Festa delle donne in agricoltura

La Festa delle donne è il momento per fare analisi e trarre bilanci anche sulla situazione delle donne nel mondo del lavoro. Scopriamo così che, in Italia, c’è un settore nelle quale vanno particolarmente forte. Le donne in agricoltura, infatti, lo scorso sono aumentate del 76% nella fascia di età under 34 anni.

Si tratta di dati che emergono da un’analisi di Coldiretti riferita a donne in agricoltura che hanno scelto di lavorare come imprenditrici agricole, socie di cooperative agricole o coadiuvanti familiari. Un incremento di donne in agricoltura 3 volte superiore a quello degli uomini, cresciuti del 27% nei primi 9 mesi del 2015 rispetto allo stesso periodo del 2014.

Dall’analisi di Coldiretti emerge che sono sempre di più i giovani e le donne in agricoltura che decidono di portare avanti l’azienda di famiglia, con l’appoggio, almeno morale, della famiglia stessa e degli amici nel 57% dei casi.

Un trend importante da favorire in ogni modo, tanto che i giovani della confederazione degli agricoltori hanno ritenuto opportuno costituire una apposita task force per sostenere i giovani e le donne in agricoltura interessati a sviluppare la propria attività. Le iniziative della task force vanno dal passaggio di informazioni ai servizi di tutoraggio, dai corsi di formazione ai consigli per l’accesso al credito.

Il commento di Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti è significativo: “Il risultato è che le aziende agricole dei giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54% della media, un fatturato più elevato del 75% della media ed il 50% in più di occupati per azienda”.

Sempre secondo Coldiretti, fino al 2020 ci sarà posto in Italia per circa 20mila persone tra giovani e donne in agricoltura, principalmente grazie all’approvazione dei diversi piani di sviluppo rurale presentati dal nostro Paese da parte della Commissione europea.

Un 8 marzo guardando a Expo2015

Oggi è l’ 8 marzo, le donne festeggiano (anche se non sempre ne avrebbero motivo, viste le vessazioni e le discriminazioni cui ancora devono sottostare…) e parlano, specialmente in rete. E di che cosa parlano in questo 8 marzo e non solo? Anche di Expo2015.

Secondo un’analisi della Camera di commercio di Milano attraverso VOICES from the Blogs, spin off dell’Università degli  Studi di Milano, all’estero, a parlare di Expo2015 negli ultimi 4 mesi sono per la maggior parte donne: il 54% di utenti unici donna rispetto al 46% di utenti unici uomini.

Sono 636 i commenti internazionali delle donne nel mondo ogni giorno (anche oggi 8 marzo), soprattutto da Europa e Stati Uniti. In Italia sono 5.500 i commenti delle donne in italiano ogni giorno su Expo2015, anche se più attivi sul tema sono gli uomini col 54% del dibattito. Ma l’interesse delle donne è in crescita: 46% rispetto al 44% di dicembre 2014. E le donne, anche in questo 8 marzo, sono più Expo-ottimiste sulla manifestazione.

L’analisi è stata realizzata su 146mila commenti in Rete pubblicati nel mondo, escludendo l’italiano, che parlano di Expo2015 dal 1 novembre 2014 al 4 marzo 2015 e su un’analisi su 323mila commenti in Rete pubblicati in italiano che parlano di Expo2015 durante i primi due mesi del 2015.

E, a proposito di 8 marzo e di Milano, sempre secondo la Camera di commercio del capoluogo lombardo, in regione sono ben 153mila le imprese femminili a fine 2014, che danno lavoro a 374mila persone. Di queste imprese, 18mila sono straniere e 21mila sono giovani. Si stima che Expo2015 porterà 2.600 nuove imprese femminili in Italia, metà delle quali in Lombardia. Buon 8 marzo a tutte, imprenditrici e non!

Festa della donna in “verde”

di Vera MORETTI

Per una festa della donna “bio”, l’Associazione Donne in Campo-Cia invita gli italiani a dedicarsi al giardinaggio e piantare, in questo giorno di celebrazioni tutte al femminile, un seme, una piantina o un albero da frutto e prendersene cura giorno per giorno.
Lo slogan è semplice e d’effetto: Vai al vivaio e piantala! che, pur essendo simolico, potrebbe significare l’inizio di una vita più attenta alla terra e ai suoi ecosistemi.

Come ricorda Donne in Campo-Cia, il seme è il primo anello della catena alimentare, un dono che ci fa la natura. Per ringraziarla dei suoi regali, dunque, noi dovremmo semplicemente occuparcene e contribuire a farli germogliare.
L’invito non è rivolto solo alle donne, anche se l’attenzione all’alimentazione, nonché alla salvaguardia della biodiversità, suscita una maggiore attenzione da parte di un pubblico femminile. E questo lo dimostra il numero delle aziende agricole condotte da donne, in continuo aumento: si tratta, infatti, di 538mila imprese, che, negli ultimi 10 anni, hanno registrato un aumento dal 30 al 33%.

Mara Longhin, presidente dell’associazione Donne in Campo, afferma di voler sostenere le donne impegnate nel settore agricolo e rurale, perché “rappresentano un anello particolarmente resistente del tessuto economico del Paese”. E, a questo proposito, l’associazione “costituisce in Italia una vera “avanguardia” che si propone di portare all’attenzione della società e del mondo politico il riconoscimento del giusto valore del ruolo femminile in campo economico e sociale e della sua necessaria considerazione e attenzione”.

Anche nell’iniziativa “Vai al vivaio e piantala!” vede in prima linea le donne imprenditrici agricole, con la speranza di coinvolgere chi, finora, era rimasto ai margini di questa realtà.

La città delle donne

di Alessia CASIRAGHI

8 marzo. Festa delle donne. Imprenditrici, mamme, politiche, casalinghe, piene di ambizioni e fragilità. Italiane ma cittadine del mondo. Un mondo che è sempre più a misura di donna, o forse no.

Ci siamo chiesti se esista davvero una città su misura per le donne. Prendendo a prestito il titolo di un film del tardo Fellini, La città delle donne (era il 1980 e all’epoca il film fece scandalo e suscitò le ire femministe per i toni visionari e provocatori della pellicola), vi proponiamo un giro attorno al mondo alla ricerca della città dove ‘è più facile’ essere donna.

Qualche tempo fa il World Economic Forum ha pubblicato il suo report annuale sul rapporto The global gender gap 2011 , uno studio che mette in luce, fra contrasti e similitudini, cosa significa essere donna oggi nel mondo.

Ad esempio, sapevate che il Ruanda è il Paese che premia maggiormente le donne in campo politico? Strano a dirsi, ma lo Stato africano è l’unico al mondo a vantare un parlamento a maggioranza di quote rosa: 45 contro 35. Anche se il Presidente in carica è un uomo, Paul Kagame. In tema di premier donne, la medaglia d’oro va invece allo Sri Lanka, dove si sono succedute al potere ben 23 capi di Stato donna.

A fare da contraltare ci pensano però gli Stati della Penisola Arabica, dallo Yemen all’Arabia Saudita, Emirati Arabi compresi: in Qatar e nell’Oman ad esempio non c’è nessuna donna al potere in politica.

Veniamo ai redditi: Lussemburgo e Norvegia si piazzano al primo posto in tema di retribuzioni più elevate per le donne, mentre è ancora una volta l’Arabia Saudita a guadagnarsi la maglia nera per il divario più alto tra redditi maschili e femminili (quasi inesistenti). Il maggior numero di manager in gonnella si trova in Thailandia, le donne con i pantaloni sono infatti il 45%, mentre contro ogni pronostico la percentuale più bassa si trova in Giappone (8%), anche se le donne nipponiche possono vantare un altro primato: sono le più longeve rispetto agli uomini (87 anni contro 80 la speranza di vita media).

E’ la Jamaica il Paese dove si concentra la più alta percentuale di donne con posti di lavoro altamente qualificati, mentre il maggior numero di giornaliste donne si trovano, indovinate un po’, sempre in terra caraibica (45%).

L’Africa stupisce ancora in tema di istruzione e alfabetizzazione: se da un lato è il Regno di Lesotho, la minuscola enclave all’interno del Sudafrica a guadagnarsi il podio in fatto di alfabetizzazione (il 95% sanno legger contro l’83% degli uomini), è purtroppo l’Etiopia a registrare il tasso più basso in assoluto in tema di scolarizzazione: solo il 18% delle ragazze infatti sa scrivere. Le migliori facoltà femminili? In Qatar, mentre le meno frequentate in assoluto si trovano nel Ciad.

E l’Italia? Il bel Paese non ha molto di che vantarsi: se nel 2008 occupava il 67mo posto della classifica, nel 2009 è precipitata a quota 72mo. Una caduta destinata a non arrestarsi: oggi siamo infatti in posizione 74, dietro Bangladesh, Namibia e Mozambico.

Il paese più women friendly? L’Islanda, che dal 2009 si riconferma alvertice della classifica. Nella top 10 troviamo poi numerosi Paesi del Nord Europa: seconda infatti è la Norvegia, seguita da Finlandia e Svezia. Bene Spagna, Germania e Regno Unito, tutte nella top 20, mentre la Francia, terra di rivoluzioni femministe, deve accontentarsi di un misero 48mo posto. Il posto peggiore in assoluto dove essere donna? Lo Yemen, preceduto da Ciad e Pakistan. Ma questa è tutta un’altra storia.

Fondazione Italia Cina: “Cina: Femminile Plurale”

Domani alle ore 17 presso l’ISPI, Istituto di Politiche Internazionali in Palazzo Clerici -Via Clerici, 5- a Milano la Fondazione Italia Cina in occasione della festa della donna, in collaborazione con ISPI, presenta il nuovo numero della rivista Mondo Cinese dedicata alla donna, dal titolo “Cina: Femminile Plurale“.

Si tratta di un numero monografico che affronta la condizione della donna cinese in Cina e nel mondo. All’evento interverranno Cesare Romiti, Presidente Fondazione Italia Cina, Francesco Brioschi, Presidente Francesco Brioschi Editore. Alla tavola rotonda  “Cina: Femminile Plurale” che avrà inizio alle 17.20 parteciperanno: Alessandra Lavagnino,Università degli Studi di Milano,Laura De Giorgi, Università Ca’ Foscari, Venezia, Alessandra Aresu,Università di Bristol e Università di Westminster,Thomas Rosenthal, Direttore CeSIF – Centro Studi per l’Impresa Fondazione Italia Cina. Lo rende noto Fondazione Italia Cina.

Fonte: agenparl.it