Saldi, salvagente per le imprese?

Anche oggi come ogni volta, l’apertura dei saldi, siano essi estivi o invernali, porta con sé l’auspicio che le vendite scontate siano il volano per una ripresa, anche mini, dei consumi. Quest’anno ancora di più, visti gli indicatori economici che segnalano una timida ripartenza della domanda interna. Ma saranno davvero la svolta, questi saldi estivi?

Da una parte ci sono i dati diffusi da Coldiretti sui consumi alimentari, cresciuti di quasi il 2% (1,9%) anno su anno; un aumento non irrilevante, dal momento che una delle conseguenza della crisi è stata anche il taglio degli acquisti sul cibo, almeno su quello di qualità. È pure vero però che, nonostante sia il primo segno più dopo 7 anni di cali, i saldi non sono propriamente l’occasione per fare incetta di salami e sughi.

È però un dato di fatto che, nel primo trimestre 2015, si è assistito a una crescita del potere d’acquisto delle famiglie rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+0,8%) che fa ben sperare in vista dei saldi. A meno che i maggior introiti non spingano la propensione alla spesa verso altri settori.

Se, sempre in base a dati Istat, la spesa delle famiglie italiane è calata dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, è però cresciuta dello 0,1% su base annua. Una andamento ondivago che rende difficili le previsioni di spesa per i saldi.

Una mano in questo senso, nella lettura delle previsione dei saldi, potrebbe venire dai dati di Fismo – Confesercenti, secondo i quali il settore moda, cui fanno riferimento le imprese aderenti, non è ancora del tutto in salute. In questo 2015, quasi la metà degli imprenditori (il 49%) non ha registrato miglioramenti rispetto all’anno scorso, mentre solo il 26% sostiene di avere riscontrato segnali di ripresa e il 24% di avere il fatturato ulteriormente in calo.

Ecco perché qualcuno ha ipotizzato che i saldi estivi 2015 potranno portare risultati migliori di quelli dello scorso anno, anche in virtù del fatto che sono previsti sconti più alti. È il caso di dell’Ufficio Studi di Confcommercio Roma, secondo il quale le famiglie della Capitale spenderanno ciascuna tra i 210 e i 250 euro (+5% sui ai saldi estivi 2014).

Fismo – Confcommercio ha anche provato a spacchettare le previsioni di spesa per i diversi settori merceologici, partendo dai dati del 2014 e comparandoli con quelli del primo trimestre 2015. Dati che raccontano come la spesa per abbigliamento e calzature è stata di circa 100 euro al mese nel 2014 e sostanzialmente stabile all’inizio del 2015: +0,3% per il comparto moda, -0,6% per il calzaturiero. Vedremo come questi saldi si inseriranno nel trend.

Saldi 2013: Fismo è ottimista

Durerà tra le sei settimane e sessanta giorni la stagione dei saldi estivi, quella che molti aspettavano per dare finalmente sfogo a quella voglia di shopping che, messa a dura prova dalla crisi, non si è mai sopita.

Dopo l’anticipo di Campania e Basilicata, ormai in tutte le regioni hanno preso il via i grandi sconti, considerati da Roberto Manzoni, presidente di Fismo-Confesercenti, “una grande occasione sia per i commercianti sia per i clienti”.

L’associazione di Confesercenti che riguarda il settore moda prevede che l’80% delle 135mila imprese della distribuzione tessile e dell’abbigliamento saranno interessate dai saldi, per un totale di 108 mila esercizi.
Considerando le temperature rigide registrate in primavera, sia per quanto riguarda il clima sia per quanto riguarda le vendite, che hanno fatto registrare un calo del settore abbigliamento del 4,6% e del 4,3 per le calzature, la stagione dei ribassi dovrebbe rappresentare l’ultima chiamata per riscattare mesi di record negativi.

La crisi e la abbondante giacenza di capi in magazzino ha fatto quindi decidere gli esercenti per un dimezzamento dei listini già dal primo giorno.

Comunque vadano i saldi estivi, le previsioni del 2013 vedono un calo generale delle vendite del settore del 5%.
Non sembra, comunque, che si sia cominciato con il piede giusto, anche nelle regioni che hanno deciso di inaugurare la stagione dei saldi il 2 luglio: Campania e Basilicata, infatti, hanno presto detto addio ai sogni di gloria, a causa di una scarsa presenza di clienti nei negozi, nonostante i prezzi davvero accattivanti.
C’è tempo, però, per recuperare, e Fismo si dice ottimista per una rapida e decisa inversione di tendenza.

A questo proposito, ha ribadito Manzoni: “I saldi di fine stagione sono un evento commerciale di grande importanza per il settore: tra quelli estivi ed invernali, valgono circa il 30% del fatturato delle imprese della distribuzione. Stando ai dati Istat di contabilità nazionale sulle vendite di abbigliamento in Italia, le due vendite di fine stagione, sommate, hanno un valore di circa 17 miliardi. Al grande peso economico dei saldi, però, non corrisponde un’adeguata valorizzazione. Il significato stesso dei saldi – cioè la vendita di capi di fine stagione, che permette ai commercianti di terminare lo stock in magazzino e ai clienti, proprio per questo motivo, di usufruire di sconti reali – rischia di svanire, travolto da promozioni straordinarie continue, spesso effettuate anche sottobanco nei periodi di divieto. Saldi sempre, però, vuol dire niente saldi: ed è quello che rischia di accadere. Con grave danno dei consumatori, che non avranno più la possibilità di usufruire di sconti reali sui capi di fine stagione, e delle imprese del settore, che si trovano in un momento di grande crisi”.

Vera MORETTI