Salverò il mio patrimonio?

Se e quando l’Italia uscirà dalla Zona Euro non ci è dato saperlo. Il problema è che, oltre alle difficoltà economiche di quasi tutti gli Stati “forti” (Cina compresa), stiamo vivendo una difficoltà di carattere politico. Cioè l’economia e la finanza sono in balia, sempre più, delle decisioni politiche europee.

Si diffonde anche il dubbio che questa classe politica sia veramente all’altezza della situazione e che sia davvero in grado di trovare soluzioni valide per il nostro futuro, non il solito rappezzo alla bell’e meglio. Che l’Unione Europea non abbia le idee chiare su come debba svolgersi la politica monetaria e fiscale, non è un mistero. Una “Unione” dovrebbe, come minimo, avere unità di intenti, altrimenti potremmo chiamarla “Separazione Europea”, forse calzerebbe meglio.

In questo clima totalmente incerto, cosa potrebbe accadere alla nostra moneta unica?

Gli scenari sono diversi:

1)  Si potrebbero creare due Zone Euro, una serie A, con i Paesi più virtuosi (sempre meno) e una serie B (molto più affollata), con due monete diverse, l’attuale Euro per la zona A e un Euro B (svalutato) per la zona B;

2)  Alcuni Paesi “virtuosi” potrebbero decidere di uscire dall’area Euro attuale, utilizzando la moneta d’origine (rivalutata);

3)  Alcuni Paesi potrebbero essere estromessi dall’area Euro e tornare alla propria moneta d’origine (svalutata).

Potrebbe anche esserci un mix delle diverse soluzioni.

Non credo che tutto questo possa accadere in tempi brevi, penso più che altro ad una lenta agonia, basta guardare alla Grecia per capire.

Certamente, il nostro Paese è tra quelli meno virtuosi, declassato dalle agenzie di rating, con prestiti obbligazionari che rendono percentuali da Paesi emergenti.

Che cosa succede se si verificano le ipotesi suggerite? In qualsiasi caso, gli Italiani perderanno potere d’acquisto. Quindi se si è investito del denaro in euro in Italia, si vedrà una riduzione dei valori reali. Anche se si comprata una casa, un’auto d’epoca, un quadro, in Italia tutto ciò varrà di meno. Solo alcuni beni reali saranno in grado di sostenere l’impatto, e ne parlerò prossimamente.

Ora vorrei concentrarmi sugli investimenti in azioni, obbligazioni, fondi, certificati, etf, conto deposito, conto corrente. Molti, spaventati da quanto accade e incerti sul da farsi, lasciano le proprie disponibilità economiche sul conto corrente o al massimo su un conto deposito: nel caso del conto corrente, se la banca fallisce, non ci sono tutele. Nel caso del conto deposito, la tutela esiste, ma è labile, e spiegherò prossimamente che cosa significa. Anche un investimento in un fondo di diritto lussemburghese, ma gestito in Italia, potrebbe seguire la stessa decurtazione di valore. Si salverebbero solo gli investimenti in valuta non Euro e non gestiti da SGR italiane.

Non sto suggerendo di investire tutto in valuta, ma sarebbe opportuno riflettere e farsi consigliare da qualcuno che non ha interessi in gioco, se non quello del cliente.

dott. Marco Degiorgis – Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

Imprese familiari, come fare progetti di vita felici

Nuovo appuntamento settimanale di Infoiva con il dott. Marco Degiorgis, consulente patrimonialista esperto nel campo della finanza e nella gestione del patrimonio.

Voglio il meglio per i miei figli”: è quanto pensa ogni buon padre di famiglia anche quando si accinge a fare una pianificazione dei propri beni. Dal dire al fare però c’è di mezzo il mare di decisioni che occorre prendere in un ambito che spesso si conosce poco, molto frastagliato e sul quale si esprimono numerosi attori, media, amici, promotori, commercialisti etc, creando più confusione che altro.

Come ogni progetto occorre definire bene l’obiettivo. Che cosa si intende per ‘meglio’?

Il denaro non fa la felicità ma figuriamo senza, diceva qualcuno…

La felicità è il vero obiettivo, e non c’è nulla di più difficile da definire della felicità.

Se poi la propria disponibilità finanziaria è in parte impiegata in azienda, le cose si complicano ancor di più.

Gli elementi da considerare sono infatti un mix di dati obiettivi – numeri, tempi…- ed estremamente soggettivi e irrazionali – affetti, psicologia, emotività. Le esperienze pregresse con il denaro hanno il loro peso.

Immaginate una persona a cui è stato detto, sin da piccolo, che nella vita non avrebbe mai dovuto preoccuparsi del denaro, che ne avrebbe avuto a disposizione in quantità infinita, e che invece si trova a dover faticare per arrivare a fine mese. Probabilmente farà fatica ad avere una percezione del valore del denaro adeguata alla nuova situazione. Oppure una persona che è stata sempre costretta ad umiliarsi per ottenere il denaro che gli serviva. Forse avrà psicologicamente bisogno di gestire il denaro con un sentimento di rivalsa.

Ogni nostra decisione è influenzata da quanto abbiamo vissuto in passato, anche quando si tratta di un investimento, una forma di risparmio, etc. E’ quindi molto difficile che le persone abbiano chiaro ciò che vogliono veramente ottenere con il proprio denaro.

C’è una figura professionale nuova, indipendente da interessi propri sulle varie forme di investimento, in grado di guidare alle decisioni più coerenti con il proprio vissuto, il consulente patrimoniale indipendente specializzato in life planning, in grado quindi di aiutare a districare la matassa di sentimenti, affetti, educazione, avvenimenti, informazioni, bisogni materiali che occorre gestire per una pianificazione finanziaria che dia soddisfazione. Ecco le domande principali a cui rispondere.

Quali sono gli obiettivi che stanno più a cuore? Tempi? Quantità? Quali gli obiettivi subordinati? Con quale priorità li consideriamo?

A questo punto si può ipotizzare una ‘rotta’ che consenta il raggiungimento degli obiettivi e che preveda anche rotte alternative, in caso di tempesta. Adattamento e flessibilità sono sempre indispensabili quanto la verifica, il controllo e la disciplina, se si vuole giungere in porto. La verifica deve essere effettuata sia nei confronti di agenti esogeni, cioè di mutamenti non dipendenti dalla volontà propria (un investimento in azioni di una società terza, etc), sia nei confronti di agenti endogeni, cioè di cambiamenti che avvengono per proprie necessità o volontà (nasce un figlio, pensione anticipata, etc).

dott. Marco Degiorgis – Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis

Quando le imprese familiari rischiano il naufragio

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Che cosa significa fare pianificazione finanziaria? Vuol dire non navigare a vista nell’incerto mare delle vicissitudini finanziarie di un’impresa, ma dotarsi invece di una buona mappa, tracciare una rotta ed utilizzare tutti gli strumenti (moderni e tradizionali) necessari a mantenerla.

Per tracciare una rotta, bisogna definire però una destinazione, le tappe intermedie, i rifornimenti necessari, quante e quali persone ci saranno a bordo e così via. Quindi si tratta di stabilire a priori un percorso e di fare in modo che questo percorso sia seguito il più fedelmente possibile. E’ anche necessario prevedere alternative alla rotta, poiché gli imprevisti possono sempre accadere, ma non devono impedire di giungere in porto. Sono ragionamenti complessi specie nelle PMI a carattere familiare dove interesse privato e aziendale si intrecciano fino a confondersi, con il rischio di guidare la nave diritta sugli scogli.

E’ difficile identificare gli obiettivi e decidere le priorità degli interessi dell’impresa e della famiglia per fare piani dell’una e dell’altra coerenti.

Gli americani usano una definizione molto calzante, “life planning”, cioè pensare alla vita come ad un piano da modellare secondo le proprie esigenze, e non viceversa, lasciarsi condizionare e trasportare dagli eventi. Occorrono tutele appropriate, personali ed aziendali. Immaginiamo il danno e le difficoltà che può causare una malattia o un infortunio dell’imprenditore/capo famiglia; esistono strumenti come le assicurazioni che possono limitare il danno, si tratta di capire quali siano quelle adatte allo scopo e alla persona in questione.

Il life planning è assolutamente personale, adattabile ad ogni mutamento della vita, e, per questo, in continuo divenire; non serve a nulla avere un piano se non viene monitorato costantemente e rettificato all’occorrenza. Poi è indispensabile sapere cosa si vuole ottenere dalle proprie disponibilità finanziarie e quanta parte di queste è impiegata in azienda: la definizione deve essere precisa, calcolando anche gli ostacoli che impediscono di ottenere quanto agognato e se sono superabili (e come) oppure no.

dott. Marco Degiorgis – Consulente indipendente per la gestione dei patrimoni familiari, Studio Degiorgis