banca per il prestito d’uso del metallo prezioso ai fini Irap diminuiranno in relazione alla base imponibile. Per quanto concerne invece le operazioni di prestito d’uso con l’estero, l’Agenzia delle Entrate ha avvalorato le 5 fattispecie rappresentate dalla Federazione.

“In un momento di così grande difficoltà per il Paese e per il comparto orafo, la risposta positiva dell’Agenzia ai quesiti della Federazione è un’iniezione di fiducia e un tangibile beneficio per tutte le imprese del settore – ha affermato Licia Mattioli, Presidente FederOrafi. – Mi riferisco alla certificazione secondo cui gli interessi per l’utilizzo del metallo nel prestito d’uso non sono imponibili Irap, una tassa già ‘poco amata’ dagli imprenditori. Ma ha uguale rilevanza l’avvallo dato alla casistica prospettata da FederOrafi circa i complessi adempimenti Iva nelle ipotesi di cliente extra-UE o UE e per operazioni Italia su estero o estero su estero”.

Il nuovo accordo è il frutto di un lavoro preparatorio svolto dalla Federazione nazionale degli Orafi, con l’assistenza di Confindustria Arezzo e Vicenza, quasi un anno prima della formalizzazione dell’istanza all’Agenzia lo scorso maggio.

A.C.

Nuovo presidente donna per Federorafi, si tratta di Licia Mattioli

Al vertice di Confindustria Federorafi è salita Licia Mattioli, è la prima volta che una donna riveste questo ruolo all’interno dell’organizzazione.  Mattioli è stata eletta all’unanimità dall’assemblea degli industriali del settore. Il primo obiettivo che la Mattioli vuole raggiungere è l’approvazione della legge sui “titoli e marchi”, che regola la produzione e la commercializzazione dei titoli e marchi dei gioielli, da tempo ferma al Senato.

Seconda volontà sarà di rivolgersi all’Unione europea per liberalizzare il commercio dei gioielli e per contrastarne la contraffazione e la copiatura. Infine, si impegna per promuovere il gioiello italiano nel mondo. Federorafi, ricordiamolo, raggruppa da 65 aziende oltre 500 aziende del settore dell’oro.