Avviare un franchising: vantaggi e svantaggi del franchisor

In un recente articolo, abbiamo illustrato i pro e i contro a cui potrebbe andare incontro un soggetto intenzionato ad avviare un’attività economica in franchising, nei panni di affiliato (franchisee). Stavolta, cerchiamo di capire quali possono essere i vantaggi e gli svantaggi per chi vuole crearlo un franchising, diventando un franchisor (affiliante).

Franchising in breve

Prima di entrare nel merito della questione, una breve premessa. Il franchising è un contratto con il quale un’azienda (franchisor) concede il diritto ad un’altra (franchisee), di commercializzare i propri servizi e/o beni utilizzando il suo marchio, ricevendo in cambio un canone periodico.

Franchising: i vantaggi per il franchisor

Avviare una piccola impresa non presuppone costi molto elevati, ma nel momento in cui si deve intraprendere un progetto di espansione è inevitabile l’utilizzo di ulteriori risorse. In tal caso, l’imprenditore è spesso costretto al ricorso di prestiti, quindi, contrarre un debito. Nel caso del franchising di un’attività, serve un po’ di tempo e denaro, ma è anche vero che si possono raggiungere elevati profitti, grazie agli incassi delle commissioni di franchising.

Espandere un’attività in franchising permette di contrarre debiti minori. Il processo di espansione avviene in modo graduale ed è legato alla disponibilità di capitale che hanno gli affiliati. Un rischio minimo esiste anche per il franchisor perché il franchisee mette il nome dell’affiliante nell’atto per la sede fisica dell’azienda riducendo la sua responsabilità generale.

Aprire una prima unità aziendale è costoso e richiede tempo, ma la stessa cosa accade per l’apertura di una seconda unità e così via. Sfruttando il modello del franchising, l’onere è condiviso con un altro imprenditore, per cui il processo diviene più efficiente in quanto toglie gli oneri al proprietario iniziale.

Assumere i dipendenti e gestirli è sempre un compito gravoso, ma per il franchisor la situazione è diversa. Infatti, l’affiliante è esonerato dalle azioni di assunzione, gestione e licenziamento, in quanto occupato a fornire la formazione e la conoscenza necessaria del business. Quindi, si concentra sul quadro generale per il successo aziendale e non dei singoli comportamenti del dipendente.

Uno dei numerosi vantaggi del franchising è la maggiore consapevolezza del marchio. Più è noto il marchio, più persone ne sono a conoscenza e più si allarga il bacino potenziale dei clienti che contribuisce ad accrescere ulteriormente il successo del marchio.

La capacità di espandersi per un franchisor non è legata ad un aumento del rischio. Infatti, il franchisee si assume il debito e la responsabilità di aprire un’unità sotto il nome del franchising, mentre l’affiliante beneficia di tutto ciò che comporta una posizione aggiuntiva senza assumersi il rischio.

Gli svantaggi per il franchisor nel franchising

Abbiamo visto una serie di vantaggi che comporta creare un’attività di franchising per l’affiliante, ma ci sono anche alcuni svantaggi da prendere in considerazione.

Avviare un’attività indipendente vuol dire controllare appieno il proprio marchio e prendere tutte le decisioni del caso. Quando un franchisor consente a un franchisee di aprire un’attività con il proprio marchio, sta cedendo parte del controllo sul proprio marchio. Mentre l’accordo di franchising dovrebbe contenere forti clausole e regole per guidare le decisioni prese dal franchisee, essi penseranno e agiranno in modo diverso e il marchio del franchisor potrebbe risentirne.

Quando si stipula un accordo commerciale con altri soggetti, esiste sempre il rischio che possano aprirsi controversie legali. Nel caso di un contratto di franchising, le possibilità di ricorrere a vie legali da parte dell’affiliato sono davvero ridotte in quanto, solitamente, si tratta di un accordo fatto con tutte le accortezze del caso e approvato da un avvocato.

Tuttavia, semmai si dovesse arrivare a una controversia legale, la mediazione o la causa giudiziaria potrebbe essere alquanto dispendiosa in termini di soldi e tempo, danneggiando anche il successo del franchising.

L’affiliante che intraprende un franchising è chiamato a sostenere un costo di avvio attività. Il franchisor deve assicurarsi che il contratto di franchising sia redatto in modo chiaro e controllato da un esperto in diritto di franchising. Oppure, affidarsi direttamente a un consulente di questo modello di business per la sua stesura. L’investimento iniziale non è solamente legato al denaro ma anche al tempo.

Ogni affiliante è tenuto all’osservanza dei regolamenti europei stabiliti dalla commissione per i franchising, ciò, potrebbe costituire anche un fastidio per il franchisor. Questi regolamenti assicurano che i franchising siano gestiti equamente, ma richiedono anche tempo e sforzi da parte degli affiliati.

In conclusione, avviare o acquistare un franchising presenta i suoi vantaggi e svantaggi. Molto, dipende anche dalle tipologie e dalle inerenti relazioni. Per questo motivo, è sempre consigliato informarsi bene prima di scegliere il franchising più adatto alle proprie esigenze. Questa ricerca va svolta non solo dal franchisor ma anche dal franchisee.

Perché scegliere il Franchising: pro e contro

Quando si decide di intraprendere un’attività economica, ci si può trovare nella condizione di valutare due possibili opzioni: avviarla in modo indipendentemente o tramite un franchising.

Il franchising non è altro che un’affiliazione commerciale che prevede la collaborazione tra imprenditori per la produzione o distribuzione di beni e/o servizi. Chi decide di affiliare la propria attività ad un marchio già noto è chiamato franchisee, l’affiliante invece, è denominato franchisor.

Per entrambi esistono vantaggi e svantaggi, ma in questo articolo ci soffermiamo sui pro e contro riguardanti chi opta per l’affiliazione.

Scegliere il franchising: vantaggi e svantaggi per il franchisee

L’affiliato che sceglie il franchising per avviare la propria attività lavorativa, acquista automaticamente i diritti di marchio del franchisor. Come corrispettivo, dovrà pagare la franchigia iniziale di affiliazione e le varie commissioni di franchising per il marketing, le royalties (la somma di denaro versata una tantum o periodicamente all’affiliante per l’utilizzo del suo brevetto o della proprietà intellettuale a fini commerciali e di lucro) e altro. Ma sono maggiori i pro o i contro per l’affiliato?

Franchising: i pro per il franchisee

  • Assistenza commerciale: a seconda del contratto di franchising, il franchisee può ricevere un’assistenza aziendale che gli fornisce il marchio, le attrezzature, il marketing e i materiali di consumo, tutto ciò che serve per la gestione dell’attività. In ogni caso, il franchising fornisce esperienza e conoscenza di cui è possibile fruire in varie modalità, come il contatto telefonico con il franchisor o una guida digitale. Insomma, si tratta di un grande vantaggio per l’affiliato che non avrebbe nel caso in cui dovesse avviare la propria attività da zero.
  • Notorietà del marchio: non c’è dubbio che all’inizio di una nuova attività ci si deve far conoscere per creare un portafoglio clienti, ciò vuol dire tanto impegno, capacità e tempo. Ma quando l’impresa può usufruire di un marchio già riconosciuto, i clienti sanno già cosa aspettarsi.
  • Rischio ridotto di fallimento: affiliarsi a un marchio di successo, significa avere un rischio davvero minimo di chiudere la propria attività. Il franchising che ha raggiunto notorietà e affidabilità, significa che conosce bene il mercato di riferimento e che sa come muoversi anche in periodi di crisi.
  • Potere d’acquisto: un franchising prevede un’ampia rete, quindi un giro commerciale molto alto che consente anche agli affiliati di acquistare i prodotti che servono alla propria attività a prezzi decisamente più bassi di quali che sarebbero in caso di acquisto da parte di una singola attività.
  • Guadagni: i franchising ottengono guadagni più alti rispetto alle aziende indipendenti, in quanto riconosciute e quindi con un parco potenziale di clienti molto ampio.
  • Minor rischio: aprire una qualsiasi attività comporta sempre un rischio di natura economica più o meno elevato. Tuttavia, il franchising ha un modello di affari già testato e anche l’accesso a un prestito è più facile.
  • Clientela integrata: avviare un’attività sotto un marchio importante significa avere già un ampio bacino di cliente potenziali.
  • Capo di se stessi: il vantaggio di aprire un’attività senza partire da zero, in quanto si ha il supporto dalla knowledge base del franchising, ed essere comunque il capo dell’azienda.

Scegliere il franchising: i contro del franchisee

Come per ogni attività intrapresa, esistono gli svantaggi. Nel caso del franchising sembrerebbero essere minori dei vantaggi, ma procediamo con un elenco dei pro che riguardano l’affiliato:

  • Limitazioni imposte dal regolamento: quando si apre un’attività economica si ha autonomia assoluta nelle decisioni della gestione. Affiliarsi a un franchising, invece, significa dover rispettare alcune regole. Solitamente, l’affiliante controlla la sede aziendale, gli orari di lavoro, i prezzi, la cartellonistica, gli arredi, le vacanze, la disposizione, i prodotti, la pubblicità, le condizioni di rivendita. Questo, perché tutte le filiali devono essere allineate.
  • Costo iniziale: maggiore è il successo del marchio a cui ci si affilia, maggiore è il canone di franchising. Quindi, anche se si avranno alti profitti nel corso della gestione dell’attività, è necessario un esborso di denaro iniziale che parte da poche migliaia di euro per un franchising minore, fino ad alcune centinaia di migliaia di euro.
  • Costi aggiuntivi: all’investimento iniziale si aggiungono i costi inerenti commissioni di royalty, servizi di marketing, corsi di formazione.
  • Potenziale di conflitto: l’accordo tra l’affiliato e l’affiliante rispetta le aspettative di ambo le parti, ma in caso di forti divergenze anche di carattere personale, un eventuale ricorso in tribunale sarebbe molto costoso.
  • Mancata privacy finanziaria: l’accordo di franchising prevede in molti casi la supervisione finanziaria del franchisor nei confronti degli affiliati.

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Franchising in crescita in Italia e all’estero

Il franchising si sta rivelando una formula sempre più di successo anche e soprattutto in Italia. con dati in continuo aumento, anche nel corso dell’anno appena passato.
Nel 2017, infatti, i negozi in affiliazione commerciale hanno generato un fatturato complessivo di 24,2 miliardi, con un incremento dello 0,9% rispetto al 2016.
Questi risultati sono stati raggiunti anche grazie ad una crescita dei franchisor attivi, che ad oggi sono 977, in aumento del 2,7% rispetto allo scorso anno, mentre il numero di imprese franchisee affiliate ha raggiunto quota 51.260 (+1%), come confermato dal Report dell’Osservatorio Federfranchising Confesercenti, diffuso in occasione dell’Assemblea Annuale 2018.

Il 2017 ha segnato anche un aumento dei franchisor italiani all’estero, che dal 2012 ad oggi ha registrato +8,7%.
Ovviamente, la ripresa dell’economia ha influito positivamente su questi dati e dovrebbe portare ad ulteriori incrementi nell’anno in corso. Si prevede infatti che nel 2021 si potrebbe superare i 25 miliardi di fatturato, le mille insegne e i 53mila negozi in affiliazione.

Patrizia De Luise, presidente di Confesercenti, ha dichiarato in proposito: “Come dimostra puntualmente, il franchising è il settore di commercio e servizi che ha le maggiori chance di crescita. Uno sviluppo che, per forza di cose, avrà sempre più a che vedere con le moderne tecnologie: web, cloud, ma anche big data e automazione. E che il franchising, per definizione fatto di reti, è naturalmente strutturato per recepire. Il che non vuol dire che il processo di innovazione sia scontato: l’affiliazione commerciale riunisce imprese molto diverse tra loro per tipologia e dimensioni, e l’impegno di Confesercenti è quello di trovare le soluzioni giuste per ciascuna, trovando la giusta prospettiva di crescita nell’ambito degli investimenti ‘liberati’ dal piano Imprese 4.0”.

Alessandro Ravecca, presidente di Federfranchising Confesercenti, ha poi aggiunto, in merito all’internazionalizzazione: “Il problema attuale per i retailer italiani che vogliono svilupparsi all’estero non è quello della ricerca della location, ma è quello di trovare dei Master o Area developers con esperienza nel mercato di riferimento. Quindi bisogna concentrarsi su questo aspetto promuovendo incontri b2b con imprenditori che vogliono investire nel Made in Italy con aziende realmente italiane e presenti sul territorio nazionale, creando gruppi o consorzi di operatori che assieme si presentino nel mercato estero sfruttando al massimo le sinergie: possono essere nel food and beverage con delle offerte unite creando delle vere food court italiane oppure nella moda dando vita a strade dello shopping Made in Italy. Le opportunità sono molte: con l’ICE stiamo già collaborando per aprire alle insegne italiane le porte dei più importanti saloni di settore. Ma serve un maggiore sostegno diretto alle imprese”.

Vera MORETTI

Franchising, occasione di lavoro per i giovani under 35

Dal rapporto Assofranchising Italia 2017 presentato al convegno di apertura di Franchising &Retail Expo tenutosi a BolognaFiere, è emerso che il franchising continua ad essere considerato una buona e valida opportunità di sviluppo per i nostri mercati, tanto da avere raggiunto un giro d’affari di circa 24 miliardi e una crescita di addetti che si aggira intorno al 4%.
Tra questi, ci sono molti giovani, che attualmente rappresentano il 25,6% del totale, e che hanno un’età compresa tra 25 e 35 anni.

Il rapporto è stato intitolato Franchising: modernità e ripresa, Il segno Più su occupazione e lavoro, al quale hanno partecipato, oltre a Italo Bussoli, presidente di Assofranchising, anche Antonio Bruzzone e Francesco Rivolta, rispettivamente direttore generale di BolognaFiere e di Confcommercio Imprese per l’Italia.

Il franchising viene visto come un’ottima opportunità di entrare nel mercato del lavoro senza rischiare tutto, poiché si è supportati da un’azienda consolidata, il franchisor, che sa come fare impresa e quali strumenti suggerire ai nuovi franchisee per avere successo.

Italo Bussoli, in proposito, ha dichiarato: “Il franchising ha poi spesso e volentieri una presa migliore sui fornitori ai quali ci si rivolge per il proprio business: proprietari di location commerciali, banche per finanziamenti, fornitori vari con accordi quadro sicuramente molto più vantaggiosi grazie alle economie di scala messe in campo dal franchisor in favore della sua rete di affiliati. Terzo punto qualificante è la possibilità di intraprendere in franchising in maniera trasversale rispetto ai settori merceologici e con investimenti che possono essere molto contenuti (il 31% richiede un investimento iniziale compreso tra i 20 ed i 50.000 euro) o raggiungere cifre importanti per investitori che desiderano diversificare l’attività”.

Tra le categorie che trainano il franchising nota particolare per la Ristorazione che arriva complessivamente a quasi 2,5 miliardi di euro di fatturato (nel 2013 erano 2 miliardi), 36.000 addetti occupati (compreso franchisee) e 3.800 punti vendita in franchising.
In netta crescita il settore del benessere, salute, erboristerie, dietetica, estetica, parafarmaceutica che arriva a generare 270 milioni di giro d’affari nel 2016 (+25%).
Infine la GdoFood – Alimentari in franchising si conferma in crescita. In questa categoria rientrano non solo i player della Gdo, tra i quali spiccano i discount per performance, ma anche tutti quei formati di vendita di prodotti alimentari specifici come negozi per celiaci, bio, tipici regionali, pescherie, fruttivendoli.

Francesco Rivolta, direttore generale di Confcommercio Imprese per l’Italia, ha poi aggiunto: “Il settore del franchising è un comparto strategico per la distribuzione che garantisce ammodernamento e rafforzamento per il commercio in sede fissa che trova nel franchising una opportunità di trasformazione e di ripresa”.

Vera MORETTI

I giovani sono sempre più attratti dal franchising

Il mondo del franchising attira un numero sempre maggiore di giovani, che, per entrare nel mondo del commercio, scelgono la strada spesso più sicura dell’affiliazione. In questo modo, oltre diventare imprenditori di sé stessi, riescono ad imparare una professione con il sostegno di team consolidati, che spesso garantiscono un rientro economico soddisfacente.

Ogni anno, infatti, sono circa 150mila i giovani che si avvicinano a questo monto, come ha confermato un sondaggio condotto dal Centro Studi del Salone Franchising Milano, la fiera nazionale di settore che si terrà dal 12 al 14 ottobre 2017 in Fiera Milano.

Questo numero, che già sembra enorme, è in continuo aumento, e comprende giovani di età tra i 25 e i 35 anni, che ormai rappresentano il 32,5% di coloro che hanno un negozio in franchising, che in tutto dovrebbe contare circa 500 mila persone. La crescita dei giovani nell’ultimo biennio è ben definita: 29,5% nel 2015, 32,5 % nel 2016.

Si tratta per la maggior parte di maschi, il 60%, anche se il numero delle donne è in continuo aumento, provenienti per il 65% dal Nord Italia, poi dal Sud (22,5%) e dal Centro (12,5%). E la percentuale dei giovani del Sud Italia è più alta di quella media del popolo dei franchisee, segno che aumenta l’interesse dei giovani meridionali per il commercio in affiliazione.

I settori commerciali più interessanti per i giovani sono il food (31,5%), moda e abbigliamento (30%), articoli per la persona (12,5%). Sono per lo più impiegati (27%), commercianti (15%), lavoratori autonomi (15%), piccoli imprenditori (10%), studenti (10%). Solo l’8% degli intervistati sono disoccupati. E la motivazione principale che li spinge verso il franchising è prima di tutto la voglia di auto-imprenditorialità (53%), l’aspirazione a soddisfazioni economiche (49%), la fiducia nella distribuzione moderna (25%). Mentre solo il 6% di essi è mosso dalla difficoltà di trovare un posto fisso. Infine, circa il 60% degli intervistati dichiara che ha fiducia nel franchising perché la formula riduce i rischi grazie alla presenza di un franchisor che mette a disposizione marchio, know-how ed assistenza. E sono pronti a fare discreti investimenti in fase di avviamento: il 44,5% dichiara di voler improntare fino ad un massimo di 25mila euro, e il 35,5% dichiara di esser pronto a arrivare fino a 50mila euro.

Antonio Fossati, presidente di RDS Expo, che organizza il Salone del Franchising di Milano, ha dichiarato: “Non sarà certo il franchising a sconfiggere la disoccupazione giovanile. Però i dati del sondaggio sottolineano una ben definita tendenza giovanile a mettersi in proprio, già nota col fenomeno delle start up, che pone il franchising tra le forme moderne del retail più promettenti. E per incontrare i giovani, la 32° edizione del Salone Franchising Milano ha organizzato, con Fandango Club, il talent show “Re.Start – Smart Up Your Business” aperto a tutti coloro che presenteranno progetti innovativi per il retail”.

Vera MORETTI

Il franchising che fa bene all’Italia

Abbiamo parlato ieri delle tendenze emerse durante l’ultimo Salone Franchising Milano. Ora è tempo di bilanci per la 31esima edizione del Salone.

Sono stati oltre 200 i marchi rappresentati negli stand, con un balzo in avanti del 18% dei visitatori giornalieri, cioè dei potenziali affiliati o franchisee. In totale, i visitatori sono stati 14mila in 3 giorni di fiera, che erano 4 nella edizione 2015.

La 31esima edizione è stata caratterizzata dalla presenza delle maggiori catene del franchising (in totale operano in Italia 950 catene tra grandi e piccole), dalla ancora più accentuata specializzazione dei negozi, specie nei settori guida del food e della moda, e dalla crescente internalizzazione.

Presente in fiera una delegazione cinese, mentre il Salone Franchising Milano è stato ufficialmente invitato a organizzare un’area italiana alla Fiera del Franchising di Pechino, il 5 maggio 2017.

Uno dei temi discussi nel Salone è stato il controverso rapporto tra le catene del franchising (franchisor) e i 51mila affiliati che hanno aperto negozi o centri servizi in franchising. Ad oggi non sono più dell’8% i punti vendita in affiliazione che affiancano la vendita on line a quella in negozio, secondo uno studio del portale BeTheBoss.it.

Emergono una resistenza e una diffidenza di base dell’affiliato a portare la sua attività anche on line, come se la vendita in digitale possa essere concorrenziale con quella fisica nel punto vendita, come riportato da un sondaggio presentato in Salone da Confimprese e Largo Consumo.

La soluzione a questa empasse deve venire dal franchisor – ha spiegato Antonio Fossati, presidente del Salone e consulente aziendale di RDS and Company -: sta a lui sviluppare un format da proporre a tutti i suoi affiliati che sia attraente e vantaggioso, anche economicamente. Franchisor e franchisee devono essere accomunati dalla stessa dinamica digitale, bisogna concentrare le energie e non separarle. Comunque sta crescendo l’interesse per questa complementarietà di on line e off line, tanto più che i consumatori gradiscono la formula ‘click and collect’, cioè compro sul web e ritiro in negozio”.

Altra tematica affrontata durante il Salone è stata quella delle start up nel franchising: in Italia sono attive circa 6mila start up e alcune di queste hanno le potenzialità per entrare anche nel settore del franchising.

Franchising, il punto a Milano

Il mondo del franchising si è riunito a Milano per il Salone Franchising Milano dal 3 al 5 novembre scorsi. Nel convegno di apertura del Salone, Franco Borgio di Fiera Milano ha riferito che “Fiera Milano ha scommesso tanti anni fa sul franchising ed i cambiamenti nel mondo del commercio, dove il franchising si è ritagliato un ruolo importante, ci hanno dato ragione”.

Antonio Fossati, Presidente del Salone Franchising Milano, ha spiegato che “la crescita del settore si misura anche con l’aumento dei negozi di fascia alta che richiedono un investimento iniziale da 50 a 100mila euro e con un numero sempre maggiore di giovani sotto i 35 anni, di donne e di manager fuoriusciti da aziende”.

Il franchising in Italia può solo crescere, ha dichiarato Mario Rignano, vice Presidente di Assofranchisingdato che da noi rappresenta solo il 6% del totale del commercio (con più di 23 miliardi di fatturato), mentre in Francia la percentuale è del 15%, in Germania del 22% e negli Usa addirittura del 40%”.

Negli ultimi 7 anni, il franchising ha avuto un incremento del 4%, nonostante l’economia in recessione e “si prevede una crescita del 2-3% da oggi al 2020”, ha sostenuto Francesco Montuolo, vice Presidente di Confimprese.

Una delle frontiere del franchising sarà la necessaria integrazione tra la vendita in negozio e l’e-commerce, ha aggiunto Montuolo, che ha anche chiesto di destinare un Codice Franchising nelle Camere di Commercio per facilitare riconoscimento, credito e sostegno a questo comparto.

Altro fronte importante è quello della formazione, come ha spiegato Patrizia De Luise, Presidente di FederFranchising/Confesercenti, che va assicurata agli affiliati sia prima sia dopo l’apertura del punto vendita. “Poi c’è il discorso dell’estero – ha detto De Luise -, già molte catene italiane lavorano all’estero, ma dobbiamo essere in grado di vendere il brand Italia”.

Una delle iniziative più importanti emerse durante il Salone è stata presentata nella giornata di apertura: il progetto pilota “Tuscany – Italian Feeling”, voluto e pensato da Bamboo Capital Ltd, fondo di investimento di Hong Kong e da Sunshine100 società di Real Estate tra le più importanti della Cina. Si tratta di un’operazione dalla Cina verso l’Italia, con l’obiettivo di selezionare i migliori modelli di business italiani e inserirli all’interno dei complessi commerciali sviluppati in Cina da Sunshine100.

Conto alla rovescia per il Salone Franchising Milano

Prosegue nel 2016 la crescita del franchising, una crescita non impetuosa, ma costante negli ultimi due anni: il primo semestre del 2016 fa segnare infatti un aumento del fatturato dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2015.

I settori trainanti sono l’abbigliamento, che segna + 2,3% del fatturato, e il food con il + 2%.
Il fatturato del franchising nel 2015 è di 23 miliardi di euro: un settore che conta 950 aziende franchisor e 51mila negozi in affiliazione, dà lavoro a 188mila persone e si riunirà nel tradizionale incontro annuale, il 31esimo Salone Franchising Milano, dal 3 al 5 novembre 2016 a Fieramilanocity.

Le merceologie più ricercate dai potenziali affiliati nel 2016 sono: abbigliamento (25%, con un aumento del 9% già nel primo semestre 2016), food (28,3%), servizi ai privati, cioè i servizi a domicilio o in negozio per la cura della persona (11,7%), commercio specializzato (12,5%), articoli per la persona (14%), servizi per le imprese (2,5%), prodotti per la casa (3,5). In crescita rispetto al 2015 anche le donne, +5,5%, e i giovani under 35,+10%.

Cresce l’abbigliamento specializzato, come intimo, camicerie, calze – ha commentato Antonio Fossati, Presidente del Salone – ed il food altrettanto specializzato, si vedano i negozi per celiaci, vegetariani, i ristoranti a tema, le friggitorie e le pizzerie. Ma oltre ai grandi brand del franchising stanno crescendo anche franchisor che riscoprono i vecchi mestieri (sartoria, macelleria, pasticceria) e li ripropongono al grande pubblico”.

“Altra novità interessante è il Social Franchising – ha aggiunto Fossati – cioè l’applicazione del modello franchising a servizi di utilità sociale come centri per disabili, tossicodipendenti, anziani. Una visione supportata anche dalla Comunità Europea. Il franchising si conferma dunque come settore sempre innovativo, utile alle aziende e naturalmente a chi vuole diventare imprenditore di sé stesso”.

Franchising, ecco i settori più dinamici

Dai dati provenienti dagli oltre 50mila negozi in franchising in Italia arriva un dato univoco: torna a crescere il comparto dell’abbigliamento e della moda, si conferma il buon trend del settore food, crescono telefonia e elettronica.

La crescita di abbigliamento e moda è del 9% nel primo semestre 2016 rispetto allo stesso periodo del 2015, mentre il food cresce del 7%, gli articoli per la persona dell’6% e telefonia/elettronica del 5%, secondo i dati raccolti dal Centro Studi Rds-Salone Franchising Milano.

Il comparto dell’affiliazione, che fattura 23 miliardi di euro all’anno, cerca continuamente di rinnovare e diversificare le proprie proposte. Il Salone Franchising Milano, la cui 31esima edizione è in programma dal 3 al 5 novembre a Fieramilanocity, serve a tracciare un bilancio e a delineare i trend futuri per rispondere alla domanda dei 500mila italiani che ogni anno si avvicinano al franchising, valutando la possibilità di aprire un negozio.

La ripresa dell’abbigliamento è sorprendente – ha dichiarato Antonio Fossati, presidente di RDS, che organizza con Fiera Milano il Salone -, ma non vuol dire che questa ripresa si estenda poi a tutto il commercio tradizionale. Nella affiliazione vanno bene negozi molto specializzati come quelli di camicie e intimo, comunque capaci di proporre qualità a prezzi contenuti. Tanti gli espositori dell’abbigliamento e del food, ma non mancano le nuove proposte”.

Gli espositori del Salone Franchising Milano potranno avere incontri riservati con oltre 90 tra i principali centri commerciali italiani alla ricerca di nuovi format da inserire, in un evento riservato che si terrà il 3 novembre all’interno del Salone grazie al supporto del CNCC, Consiglio Nazionale dei Centri Commerciali.

I potenziali franchisee che visiteranno il Salone troveranno proposte, servizi e corsi di formazione, tutti gratuiti. La novità di questa edizione è la presentazione di un e-book con tutte le possibile informazioni per scegliere in tranquillità un buon franchisor, firmare un buon contratto ed evitare ogni pericolo di franchising pirata.

Da visitare anche l’area F-talk con workshop e conferenze, la F-school con corsi e seminari su tutte le tematiche del franchising, l’area F-foryou per incontri one to one con esperti di business, finanza e psicologia.

Da seguire, inoltre, “Imprenditori di successo si raccontano”, testimonianze dal palco di franchisor di successo, e “La parola agli affiliati”, testimonianze di franchisee che hanno avuto successo e potranno rispondere alle domande di coloro che progettano di divenire franchisee.

Il retail italiano alza la testa

Il settore del retail in Italia prova a rialzare la testa dopo gli anni della crisi contando sulla lieve ripresa dei consumi interni e sulla solidità del franchising, senza dimenticare di guardare all’estero.

Non è un caso, infatti, che nel 2015 il retail italiano abbia fatto segnare un valore di spesa di circa 900 miliardi di euro, spinto verso l’alto dalle ottime performance del food (+31,3% anno su anno), della moda (+7,2%), dell’intimo (+6,3%).

Sono solo alcuni dei numeri emersi dal rapporto Italian style, i modelli vincenti nel food fashion & design, stilato dalla società di consulenza Ey e presentato nel corso del Retail Summit organizzato nei giorni scorsi a Cernobbio da Confimprese.

Dal rapporto emerge soprattutto la forza del franchising, nel quale il retail italiano ha delle vere eccellenze nei settori cibo, intimo e moda, che stanno effettuando importanti investimenti anche all’estero.

Come ha ricordato infatti il presidente di Confimprese, Mario Resca, parlando delle potenzialità occupazionali del franchising, il settore ha creato “quasi 10mila nuovi posti di lavoro, in crescita del 18% sul 2015. Fashion e food si confermano tra i settori più vitali con rispettivamente 873 e 320 nuovi locali”.

Il retail made in Italy, ha concluso Resca, ha visto nel 2015 una grande espansione all’estero con le aperture di nuovi punti vendita “in crescita del 35% sul 2015. Tra i settori più vivaci ancora una volta proprio abbigliamento e cibo”.