Regione Lombardia promuove il franchising

La Regione Lombardia, che ospiterà presso la Fiera Milano di Rho/Pero dal 23 al 26 ottobre il Salone internazionale del Franchising, presenterà in quell’occasione un progetto per promuovere le aperture di negozi in franchising nei centri delle città lombarde.

Questo importante progetto prevede un finanziamento di 500.000 euro a fondo perduto per tutti gli interessati ad avviare un’attività in franchising in Lombardia, e possono chiedere di accedere al finanziamento i franchisor appartenenti a qualsiasi regione italiana.

Per partecipare, occorre inviare la propria dichiarazione di interesse entro il 24 luglio all’indirizzo email: commercio@pec.regione.lombardia, indicando nell’oggetto “manifestazione di interesse per progetto pilota fare impresa in franchising in Lombardia”.
E’ inoltre possibile richiedere maggiori informazioni scrivendo a: segreteria@salonefranchisingmilano.com.

Antonio Fossati, Presidente di RDS & Company, che organizza il Salone del Franchising di Milano in collaborazione con Fiera Milano, ha dichiarato: “Il progetto della Regione Lombardia è assai innovativo perché punta da un lato a sostenere il franchising, dall’altro a combattere la desertificazione dei negozi nei centri storici delle città. Ci auguriamo che altre Regioni italiane vogliano seguire l’esempio virtuoso di Regione Lombardia”.

Il progetto di Regione Lombardia, che è stato sviluppato con il supporto del Salone del Franchising di Milano e delle associazioni di settore, prevede un percorso formativo a supporto dei candidati imprenditori e si giova di un coinvolgimento forte dei Comuni lombardi per l’individuazione e l’ottenimento di condizioni agevolate sulle location commerciali.

Vera MORETTI

Appuntamento ad ottobre con il Salone del Franchising di Milano

La trentesima edizione del Salone del Franchising si terrà a Milano dal 23 al 26 ottobre 2015, ospitato dalla Fiera Milano di Rho/Pero, in concomitanza con Host, la fiera dell’hotellerie e del food service, e vicina ad Expo, che sarà attivo fino al 31 ottobre.

Si può dire, quindi, che come ubicazione e sinergia questa edizione nasce entro una buona stella, allietata inoltre dal trend positivo che finalmente il settore ha raggiunto, dopo anni di stabilità dovuta anche e soprattutto alla crisi.
Il bilancio, ad oggi, è positivo per lo 0,4%, con un giro d’affari pari all’1,4% del PIL italiano, un fatturato medio per ogni catena di 23 milioni di euro e 1.200 addetti.

A fare da traino a questa lenta ma incoraggiante ripresa è stato il settore food, che segna un +6% rispetto allo scorso anno, poiché la formula del franchising viene vista come vincente per espandere il Made in Italy.
Non a caso, i negozi in franchising che sono sorti all’estero negli ultimi anni riguardano soprattutto pizzerie, gelaterie, yogurterie, pub e caffetterie, con un’attenzione particolare per mercati quali il Regno Unito, la Germania e la Francia, ma anche Cina, Emirati Arabi e Russia.

Il Salone, dunque, punterà a favorire l’arrivo di operatori professionali dall’estero ma anche l’internazionalizzazione, che già ha avuto una spinta notevole, con il 4% dei franchisor italiani proiettati verso l’estero e il 17% con progetti di carattere nazionale.

L’evento, inoltre, sarà rivolto particolarmente ai giovani, per i quali mettersi in proprio affidandosi ad un team di esperienza può rappresentare la scelta giusta per il futuro, ma anche a negozianti interessati alla formula del franchising e agli investitori di fondi o aziende, senza dimenticare i retailer e gli operatori internazionali.

Vera MORETTI

Fiera Milano: “EXPO un’occasione di rilancio non solo per la nostra città”

Ieri abbiamo discusso con i vertici di Fiera Milano sull’utilità (evidentemente ancora tangibile ed insostituibile) degli eventi fieristici in un mondo dominato sempre più dal digitale e delle previsioni del più importante polo fieristico italiano per le manifestazioni in calendario quest’anno.  Oggi focalizziamo la nostra attenzione sul grande evento in programma nel 2015 che coinvolgerà l’intero capoluogo lombardo: l’EXPO. Fiera Milano ha sostenuto con convinzione il progetto fin dalla campagna per la sua assegnazione, individuando nell’evento un’occasione unica di attrattività e rilancio non solo per Milano ma per l’intero paese. Era certa inoltre di poter dare un significativo contributo al successo dell’Esposizione universale offrendo la sua esperienza nella realizzazione e gestione di complesse macchine espositive e congressuali”.

A poco più di un anno dall’appuntamento la preparazione dell’EXPO 2015 è ormai entrata nel vivo e Fiera Milano “ha ottenuto la qualifica di “Official Partner for operations” di Expo 2015. Inoltre EXPO ha affidato a Fiera Milano la progettazione dell’ Expo Center, del Padiglione Zero e dei “Cluster”, spazi essenziali dell’Esposizione Universale che raggrupperanno, nell’ambito di un tema condiviso, i Paesi che non occuperanno uno spazio espositivo autonomo (i Cluster saranno nove, focalizzati sulle aree caffè, zone aride, riso, cacao, cereali, frutta e legumi, bio-mediterraneo, spezie, isole). A fine 2013 EXPO ha poi affidato a Fiera Milano anche la progettazione degli allestimenti delle Aree tematiche: Padiglione Zero, Future Food District, Children Park, Parco della Biodiversità”.

Infine Fiera Milano si è alleata con operatori di livello mondiale nel settore allestimenti e organizzazione di grandi eventi: “Pico InCreative UK Ltd, filiale londinese di Pico Far East Holdings Limited. Pico, che nel corso degli ultimi 26 anni ha partecipato con successo alla realizzazione di oltre 70 padiglioni in 8 Expo mondiali; Nussli Italia S.r.l., società italiana del Gruppo elvetico NUSSLI;,Gielissen; A&A company; Viva Group. Obiettivo: proporre ai partecipanti a EXPO servizi professionali di eccellenza che coprono un orizzonte a trecentosessanta gradi: progettazione e realizzazione di strutture, facility management, gestione delle risorse umane, catering e marketing, comunicazione ed eventi, gestione tecnica dei padiglioni, logistica e aspetti doganali. Fiera Milano si propone come fornitore integrato dei servizi necessari per la partecipazione all’evento, e in quest’ottica ha in corso numerose trattative con i Paesi partecipanti”.

Jacopo MARCHESANO

Fiera Milano: “La fiera non è in alcun modo surrogabile”

 

Proseguiamo la nostra settimana dedicata al mondo delle fiere di settore, attraverso le testimonianze che arrivano direttamente da Fiera Milano, il più importante operatore fieristico italiano. Nonostante un mondo sempre più web oriented dove la “dematerializzazione” del digitale sembrerebbe aver preso il sopravvento, l’appuntamento fieristico costituisce ancora uno dei migliori strumenti promozionali, ne è convinti anche a Rho-Pero perché “l’esperienza diretta e il rapporto interpersonale che è possibile solo nella fiera fisica non sono in alcun modo surrogabili”. Ci sono esempi di fiere puramente digitali, “ma lo scenario che qualche anno fa considerava la fiera tradizionale destinata a soccombere si è rivelato nei fatti del tutto infondato”, anzi la comunicazione online è stata assorbita e integrata dalla fiereche ne hanno fatto uno strumento molto utile per accrescere la propria efficacia come strumento di business e networking”.Perché, d’altronde, le nuove tecnologie digitali rivestono per gli operatori fieristici un ruolo chiave di pieno sostegno allo sviluppo strategico delle manifestazioni: “nel DNA di una manifestazione fieristica ci sono infatti molti dei concetti rappresentati dalle nuove tecnologie digitali del Web che ben si sposano con la fisicità dell’evento: gli stands espositivi con la loro ricchezza di contenuti, le comunità professionali che si incontrano, i servizi di ospitalità sul territorio si coniugano bene con le nuove logiche collaborative del Web”.

Ad un anno dall’EXPO, il 2014 vedrà il debutto del settore auto a Fiera Milano con Milano Auto Show in calendario a dicembre e di X Days, evento dedicato in giugno alla street culture e agli action sport che Fiera Milano ha pensato per i giovani e la città. “Potremo contare sul supporto di importanti manifestazioni professionali biennali come Mostra Convegno Expocomfort (climatizzazione ed energia), BIMU (macchine utensili), Xylexpo (macchine per la lavorazione del legno), Sicurezza, Eurocucina e Salone del bagno (nell’ambito del Salone internazionale del mobile). Avrà luogo anche la triennale Expodetergo (servizi e prodotti per lavanderia industriale)”.

Jacopo MARCHESANO

A Marzo la terza edizione del MICAMshanghai

E’ stata presentata a Pechino la terza edizione di theMICAMshanghai, la terza edizione della fiera curata da Assocalzaturifici e Fiera Milano che dal 24 al 26 marzo porterà nel continente asiatico il meglio della produzione italiana.

Le eccellenze Made in italy, dunque, sbarcano in Cina per la terza volta, e sarà un’ulteriore occasione per il lusso di casa nostra per portare nel continente asiatico le collezioni di scarpe autunno/inverno 2014/2015.

I produttori italiani non potranno certo lasciarsi scappare questa occasione, che potranno incontrare direttamente i buyer cinesi, sia che si tratti della loro prima esperienza sul mercato cinese, sia per coloro che hanno intenzione di ampliare la sua rete distributiva.

Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo Economico, era presente a Pechino per la cerimonia, ed ha dichiarato a proposito: “TheMICAMshanghai è l’unica fiera b2b della filiera moda gestita da soggetti italiani in Cina. Una grande opportunità di crescita all’estero e un modello di internazionalizzazione da seguire“.

Il successo della mostra sembra quasi scontato, perché la scorsa edizione ha accolto ben 260 espositori provenienti da tutto il mondo, tra cui Italia, Spagna, Francia, Brasile, Gran Bretagna, Portogallo, Turchia e Regno Unito, e buyer qualificati provenienti da tutta la Cina, dalla regione di Hong Kong e Corea del Sud, con un’affluenza nelle prime due edizioni pari a oltre 11.000 visitatori.

Cleto Sagripanti, presidente di Assocalzaturifici, ha dichiarato: “Siamo molto orgogliosi dei risultati finora raggiunti e stiamo lavorando per creare sempre maggiori opportunità di business per le aziende espositrici. L’obiettivo è di far crescere ulteriormente un evento unico e di reale portata internazionale, già consolidatosi con la seconda edizione“.

Vera MORETTI

Il cibo Made in Italy conquista Mumbai

Il cibo italiano è sempre più amato, anche negli angoli del mondo che fino a poco tempo fa sembravano inespugnabili, perché dalle culture completamente diverse dalla nostra.

In questo caso, il food Made in Italy ha saputo conquistare l’India, grazie alla nuova edizione di Food Hospitality World, la mostra professionale che mette a frutto l’esperienza acquisita da Fiera Milano con Tuttofood, dedicata all’agroalimentare e Host, dedicata all’ospitalità professionale.

Il FHW è sbarcato a Mumbai per la terza volta dal 23 al 26 gennaio, ed ha fatto bella mostra di sé con ben 5.000 metri quadrati di spazio espositivo e una forte rappresentanza italiana, che comprendeva alcuni dei marchi simbolo della gastronomia del Belpaese.

Tra le oltre 60 aziende e i 115 marchi presentati, c’erano anche Barilla, Divella, Garofalo, Rustichella, Balocco, Pastificio di Martino, ospiti dello spazio curato da Aidepi (Associazione dell’industria del dolce e della pasta Italiane) e Ita (Italian trade promotion agency), dove 18 espositori diretti hanno animato le giornate espositive con degustazione di prodotti tipici che spaziavano dalla pasta al vino al gelato, senza disdegnare i prodotti da forno e il caffè.

Le regioni chiamate a partecipare a FHW Mumbai sono state Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte, riunite nel Progetto interregionale del ministero dello Sviluppo Economico e Ita, e Calabria.

Paolo Borgio ha commentato così l’evento: “FHW India è ormai un punto di riferimento nel calendario delle mostre estere di Fiera Milano. La manifestazione è cresciuta molto e stiamo raccogliendo sempre più consensi su un mercato in continuo fermento. La popolazione indiana spende in media il 57% del reddito familiare in acquisti legati al food e all’ospitalità ed è oggi più propensa al consumo di prodotti alimentari stranieri. Con queste premesse siamo convinti della bontà del nostro evento che, con la sua terza edizione a Mumbai, è pronto alla definitiva consacrazione. Abbiamo scelto Mumbai perché è la capitale finanziaria dell’India, ma non solo. Mumbai infatti vanta la più alta capacità d’importazione di alimenti e bevande di tutto il Paese”.

Vera MORETTI

Calzature, l’Italia scommette sugli Usa

Il calzaturiero italiano si è presentato negli Stati Uniti in splendida forma a fine febbraio, quando Anci ha accompagnato per la prima volta 22 aziende del settore alla fiera FN PLATFORM, nel Las Vegas Convention Center. In mostra le collezioni autunno/inverno 2013-2014 di calzature e pelletteria fine e medio-fine.

L’iniziativa, che si inserisce nella strategia di Anci volta a favorire momenti di business concreti con gli operatori del settore e porre le basi di rapporti commerciali duraturi e proficui, ha costituito un’occasione per incrementare la diffusione del made-in-Italy e guadagnare spazio all’interno del mercato statunitense che, nonostante i venti di crisi, rappresenta tuttora uno dei bacini economici di maggiore interesse per il prodotto italiano. La fiera FN PLATFORM è stata organizzata in partnership con Footwear News e ha attratto più di 600 espositori con oltre 1.600 marchi, rappresentando un vero punto di incontro dell’intera area nord americana.

La partecipazione della collettiva italiana è stata valorizzata non solo dalle attività promozionali previste in avvicinamento, durante e dopo la fiera, dirette sia alla stampa sia agli operatori del settore, ma anche dal layout espositivo degli stand dedicati ai brand, ideato e declinato secondo un design innovativo e identificativo dell’identità italiana, da sempre apprezzata oltreoceano.

Inoltre, durante la fiera, Anci ha offerto momenti di incontro e approfondimento, con la presentazione delle tendenze made-in-Italy da parte di un consulente moda esperto.

Nei mesi da gennaio a settembre 2012, il totale delle esportazioni di calzature made-in-Italy negli Stati Uniti ha raggiunto la soglia di 9 milioni e227mila paia, per un valore complessivo di quasi di 555 milioni di euro, il 7,5% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Gli Stati Uniti si confermano, così, il terzo mercato in valore e salgono al quarto in volume nella graduatoria dei Paesi di destinazione 2012.

I primi nove mesi del 2012 rappresentano la conferma che negli Stati Uniti le scarpe italiane hanno raggiunto e superato in valore i livelli pre-crisi del 2008, come peraltro era già successo nello stesso periodo del 2011. Si rimane tuttavia molto distanti per quanto riguarda i valori pre-crisi in volume, 11.4 milioni di paia, mancando all’appello ancora circa 2 milioni di paia.

Negli ultimi quattro anni, quindi, vi è stata una chiara svolta, da parte dei produttori italiani, verso un prodotto a più alto valore aggiunto, essendo salito il prezzo medio di esportazione a oltre 60 euro, con un incremento complessivo del 34%.

Le regioni italiane che nei primi nove mesi del 2012 hanno esportato di più nel mercato statunitense sono la Toscana, con quasi il 40% del totale calzature esportato e Lombardia, Veneto e Marche che rappresentano ciascuna circa il 15%. Di queste prime quattro regioni, solo Toscana, Veneto e Marche hanno avuto variazioni positive, con incrementi in valore di oltre il 22%. Viceversa, la Lombardia, seconda regione per export negli Usa, ha subìto un calo dell’1,4%.

Scarpe italiane? Da!

Non c’è niente da fare. Luogo comune o no, il mercati del Paesi Bric sono quelli che, per la calzatura italiana, rappresentano un salvagente irrinunciabile in questo momento di congiuntura economica negativa.

Nei giorni scorsi abbiamo già parlato di theMICAMshanghai, che si terrà nella metropoli cinese dal 9 all’11 aprile 2013. Prima però, toccherà alla Russia con la fiera Obuv’ Mir Koži, in programma dal 18 al 21 marzo su una superficie totale di 5.400 metri quadrati all’interno dei padiglioni espositivi dell’Expocentr, il centro fieristico più importante di Mosca. Nell’occasione, saranno 222 le imprese dei settori calzatura e pelletteria italiani che esporranno nella capitale russa.

La rassegna è un evento di riferimento per gli operatori del settore, l’appuntamento dedicato alla calzatura del prodotto medio-alto e alto in Russia, che in questa prima edizione del 2013 mette in mostra le collezioni autunno/inverno 2013-2014. La caratteristica di queste collezioni è che si tratta di prodotti progettati e realizzati ad hoc per soddisfare le esigenze del mercato russo, soddisfacendo così le richieste di buyer e professionisti del settore provenienti anche dall’intera area delle ex repubbliche sovietiche.

Organizzata da Anci e Fairsystem, società del gruppo BolognaFiere, durante la scorsa edizione la rassegna ha accolto 8mila operatori provenienti non solo dall’intera Russia, ma anche dalle vicine Bielorussia, Ucraina e Paesi dell’Asia Centrale. La prossima edizione si preannuncia, come le precedenti, all’insegna dell’ampia partecipazione, sia da parte delle aziende italiane sia degli operatori. Obuv’ Mir Koži è riconosciuta come grande occasione di business, anche in considerazione dei positivi dati economici relativi alla regione.

Russia e Paesi dell’area Csi, infatti, riescono danno ancora performance incoraggianti. Nel periodo gennaio – settembre 2012, le esportazioni italiane di calzature in Russia hanno raggiunto gli oltre 6,1 milioni di paia (+9,7% rispetto allo stesso periodo del 2011), generando un valore pari a 487 milioni di euro (+14,9% rispetto ai primi nove mesi del 2011). Stesso andamento positivo anche per il prezzo medio dei prodotti esportati, pari a 79,8 euro al paio (+4,7% rispetto allo stesso periodo del 2011).

Se si considerano i Paesi dell’Est Europa e dell’area Csi, salgono a oltre 11,5 milioni le paia esportate e a oltre 666 milioni di euro i valori fatturati nei primi 9 mesi del 2012. Gli incrementi percentuali, 6,9% e 12,2% rispettivamente, sono in linea con quelli del solo mercato russo. La differenza più significativa è, invece, in termini di prezzo medio, che raggiunge i 58,2 euro al paio a causa dei prezzi di vendita nei Paesi della ex-Jugoslavia nettamente più bassi rispetto ai mercati dell’area Csi.

Diverse le attività collaterali alla manifestazione organizzate da Anci, tra cui una campagna pubblicitaria focalizzata sul made in Italy e che andrà in onda sui principali canali satellitari, incoming di operatori dalle regioni russe e la continua attività di ufficio stampa volta a dare sempre maggiore visibilità all’evento e alle aziende che vi partecipano.

Insomma, le imprese calzaturiere, passateci il termine, si “sbattono” e non poco per dare un senso e un futuro al proprio business. Quando vedremo un pari supporto a questo tassello importante dell’economia italiana da parte di fisco e istituzioni?

Calzature, quattro passi nella crisi

L’Italia è il centro di gravità mondiale della calzatura e il Micam è il grande evento nel quale si celebra l’eccellenza di questo prodotto tricolore. Un’eccellenza fatta da una filiera che, come tante altre, soffre questo momento di crisi; ecco allora che il Micam è un barometro attendibile per verificare “il tempo che fa” sul mondo della scarpa italiana.

L’edizione 2013 ha visto 1.538 aziende espositrici su una superficie di 68mila metri quadrati, visitati da 35.389 persone, a fronte delle 36.049 di marzo 2012. Gli operatori internazionali provenienti da oltre 100 Paesi sono stati 19.181. Ma l’appuntamento milanese non si è svolto sotto i migliori auspici.

L’economia reale non ha il suo spread quotidiano che sta lì a ricordarci quello che avviene nelle imprese e ai lavoratori – ha affermato il presidente di Anci Cleto Sagripanti -. Però i numeri che emergono dal preconsuntivo elaborato da Anci non lasciano dubbi sul momento di difficoltà per il settore. Nonostante i buoni risultati degli anni post crisi, 2010-2011, oggi dobbiamo commentare dati non soddisfacenti in relazione agli sforzi che hanno fatto e stanno facendo le aziende sui prodotti e sugli strumenti commerciali“.

Il quadro che emerge è quindi preoccupante laddove il barometro della congiuntura nel 2012 è tornato a registrare turbolenza: la fase recessiva nazionale ha avuto un impatto sul reddito disponibile, sul clima di fiducia delle famiglie e sugli acquisti, finendo per interrompere il rimbalzo positivo dell’ultimo biennio. Alla contrazione dei consumi nazionali si è aggiunta la frenata, a volte molto brusca, dei mercati Ue, che assorbono ancora il 54% del fatturato estero delle imprese calzaturiere.

Il mercato non aspetta – ha detto ancora Sagripanti, eppure questa convinzione sembrano averla solo le imprese e i lavoratori, se guardiamo ai temi dibattuti in campagna elettorale. L’economia reale, quella che da anni attende risposte sul cuneo fiscale e sull’Irap, sembra essere utile solo quando è fonte di reddito fiscale oppure quando serve a coprire i buchi di bilancio. L’ingovernabilità pesa non soltanto sui mercati finanziari ma anche sulle imprese, e in particolare quelle calzaturiere che da anni attendono risposte efficaci. Il nostro spread lo misuriamo, infatti, nelle cifre negative dell’occupazione, con un calo di addetti di 1.671 unità, pari al -2,1%, rispetto al 2011. Il nostro spread lo misuriamo guardando il trend sfavorevole nel numero di imprese attive, scese a 5.356, ovvero 250 calzaturifici in meno rispetto allo scorso anno. E altre potrebbero non raggiungere la chiusura del bilancio di quest’anno“.

Nonostante il quadro negativo, il settore calzaturiero nel suo complesso dà un contributo importante al Paese: il saldo commerciale nei dati preconsuntivi raggiungerebbe i 3,8 miliardi di euro, con un aumento del 12,6% rispetto al 2011. Ciò è dovuto non solo alla tenuta delle esportazioni, soprattutto trainate dalle vendite nei Paesi extra-UE, ma anche da una forte frenata delle importazioni. A preconsuntivo l’import scenderebbe a 302 milioni di paia per circa 3,8 miliardi di euro con un calo rispettivamente del 15,6% e del 5,3%.

Se l’import rallenta, le stime di preconsuntivo ci offrono uno scenario a luci ed ombre per le esportazioni. È vero che l’export in valore crescerebbe del 2,8% portando il fatturato estero complessivo a oltre 7,6 miliardi di euro, ma in volume le vendite calerebbero di un significativo 6,2%, collocando i flussi complessivi a 214,8 milioni di paia. Un risultato del genere è peraltro il frutto di andamenti più positivi, in valore, del primo semestre rispetto a quelli del secondo semestre, nonostante il dinamismo degli ultimi tre mesi dell’anno. Gli ultimi dati Istat disponibili, che riguardano i primi undici mesi del 2012, dicono che l’incremento si attesta al 3,1% in valore, raggiungendo la cifra record di 7,1 miliardi di euro, pur con una flessione del -6,3% in quantità.

Le imprese – ha detto ancora Sagripantihanno investito di più in creatività e proposte innovative, ma hanno anche saputo integrare all’antico sapere industriale e creativo quello commerciale e di servizio al cliente. Per questo, il settore ha bisogno di supporti maggiori sia sul fronte della defiscalizzazione delle spese di campionario sia sul fronte della promozione. Non dimentichiamoci che per ogni modello pensato è necessario fare un numero di campionari che è almeno pari al numero di mercati in cui esportiamo. Quanto più cresciamo all’estero e tanto più questa voce pesa sul bilancio delle imprese, quanto più siamo creativi e tanto più facciamo i conti con questo costo”. Chi ha orecchie per intendere, intenda

Calzature, un 2012 tra luci e ombre

di Davide PASSONI

Si è da poco concluso, in Fiera a Milano, il Micam, la più importante fiera calzaturiera d’Italia e, probabilmente, d’Europa. Un appuntamento che serve, oltre che a fare business e a mettere in vetrina l’eccellenza delle scarpe made in Italy, a misurare lo stato di salute di un settore chiave per l’economia italiana. Un settore che è l’espressione esatta di ciò che significa impresa in Italia: migliaia di piccole realtà artigianali, poche realtà più strutturate, un indotto che, spesso coincide con quello del territorio nel quale l’azienda opera, un’altissima qualità del prodotto e della manodopera impiegata per realizzarlo.

Se dall’appuntamento milanese è emerso un aumento di visitatori e, quello che più conta, di buyer stranieri – da Russia, Estremo Oriente, Francia e repubbliche ex sovietiche il maggior numero di compratori esteri -, restano comunque i dati sotto i quali il Micam si è aperto e con i quali ha dovuto fare i conti durante i giorni di fiera. Parliamo di un analisi elaborata da Diomedea per conto di Anci sull’andamento del comparto calzaturiero italiano nel 2012. Un bilancio tra luci e ombre, nel quale le ombre devono far riflettere.

Lo scorso anno il fatturato del comparto è stato di 7,1 miliardi di euro, con una flessione dell’1,4% in valore rispetto all’anno precedente; la produzione, invece, si attestata al di sotto dei 200 milioni di paia, con un calo del 4,1% rispetto al 2011. Import ed export hanno registrato andamenti contrastanti. Se le importazioni sono scese in valore del 5,3% e in volumi del 15,6% (dato preoccupante…), l’export, vera locomotiva della nostra economia, ha avuto delle curve schizofreniche: cresciuto
del 2,8% in valore, ha invece fatto registrare un calo del 6,2% in termini di volumi, specialmente a causa del calo della domanda interna (-3,8%) e di quella di alcuni Paesi europei tra i quali, insospettabilmente, la Germania, calata dell’8,5%. Fortunatamente la forte domanda dall’area Bric ha fatto “tenere” l’export verso alcuni mercati chiave (Cina-Hong Kong +27,6%, Russia +14,7%), ma il trend non è bastato per mantenere, in Italia, i livelli di occupazione: secondo l’Anci, lo scorso anno hanno chiuso circa 250 aziende del settore, che ora conta su poco più di 5300 imprese attive (5356).

Un dato preoccupante, che però il “sistema scarpa” italiano sta cercando di rendere meno amaro con operazioni di promozione forte della calzatura italiana all’estero. Va in questa direzione l’imminente theMicamShanghai, appuntamento nato dall’accordo con Fiera Milano che potrebbe estendersi agli Stati Uniti; intanto, però, dal prossimo 9 aprile sarà nella metropoli cinese in concomitanza con la Shanghai Fashion Week e vedrà nei padiglioni 240 espositori, metà dei quali stranieri. Se l’export è il salvagente cui aggrapparsi aspettando tempi migliori, iniziative come queste sono solo da appoggiare. Perché a fine 2013 non vorremo trovarci di nuovo a fare la triste conta delle imprese calzaturiere fallite.