Le banche devono restituire gli interessi sui mutui usurari

Alla luce di migliaia di azioni a tutela dell’utenza bancaria che derivavano dall’interpretazione della recente decisione della Cassazione Civile, è arrivata la prima deliberazione di merito che applica correttamente la legge, e rileva l’usura “originaria” o “contrattualizzata” in un contratto di mutuo, stabilendo la restituzione degli interessi versati.

Ad affrontare per primo la questione è stato Carlo Crapanzano, giudice di Pace di Domodossola, chiarendo che la gran parte dei contratti di mutuo e molti di credito al consumo, sono già originariamente “usurari”.

Secondo la citata posizione giurisprudenziale, era stato rilevato che già l’indicazione nel contratto del Tan (tasso annuo globale) sommata a quella del tasso di mora, evidenziasse in gran parte dei casi il superamento del “tasso soglia”, con la conseguenza che ai sensi dell’articolo 1815 comma 2 del codice civile, il contratto di mutuo in relazione alle pattuizioni relative agli interessi fosse nullo.

A ciò si sono ispirati migliaia di mutuatari e di consumatori sia di recuperare gli interessi versati e indebitamente percepiti dalla banca sia di vedersi annullare quelli ancora da versare.

Al contrario, le banche, aiutate anche dall’aggancio dato loro dalla Banca d’Italia, hanno sempre sostenuto che il tasso di mora, non andasse conteggiato ai fini dello sforamento o meno del “tasso soglia” che costituisce la scriminante tra “mutuo usurario” e “non usurario”.

Il giudice di legittimità, ai fini del controllo sull’usurarietà, applicando correttamente la normativa antiusura di cui alla L. 108/96 ed in particolare la L. 24/2001 che testualmente recita all’art. 1: “Ai fini dell’applicazione dell’articolo 644 del codice penale e dell’articolo 1815, secondo comma, del codice civile, si intendono usurari gli interessi che superano il limite stabilito dalla legge nel momento in cui essi sono promessi o comunque convenuti, a qualunque titolo, indipendentemente dal momento del loro pagamento”, aveva evidenziato come si dovesse tener conto del tasso di mora stabilito contrattualmente.

Nella fattispecie il magistrato onorario piemontese ha dichiarato che il mutuo così com’era strutturato dalla banca, fosse da considerarsi usurario condannando alla restituzione della quota parte d’interessi già versata per come domandata dall’attore.

Per Giovanni D’Agata, fondatore dello Sportello dei Diritti, “si tratta di una prima importante conferma di quanto sino ad oggi sostenuto e di una pesante sconfitta per gli istituti di credito, che almeno sino ad ora avevano deciso di declinare l’invito (bonario) presso i centri di mediazione dimostrando protervia ed inutile arroganza di fronte alla possibilità di rinegoziare in sede conciliativa i contratti di mutuo e di finanziamento. Le banche, quindi restituiscano il maltolto o continueremo nelle azioni avviate confidando sia che la magistratura adotti univocamente il corretto orientamento tracciato dalla citata sentenza n. 350/2013, che nella correttezza del governo che in passato ha invece più volte salvato con decreti legge tristemente noti come “salva banche” la lobby dei banchieri calpestando i diritti sacrosanti, per come sanciti dalla legge, di consumatori ed utenti“.

Vera MORETTI

Banche: calano i crediti ad imprese e famiglie

Niente da fare: ancora non accennano a calare le sofferenze da parte di famiglie e di imprese che, chiedendo finanziamenti alle banche, si vedono rispondere in modo negativo, o comunque non del tutto positivo.

Nonostante la situazione altamente difficile, e la necessità di avere accesso al credito per migliorare la propria condizione ed uscire dalla crisi, il trend non accenna a cambiare e sembra lontano il momento in cui si assisterà ad un’inversione di rotta.

Questo è quanto emerge dall’ultimo rapporto sul credito effettuato dal Centro Studi Unimpresa.
L’indagine prende in considerazione il periodo marzo 2013-marzo 2014, che evidenzia che nell’ultimo anno le erogazioni sono diminuite al ritmo di 2,5 miliardi al mese.
Il totale dei finanziamenti al settore privato è diminuito di 30,4 miliardi di euro, passando da 1.461,8 a 1.431,3 miliardi.
Questa riduzione interessa sia le famiglie (-6,9 miliardi) sia le imprese (-23,5 miliardi), che hanno portato ad un calo del 2,09% delle erogazioni totali da parte degli istituti di credito.

Le maggiori criticità sono relative alle imprese, che nell’ultimo anno si sono viste tagliare sia i prestiti a breve termine (-4,82%, da 323,1 miliardi a 307,5) sia quelli di medio periodo (-6,5%, da 130,4 miliardi a 121,9 miliardi). Sono leggermente cresciuti solo quelli a lungo termine, oltre 5 anni, passati da 401,7 a 402,2 miliardi.
In totale lo stock di finanziamenti alle imprese è sceso in un anno di 23, 5 miliardi, da 855,3 a 831,7.

Le famiglie, dal canto loro, non hanno di che sorridere, poiché in 12 mesi sono stati erogati meno credito al consumo per 1,8 miliardi (da 58,9 miliardi a 57,08) e meno prestiti personali per 550 milioni (da 182,9 miliardi a 182,3).
I mutui, pur in lieve ripresa negli ultimi mesi, su un orizzonte annuale sono calati: le erogazioni sono scese dai 364,6 miliardi del marzo 2013 a poco più di 360, rendendo ancora più difficile la ripresa del comparto immobiliare.
In totale, lo stock di finanziamenti alle famiglie è calato in un anno di 6,9 miliardi (-1,15%).

Ma non è tutto: peggiorano il quadro i dati sulle sofferenze, esplose in un anno del 25% (33,6 miliardi) arrivando a superare i 164 miliardi di euro.
Di questi, 116 (+32% rispetto a marzo 2013) fanno capo a imprese, mentre le rate non pagate dalle famiglie valgono oltre 31 miliardi (+9%) e quelle delle imprese familiari quasi 14 miliardi (+17%).
Superano il tetto dei 2 miliardi, poi, le sofferenze della pubblica amministrazione, delle assicurazioni e di altre istituzioni finanziarie.

Ciò significa che le sofferenze, secondo lo studio Unimpresa basato su dati della Banca d’Italia, adesso corrispondono all’11,3% dei prestiti bancari, in aumento rispetto all’8,96% di un anno fa.

Vera MORETTI

Banche: dove è più facile ottenere un mutuo

In un periodo in cui ottenere un finanziamento dalle banche sembra un’utopia, è difficile orientarsi nella giungla degli istituti di credito e riuscire ad avere il tanto desiderato mutuo.

A questo proposito, l’Istituto Tedesco Qualità Finanza ha condotto una ricerca sulla customer satisfaction dei clienti nei confronti delle banche presso le quali hanno ultimamente acceso un mutuo per la casa.
Questa ricerca è andata a completare un’indagine precedente sulla convenienza delle offerte bancarie, che aveva visto la vittoria a pari merito di Ibl, Cariparma e Deutsche Bank.

Per pubblicare dati più precisi possibile, è stato compiuto un sondaggio a ben 943 clienti, i quali hanno espresso giudizi su 13 banche operanti in Italia e presso le quali hanno recentemente aperto un mutuo per la casa.

La classifica è stata fatta tenendo presente 5 principali caratteristiche, per analizzare al meglio il modus operandi delle banche.
vediamo quali sono e che risultati hanno raggiunto:

  • Opinioni dei clienti in merito all’offerta dei prodotti, soprattutto relative alle spese accessorie legate al mutuo acceso. Tra le spese sono state considerate anche quelle che normalmente non vengono considerate nel Taeg, come l’assicurazione sul mutuo e i costi di tenuta del conto corrente di appoggio al mutuo.  In questa categoria Bnl, UniCredit e Credem hanno vinto pari merito sulle banche fisiche, per quelle online a vincere è stata Webank.
  • Qualità della comunicazione con cui la banca ha gestito i rapporti col cliente, analizzando aspetti come la comprensibilità delle informazioni, l’usabilità del sito ufficiale e dei servizi di home banking e i tempi di risposta alle richieste del cliente. Qui, Banco Popolare, Credem e UniCredit hanno vinto per le banche fisiche, Ing Direct ha vinto per le banche online.
  • Assistenza ricevuta e relazioni intrattenute con i clienti: pari merito tra Credem, UniCredit e Banco Popolare; Webank ha vinto sulle dirette.
  • Rapporto qualità-prezzo: vittoria a Deutsche Bank e a UniCredit per le fisiche, a Ing Direct per le online.
  • Facilità di interazione: ha coinvolto solo le banche online e a vincere su tutti è stata Ing Direct.

Vera MORETTI

Rete Imprese Italia dice no alle commissioni irragionevoli

di Vera MORETTI

Chiedere un finanziamento alle banche sta diventando sempre più arduo, non solo perché non sempre vengono concessi, ma anche perché, quando si ottiene il benestare, le commissioni stanno arrivando a “livelli irragionevoli”, come è stato confermato dai rappresentanti di Rete Imprese Italia.

L’esternazione è avvenuta durante una audizione alla commissione industria del Senato sul decreto che reintroduce le commissioni bancarie, che erano state dichiarate nulle dal dl liberalizzazioni.
Le commissioni introdotte dopo il divieto di applicazione delle commissioni di massimo scoperto hanno portato ad un aumento degli oneri a carico delle imprese, e non il contrario. Per questo, Rete Imprese Italia “considera opportuno ogni intervento volto a combattere la diffusa prassi bancaria di applicare commissioni ed altri costi in modo non controllabile o difficilmente negoziabile dall’impresa e in misura sproporzionata rispetto all’ammontare del finanziamento concesso o in essere, che portano il costo effettivo dei finanziamenti a livelli irragionevoli“.

Riguardo ciò dunque, Rete Imprese Italia auspica che, essendoci già un precedente negativo, non si assista ad una replica, che renderebbe la situazione estremamente difficoltosa.