Festival di Sanremo e florovivaismo

Il Festival di Sanremo, oltre che una vetrina per la canzone italiana, è anche un’occasione di visibilità per uno dei comparti produttivi più importanti per l’economia della cittadina ligure e, in generale, per il settore agricolo italiano: quello del florovivaismo.

Secondo i dati Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), il valore della produzione delle aziende florovivaistiche italiane rappresenta oltre il 5% della produzione agricola totale e deriva per il 50% dai comparti fiori e piante in vaso, mentre il restante 50% da piante, alberi e arbusti destinati al florovivaismo.

Secondo i dati dell’ultimo censimento Istat, sono circa 14mila le aziende di produzione che si dedicano ai fiori e piante in vaso e quasi 7.500 quelle attive nella produzione di piante per il vivaismo (escluse le giovani piantine); la dimensione media è decisamente più elevata nel caso del vivaismo (2,1 ha contro 0,9 di quella di fiori e piante in vaso).

La superficie agricola destinata complessivamente al settore del florovivaismo, quasi 29mila ettari, è investita, per almeno il 70%, a piante in vaso e vivaismo. Le aziende che producono giovani piante floricole ornamentali sono 2mila, per una superficie complessiva di oltre 1500 ettari.

Le regioni più vocate per i fiori recisi e le fronde sono la Liguria (con Sanremo e dintorni che fanno la parte del leone), la Toscana, il Lazio, la Campania, la Puglia e la Sicilia, mentre per le piante in vaso e da vivaio la produzione è distribuita su molte regioni.

Vanno menzionate la Liguria per le piante aromatiche e alcune piante fiorite tipiche da esterno, il Piemonte per le piante acidofile, la Lombardia, oltre che per le acidofile anche per le latifoglie e le conifere, la Toscana per la vasta gamma di alberi e arbusti tra cui le conifere, gli alberi a foglia caduca e sempreverdi, gli alberi da frutta ornamentali, il Lazio per le piante mediterranee, la Sicilia per le piante mediterranee tra cui gli agrumi ornamentali, le piante grasse e le palme.

In Europa, l’Italia è ai primi posti della classifica per dimensione della superficie destinata al florovivaismo e alle coltivazioni di piante e fiori in genere: l’incidenza degli ettari investiti a florovivaismo è del 15% nel caso delle produzioni di fiori e piante in vaso e del 14% nel vivaismo.

L’Italia è inoltre un Paese esportatore netto di piante, alberi, arbusti e di fogliame e fronde; in particolare, tra i principali mercati di destinazione delle piante in vaso ci sono la Germania, la Francia, i Paesi Bassi, la Gran Bretagna e il Belgio, mentre come Paese di destinazione per gli alberi e arbusti, oltre ai già citati, vanno aggiunti la Spagna, la Turchia e la Svizzera.

Per l’import dei fiori recisi, una delle principali produzioni di Sanremo, i Paesi Bassi rappresentano il primo sbocco di mercato. Il valore delle spedizioni totali del settore del florovivaismo, pari al 25% del valore della complessiva produzione annua italiana, rappresenta oltre il 2% del totale delle esportazioni dell’agroalimentare.

Festival di Sanremo e festival dei fiori

Il Festival di Sanremo è sempre stato famoso non solo per le canzoni, ma anche per i fiori. Del resto, il florovivaismo rappresenta una voce di bilancio fondamentale nell’economia del territorio, con l’export dei fiori di Sanremo che tocca ogni angolo del mondo.

Da qualche anno, sul palco del Festival di Sanremo, i fiori erano passati da protagonisti a comparse, sempre più schiacciate da esigenze di business dello spettacolo o da scelte artistiche all’insegna del radical chic che avevano penalizzato uno dei simboli della zona e del Festival di Sanremo in particolare.

Nell’edizione 2015 del Festival di Sanremo, però, i fiori sono tornati al centro dell’attenzione, per la grande soddisfazione di Confagricoltura. “Quella di Sanremo – ha infatti commentato l’associazione – è un’area particolarmente vocata alla floricoltura, con aziende innovative che esportano in tutto il mondo; non è un caso che la riviera di Ponente in Liguria si chiami Riviera dei Fiori”.

E il Festival di Sanremo è sempre stata una vetrina di prim’ordine: “Il florovivaismo – ha proseguito Confagricolturaè uno degli assi portanti del made in Italy, non poteva continuare ad essere messo da parte, nella kermesse canora di grandissimo audience che è il Festival di Sanremo”.

E siccome l’economia non è un gioco, specialmente in un momento difficile come quello che stiamo vivendo da 7 anni a questa parte e in realtà territoriali periferiche, ecco che le iniziative promozionali legate al Festival di Sanremo sono un ottimo veicolo per promuovere le imprese e i prodotti locali. Come l’abbinamento tra fiori “nuovi” e canzoni rimaste nella memoria storica che c’è stato durante la serata di ieri e che ha messo in risalto il lavoro di tante aziende locali e del florovivaismo ligure in generale.

A Festival di Sanremo ancora aperto, quello che traccia Confagricoltura è dunque già un bilancio positivo per il florovivaismo della zona. E dopo il Festival si tornerà a parlare di fiori a Sanremo il 19 febbraio prossimo, con la presentazione, a Villa Nobel, del francobollo sulla floricoltura italiana realizzato grazie al contributo di idee dei Giovani di Confagricoltura e di Poste Italiane.

Coldiretti Liguria: maltempo, danni incalcolabili

Dopo la conta dei danni in Lombardia, tocca a Coldiretti Liguria fare un primo e sommario bilancio di quanto l’agricoltura della regione ha subito a causa del maltempo, approfittando della tregua che il maltempo stesso sta concedendo al Nordovest.

Secondo Coldiretti Liguria sono danni incalcolabili, per decine di milioni di euro, quelli che hanno subito le campagne colpite da frane e smottamenti, le strade poderali cancellate, i terreni allagati, le serre distrutte e coltivazioni perdute: dagli ortaggi alle piante aromatiche in vaso, dalle margherite al basilico, ma fino ai pregiati vigneti.

Secondo Germano Gadina, presidente di Coldiretti Liguria, “le alluvioni stanno mettendo in ginocchio l’economia e l’agricoltura della provincia. Adesso il pericolo deriva dal persistere dell’acqua sui terreni che mette a serio rischio la tenuta del territorio. Complicazioni legate a un dissesto idrogeologico che ha avuto un impatto devastante sui muri a secco che modellano il territorio della Liguria”.

Coldiretti Liguria ha poi fatto il punto provincia per provincia.

Genova
Un intero versante collinare sulle alture di Genova-Prà, zona del basilico Dop, sta franando sull’autostrada A10 Genova-Savona, interessando due aziende agricole. L’intervento per la messa in pristino del versante sfiora i due milioni di euro. Secondo Coldiretti Liguria, nel Tigullio le esondazioni del torrente Rupinaro, del rio Campodonico e dell’Entella hanno provocato ingenti danni ad aziende floricole e orticole di pregio. Su tutto il territorio si contano centinaia di crolli di muretti a secco e ciglioni che hanno interessato aziende olivicole, orticole e agriturismi. Coldiretti Genova ha richiesto lo stato di calamità per tutti i Comuni colpiti e sta assistendo le aziende nella compilazione dei modelli per la segnalazione dei danni.

Savona
Secondo Coldiretti Liguria l’area più colpita resta l’Albenganese, in particolare Albenga e Ceriale. Facendo una stima approssimativa, Coldiretti Savona quantifica danni diretti dai 15 ai 18 milioni di euro alle aziende florovivaistiche, cui si devono aggiugere i danni infrastrutturali ad abitazioni, scantinati, magazzini e ai muretti a secco. Coldiretti Savona ha organizzato una Task force operativa composta dai presidenti di sezione e da soci volontari che si sono recati nelle aziende danneggiate per dare aiutare a pulire e mettere in pristino in modo da riprendere l’attività al più presto.

La Spezia
I danni sono su produzioni e strutture e le aziende più colpite sono quelle vitivinicole e orticole, per oltre due milioni di euro. Nella zona delle Cinque Terre e dell’entroterra spezzino, informa Coldiretti Liguria, si registrano danni sui muretti a secco: il fatto più preoccupante è un ulteriore scivolamento a valle del terreno. Coldiretti La Spezia sta collaborando con gli enti locali e le imprese danneggiate per verificare la situazione.

Imperia
Ingenti i danni ai muri di sostegno delle fasce olivicole, con muretti a secco interamente divelti. Inoltre,
sono state registrate infiltrazioni e allagamenti fangosi nelle serre floricole sanremesi e ventimigliesi, dove sono marcite intere coltivazioni floricole, in particolare di ranuncolo e di anemoni. Secondo Coldiretti Liguria sono ingenti danni nella zona di Diano Marina, dove le colture orticole sono state colpite dall’esondazione del rio Varcavello e del Rio Pineta. I tecnici di Coldiretti Imperia, stanno visitando le aziende danneggiate e stanno raccogliendo le segnalazioni da inoltrare ai Comuni e alla Regione Liguria.

Maltempo al nord, i settori agricoli più colpiti

La Liguria è forse la regione nella quale le devastazioni causate dal maltempo hanno fatto più notizia, se non altro per i morti. Ma anche in Lombardia le imprese agricole sono in ginocchio.

Secondo le stime dell’annata agraria 2014 elaborate dalla Coldiretti di Milano, Lodi e Monza Brianza, tra le province di Milano e Lodi per il maltempo sono caduti poco più di 1.200 millimetri d’acqua nell’ultimo anno, che hanno falcidiato le più diverse coltivazioni, con danni soprattutto per uva da vino, ortaggi in campo e riso.

Secondo Alessandro Ubiali, Presidente della Coldiretti di Milano, Lodi, Monza Brianza, “le difficoltà per gli agricoltori non sono mancate. Dal riso al mais, dall’insalata ai pomodori, tutte le principali colture hanno sofferto. Gennaio, febbraio, giugno e luglio sono stati i mesi più critici per la pioggia. Il maltempo ha colpito anche i terreni a prato: ci sono stati problemi nello sfalcio e nella fase di essicazione”.

Nello specifico l’andamento delle temperature e le piogge frequenti hanno influenzato lo sviluppo del riso, provocando ritardi nelle false semine e il rallentamento delle fasi di spigatura e fioritura. Dopo il mese di settembre, asciutto e favorevole al riempimento dei chicchi, il maltempo degli ultimi mesi ha fatto registrare un calo delle produzioni del 10%.

Il mais, invece, pur avendo subito diverse trombe d’aria, grandine e acquazzoni, ha retto l’impatto col maltempo, ma la pioggia ha ritardato la raccolta di circa quindici giorni e ha costretto le pannocchie a condizioni di umidità elevata che hanno provocato un innalzamento dei costi di essicazione, ricaduto sulle spalle di imprese già provate economicamente.

Discorso diverso per il florovivaismo, che vive una continua situazione sospesa tra luci e ombre. E non si tratta di numeri piccoli. A fine 2013 nelle province di Milano, Lodi, Monza Brianza si contavano oltre 1.400 imprese florovivaiste: 940 a Milano, 443 a Monza e 116 a Lodi, che impiegavano quasi 4.900 addetti. In Lombardia, le imprese operanti nel comparto sono poco più di 5mila con 14mila addetti, per un settore che sconta ritardi e problemi annosi, che il maltempo contribuisce solo a peggiorare.

Il settore deve infatti lottare da decenni con una forte concorrenza estera, che fa il paio con il calo degli ordini pubblici e la contrazione dei consumi. Un quadro nel quale il maltempo ha acuito la sofferenza per i coltivatori di alberature in genere e piante da esterno, mentre non ha arrecato grandi perdite ai coltivatori di stagionali. Segnali positivi, invece, arrivano dalle piantine da orto le cui vendite hanno ottenuto risultati positivi, grazie al crescente interesse verso gli orti urbani e sui balconi. Finché non saranno spazzati via dalla prossima ondata di maltempo