Al via il Forum di Confcommercio

E’ tutto pronto, al Grand Hotel Villa d’Este di Cernobbio, per ospitare l’annuale Forum di Confcommercio, che vi si svolgerà il 21 e il 22 marzo.

Tra gli argomenti che verranno trattati, troveranno ampio spazio spesa pubblica e burocrazia, ma anche riforma fiscale, il lavoro e lo scenario economico internazionale.
Ad aprire i lavori sarà, come sempre, Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, che, in occasione della conferenza stampa di inaugurazione, presenterà un’analisi dell’Ufficio Studi sull’andamento dell’economia e sulla spesa pubblica.

Titolo della quindicesima edizione del Forum è “I protagonisti del mercato e gli scenari per gli anni 2000” e, tra i partecipanti, ci saranno, venerdì 21 marzo, Luigi Angeletti, Francesco Caio, Maurizio Castro, Antonio Catricalà, William Cline, Luca Ricolfi, Nicola Rossi, Serena Sileoni, Pierre Thènard, Jole Vernola e il Ministro Giuliano Poletti.

Sabato 22, invece, interverranno Richard Baldwin, Raffaele Bonanni, Renato Brunetta, Susanna Camusso, Vladimir Dlouhy, Barry Eichengreen, Gian Maria Gros-Pietro, Filippo Taddei, il Ministro Federica Guidi e il Ministro Pier Carlo Padoan.
Nel pomeriggio di sabato è prevista una tavola rotonda con la partecipazione dei leader dei principali partiti.

Vera MORETTI

Bollette salate, ma solo per le pmi

L’energia elettrica è sempre più salata per le imprese, ma non per tutte: tra il 2009 e il 2012, infatti, le bollette dell’elettricità sono aumentante del 18% per le imprese del commercio, dell’alloggio e della ristorazione, con un’incidenza del carico fiscale di ben sei volte maggiore rispetto alle grandi aziende consumatrici di energia, ovvero quelle industriali.

Questi dati sono emersi dal Rapporto “I costi dell’energia elettrica e del gas naturale per le imprese del commercio e dei servizi di alloggio e ristorazione”, realizzato da Confcommercio in collaborazione con REF Ricerche e presentato a Cernobbio nella seconda giornata del Forum, che ha misurato il costo della fornitura di energia per 5 profili-tipo: un albergo, un bar, un ristorante, un esercizio al dettaglio alimentare, un esercizio al dettaglio non alimentare.

La ricerca fa emergere come agevolazioni ed esenzioni siano a beneficio di pochi e grandi soggetti industriali, mentre i piccoli, ben più numerosi, spesso si trovano a dover fare i conti con costi a volte insostenibili.
Questo accade perché i benefici che favoriscono le grandi industrie sono legati al volume di energia consumato e/o alla potenza installata che determinano un maggiore onere a carico delle micro e piccole imprese, in particolare quelle del commercio e dei servizi di alloggio e ristorazione.

Confrontando i costi delle bollette dell’elettricità che sostenuti dalle pmi italiane con quelli delle piccole e medie imprese straniere, emerge che le aziende di casa nostra pagano in media il 25% in più, con punte addirittura del 100% rispetto alla Francia.

Non cambia molto il discorso per quanto riguarda il gas naturale, la cui bolletta è sempre più salata, con un costo aumentato del 47% negli ultimi quattro anni e superiore di circa il 17% alla media Ue.
A costare di più non sono le materie prime, il cui costo si è ridotto di circa il 12% scendendo intorno al 40% del costo totale, ma, piuttosto, a pesare è il costo degli oneri impropri (parafiscali), più che raddoppiato, passando dal 10% al 23% circa.

Quanto alla componente fiscale, il Rapporto evidenzia la presenza di un’imposizione regressiva, che premia cioè i grandi consumatori.
Nel caso dell’energia elettrica, solo il 4,4% del gettito complessivo arriva da meno di mille grandi consumatori che prelevano però quasi un quarto dell’energia utilizzata per fini produttivi.

Per le imprese del commercio, alloggio e ristorazione, negli ultimi quattro anni le voci di costo diverse dal consumo di energia sono cresciute notevolmente, in particolare i costi relativi al dispacciamento (aumentati di oltre il 40%) e gli oneri impropri (quasi triplicati in alcuni casi).
Si tratta di costi riferiti a diverse voci, come gli incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili o quelli connessi all’uscita dal nucleare, da cui sono in gran parte esentati i soliti noti, ovvero i grandi consumatori.

Vera MORETTI

Il problema del credito al centro del Forum di Confcommercio

Durante il Forum di Confcommercio tenutosi a Cernobbio il 22 e 23 marzo, l’accento è stato posto sul problema del credito, sul quale tutti i partecipanti hanno voluto esprimere la loro opinione.

Carlo Sangalli, presidente di Unioncamere, ha sottolineato l’esigenza di una “ancora più rafforzata collaborazione tra banche ed imprese che devono lavorare, in Europa e in Italia, per rilanciare il flusso del credito all’economia reale. E’ una scelta di responsabilità, tanto più importante in tempi di così grande incertezza”.

Dopo il cappello introduttivo di Sangalli, il primo intervento è stato quello di Enrico Cucchiani, consigliere delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo, per il quale “non è vero che in Italia vada tutto male: gli indicatori macroeconomici italiani sono migliori di quelli dell’Eurozona e molto migliori di quelli degli Usa e del Giappone. Il problema è la mancanza di competitività e di liberta economica del nostro Paese, che si accompagna a un pesante crollo degli investimenti”.
Cucchiani si è soffermato anche sulla questione del credit crunch, ricordando che in Italia la contrazione del credito, pur essendo meno elevata rispetto ad altri Paesi, si fa sentire maggiormente perché è erogato per il 70% dalle banche, anche a causa della difficoltà, da parte dei piccoli imprenditori, di rivolgersi ad altri canali.

Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione bancaria italiana, ha dichiarato che “in Italia esiste una serie di anomalie, alcune non rapidamente rimovibili, da affrontare con forza. A cominciare da una pressione fiscale insopportabile e da una carenza cronica di infrastrutture. Bisogna riflettere su come rimettere in moto la competitività, tutti insieme: in questo banche e imprese sono sullo stesso fronte, facce diverse della stessa medaglia”.
Patuelli si è anche opposto alla criminalizzazione degli istituti bancari, ma ha anche affermato, in merito ai debiti della PA come sia “urgente che dai buoni propositi si passi a provvedimenti che inneschino un circuito virtuoso di liquidità a chi ne ha bisogno e mettano in moto un meccanismo di buona finanza basato sulla moratoria dei crediti rinnovata due giorni fa dalle banche”.

Alessandro Azzi, presidente di Federcasse, ha spiegato il lavoro che le banche cooperative stanno cercando di svolgere, pur trattandosi, anche per loro, di un periodo particolarmente difficile.
Per questo Azzi ha voluto sottolineare la necessità di una “normalizzazione del Paese: la società è disorientata, delusa e inquieta: servono più semplificazione, più legalità, più giustizia”.

Giovanni Da Pozzo, presidente di Finpromoter, ha voluto ricordare come la crisi gravi inevitabilmente sui bilanci: “da qui l’elevata percezione del rischi da parte degli intermediari che comporta un costo del credito più alto, accentuato anche dal fatto che le imprese italiane sono bancocentriche”.

Andrea Misticoni, direttore centrale di Euler Hermes Italia, ha infine sottolineato che “nel 2013 continuerà la turbolenza economica, anche se nella seconda metà dell’anno si apriranno i primi spiragli di ripresa, mentre per la ripresa bisognerà aspettare il 2014”.

Vera MORETTI

Imprenditori pessimisti sul futuro

Si sta svolgendo a Cernobbio, sul lago di Como, la seconda e conclusiva giornata del Forum Confcommercio, durante il quale sono stati anche analizzati i dati emersi da un’indagine condotta ad hoc da Confcommercio-Imprese per l’Italia in collaborazione con Format Research.

Il tema del sondaggio riguardava le aspettative delle imprese per il 2013 e ciò che ne è emerso non è per nulla incoraggiante.
Il sentimento che prevale è una crescente ed insistente sfiducia nel futuro, tanto da portare il 42% degli imprenditori intervistati a sostenere che l’anno in corso si concluderà addirittura peggio rispetto al precedente.
Il 52% ritiene che il 2013 sarà uguale al 2012, mentre solo il 12% degli interpellati è convinto che la situazione migliorerà.

Le criticità che necessitano una soluzione urgente sono la riduzione della pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro (per il 90,5%), sulle famiglie (80,1%), le politiche in favore dell’occupazione (72,1%).
Per circa l’80% degli imprenditori l’emergenza economica si affronta facendo ripartire il credito alle imprese e i consumi; per l’80% delle imprese la strada per fronteggiare le emergenze del Paese passa necessariamente dal taglio dei costi della Pubblica Amministrazione e dei costi della politica.

Per quanto riguarda la fiducia sul nuovo Esecutivo, gli imprenditori si dividono a metà tra coloro che hanno espresso ottimismo (circa 49%) e pessimismo (circa 44%), indipendentemente dalle persone che ricopriranno le cariche più importanti.

Vera MORETTI